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Autore: JudithlovesJane    03/07/2011    4 recensioni
Raccolta di momenti e pensieri dei personaggi di "Orgoglio e Pregiudizio", specialmente Mr Darcy e la sua famiglia, basandosi su delle frasi (più o meno famose) del libro. Primo tentativo in questo stile e su questo fandom, lasciatemi il beneficio del dubbio...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Parte 2: Giudizi di bellezza
Parte 2: Giudizi di bellezza

"E' tollerabile, ma non abbastanza bella da tentarmi."
Darcy non amava partecipare ai balli. Benchè non avesse una vera e propria avversione per la danza in termini assoluti, faticava a comprendere perchè le persone di buon senso fossero così elettrizzate all'idea di passare un'intera serata a consumare le suole delle scarpe per il continuo danzare, o ad ubriacarsi con il ponce che normalmente veniva servito in quelle occasioni, in una sala affollata al limite del claustrofobico, quando si sarebbe potuto utilizzare quel tempo intrattenendo conversazioni che consentissero di usare e sviluppare le proprie conoscenze ed il proprio intelletto.
Inoltre, l'atto di scegliere una dama per la danza mettendo in mostra la propria preferenza verso una particolare gentildonna aveva la sgradevole tendenza a sollevare i più accaniti pettegolezzi sia tra le signore, sia tra i gentiluomini, sia tra le altre giovani dame, che spesso si ritenevano offese per non essere state scelte. Come aveva imparato a sue spese, far parlare di sè, soprattutto ad Almack's, poteva essere molto pericoloso per la propria felicità interiore e per la propria sanità mentale durante la Stagione, il momento in cui il "mercato matrimoniale" raggiungeva il periodo di massima attività. Se a tutte queste esperienze si aggiungeva la sua naturale ritrosia di fronte ad un grande numero di estranei, che aveva imparato a manifestare come freddezza quando in realtà era banalissima timidezza, la forte avversione per i balli era, per Darcy, un risultato quasi ovvio.
Così, quando Bingley era stato invitato ad un ballo pubblico nella cittadina di Meryton, a poca distanza da Netherfield Park, per ricevere un benvenuto ufficiale nel vicinato, non aveva certo potuto rifiutarsi di accompagnarlo. Essendo un ospite, sarebbe stata una scortesia non partecipare, soprattutto perchè l'amico, preso dall'entusiasmo, aveva promesso di portare con sè al ballo un gruppo di altri gentiluomini, che poi si era ridotto a Darcy; Mr Hurst aveva una tendenza troppo spiccata a bere troppo e ad appisolarsi su ogni sedia disponibile per poter essere considerato di compagnia.
Darcy non si era aspettato nulla di straordinario da un ballo pubblico di campagna, ma dopo cinque minuti gli parve di essere in un incubo: nella sala, non grandissima, erano accalcate così tante persone che si faticava a muoversi e lo spazio tra le linee dei ballerini e gli spettatori, in certi momenti, era quasi inesistente. La maggior parte dei partecipanti erano donne e molte di queste, a loro volta, erano in età da marito; quando erano entrati, sulla sala era calato un silenzio a dir poco imbarazzante e mentre il loro gruppo veniva accompagnato dal maestro di cerimonie, Sir William Lucas, in un punto meno affollato, Darcy si era sentito addosso gli sguardi di ogni singolo partecipante, cosa che lo aveva messo ancora più a disagio.
La cosa peggiore, però, era stato carpire brandelli di discorsi bisbigliati al loro passaggio, tutti concernenti due soli argomenti: il primo, quello meno allarmante, riguardava l'eleganza di Miss Bingley e Mrs Hurst. L'altro, la rendita di Bingley stesso e la propria; mentre le giovani comparavano Darcy e Bingley per il loro aspetto fisico o per il loro atteggiamento, le madri stimavano quanto potevano valere come partiti per le loro figlie, cercando di indovinare le loro rendite annue dai loro abiti o da chissà quali altri segni a lui oscuri. Erano finiti in un vero covo di sensali e questa consapevolezza aveva reso Darcy ancora più restio ad associarsi con chiunque, figurarsi con una gentildonna!
