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Autore: Spankie_13    03/07/2011    1 recensioni
Le porte scorrevoli si aprirono al nostro passaggio e sia io che la mia amica entrammo, ignare che da quella sera, proprio in quel piccolo supermercato di quartiere, qualcosa di importante sarebbe accaduto; qualcosa, o meglio qualcuno, che avrebbe stravolto completamente la mia vita.
Infatti, proprio qualche istante dopo, qualcun altro entrò in quello stesso supermercato…
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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You’re my Guiding Light  -  Chapter 1
 
E’ una tranquilla mattina di maggio, l’estate è alle porte. Il sole è già alto nel cielo e la città di Londra è oramai sveglia, pronta per dare inizio ad un’altra giornata. Le macchine già sfrecciano per le strade della città e quasi tutti hanno dato inizio alla loro giornata. Tutti fatta eccezione di me, ancora raggomitolata fra le coperte e con la testa sotto il cuscino, rifiutandomi di dare inizio alla mia di giornata nonostante la sveglia mi ordinasse di fare il contrario.
 
“Julieeeeee…Alzatiii!!Sono le 7:00!!”  . La voce di Sebastian tuonò dal piano di sotto.
 
Lo ignorai nascondendo ancora di più la testa sotto il cuscino.
 
Cominciamo con le presentazioni. Sebastian è il mio dolce e caro, si fa per dire, fratellino o meglio fratellastro. Era stato anche il mio fidanzato per due anni all’inizio del liceo ma poi per i suoi comportamenti estremamente promiscui e bizzarri decisi di lasciarlo e da allora siamo diventati buoni amici.
Poi improvvisamente mio padre decise non tanto per me ma quanto per i suoi affari, che era importante trovare una donna che entrasse a far parte delle nostre vite. Fu così che conobbe Samanta, la mamma di Sebastian per l’appunto, e decise di sposarla. Così dall’essere fidanzati e poi amici, alla fine ci ritrovammo col diventare fratello e sorella.
 
“Forza pigrona è ora di alzarsi!!” disse a gran voce entrando nella mia camera da letto e cominciando a spalancare tende e finestre.
 
“Mmhh…che rompiballe…va’ via!!” mormorai da sotto il cuscino.
 
Sebastian per tutta risposta mi tolse immediatamente le coperte di dosso dandomi una pacca sul sedere.
 
“ Dai sorellina, il sole splende alto nel cielo, gli uccellini cantano felici nei loro nidi e il tuo fratellino ti ha preparato una bella colazione!!”
 
Riemersi improvvisamente da sotto il cuscino mettendomi a sedere sul letto.
 
“Sebastian tu odi le giornate di sole perché sei peggio di un vampiro e vivi solo di notte. L’anno scorso hai avvelenato un uccello perché tutte le mattine cantava sul davanzale della tua finestra e in ultimo…tu non sai nemmeno come friggere un uovo, dunque…a cosa deve il mondo tanta tua felicità?!” dissi assonnata e con la voce ancora impastata dal sonno mentre con una mano mi stropicciavo gli occhi seduta sul letto.
 
“Tranquilla sono andato dal fornaio all’angolo a comprare i cornetti!” rispose allargando le braccia quasi volesse confortarmi.
 
Lo fissai aggrottando le sopracciglia
 
“Ah beh…buono a sapersi…Ah come mai così in tiro?!”
 
Indossava un pantalone blu, una camicia bianca, scarpe nuovissime di fabbricazione italiana e cravatta di un blu più chiaro di quello del vestito
 
“Ti piace?!” disse facendo un giro su se stesso “E’ per un’occasione importante…”
 
“Ah si?! E quale?! Per caso sei finalmente riuscito a portarti a letto quella verginella della figlia di Clapp?!” gli dissi con una punta di sarcasmo mentre cercavo di domare i miei capelli con le mani.
 
“Naaahh…Quello l’ho già fatto da un pezzo tesoro!” mi rispose sfoggiando un sorriso malizioso.
 
Lo guardai con espressione interrogativa.
 
“Comunque va a farti una doccia e poi a colazione ti spiego il perché del mio buon umore mattutino…ora non sei ancora del tutto sveglia…” concluse dandomi un bacio sulla guancia e avviandosi verso la porta.
 
“Cooosaa??!! Ti sei scopato la verginella del secolo e non mi hai detto niente?!” gli gridai sorpresa e con un pizzico di indignazione.
 
“Sei sempre presa dalle tue cose…Ora sbrigati o farai tardi al lavoro!!” mi rispose mentre scendeva le scale per raggiungere la cucina.
 
