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Autore: floorcoaster    03/07/2011    3 recensioni
Quando si presenta un compito ingrato da portare a termine, Hermione è la fortunata prescelta.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Short stick N.d.T. : questa breve one-shot, di cui si può trovare l'originale su Hawthorn&Vine e Fanfiction.net, è stata scritta da floorcoaster per la dhr_xmas 2006 challenge seguendo il prompt 'The Night Before Christmas' e, nell'intenzione dell'autrice, è la storia associata al natale in una serie che comprende tutte le festività da Halloween fino a San Valentino. Pumpkin Patch è la storia per Halloween e Paris at Midnight quella di Capodanno. Per chi sta seguendo Uncoffined, ieri (miracolosamente dopo solo due settimane) sono riuscita a postare il quinto capitolo.
Buona lettura, LuxLucis



SHORT STICK


Hermione strinse i denti e rabbrividì, saltellando poi sul posto nel tentativo di riscaldarsi. Era la Vigilia di Natale e si trovava al limitare di una foresta in Scozia, aspettando l’arrivo del contatto misterioso. Era completamente sola e aveva esclusivamente la luna e le stelle a rischiarare la notte e la sua bacchetta, che aveva deciso di tenere spenta. Stava nevicando piano, leggermente, una lieve brezza disperdeva i fiocchi di neve attraverso l’aria – tutto nello spettacolo a cui stava assistendo parlava di inverno.

Le era toccato in sorte lo stecchino più corto – letteralmente. Nessuno aveva voluto il compito di andare per la Vigilia di Natale al buio e al freddo, centinaia di miglia lontano dal camino caldo di Grimmauld Place, per aspettare il loro contatto tra i Mangiamorte, così avevano deciso di tirare a sorte e lei era stata la fortunata vincitrice.  Hermione non aveva idea di chi stesse aspettando e, anche se tutti le avevano garantito che sarebbe stata completamente al sicuro, non poteva fare a meno di sentirsi nervosa. Molto; era in attesa di un Mangiamorte, ma Harry e Ron  le avevano assicurato che sarebbe andato tutto bene e, se loro le avevano permesso di andare da sola, sapeva che non avrebbe corso pericolo. Ma…

Tant’è.

Si alzò un’improvvisa raffica di vento e i capelli le volarono davanti al viso, qualche ciocca libera di ricci rimase incastrata tra le ciglia e sulle labbra. Usò una mano guantata per spostarle e quando ebbe finito, vide qualcuno uscire dalla foresta. Rabbrividì e prese in mano la bacchetta, per sicurezza.

L’uomo camminava lentamente, quasi con tranquillità, verso di lei. La luce della luna non era di nessun aiuto nel distinguerne i lineamenti; si avvicinava con le mani in tasca e il cappuccio tirato sulla testa, mentre il vento faceva ondeggiare il mantello dietro di lui. Hermione rimase leggermente incantata guardandolo avvicinarsi; si muoveva con grazia e con decisione.

Deglutì quando si fermò a pochi passi da lei, in parte per la paura e in parte perché le era così vicino.

“Abbiamo bisogno di una luce?” fece una voce profonda, recitando la parola d’ordine. L’uomo non la guardava, ma teneva il capo chino.

“Non  all’argentea ombra dall’alto”, rispose, con i palmi della mano che sudavano.

“Perfetto” disse l’uomo, togliendosi il cappuccio.

Hermione rimase senza fiato e si portò una mano alla bocca, con l’altra strinse la bacchetta talmente forte da farle sbiancare le nocche.

“Tu!” esclamò in un sussurro.

Lui fece un ghigno “Mi chiedevo se ti avrebbero lasciata venire”

Mentalmente la ragazza si diede una scossa e raddrizzò la schiena “ Ho pescato il bastoncino più corto”.

Rise e lei sobbalzò nel sentire quel suono insolito. “Sì, suppongo che tu sia stata costretta a farlo. Dubito ti saresti offerta volontaria per una missione del genere”.