Bingley, come al solito, a metà serata era divenuto amico di tutti i gentiluomini, il beniamino di tutte le signore e l'ideale di cavaliere di tutte le ragazze, assicurandosi la simpatia dell'intero vicinato. Egli, al contrario, dopo pochi minuti era stato occhieggiato, se non con vera e propria ostilità, con una certa diffidenza anche dai signori; questo era stato uno dei pochi risvolti positivi della serata: nessuna donna avrebbe voluto un genero freddo, arrogante ed insopportabile, per quanto ricco, quindi più si inimicava le madri, più possibilità c'erano che lo lasciassero in pace per il periodo che avrebbe passato lì nell'Hertfordshire. Se lì ci fossero stati suo zio James o Richard, sicuramente avrebbero sogghignato sotto i baffi e lo avrebbero bersagliato di frecciatine, mentre i suoi genitori lo avrebbero aspramente rimproverato per questo suo comportamento "assai poco da gentiluomo".
Così, quando Charles gli si era avvicinato con il fermo intento di indurlo a ballare con qualcuno che non fosse una delle sue sorelle (non che Darcy avesse alcuna intenzione di ripetere il martirio volontario che era ballare con Miss Bingley...), aveva cercato in tutti i modi di mandarlo via. Purtroppo, i giri di parole sembravano non funzionare quella sera e il suo amico era arrivato ad esprimere un'immediata devozione per una certa Miss Bennet, l'unica fanciulla, lì dentro, che sembrava rispondere a tutti i canoni di bellezza che a Darcy erano stati insegnati e, soprattutto, che apparteneva proprio a quel genere di donna in grado di attirare la totale attenzione di Bingley.
"Ci mancava solo che si infatuasse! Siamo qui da meno di due settimane e già ha trovato un angelo da adorare...Devi stare attento, Charles!" Aveva pensato Darcy, prima che l'amico gli accennasse ad una fanciulla che, nella sua mente, poteva piacere a lui, sorella di Miss Bennet, seduta poco lontano da loro. Essendo già più irritato di quanto fosse solito durante i balli, quel tentativo di Bingley di metterlo allo scoperto con una sconosciuta fu l'ultima goccia; guardò la ragazza indicata dall'amico per pochi secondi, il tempo di metterla a fuoco e accorgersi che li stava guardando, poi invitò seccamente Charles a tornare alla sua dama e di lasciarlo in pace.
Si pentì quasi subito del modo in cui aveva parlato a Bingley, non era da lui rispondergli male, ma quella non era proprio la sua serata. Lo osservò per qualche istante mentre parlava con Miss Bennet, e le presentava le proprie sorelle. La ragazza era una bellezza classica, con il viso a cuore, grandi occhi chiari da cerbiatto e capelli biondo scuro acconciati alla greca; il colore verde bottiglia del vestito metteva in discreto risalto la carnagione chiara ma non troppo pallida e il rossore sulle guance, di cui Bingley doveva essere la causa, le donava particolarmente. "Sì, è proprio la tipica donna a cui Charles non sa resistere." Darcy sospirò, preoccupato per l'amico: stava avvenendo proprio quello che aveva temuto accadesse lì nell'Hertfordshire...
Un improvviso profumo di giacinti lo riscosse dall'attenta osservazione di Bingley e Miss Bennet. Dopo una momentanea sorpresa, Darcy cercò l'origine di quella scia e i suoi occhi si posarono su una giovane donna che gli era appena passata davanti e si muoveva sicura verso un altro gruppo di dame, facendo frusciare un abito azzurro cielo; la vide unirsi alle ragazze e poco dopo le fanciulle si girarono verso di lui, guardandolo prima con sorpresa, poi con sprezzo, infine quasi con scherno, ridacchiando e parlottando con aria di cospirazione con la giovane in azzurro. Darcy rimase scioccato da quel comportamento così insolito: "Cosa diamine succede?" Si chiese, cercando di non guardare troppo insistentemente da quella parte, ma tenendole sotto controllo con la coda dell'occhio.
Pochi istanti e la ragazza che aveva inconsapevolmente attirato la sua attenzione si girò verso di lui, un sorrisino ironico sulle labbra che sembrava volerlo provocare; i loro occhi si incrociarono per qualche momento e Darcy rimase immobilizzato da un brivido che gli corse giù per la schiena: riuscì a distinguere ben poco del viso della giovane, ma neanche quando tornarono a Netherfield riuscì a togliersi dalla mente quegli occhi. Grandi, ma dal taglio leggermente allungato, erano circondati da folte ciglia scure, che mettevano ancora più in risalto lo sguardo penetrante che gli aveva lanciato, come a volergli leggere l'anima. La cosa che, però, lo colpì quasi come un pugno allo stomaco fu il colore di quegli occhi...Erano viola, quasi color ametista alla luce delle candele, intensi e luminosi, di un'espressività quasi non comune.
