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Autore: Jack_Chinaski    03/07/2011    0 recensioni
Storia di un morente, piuttosto morto
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non faccio in tempo a cercare di ricordare cosa ci faccio qui che lei appare come dal nulla, come portata da un pensiero dinanzi a me.
Con il suo jeans stretto e la sua canottiera, accompagnati da una borsetta.
So che è una persona importante per me ma non mi ricordo quasi chi sia, oramai.
 “Tutto bene, John?”
“No”
“Perché?”
“Sto morendo, mi pare.”
“Si, è così. Tumore al cervello, quarto stadio. Mi spiace, John”
“Mi chiamo così?
“Si, ti ricordi di me?”
“Adele, primo amore. Giusto?”
“Esatto”
In silenzio, ci fissiamo.
Arrivati a questo punto cos’altro c’è da dire?
Cosa facevo quando capitavano questi momenti, come rompevo lo spesso strato di insofferenza che avvolge due che non sono più capaci di fare una cosa semplice come parlare?
“Ti guardavi intorno”
“Come?”
Aspetto un po’, ma non mi risponde.
Mi guardavo intorno? E guardiamoci intorno.
Siamo seduti ad un tavolo, uno di fronte all’altro.
C’è della gente intorno, ci circonda.
Non è molta, neanche poca…com’era quella parola?
“Abbastanza, John”
Si, esatto. Abbastanza.
“Mi leggi dentro?”
“Sono il tuo primo amore, no?”
Bell risposta, ma uccide la conversazione di nuovo e ritorno a guardarmi intorno.
Dove diavolo sono? L’ho già scordato.
Gente che piange, gente che ride mentre interi vagonate di caffeina vengono consumati.
Un bar, siamo in un bar.
“Che posto è questo?”
Mi fissa.
Da qualche profondità della mia mente si fa strada il pensiero che sia bellissima.
La sua pelle bianca, spettrale è il perfetto contorno per quei occhi corvini e le labbra rosso acceso.
I suoi occhi si chiudono giusto un po’, luccicano e su quella faccia così pallida si accenna un sorriso.
“Non ricordi?”
Come se fosse un ordine, comincio a ricordare.
Siamo sempre qui, solo anni fa.
Lei è uguale ad ora, sempre bella. Pure io uguale, sempre uno schifo.
Ha su il vestito a pois, una volta feci l’errore di dirle che non mi piaceva e cominciò a metterselo praticamente sempre.
Fra un sorso e l’altro di un caffè macchiato, mi regala qualche sorrisetto.
La discussione era che come al solito ero senza soldi e lei non mi concedeva un sorso del suo caffè, per irritarmi. 
Dico qualcosa di divertente evidentemente perché lei ride, com’era bella quando rideva.
Dio, come l’amavo. Dio, come l’amo.
Per quanto non abbia ancora recuperato i frammenti del come è finita fra di noi, sono contento che lo sia.
Guardala, Dio, guardala.
Lei è vita e io sto morendo.
“E’ qui che mi sono dichiarato, qui mi hai detto che era reciproco e qui ci siamo dati il primo bacio”
“Bravissimo, ora sai perché qui. Non ti rimane che dirmi cosa ci facciamo”
Si distrae, si volta appena a ricambiare lo sguardo di uno.
E’ sempre stato così, l’hanno sempre guardata gli altri e io l’ho sempre odiato.
“Che hai da guardare, stronzo?!”
Il tipo se potesse, si metterebbe a nuotare nella sua tazza di caffè.
Le parole mi sono venute fuori con un tale odio che una parte di me stesso vorrebbe fuggire.
“Molto passionale, ma non guardava me. Fissava te”
“Che vuoi dire?”
Ritorna nel suo mutismo e piccole porzioni di conversazioni a me estranee ma che mi riguardano mi giungono.
Quand’è che tutta la gente intorno a me ha cominciato ad avere una voce?
Improvvisamente li sento, parlano di me.
Sarei pazzo, secondo loro. Che esagerazione, non hanno mai visto un uomo perdere la calma prima d’ora?
Ma no, non è solo quello. La giusta frase mi giunge alle orecchie fino al cervello malato dopo un po’ che sto lì ad ascoltare quello che sottovoce si dicono:
“E poi parla da solo…”
Torno a guardare Adele, eliminando il resto di nuovo.
Forse, da quando è cominciata questa conversazione, è la prima volta che la guardo veramente.
Nemmeno una regina dei ghiacci potrebbe conservarsi così intatta nel tempo.
Stavolta non spreco fiato, lo dico direttamente nella mia testa quasi certo che lo sentirà ugualmente:
Tu non esisti.
“Già, è proprio così”
Oh, merda.
“Rilassati, non avere paura. Ti ricordi cosa ha detto il dottore? Le allucinazioni sono fra le possibili…”
…degenerazioni che verranno.
“Esatto. La domanda che ti devi fare è…”
Perché ti ho creata e ti ho portata qui?
Si, lo so perché.
I miei ricordi tornano fuori,  la sensazione di aver tirato fuori la testa dall’acqua dopo essere stato in apnea per un pezzo mi fa annaspare sulla terraferma. Respiro, forte.
So che non durerà a lungo, la malattia si riporterà presto tutta via. Devo muovermi.
“Aspetta solo un attimo, John”
Dalla borsetta fa uscire un revolver.
E’ uno di quelli per il tiro a segno al luna park.
“Ora che hai tutti tuoi ricordi, mi spieghi perché mi hai dato questa?”
Mi viene da ridere, ricordando.
Una volta siamo andati al luna park e io facevo pena al tiro a segno.
Alla fine, fosti tu a vincere un peluche per me e non la smettesti di prendermi in giro per un mese buono.
Non so perché, ma per me fra tutti è il ricordo più bello di noi.
“E cosa c’entra con tutto ciò?”
C’entra perché quando il dottore mi ha spiegato che stavo morendo, ero terrorizzato.
Ma scoprendo che dì lì a poco avrei perso tutti i ricordi, avrei perso noi mi sono domandato cosa dovevo fare prima di morire, prima di essere un guscio vuoto.
E ti sono venuto a cercare per un favore.
“Mi hai trovata?”
Oh si, ti ho trovata. Non offenderti, ma invecchiata sei molto più bella.
Solo che mi hai reso le cose difficili sposandoti e avendo due figli.
Come potevo rifarmi vivo solo per dirti che stavo morendo?
Credo sia per questo che ti ho creata.
“Fin qui, ci siamo. Ora cosa rimane?”
Mi hai chiesto cosa c’entra la pistola con tutto ciò, te lo dico.
Non voglio perdere tutto, non voglio aspettare pian piano di rincoglionirmi sempre di più e perdere il tuo viso, il tuo sorriso.
Quindi, per piacere, prendi il mio ricordo più bello di noi e uccidimi con esso.
Nel frattempo intorno a me si è formata una piccolissima folla, stanno cercando di convincermi ad abbandonare il locale.
Non possono vederla mentre alza la canna e me la mira alla fronte, ma io si.
Sento il clic e poi il buio.
So che tutto questo non è reale, so che lei non è qui. So che in realtà è solo il mio cervello malato che implode nella sua stessa scatola cranica ma non posso fare a meno di dirlo.
“Grazie, amore”
“Oddio, il pazzo è svenuto!”
   
 
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