“Non avevo idea che sarei venuta ad incontrare te” disse con veemenza. “Altrimenti avrei subito rifiutato. Harry e Ron questa me la pagheranno”.

Rise di nuovo. “Non ho dubbi.”

Hermione lo guardò con sospetto. “Tu hai qualcosa per noi.”

Draco,  dopo aver cercato nella veste, estrasse un rotolo di pergamena e glielo porse; lei lo prese e cominciò a slegare la corda che avvolgeva l’incartamento.

“No, no, Granger. Non è per te.” Lei si accigliò e ripose la missiva nel suo vestito.

“E ho motivo di credere che tu abbia qualcosa per me?” disse strascicando le parole.

Recuperò allora il suo pacco e lo diede a lui che lo aprì immediatamente e cominciò a leggere le prime righe del messaggio incluso. All’ultima impallidì, poi si voltò a guardare Hermione con uno scintillio negli occhi.

“Lo stecchino più corto, eh? Non ti è venuto in mente che magari è stato truccato?”

Lei si incupì di nuovo. “Perché mai avrebbero dovuto fare una cosa come questa?  E perché mi stai facendo una domanda del genere?”

Le allungò la pergamena che aveva appena finito di leggere. Riconobbe immediatamente la scrittura di Harry. Daglielo, Malfoy. Tu sai a chi.

“Darmi che cosa?” chiese.

Sospirò “Nulla. Bene, suppongo che abbiamo terminato, allora” disse, infilando la sua consegna in varie tasche.

“Aspetta, cosa c’era nel pacco?”

“Cioccolato. Da Mielandia. Me ne portano un po’ ogni volta che ci incontriamo.”

“Perché?”

Scrollò le spalle “Mi piace il cioccolato? Non ho molte occasioni di passare dal negozio di dolci? Lo usano per corrompermi? Scegline una.”

“Malfoy, da quanto tempo lo stai facendo?”

Inclinò il capo. “Da quanto tempo l’Ordine sta mandando qualcuno ad incontrarmi?”

Lei pensò alla sua domanda. “Dalla fine del sesto anno  ad Hogwarts…che fa un anno e mezzo.” Concluse, guardandolo con un qualcosa nei suoi occhi che assomigliava al rispetto. Per tutto quel tempo la loro fonte segreta di informazioni era stato lui.

Le ammiccò. “Geniale intuizione.”

“Ma, perché?”

 “Tsk tsk…come se venissi a dirlo a te” disse sbuffando.

“Oh, fa’ come credi. Ma di cosa stava parlando Harry?”

“Nulla” disse irremovibile “Dimenticatene e basta, okay?”

“Perché mi hai fatto vedere il messaggio se non avevi intenzione di darmi quello che avresti dovuto?”

“Volevo solo farti capire che i tuoi amici ti hanno mandato qui apposta.”

“E perché dovrebbero farlo?”

Non rispose, tirò fuori invece la scatola  dal suo mantello e la aprì, si infilò poi un pezzo di cioccolato in bocca e ne porse uno ad Hermione, che guardò cautamente sia lui che il cioccolato. Fu solo quando glielo sventolò davanti che la ragazza lo accettò.

“Ecco. Questo era quello che intendeva. Ora abbiamo finito. E puoi dire a Potter di farsi gli affari suoi.”

Il cioccolato era dolce e assolutamente perfetto: il migliore di Mielandia, lo sapeva. La neve cominciava a turbinare intorno a loro ed Hermione rabbrividì di nuovo, quando Draco se ne accorse alzò gli occhi al cielo.

“Cosa”, disse, “non hai freddo?”

“No, genio, non ho freddo. Incantesimo Riscaldante. Li abbiamo imparati, quando, al terzo anno?”