Si voltò di scatto, riprendendo il fiato che non si era nemmeno accorto di aver trattenuto e provò a riprendere il controllo di se stesso, rendendosi improvvisamente conto che il suo battito era accelerato nel giro di quei pochi secondi. Tuttavia non riuscì a non cercarla di nuovo con lo sguardo e fu così che vide Miss Bennet e Bingley avvicinarla e parlarle; dopo aver osservato le due, si rese conto che dovevano essere sorelle e per un secondo gli venne un atroce dubbio: possibile che quella fosse la fanciulla che Charles avrebbe voluto presentargli, come si chiamava...?
Miss Elizabeth Bennet. Il nome gli ritornò fulmineo in mente e con esso anche quello che aveva risposto a Bingley: "E' tollerabile, ma non abbastanza bella da tentarmi." E qualche secondo dopo, lei gli era passata vicino, era andata dalle amiche, che lo avevano squadrato con scherno, lei si era voltata per provocarlo con uno sguardo penetrante e un sorriso che sprizzava ironia...
La conclusione di quel ragionamento lo colpì come un muro: lei lo aveva sentito.
"Oh, buon Dio!"
pensò, non osando immaginare come potesse aver reagito lei; certo, non aveva intenzione di diventare il visitatore più benvoluto del vicinato, ma insultare una sconosciuta solo perchè era irritato era veramente troppo! Eppure, lei aveva riso del suo insulto, non lo aveva guardato con quell'aria oltraggiata che si sarebbe aspettato da qualunque altra donna, ma aveva trasformato quelle parole in un nuovo aneddoto da condividere con le amiche: questo era strano!
Una volta ritornati a Netherfield, Bingley non parlò d'altro che di Miss Bennet, di quanto bella e dolce fosse, oppure di quanto simpatici fossero tutti i suoi vicini, così accoglienti e gentili! Miss Bingley e Mrs Hurst non condividevano affatto le opinioni del fratello sugli abitanti di Meryton, ma sostennero che "Miss Jane Bennet era veramente una cara ragazza" e che quindi non ci sarebbe stato niente di male ad approfondire la conoscenza. Darcy cercò di mantenersi il più neutrale possibile: non gli piaceva essere d'accordo con Caroline Bingley, ma era troppo rischioso incoraggiare l'ammirazione di Charles per Miss Bennet, considerando che era venuto nell'Hertfordshire proprio per evitare che si infatuasse di una ragazza a suo rischio e pericolo.
Quella sera, Darcy si rigirò tra le lenzuola, senza riuscire ad addormentarsi: il nervosismo accumulato quella sera, la vergogna per aver insultato una sconosciuta ed averne ricevuto un'inaspettata quanto meritata derisione e, soprattutto, lo scompiglio interiore che due incredibili occhi violetti gli avevano provocato nell'arco di pochi istanti non gli permettevano di rilassarsi e dormire. Ogni volta che abbassava le palpebre, gli appariva il viso sfocato di quella ragazza, Elizabeth, illuminato da quel sorrisetto impertinente e da quell'occhiata indagatrice..."Che diamine, Darcy, datti un contegno! Non è la prima donna con dei begli occhi che vedi, non la conosci nemmeno, perchè continui a pensarci?" si rimproverò, decidendo che non si sarebbe fatto incantare da una fanciulla di campagna come tante altre e che molto probabilmente non avrebbe mai retto al confronto con la sorella maggiore in fatto di bellezza.

Un mese dopo...
"Ora siete pronto, signore." Fletcher annunciò a Darcy, dopo avergli sistemato le code della giacca da sera. Il giovane annuì e diede le istruzioni al suo valletto per la mattina seguente; l'altro si inchinò e lo lasciò solo, mentre il quartetto d'archi, al piano di sotto, accordava gli strumenti. Darcy si guardò allo specchio per qualche secondo, prima di sospirare, infilarsi i guanti bianchi e scendere nel salone, dove il ballo stava per iniziare.
