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Autore: L u c i n d a    02/07/2011    1 recensioni
"...La morte ci circonda al pari della vita, è diffusa in ogni angolo, onnipresente ed insidiosa; traghetta i morti sull’altra sponda e terrorizza i vivi con la sua crudeltà; incombe su tutto come un inevitabile giudizio, un incancellabile castigo.
Affila la falce..."
Potrebbe trattarsi di una riflessione comune, scontata e fin troppo banale. Eppure mi riesce difficile accettare di essere in balia di un destino da cui non poter fuggire, essere incapace di impedire al tempo di scorrere e alla morte di avvicinarsi.
Spero possa farvi riflettere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heart and Death

 

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Ora sono qui come se nulla fosse, il cuore ha smesso di pulsare veloce.

Cuore.

Spesso lo trascuriamo e ci dimentichiamo di averne uno.

Forse ce ne scordiamo quando la vita ci sembra piatta e monotona, quando tutto quello che facciamo non ci riempie di gioia ed emozioni, quando i giorni che passano ci sembrano minuti e il cuore, se batte più forte, è solo per la fatica in più che facciamo nel salire le scale invece di usare l’ascensore.
Eppure com’è che tutto il dolore lo si sente proprio lì? Com’è che quando si sta male tutto quel peso così pungente e così straziante lo si sopporta proprio lì, sul cuore? Com’è che è solo quell’organo pulsante a comunicarci i sentimenti più profondi?

Non poteva essere una qualsiasi altra parte del corpo?

E’ banale come domanda, ma probabilmente non sarebbe lo stesso se provassimo determinate sensazioni su un braccio o una gamba, probabilmente ci riuscirebbe troppo difficile immaginare l’anima in un posto diverso dal centro del petto e, d’altronde, è solo attraverso il cuore che la nostra esistenza viene colorata tanto da felicità quanto da strazi, l’unico punto in cui il dolore interiore riesce a diventare insopportabile quanto quello fisico.

Quante brutte notizie ci aspetteranno nel corso della vita?

Ogni volta sarà come ricevere una pugnalata che squarcia il petto a metà, come se una vite lunga e sottile si infilasse sempre più in profondità in quel muscolo pulsante, una condizione che lo corrode in una ferita da cui fuoriescono ansie, paure e frustrazioni.

Sofferenza.

Basta un niente perché il cuore smetta di pulsare, basta un niente per cui la vita possa venire bruscamente interrotta.

La morte affila la falce.

Alimenta in noi sentimenti avvilenti, ci disarma con la sua imprevedibilità e ci fa sentire indifesi per non poterci nascondere, né difendere.

Affila la falce.

La morte ci circonda al pari della vita, è diffusa in ogni angolo, onnipresente ed insidiosa; traghetta i morti sull’altra sponda e terrorizza i vivi con la sua crudeltà; incombe su tutto come un inevitabile giudizio, un incancellabile castigo; scruta le nostra vite felici e aspetta il momento giusto per farle crollare, gioendo nella nostra sofferenza, mentre a noi non rimane altro che assistere da spettatori alle sue malefatte, senza avere alcun potere di intervenire per difendere quello che più ci sta a cuore.

Inermi.

Possiamo solo osservarla e seguire con il pensiero il suo percorso tra i vivi; essere presenti quando cala la falce sulle persone che più ci sono care; piangere; soffrire; ingoiare; dimenticare. Ma il cuore, intanto, si colma di ferite incurabili, ferite che lo deteriorano e ne oscurano la limpidezza, ferite che contribuiscono alla formazione di un lungo itinerario la cui conclusione sarà sempre lei, la morte. E noi, ingenuamente o inconsapevolmente, siamo già tutti su questa via.

E poi, dopo?

Dopo non lo so…

   
 
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