Si sentì ridicola: era stata talmente in ansia per il suo incontro che le era del tutto passato dalla mente di fare un incantesimo per mantenersi al caldo. Cominciò a cercare nel suo mantello, ma Draco fu molto più veloce e formulò l’incantesimo prima che lei potesse anche solo prendere in mano la sua bacchetta.

“Non ti credo” disse alla fine.

“Sul fatto di averlo imparato al terzo anno? Ne sono certo, davvero” disse inarcando un sopracciglio.

“No, non quello. Non credo che il biglietto di Harry fosse per il cioccolato.”

“Bene, buon per te. Non è che mi interessi poi molto quello che pensi. Questo è tutto quello che otterrai…e comunque qui abbiamo finito. Ora stiamo godendo della nostra mutua compagnia per nessun motivo al mondo.”

“Domani starai con i tuoi genitori?” chiese. Anche se Malfoy non le andava particolarmente a genio voleva rimanere un po’ più a lungo ora che non aveva più freddo e soprattutto non voleva restare da sola.

“Che cosa ci sarebbe domani?” disse deridendola.

“Natale!” esclamò lei.

“Oh, giusto. Beh, vedi, l’Oscuro Signore non  è molto favorevole alla pratica di far rispettare inezie come le vacanze”.

“Quindi lavorerai?”

Fece di nuovo un verso carico di disgusto. “Certo, lavoro. Davvero un lavoro d’ufficio ed io semplicemente odio le scartoffie.”

“Mi-mi dispiace.”

La guardò in tralice “Per cosa?”

“Perché domani non festeggerai il Natale.”

“Oh, ma lo farò. Con un enorme sacco pieno di galeoni. Forse mia madre lo impacchetterà anche con un bel fiocco natalizio.” Il sarcasmo nella sua voce era pungente.

Hermione non sapeva cosa dire.

“Scusa, è solo che non mi importa nulla di domani.”

“Ma è tremendo!”

“Sì beh, penseresti allo stesso modo, se fossi me.”

“Quella – cosa che avresti dovuto dare a qualcuno. È per me? O per qualcun altro? Posso consegnarla, qualsiasi cosa sia, se vuoi.”

Draco si chinò e prese una manciata di neve “Non è un regalo di Natale o qualcosa di simile.”

“Oh.”

Guardò verso di lei mentre modellava la neve che aveva tra le mani in una palla. “Stai morendo dalla curiosità, non è vero?”

Lei sporse in avanti il mento “No. Sono curiosa, ovviamente, ma in ogni caso non è un mio problema.”

“Uh-huh.” Lanciò la palla il più forte possibile lontano da loro. Atterrò con uno schiocco e lui sorrise. “Ottimo.” Prese dell’altra neve e fece la stessa cosa; la seconda palla finì più avanti della prima.

“Beh, credo che me ne andrò ora” disse Hermione.

“Oh, bene. Come ti pare. Quand’è il mio prossimo incontro?”

“Tra due settimane, hanno detto.”

Lui annuì. “Stesso posto e così via?”

“Già. Quindi, tutti sanno di te?”

Fece una smorfia. “No. Solo Potter e il padre di Weasley. Forse Moody, ma poi basta.”

Lei aggrottò le sopracciglia. “Ma moltissime persone sono venute qui ad incontrarsi con te.”

“Lo so.”

“Ma – ”

Lui sospirò stancamente. “Rifletti, Granger. Quale mai potrebbe essere la ragione per cui trenta persone vengono qui e solo tre lo ricordano?”

“Le oblivi.”

“Ding, ding, ding! Date un premio alla ragazza!” II suo sorriso svanì e le sue spalle crollarono. “Non che la cosa mi preoccupi. Dato che non ricorderei nulla di tutto questo, penso di potertene parlare.”  Fece comparire due sedie e si sedette in una; Hermione si appropriò dell’altra.