Charles aveva deciso, fra l'altro sotto esortazione di Miss Lydia Bennet, di organizzare un ballo a Netherfield, a cui aveva invitato praticamente tutte le famiglie rispettabili del vicinato e tutti gli ufficiali della milizia di stanza a Meryton; Miss Bingley aveva, nelle ultime due settimane, reso la vita impossibile all'intero personale della casa per preparare un ricevimento degno di questo nome e, come l'aveva sentita bisbigliare alla sorella, "per far vedere a questi campagnoli cos'è un vero evento sociale!" Lui, in compenso, si era limitato ad assicurare Bingley che si sarebbe comportato con perfetta civiltà e ricevere, a sua volta, la promessa che il tenente Wickham non avrebbe messo piede a Netherfield.
Strinse i denti, al ricordo del suo vecchio compagno d'infanzia, che si era dimostrato una canaglia di prim'ordine e un traditore; suo padre si era fidato di lui, aveva anche chiuso un occhio sulla tendenza del giovane a giocare d'azzardo e ad inseguire tutte le gonnelle del villaggio, finchè la cosa era diventata intollerabile. Quel delinquente aveva quasi distrutto l'economia di Lambton con tutti i debiti accumulati con i commercianti e aveva persino osato avvicinare Georgiana, come avrebbe fatto con la cameriera di una locanda poco rispettabile! Se sua sorella non si fosse confidata con Mrs Reynolds e se la governante non avesse avvisato suo zio James prima e loro dopo...
"Oh, basta, adesso!"
Si rimbeccò, avviandosi verso le scale. Le carrozze continuavano ad arrivare e gli ospiti affluivano costantemente nella casa dove, all'entrata, Bingley e la sorella li accoglievano man mano che facevano il loro ingresso; Darcy li osservò nei loro diversi atteggiamenti: Charles era sorridente, allegro e accogliente, Caroline composta, altezzosa e rigida. Scosse la testa, chiedendosi come due persone così opposte potessero essere fratello e sorella; spostò l'osservazione sugli ospiti che già riempivano i saloni adibiti al ricevimento, chiedendosi se i Bennet fossero già arrivati.
"Oh, Mr Bingley, è un tale piacere essere qui! Che magnifici arredi, Miss Bingley!" L'inconfondibile voce stridula di Mrs Bennet rieccheggiò dall'entrata, rispondendo alla domanda di Darcy, che sospirò, già irritato dalla donna. In quelle settimane la sua opinione della matrona di Longbourn era peggiorata ad ogni incontro: la signora era rumorosa, sciocca e sembrava incapace di tenere per sè le proprie opinioni, nonchè la sua immensa soddisfazione nel vedere la maggiore delle sue cinque figlie oggetto della totale devozione del nuovo e ricco (soprattutto ricco) abitante di Netherfield Park.
Se Darcy poteva trovare qualcosa di sbagliato in Jane Bennet, avrebbe senza dubbio sottolineato l'inadeguatezza della sua famiglia: di per sè, la ragazza era perfettamente ammodo, ma la madre era un insulto alla buona educazione e le sorelle minori non facevano eccezione. Miss Mary sembrava capace solo di citare i Sermoni di Fordyce, dimostrando una spiccata mancanza di opinioni proprie; per non parlare poi delle sue esibizioni al pianoforte! Miss Kitty e Miss Lydia erano fin troppo simili alla madre: sciocche, caotiche e civettuole con qualunque scapolo presente nel raggio di una diecina di iarde da loro, non sapevano discutere d'altro che nastri e soldati! E Miss Lydia, con i suoi quindici anni, era troppo giovane per essere già in società, eppure i suoi genitori non parevano affatto preoccupati dalla cosa!
Non aveva passato abbastanza tempo in compagnia di Mr Bennet per dare un giudizio definitivo e Charles lo riteneva un gentiluomo intelligente e perspicace, ma non aveva potuto non notare come il padrone di Longbourn trascurasse i suoi doveri di capofamiglia, lasciando che la moglie e le figlie minori dessero spettacolo di sè in modo indecoroso, mentre lui restava in un angolo della sala, sorseggiando Porto e ridendo della stupidità della consorte; un comportamento così poco responsabile da fargli venire i brividi!