Rimasi a fissare interdetta per qualche secondo il comodino dopodichè mi alzai e corsi in bagno a farmi la doccia.
Tra l’elaborare ipotesi su quale fosse il motivo per cui il mio fratellino fosse così di buon umore a tal punto da preoccuparsi di prepararmi la colazione (di solito lo facevo io per lui dato che faceva fatica a smaltire i postumi della sbornia della sera precedente) e il capire come fosse riuscito a sfuggire al fucile del signor Clapp dopo aver deflorato la sua figliola immacolata, in meno di un’ora, dopo aver fatto la doccia, asciugato e sistemato i capelli, pensato al trucco e scelto un abbigliamento casual per andare al lavoro, finalmente fui pronta per scendere giù in cucina e sentire cosa avesse da dirmi Sebastian di così entusiasmante.
Scesi le scale come al solito con estrema lentezza vista la mia goffaggine e l’estrema facilità con cui riuscivo ad inciampare o a combinare qualche disastro. Ogni volta che inciampavo o cadevo maledicevo me stessa e il giorno in cui mi rifiutai categoricamente, all’età di 10 anni, di prendere lezioni di portamento su suggerimento di mia nonna, la quale sosteneva che “una donna prima di diventare tale va educata a dovere e se non lo si fa, allora è solo da considerarsi al pari di una selvaggia!!”. Classiche paranoie da gente nobile e snob insomma. Grazie a Dio la vecchia tirò le cuoia quasi un anno dopo ed io fui libera di vivere la mia adolescenza in totale spensieratezza.
Ma torniamo al presente.
Stavo scendendo le scale. Indossavo un paio di jeans scuri, una maglietta grigia stile impero con dei ricami particolari all’altezza del seno, giacca di velluto nera e decolté con tacco 100 anch’esse di velluto.
 
“Mmhh…ma come siamo eleganti stamattina!!” esclamò Sebastian mentre spegneva la macchina del caffè.
 
“Macchè…è la prima cosa che ho trovato…Piuttosto sentiamo…cosa stamattina ti ha spinto a tirare fuori dall’armadio il tuo completo migliore di Armani?!” gli risposi scendendo l’ultimo gradino fiera di aver risparmiato al mio fondoschiena un dolore atroce.
 
Sebastian sorrise mentre mi serviva la colazione.
 
“Voilà mademoiselle!! Si accomodi pure…ci sono cornetti caldi, burro, marmellata di pesche, pane tostato, spremuta d’arancia e caffè! Una colazione tutta italiana proprio come piace a lei!”
 
“Mercì beaoucoup monsieur” risposi mostrando un falso sorriso, poi mi misi a sedere.
 
Si sedette anche lui.
 
“Non c’è di che mon cherì…”
 
“Si vabbè arriviamo al dunque: perché tante smancerie?! Cosa vuoi?!”  gli chiesi tagliando corto.
 
“Non so proprio a cosa tu ti riferisca…” recitò sistemandosi il tovagliolo di stoffa sulle gambe per non sporcarsi l’Armani.
 
Sapeva fingere bene e di questo ne eravamo entrambi consapevoli.
 
“Andiamo Sebastian ti conosco bene ormai, perciò finiscila con questa commedia!! Raccontami tutto e dimmi cosa ti serve!”.
 
Breve, concisa. Decisamente non ero dell’umore adatto per fare la sorella dolce e comprensiva.
 
“Ah beccato! Potresti sostituire la signora in giallo…” esclamò sarcasticamente.
 
Gli lanciai un’occhiata mentre bevevo la mia spremuta.
 
“Comunque oggi sono contento perché come sai fra due giorni arriva mia madre…” concluse addentando una brioche.
 
“Eh beh?! Fino a pochi giorni fa volevi che le dicessi che eri stato costretto ad andare in un posto sperduto per “cose tue”…Sia chiaro...io non mi scarrozzo tua madre in giro per Londra!!”
 
“E’ anche tua madre…”
 
“Matrigna per essere esatti!!E non per mia scelta!!”  risposi parecchio infastidita.
 
Fece spallucce e tornò serio.
 
“Vabè non è questo il punto…Dicevo, lei arriva dopodomani con la scusa di una visita ma dal suo ufficio mi è arrivata una soffiata…”
 
Soffiata arrivatagli sicuramente da una delle tante stagiste che pullulavano negli uffici dell’azienda di famiglia e che lui era riuscito a scoparsi negli anni.
 
“Mh-hm…” mugugnai mentre ero intenta a spalmare il burro e la marmellata sul pane tostato.
 
“…Pare si sia decisi a fare una sorta di fusione con un’altra azienda per poter incrementare i profitti ed investire acquistando nuove azioni in borsa…”
 
Ormai stufa lo interruppi.
 
“Ok basta così Sebastian!! E’ inutile che cerchi di abbindolarmi con paroloni vari!! Ne capisco molto più di te di finanza!! So benissimo che tua madre e soprattutto quel gran figlio di buona madre di mio padre vogliono fondere le industrie Rinaldi- Bartolini con quelle Mantelli, e comunque sia la mia riposta è NO!! NO a tornare in Italia, NO a lavorare per l’azienda di famiglia…Non voglio avere a che fare con quelle persone e con quel mondo!!”
 
Fui abbastanza chiara, secca e decisa.
 
Sebastian rimase di stucco.
 
“Tesoro senti lo sai che un giorno…” sentenziò cercando di essere il più comprensivo e paziente possibile.
 