“Alla lunga diventa un po’ solitaria la faccenda, tutto qua. E nessuno si ricorda di me. Di quelli che ricordano qualcosa, e tieni conto che sono in tre, solo Potter viene, così ho imparato a conoscerlo un po’, ma non viene molto spesso. E’ troppo – importante. In realtà non ho nessuno con cui parlare e invece sarebbe carino, credo. Beh questo è tutto.” Si alzò in piedi e fece scomparire la sua sedia, poi guardò Hermione in attesa.

“Coraggio” disse impazientemente.

“Tutto qua?” disse lei, alzandosi in piedi.

Tutto qua? Cosa vuol dire, tutto qua? Non ho mai detto così tanto di me ad anima viva e tu mi chiedi se è ‘tutto qua’?” Scosse la testa e si drappeggiò il mantello addosso, incupendosi.

“Mi – mi dispiace. Io – non so cosa dire.”

“Sì, bene, allora non dire nulla.”

Hermione rimase in piedi, imbarazzata. Draco era profondamente contrariato e sembrava pensieroso. “Beh, penso che andrò via allora” disse lei dopo qualche momento.

“Va bene”, rispose lui, scuotendo lievemente la testa prima di voltarsi a guardarla. “Solo,  c’è ancora il problema della tua memoria.”

“Oh no, ti prego non farlo. Non dirò nulla, lo prometto.”

“Mi dispiace, non posso. Temo di possedere un istinto di autoconservazione troppo sviluppato per permettere che accada. Meno persone sanno, meglio è.”

“Allora, perché non mi dai quello di cui ha scritto Harry? Dato che comunque non me ne ricorderò…” Sperava di non sembrare troppo interessata; non voleva far vedere quanto volesse ricordare che ci fosse qualcosa meritevole di essere ricordato. In un modo o nell’altro si sarebbe smaterializzata prima che lui riuscisse ad obliviarla.

Inarcò un sopracciglio, divertito. “Pensavo non ti interessasse.”

“Infatti è così,” disse con leggerezza, ma lo sguardo sul viso di lui le aveva fatto capire che aveva colto l’entusiasmo nei suoi occhi.

Draco camminò verso di lei lentamente, nello stesso modo in cui era uscito dalla foresta – con fermezza e determinazione. I suoi occhi rimasero fissi su quelli della ragazza e si fermò a pochi centimetri di fronte a lei.  Hermione sentì qualcosa cambiare nell’aria e rabbrividì quando lo guardò negli occhi. Non riusciva a distogliere lo sguardo, era come incantata. Una folata di vento spirò attorno a loro, scompigliandole i capelli e facendo vorticare i fiocchi di neve che poi si posarono sui loro mantelli. Quando il vento si fu calmato, lei si ritrovò ancora una volta i capelli davanti al viso e prma che potesse anche solo pensare di fare qualcosa, Draco le era davanti.

Al contrario di lei, che avrebbe nervosamente scostato le ciocche da davanti agli occhi, lui ne spostò una per volta, come se fossero fatte di un qualche materiale prezioso, con grande cura. Ne portò una, poi due e alla fine tre dietro il suo orecchio. Ad ogni ciocca il cuore di lei mancava un battito, i palmi della mani diventavano sempre più sudati e la gola le si seccò completamente.

Poi lui cominciò a parlare, piano, lentamente, con una voce calma e profonda che la fece tremare dall’emozione.

Si piegò in avanti per sussurrarle nell’orecchio. “Quello che Potter voleva è che ti portassi un messaggio.”

Draco sogghignò quando vide la ragazza deglutire e si spostò verso l’altro orecchio, guardandola negli occhi mentre cambiava lato “A quanto pare ha l’impressione che tu sia un po’ giù di corda nell’ultimo periodo. E a quanto pare pensa anche che questo – messaggio – ti aiuterà a stare meglio”, poi si allontanò per osservarla di nuovo.