Dovette fermarsi nelle sue critiche mentali ai Bennet quando si rese conto di stare trascurando un elemento importante della famiglia: Miss Elizabeth.
Elizabeth Bennet andava divisa da tutti gli altri, soprattutto nell'opinione di Darcy: dopo quell'incontro al ballo pubblico di Meryton, il giovane aveva cercato di non badare più di tanto a lei, ma si era reso conto molto presto che era un'impresa impossibile. Aveva deciso di osservarla, sperando di trovare in lei qualche difetto, fisico o caratteriale, che lo convincesse inevitabilmente ad ignorarla senza sentirsi in colpa per quella sua frase insultante.
Benchè non fosse bella come la sorella maggiore, Miss Elizabeth era molto graziosa e non solo per la bellezza dei suoi occhi: era un poco più alta delle altre sorelle, con un fisico slanciato e un'andatura leggiadra; la carnagione, benchè fosse un po' troppo scura, era luminosa e non aveva quell'aspetto malaticcio che caratterizzava molte fanciulle devote al pallore che andava molto di moda, in quel periodo. Il viso, sorretto da un collo sottile e slanciato, aveva una forma a cuore uguale a quello di Miss Bennet, ma più magro, con il mento piccolo e gli zigomi alti; le labbra, rosee e piene, si piegavano spesso in un sorriso contagioso, benchè fosse leggermente più inclinato sul lato sinistro. I magnifici occhi, che aveva osservato più che a sufficienza, erano coronati da sopracciglia sottili ed arcuate, anch'esse asimmetriche: il sopracciglio destro era spesso più sollevato dell'altro, dandole un'aria impertinente e indagatrice.
Come quasi tutte le sorelle Bennet, anche Miss Elizabeth aveva i capelli castani, ma i suoi erano di un ricco color mogano, dai vivaci riflessi ramati; li teneva sempre raccolti in un semplice chignon alla base della nuca e, spesso, alcuni riccioli ribelli le sfuggivano, carezzandole le scapole quando si muoveva. Le ciocche attorno al volto non erano mai arricciate secondo la moda, che prevedeva anche acconciature alte e "alla greca", ma le circondavano il viso con morbide onde naturali. Come le acconciature, anche gli abiti della giovane erano sempre semplici, senza decorazioni sofisticate.
Scoprirne il carattere, poi, per Darcy era stata un'esperienza elettrizzante e sconcertante allo stesso tempo: Miss Elizabeth non era simile a nessun altra donna che lui avesse mai incontrato. Era molto intelligente, con una mente rapida e uno spiccato senso dell'umorismo, così sottile e arguto che spesso lo aveva lasciato incapace di risponderle; i suoi modi, benchè forse un po' troppo schietti rispetto a ciò cui lui era abituato, erano spontanei e privi di affettazione, nè la si poteva accusare della maleducazione tipica delle sorelle minori. Era abbastanza sicura di sè da difendere le proprie opinioni, indipendentemente dalla visione di tutti gli altri interlocutori sull'argomento discusso; non si era mai fatta problemi ad essere in disaccordo con lui e la maggior parte del tempo lo punzecchiava, gli occhi splendenti come diamanti pronti ad analizzare ogni singola espressione del suo viso.
Una cosa che aveva ammirato di Miss Elizabeth era l'evidente affetto fraterno che la legava a Miss Bennet, così forte da portarla a camminare per tre miglia attraverso la campagna infangata, in una fredda mattina di Novembre, per prendersi personalmente cura della sorella maggiore, ammalatasi durante una visita a Netherfield. Il ricordo del suo arrivo quel giorno ancora lo scombussolava: il fango sull'orlo della gonna e del soprabito era passato in secondo piano quando il suo sguardo si era posato sui capelli di lei, sciolti sulle spalle in morbide onde, scompigliati dal vento, le guance soffuse di uno splendido rossore, gli occhi che quasi lampeggiavano, tanto erano stati illuminati dalla camminata...Per un interminabile momento aveva creduto di non sapere più respirare, vedendola così bella. Sì, Miss Elizabeth Bennet era davvero una donna speciale, così diversa da tutto quello che lui aveva conosciuto fino a quel momento...
