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Autore: zenzero    03/07/2011    1 recensioni
La storia inizia come in tante altre storie: due giovani uomini si ritrovano su di un'isola. Ma essa non è affatto deserta. Oltre ad un grosso cane, infatti, vi abita anche una ragazza decisamente diversa dalle altre...
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Nuovi arrivi
- Credo dovremmo andare alla spiaggia,- disse Gilda improvvisamente mentre mangiavano.
 -Per quale motivo?,- chiese Daniel.
 - La vostra barca. Se si è incagliata dovremmo valutare prima di tutto il danno. Posso aiutarvi ad estrarla, se volete …
Però..vorrei prima sapere una cosa.
Ci ho riflettuto un pochino, sapete. Quando vi ho visto arrivare ero felice, poiché da tempo non ricevo visite. Ma le condizioni in cui viaggiavate destano un po’ di sospetti. Eravate in una scialuppa priva di remi, senza scorte di cibo, come se il vostro non fosse un viaggio premeditato, quanto piuttosto..
 - Quanto piuttosto una pena da scontare in mare, giusto?- chiese Ivan.
Gilda annuì.
Il giovane scosse la testa, contrariato.
 -No, non siamo dei galeotti. Tanto vale raccontare la nostra storia fin dall’inizio.

E così i due giovani le raccontarono chi fossero e come si fossero trovati in quella brutta situazione.
Ivan aveva ventidue anni, mentre David ne aveva trenta ed era al suo servizio da dieci. Ivan era l’unico figlio di un commerciante che si era arricchito con le invenzioni di ogni tipo. Aveva creato una stoffa che non si bagnava con nessun liquido, un anello che cambiava colore a seconda dell’umore di chi lo indossava, un pupazzo che emetteva suoni strani se gli si premeva la pancia, e altre cose simili. Il ragazzo conosceva solo qualche meccanismo di funzionamento di questi oggetti, e sapeva solo che erano molto costosi.
Poi il vecchio era morto improvvisamente, lasciando Ivan con una ricca eredità che si era presto impegnato a spendere e spandere in qualunque modo. Donne, mobili costosi, proprietà, gioco d’azzardo, viaggi in luoghi esotici, qualunque cosa attirasse i suoi desideri.

Finché non aveva trovato la donna della sua vita, Maira: capelli rossi come il fuoco, occhi verdi penetranti, proveniva da una terra lontana. Non ci avevano messo molto a capire che erano fatti l’una per l’altra.
Le nozze erano andate avanti per tre giorni, che gli erano sembrati immersi in un sogno.
Ma la mattina del quarto giorno, si era risvegliato in un incubo. Si era ritrovato solo con Daniel in quella piccola scialuppa, senza cibo né acqua, persi in mezzo al mare.
Erano sopravvissuti solo grazie ad uno degli strani oggetti che Daniel, premunendosi per ogni occasione, portava sempre con sé: un calice.
Alla vista somigliava un comunissimo calice di ottone, ma aveva una particolarità unica: se vi si versava dentro un qualunque tipo di liquido, esso si purificava diventando acqua.

Grazie a questo, e cacciando quel che riuscivano a trovare, erano riusciti a sopravvivere per due settimane.
Poi una nave li aveva incrociati e fatti imbarcare.
Ivan aveva offerto al capitano una grossa somma per farsi riportare a casa, ma il capitano aveva riso e la ciurma si era rivelata composta da pirati, che non solo avevano trafugato loro il denaro ma li avevano anche rinchiusi nella stiva per venderli come schiavi.
Ma alla fine, erano riusciti a scappare, anche se, rubando una scialuppa in tutta fretta, si erano ritrovati in mare nella situazione di partenza, e anche privi di denaro, e poi…
 -Aspetta, aspetta, aspetta!,-esclamò Gilda,- Manca un pezzo! Come siete riusciti a scappare?
 -Oh, beh, grazie a questa,- disse Ivan, rafanando nelle tasche ed estraendo un piccolo sacchetto. Lo aprì rivelandone il contenuto: della polverina bianca.
 -Che cos’è?,- chiese la ragazza, avvicinando le dita.
 -Non ti consiglio di toccarla. Comunque si chiama… polverina. Non so il suo vero nome. Basta inserirne un pochino nel naso e ci si sente subito più tranquilli e rilassati. Io la porto sempre con me perché soffro d’insonnia e mi aiuta a dormire. Spargendola sulla testa dei carcerieri, li abbiamo fatti addormentare, e così siamo riusciti a prendere loro le chiavi e fuggire.
 -Un classico,- disse Gilda.
  - Già. Adesso però tocca a te. Non credo che tu sia nata e vissuta sempre su quest’isola. Come ci sei arrivata?
Gilda si alzò bruscamente e mise le stoviglie sporche in un ripiano.
  - Si sta facendo tardi. Dobbiamo andare subito alla spiaggia.
  - Ehi, non evitare la mia domanda.
  - La padrona di casa sono io, e io decido cosa dire. Voi siete gli ospiti.
 - Ma appunto essendo colei che ospita, devi mostrarti cortese con gli ospiti, quindi..
 - Vi aspetto alla spiaggia. Voi raggiungetemi pure quando volete,-disse Gilda, e uscì velocemente dal suo rifugio.

   
 
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