Hermione si sentì cedere le ginocchia: i suo occhi, la sua voce, la cioccia di capelli leggermente fuori posto sulla fronte – tutto quello che lui stava facendo le provocava un senso di vuoto allo stomaco e non ne era completamente certa, ma era quasi sicura che fosse una variante positiva del senso di vuoto. Una minuscola voce le stava urlando dai meandri più nascosti della sua mente che stava per essere baciata – appassionatamente. I suoi occhi si posarono sulle labbra di lui, che sogghignò nuovamente.

“Io credo che sia andato fuori di testa, ovviamente,” disse con tranquillità “Ma dato che non te ne ricorderai comunque – dov’è il problema?”

Lo guardò di nuovo e si accorse nei suoi occhi era comparsa una diversa sfumatura. “Io – ” cominciò lui, poi si interruppe immediatamente; l’esitazione nella sua voce e la paura nei suoi occhi, quando fino ad un momento prima si erano mostrati pieni di luce e di vita, sorpresero Hermione.

Quando poi lui distolse lo sguardo e fece un passo indietro, Hermione si sentì orfana della sua presenza: nonostante prima non avesse fatto caso al calore che il ragazzo emanava, ora ne sentiva la mancanza.

“Cosa?” disse, per poi rimpiangere subito dopo di aver aperto bocca. Gli occhi di lui si incupirono e si accigliò leggermente.

Continuando ad evitare lo sguardo di Hermione, ricominciò a parlare. “Sono capace di fare molte cose. So essere molto persuasivo e la gente tende semplicemente a…seguirmi, a fidarsi di me. So dare ordini; so provocare il prossimo con insulti e frecciate; so innalzare qualcuno sugli altari o sprofondarlo nella polvere, umiliare o esaltare, tutto questo con il solo potere delle parole. Ma io – a quanto pare non sono in grado di dire ad una ragazza che è bellissima.”

Hermione spalancò lentamente gli occhi. “C-cosa?”

“No…,” disse lui, alzando una mano per fermarla e continuando a distogliere lo sguardo; la cosa la sorprese, dato che prima l’aveva guardata tanto intensamente. “Non ho idea del perché Potter abbia insistito che te lo dicessi. Ti senti – meglio – ora?”

Hermione non aveva idea di come si sentisse, era ancora profondamente scossa prima dalla sua vicinanza, poi dalla sua assenza e di come le era improvvisamente mancata la sua presenza, quando si era allontanato e aveva detto qualcosa che assomigliava pericolosamente ad un complimento alla sua bellezza. Il che era…assurdo, nel modo più assoluto.

“Be’, è ridicolo,” fu la prima cosa che le venne in mente.

Finalmente la guardò negli occhi e sembrava furioso, allora il fatto che fosse un individuo pericoloso le tornò subito alla mente e fece un passo indietro, nonostante non fosse abbastanza vicino per afferrarla. “Che cosa esattamente sarebbe ridicolo, Granger?” ringhiò a denti stretti.

Con gli occhi spalancati, lei scosse la testa. “No, intendevo – non riesco a crederti – anche tu la penseresti così. Davvero, tu mi odi, non ti ricordi? E, be’, intendevo solo…”

La raggiunse in due falcate e le afferrò il polso. “Cosa? Che cosa intendevi?”

“Io – io intendevo,” balbettò lei. “Sono lusingata, ma anche sorpresa…” disse, con voce sempre più fievole mentre la stretta di lui si serrava.

“Che cosa c’è di tanto ridicolo, me lo vuoi dire? Ti sei mai guardata allo specchio?”

Rimase perplessa per qualche istante prima di distogliere lo sguardo. “Certo che mi sono guardata a –  ”

 “E allora cosa c’è di così ridicolo?”

“Io – io non sono bella,” disse, mentre le lacrime minacciavano di comparire ai lati dei suoi occhi.

Draco le scosse il polso. “Mi stai dando del bugiardo?”