I gridolini di Miss Kitty e Miss Lydia lo risvegliarono dalla piacevole rimembranza e lo costrinsero ad alzare gli occhi verso la porta; vide i Bennet al gran completo entrare nel salone: prima le due più giovani, che si confusero subito tra gli ufficiali, Miss Mary, che si andò a nascondere in un angolo, poi i due coniugi, che si separarono quasi subito. Miss Bennet, con un dolce sorriso sul volto, entrò al braccio di Bingley, già completamente immerso nella conversazione con la fanciulla; e infine, subito dietro di loro...
Il suo battito accelerò vertiginosamente, il fiato gli si bloccò in gola e le farfalle gli riempirono lo stomaco, mentre il resto della sala sembrò sparire quando la vide.
Elizabeth.
Era la cosa più bella che avesse mai visto! L'abito bianco a ricami azzurri e verdi metteva in risalto la sua figura slanciata e femminile e la rendeva eterea, mentre camminava; i guanti lunghi le fasciavano le mani delicate e il colore candido della mise faceva splendere la sua carnagione ambrata. I capelli, per la prima volta, erano raccolti in cima alla testa, benchè avesse ancora delle ciocche che le scendevano, ribelli, all'altezza delle spalle; la chioma era decorata da una corona di foglie, (alloro, forse?), simile a quella che le fungeva da cintura, facendola assomigliare incredibilmente ad una ninfa dei boschi, o alle immagini di Diana del suo libro di mitologia greca di Cambridge. Si muoveva leggiadra per la sala, ammirando le decorazioni e osservando gli invitati, alla ricerca di qualcuno, forse Miss Lucas, senza rendersi conto degli sguardi d'ammirazione che attirava.
Darcy faticò a riprendersi, ma ebbe la prontezza di spirito di allontanarsi dalla sala per qualche istante per poter riprendere il controllo delle proprie facoltà mentali; Miss Elizabeth era semplicemente divina quella sera, non c'erano altre parole degne di descriverla! La sua espressione, poi, lo aveva lasciato incantato: quel leggero sorriso di sincero apprezzamento alla vista della casa, quegli occhi che brillavano di gioia, di aspettativa...Raramente era rimasto così ammaliato alla vista di una donna, men che meno Miss Elizabeth, che credeva di aver già deciso essere accattivante, sì, ma non certo di una bellezza straordinaria; quanto si era sbagliato!
Ritenendo di essersi calmato a sufficienza, rientrò e per un momento si stupì di non trovarla a parlare con qualcuno tra la folla; sentendo la musica nel salone da ballo, vi entrò e la scorse. Rischiò di cadere di nuovo nell'incantesimo, almeno finchè non colse l'espressione di Elizabeth mentre danzava, un misto di irritazione, vergogna e sbigottimento, le labbra strette in una linea sottile, gli occhi che lampeggiavano, guardandosi attorno come per cercare una via di fuga o lo sguardo di compatimento di qualcuno degli altri ballerini o degli spettatori. "Che succede? Perchè è così arrabbiata?" Si chiese, cercando di vedere il suo partner nella danza.
Darcy lo riconobbe quasi subito, lo aveva già visto quel giorno a Meryton in cui aveva incontrato Wickham; era il reverendo Mr Collins, un cugino delle Bennet. Ebbe un moto di disgusto dopo averlo osservato bene: di un paio d'anni più giovane di lui, il rettore era un po' più basso di Bingley, decisamente più grosso e meno piacevole allo sguardo; il volto paffuto aveva dei tratti che gli ricordarono un topo ingrassato, forse anche grazie ai piccoli e acquosi occhi grigi e ai capelli castano chiaro, corti e flosci sulla fronte. Si muoveva con estrema goffaggine, inciampando nelle gonne delle ballerine, pestando i piedi ad Elizabeth e sbagliando continuamente direzione; come se non bastasse, poi, perdeva tutti i passi successivi prodigandosi in scuse fin troppo eloquenti alle altre coppie, mettendo in imbarazzo la sua partner in modo inconcepibile! Quando non era occupato a rendersi ridicolo, parlava in continuazione con Elizabeth, senza prendere mai fiato, guardandola come se lei gli appartenesse di diritto, con un'aria quasi di boriosa soddisfazione.