“Non chiamarmi tesoro!! Non attacca te l’ho già detto!! Non mi importa di mio padre, della sua fottutissimi azienda e dei suoi affari!! Facesse ciò che vuole, a me non interessa!! L’argomento è chiuso!”  dissi cominciando a sparecchiare.
 
“Ok come vuoi…Non insisto più di tanto!! Ci penserà lui a farlo…”  rispose osservando il soffitto fingendo di non aver detto nulla.
 
Drizzai le orecchie.
 
“No aspetta…cos’ hai detto??!!”  esclamai guardandolo fisso.
 
“Che?! Cosa?!” rispose fingendo di non aver capito.
 
“Sebastian mi sto innervosendo parecchio!! E’ tardi, devo andare al lavoro e…”  sbraitai nervosamente mentre riponevo i piatti nella lavastoviglie.
 
“Mia madre ha organizzato una festa per i 55 anni di tuo padre e vuole che tu ci sia…viene a trovarci soprattutto per questo!” sputò fuori la verità tutta ad un fiato strizzando gli occhi per paura che gli arrivasse un piatto dietro la nuca.
 
Rimasi ferma, immobile, quasi interdetta. Dopo qualche attimo di silenzio mi decisi a parlare.
 
“Non ci vengo…”
 
“Julie è tuo padre, non puoi non venirci…” rispose notevolmente sollevato Sebastian.
 
“Ho detto di no!! Sarà anche mio padre ma io non lo sopporto. Il nostro rapporto è molto conflittuale ultimamente e tu lo sai benissimo!!” risposi con tono austero e seccato.
 
“Dai non esagerare ora…” disse alzandosi per venirmi incontro.
 
“Esagerare io?! Sebastian, lui non ha mai accettato le mie scelte di vita, non ha mai condiviso il fatto che io abbia deciso di lavorare in un normale studio legale qui la Londra rifiutando le sue raccomandazioni presso studi legali “alti e prestigiosi” come lui li definisce ma, soprattutto, non sopporta il fatto che io detesti il suo mondo ipocrita!! E poi mi ha tolto la cosa più importante della mia vita, quella a cui tengo di più…Sophie!!”  risposi innervosendomi di colpo.
 
Sebastian al contrario fu calmo e paziente e posò dolcemente le sue mani sulle mie spalle.
 
“Conosco le tue ragioni e le comprendo ma purtroppo quello è il nostro mondo…le nostre origini non si possono cancellare e soprattutto tu non puoi negare di avere un padre…”
 
“Quello non è il mio mondo, non più ormai!! Sarà il tuo ma non di certo il mio!” dissi scuotendo la testa.
 
“E’ solo per una sera. Tienili contenti e basta…cosa ti costa?!” esclamò sfoggiando una sguardo supplichevole.
 
Io incrociali lo sguardo e cominciai a mordermi le labbra mentre fissavo la parete malinconica mentre lui rimase immobile in attesa di ricevere una risposta.
 
Dopo qualche secondo finalmente mi decisi ad aprir bocca.
 
“Eh va bene! Ma lo farò SOLO per questa volta! E solo perché avrò modo di andare a trovare Sophie…” esclamai puntandogli il dito indice contro.
 
Non volevo andarci, assolutamente no…Ma mia madre avrebbe sicuramente voluto che io ci andassi perché lei ci teneva a tenere unita la famiglia. Acconsentì solo per non deludere lei e non per fare un piacere a mio padre.
 
“Brava sorellina!!Sapevo che alla fine avresti detto di si! E per Sophie non preoccuparti. Sono andata a trovarla due settimane fa…sta bene e gode di ottima salute!” esclamò sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori e poi mi abbracciò.
 
“Si, si vabbè…so già che sarà una serata di merda!! Piena zeppa di ipocrisia…che odio!!
 
“Si ma ci sarà il tuo fratellone al tuo fianco!”
 
“Si certo quando non sarai impegnato a sedurre qualche cameriera o la figlia di qualche magnate dell’industria!”
 
“Che simpaticona!!....” rise “Ed è per questo che il tuo fratellone per farsi perdonare ti porterà ad una festa domani sera!!”  disse mentre andava verso il divano per recuperare la sua giacca.
 
“Che festa?!” chiesi incuriosita recandomi verso la porta d’ingresso per prendere il cappotto e la borsa.
 
“Tu procurati solo una maschera e un bel vestitino che al resto ci penso io!” rispose facendomi l’occhiolino.
 
“Ok…porto Alice con me…”
 
Fece spallucce.
 
“Fa come credi…porta pure chi vuoi!! Ci vediamo a pranzo?!”  chiese mentre smanettava con il suo i-phone.
 
“No non posso…ho parecchio lavoro da sbrigare in ufficio…” risposi mentre mi sistemavo il cappotto e la borsa.
 
“Ok allora ci vediamo stasera a cena!”
 
“Ok! E’ tardissimo io vado!! Ciao!”
 
Lo salutai calorosamente mandandogli un bacio e poi uscì di fretta come al solito da casa.
 
 
  
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