Lei spalancò gli occhi, che diventarono subito lucidi per le lacrime. “Oh, n-no! Io volevo solo – sapere…”

In un attimo la bocca di lui era sulla sua, rapida, impetuosa ed esigente. Era talmente sorpresa che si era dimenticata di rispondere, o di fare qualsiasi altra cosa. Quando grugnì con impazienza e lei aprì la bocca per protestare, la sua lingua seguì lo stesso ritmo che le sue labbra avevano cominciato. Quasi subito lei si dimenticò che non aveva nessuna intenzione di ricambiare e cominciò a baciarlo a sua volta.

Lo fece diventare solo più aggressivo; Hermione non era mai, mai, stata baciata in quel modo, come se il mondo stesse per schiantarsi contro al sole da un momento all’altro. Era senza fiato e cominciò a girarle la testa, perse l’equilibrio ma Draco la prese tra le braccia e la strinse a sé.

Dopo quella che sembrò essere una vita intera, Hermione lo spinse via con notevole sforzo. Lui fece un passo indietro, ansimante e con gli occhi sbarrati, lei invece si lasciò cadere sulla neve, completamente sconvolta. Draco la guardò come se fosse sorpreso di trovarla davvero lì, con lui.

Nessuno dei due osò parlare fino a quando il respiro di Hermione ritornò alla normalità. “Che-che cos’è stato?” chiese, alzando lo sguardo verso di lui, che in quel momento era in piedi, immobile, con le braccia conserte e lo sguardo accigliato, fisso sul terreno. Alle parole di lei spostò solo gli occhi per guardarla, il resto del corpo non si mosse e lui d’altra parte non sembrava aver intenzione di dire alcunché.

“Malfoy, cosa…”

Estrasse la sua bacchetta e camminò verso di lei, appoggiando la punta sulla sommità della testa. “Obli – ”

“No!” urlò e scansò il suo incantesimo, poi si alzò in piedi, tirando fuori a sua volta la bacchetta e puntandola contro di lui.

“Granger,” ringhiò. “Fa’ la brava. Sapevi che sarebbe successo.”

“Non lascerò che mi cancelli la memoria.”

“E io non ti lascerò compromettere la mia missione e tutto il lavoro che ho fatto. Penso che le mie ragioni siano migliori, non trovi?” Le scagliò contro un incantesimo per immobilizzarla, ma lei riuscì a bloccarlo.

“Basta!”

“Non rendermi le cose più difficili.” Quando lo guardò negli occhi era furibondo, aveva la mandibola serrata e le sopracciglia aggrottate; sembrava anche che fosse fermamente deciso ad ottenere quello che voleva.

“Per favore.” Lo pregò “Non lo fare, non dirò niente, lo giuro.”

“Va bene. E cosa dovrei fare secondo te? Lasciarti andare?”

“Sì! Non voglio che mi cancelli la memoria!”

Le rivolse uno sguardo assassino. “Fa parte dell’accordo con loro. Solo le persone di mia scelta possono sapere tutta la verità. Il padre di Weasley, Moody, Potter. Questo è quanto.” Riposizionò la bacchetta sulla sommità della testa di lei. “Non costringermi ad usare la forza.”

“Non c’è un altro modo? Non ne possiamo parlare?”

“Abbiamo già parlato fin troppo.” Il panico prese il posto dell’inflessibilità nei suoi occhi “Non posso permetterti di ricordare…quello.”

“Perché? Sarebbe davvero così orribile?”

“Sì” sussurrò lui con le spalle curve, abbassando la bacchetta.

“Ma tu lo ricorderai, no? Non è giusto.”

La guardò attraverso le ciocche di capelli che gli erano scivolate davanti agli occhi. “Perché ti interessa? Non è stato ridicolo?”

“No, è stato…incredibile. Ma voglio capire che cos’è successo, perché, davvero, sono molto confusa ora come ora.”

Raddrizzò le spalle. “Quello che è successo, Granger, è che i tuoi amici non si sono mai preoccupati di dirti la verità. Quindi l’ho fatto io.”