Il solo pensiero di Elizabeth con quell'uomo gli diede quasi la nausea e il fiele gli salì in gola. Dovette prendere dei respiri profondi e usare tutto il proprio autocontrollo per non intervenire nella danza; mentre il ballo continuava, il suo sguardo rimase fisso sul rettore, divenendo sempre più gelido e sprezzante. "Ma non si accorge di come la sta ridicolizzando? Possibile che quel maledetto pastore non abbia nemmeno un minimo di sensibilità?!" Pensò Darcy, oltraggiato, quando lo vide rivolgersi ad Elizabeth con un sorriso oleoso e inquietante, per poi dire qualcosa che la indusse a sussultare e ad impallidire dalla vergogna, ma Mr Collins sembrò non accorgersene. Era intollerabile! Lui non avrebbe mai messo in imbarazzo la sua dama, men che meno Elizabeth!
Il pensiero lo fulminò: ballare con Elizabeth...gli tornarono le farfalle nello stomaco e uno strano calore gli si diffuse nelle vene. Era dal ricevimento privato a Lucas Lodge che desiderava danzare con lei, sicuro che con la sua mente brillante lo avrebbe intrattenuto come nessun'altra dama era mai stata capace di fare prima, la leggiadria del suo passo e l'eleganza dei suoi movimenti gli avrebbero permesso di godersi l'atto della danza più di quanto avrebbe fatto normalmente; e poi, poterle tenere la mano...
La musica finì e Darcy fu costretto a ritornare alla realtà; mentre Mr Collins aveva iniziato a sproloquiare nel tentativo di scusarsi con gli altri compagni di danze, dimenticandosi completamente di dover riaccompagnare la propria dama fuori dalla pista, Elizabeth lo aveva fulminato con uno sguardo che fece correre un brivido di paura lungo la schiena di Darcy, per poi andarsene rapida, regale persino nella propria rabbia. La seguì con gli occhi e la vide riunirsi a Miss Lucas e, inaspettatamente, ridere dell'idiozia del cugino, nonostante tutta la mortificazione che le aveva causato. Darcy scosse la testa, stupito e ammaliato.
"Non abbastanza da tentarmi...ma come mi è saltato in mente?!" Pensò, sentendo un'ondata di vergogna trapassarlo al ricordo di quell'insulto per cui non era ancora riuscito a farsi perdonare. La vocina di suo zio James gli rimbombò nella testa, dicendogli: "Beh, che stai a fare lì impalato come un imbecille, Fitz? Chiedile di ballare con te! Mostrale che la ammiri!" L'idea, d'improvviso, gli sembrò la più sensata che avesse avuto da quando lui e Bingley erano arrivati nell'Hertfordshire; si accorse a malapena che le due amiche sbirciavano nella sua direzione con aria perplessa. Era completamente concentrato su Elizabeth, sui suoi occhi, su quella mente straordinaria e complessa, su quella misteriosa e affascinante creatura che cominciava ad occupare ogni suo pensiero...
"Mi concedereste l'onore del prossimo ballo, Miss Elizabeth?"
"Com'è bella quando arrossisce!"
"Ma io...veramente volevo...."







Note dell'Autrice: Eccomi di ritorno, gente, spero di non avervi fatto aspettare troppo. Credo che chiunque abbia letto Orgoglio e Pregiudizio si sia chiesto quali pensieri siano passati per la testa di Darcy durante quel ballo pubblico e qui c'è il mio modesto tentativo...Nella mia modesta opinione, a Darcy è successo, al contrario, quello che ogni tanto succede a me: vedo una persona di sfuggita, penso: "Però, è carino!"
, poi guardo meglio e mi accorgo che invece non era così carino... Lui ha guardato Elizabeth di sfuggita, ha pensato: "Bah, niente di che..." poi l'ha guardata meglio e ha visto che si era sbagliato! Spero che il mio Collins vi disgusti come disgusta me...XP!
Sotto consiglio del mio unico recensore, Origin 753, ho cercato di risolvere dei "problemi tecnici", chiamiamoli così...Ho sfoltito i periodi, diminuito i punti di sospensione, i punti esclamativi e ho tolto le virgole prima delle congiunzioni e. Spero che la descrizione di Elizabeth non sia troppo lunga, se lo è ditelo francamente, ma volevo che fosse visibile come Darcy l'abbia analizzata nel corso della loro conoscenza.
Spero che vi piaccia e anche che i 71 visitatori che hanno letto il primo capitolo mi lascino un'opinione sul mio lavoro...
Grazie e alla prossima!
Beijos
JudithlovesJane
  
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