“Quale verità?” chiese, aggrottando le sopracciglia.

“Che sei…be’ lo sai.”

“No, non lo so. Di cosa stai parlando?”

Di nuovo evitò di guardarla negli occhi, si voltò e poi si allontanò di qualche passo. “La cosa che non riesco a dire.”

“Dilla.” Rispose lei, con un tono talmente deciso da farlo girare nella sua direzione.

Ancora una volta i loro sguardi si incontrarono, solo che ora si trattava di uno scontro di volontà; alla fine lei risultò la più determinata tra i due.

Distolse lo sguardo, sconfitto. “Sei bellissima.”

Sul viso di lei comparve un sorriso che si irradiò man mano attraverso tutta la sua persona, dagli angoli della sua bocca fino a quelli dei suoi occhi, dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi. Nessuno l’aveva mai definita ‘bella’…e la famiglia non faceva testo.

“Vedi?” disse.

“Cosa?”

“La Terra sta ancora girando.” Lui ridacchiò a malapena, ma lei lo vide comunque. “Grazie.” Disse con sincerità e si avvicinò a lui. Gli prese un braccio e lo fece voltare verso di lei, poi, sorridendo, si alzò in punta di piedi e lo baciò lievemente sulle labbra. Lui sussultò per la sorpresa e fece per attirarla più vicino a sé, ma lei gli impedì di approfondire ulteriormente il contatto, mentre lui continuava a tenerla stretta.

“No, non ho intenzione di baciarti ancora. Per quanto possa essere…piacevole. Dovrei andare. Probabilmente saranno tutti preoccupati.”

“Potter non lo è.”

“Per il biglietto?”

Draco annuì, guardandola negli occhi come se fosse stato in trance.

Quando lei lo chiamò per nome ad alta voce lui sembrò risvegliarsi, lasciandole il braccio. Ancora una volta percepiva la mancanza della sua presenza e del calore che trasmetteva.

“Giusto. Ehm, va’. Dovresti andare.”

“Voglio ancora capire qualcosa.” Protestò lei.

“Be’, quando ci riuscirai fammi sapere cos’hai imparato.” Quando stava cominciando a ribattere, lui scosse la testa per interromperla. “Volevo solo che sapessi. Il bacio…quello…è stato assolutamente…” Fantastico, incredibile, intossicante! “non intenzionale, è venuto, così, fuori dal nulla. Non succederà più.”

Lei sogghignò. “Ma se è quasi successo di nuovo.”

Lui la guardò con un mezzo sorriso sulle labbra. “Va’ ora,” disse con un sospiro rassegnato. “Suppongo che non ti cancellerò la memoria. In fondo è giusto che ricordi anche tu.”

“Grazie, ma…”

“Che cosa c’è ora?”

“Che cosa vuol dire?”

Posò di nuovo lo sguardo su di lei, mentre stringeva il mantello attorno a sé e si alzava il cappuccio sulla testa. “Suppongo voglia dire che mi è piaciuto baciarti.”

“No, il bacio! Che cosa vuol dire?”

“Sei intelligente, lo capirai.” Le fece l’occhiolino e si smaterializzò con un secco pop prima che lei potesse proferire anche solo una parola di protesta.

Quando una folata di aria gelida la investì in pieno, lei si rese conto che era perché lui se n’era andato. Lui aveva fatto l’incantesimo ed ormai era troppo lontano perché fosse ancora efficace. Fissò il punto della foresta da cui era sbucato, sperando che tornasse. Le punte della dita e il naso erano gelidi ed insensibili quando finalmente decise che non sarebbe più venuto indietro.

La neve, bianca e leggera, le turbinò intorno e un’altra folata le scompigliò di nuovo i capelli, allora sorrise e aspettò che il vento si calmasse, poi si toccò le labbra, che le formicolavano per il freddo per la memoria di lui.

Era un enigma…e sperava di essere sorteggiata ogni volta.

   
 
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