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Autore: chaska    03/07/2011    1 recensioni
Era un suicidio, e ne ero pienamente consapevole.
Però lui mi sta aspettando.
E mai, mai, mai farlo aspettare. Pena la morte, o qualcosa di peggio.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rating capitolo: Verde come i puffi (??!)
Personaggi: Sesel (Repubblica delle Seychelles) – Ivan Braginski (Russia)
Osservazioni personali:  Nel post-it giallo in fondo.

 

 

Tra ghiaccio e fuoco.

 

Posai la mia mano tremante sulla maniglia dorata.

Per del tempo che nemmeno oggi riuscirei a quantificare rimasi immobile, con lo sguardo vacuo e fisso sul legno della porta finemente decorata che avevo dinanzi.

Sì, ero ben consapevole che non era saggio ciò che stavo facendo.

Cosa sto facendo?

In quel preciso momento d’indecisione le idee divennero più confuse che mai, e chissà perché cominciai a fare una lista.

Non sarei mai dovuta venire qui, prima di tutto. Sono così lontana da casa..

Voltai gli occhi verso le mie spalle, come a controllare che la via d’uscita fosse sempre lì, che non fosse scappata via, non l’avessero sbarrata…o vaporizzata, anche.

Cosa mi è venuto in mente?

In pieno deserto avrei avuto maggiori possibilità di sopravvivere!

 

Era un suicidio, e ne ero pienamente consapevole.

Però lui mi sta aspettando.

E mai, mai, mai farlo aspettare. Pena la morte, o qualcosa di peggio.

Posai di nuovo lo sguardo sulla maniglia che stringevo fermamente nella mano, e quella maestosa porta.

Ormai non posso più tornare indietro.

E lì abbandonai definitivamente tutte le legittime perplessità del mondo, ivi inclusa l’ardente voglia di andarmene e non toccare mai più l’argomento.

Solo allora potei abbassare quella preziosa e gelida maniglia.

Perché nessuno può permettersi il lusso di affrontare Ivan con lo sguardo d’un cucciolo impaurito.

 

 

La porta scivolò silenziosamente, anche se non fu facile. Pesava più di quanto credessi, e in quel momento mi sembrò un monito, come se il solo attraversarne la soglia fosse una difficoltà di per se, come se chi non fosse degno doveva starne fuori.

O forse sono solo io troppo debole per venire qui.

Ma alla fine ce la feci, ed ebbi anche il coraggio di compiere un passo verso l’interno.

Se Londra mi sembrava insopportabilmente fredda, questo è un inferno di ghiaccio.

Ringraziai solo allora chi mi aveva messo addosso quegli strani vestiti una volta arrivata lì, vestiti che mai avevo anche solamente immaginato. Senza di loro sarei morta, in qualche modo.

E nelle mia mente quella situazione si unì alla lista di prima, anche quello sembrava un ostacolo contro chiunque volesse entrare.

Però dovevo dimostrarmi degna, ed il mio corpo non compì un singolo movimento, nessuna mia debolezza fu mostrata.

 

Cercai con gli occhi l’oggetto primo dei miei pensieri, e vagarono per qualche istante in una stanza piena di mobili riccamente decorati, il tutto sprofondato nell’atmosfera più buia e silenziosa, dato che dalle finestre si poteva vedere solamente un’incessante bufera di neve.

Trovai solo due fonti di luce.

La prima proveniva dall’ampio caminetto, dove il fuoco ardeva vivace, ma non riusciva ad illuminare o riscaldare nulla all’interno.

La seconda fonte apparteneva agli occhi di Ivan Braginski.

Erano sottili come quelli di un gatto, violacei e brillanti come mai niente abbia visto in vita mia.

Sono gli occhi di un demone.

Mille storie di vecchi marinai e solitarie vecchie m’invasero la mente, tutto mi diceva che lui era pericoloso.

Eppure non compii un singolo movimento, dal momento che lo vidi non staccai i miei occhi dai suoi.

Non ero una sua preda, e non dovevo dargli alcun motivo di pensarlo.

-La Repubblica di Seychelles.-

Una voce sconosciuta mi annunciò alle mie spalle, e mai mi sentii così sollevata in vita mia, non ero sola, almeno.

-Piacere di conoscerla, Signor Russia.-

La voce con cui parlai non sembrò nemmeno la mia, ma poco importava.

Era comunque la prima volta che lo vedevo, o meglio, intravedevo, e l’etichetta voleva che ci presentassimo.

Non che quella farsa importasse a qualcosa, ma avevo bisogno di lui, meglio comportarsi come si deve dunque. E se devo essere sincera, in una situazione tanto spinosa la metodicità e prevedibilità di quelle parole mi confortarono tanto quanto quella terza presenza.

L’altro stato non disse nulla in risposta al mio saluto, e devo ammettere che questo mi mise una certa ansia addosso. Fece solamente un cenno con la mano verso una poltroncina esattamente dinanzi a lui, ed io non gli feci ripetere più d’una volta l’invito.

Mentre mi avvicinavo riuscii a distinguere meglio la sua figura: anche da seduto appariva imponente, credo che sia l’uomo più grande che abbia mai visto, eppure dava l’impressione d’essere longilineo, in qualche modo. Indossava un lungo cappotto, ed una lunga sciarpa che sembrava alquanto consumata dal tempo, e forse per questo risultava affascinante.

Ma ciò che più colpiva era il suo viso: i capelli gli scendevano sul volto lisci, d’un castano così chiaro da sembrare bianco. Il volto era sottile e le labbra tirate mentre beveva da un bicchiere di vetro un liquido che non riconobbi. Ma ciò che più mi attirarono furono i suoi occhi, sembravano godere di un’innata luce propria, ed il suo sguardo non si staccava nemmeno per un attimo dal mio.

Sono gli occhi di un comandante, di chi ottiene tutto ciò che vuole e che non guarda mai indietro.

Solo nel momento in cui mi sedetti, capii che non era il territorio russo a spaventare tutti. Ivan ne era la perfetta incarnazione, ed il timore di tutti nei suoi confronti era quanto mai dovuto.

Passarono alcuni secondi di silenzio, e ciò mi bastò per darmi il coraggio di parlare. Il peggio era iniziare, almeno credevo.

-Signor Russia, lei saprà che la mia patria sta attraversando una grave crisi in questo momento.-

Non sapevo se era il modo giusto di iniziare il mio discorso, né tantomeno se lui fosse a conoscenza della sola esistenza del mio piccolo arcipelago, ma non potevo tornare indietro, di nuovo.

-Ho riacquistato l’indipendenza solo recentemente,

e la mia terra da sola non sarà mai in grado di riprendersi da questa situazione.-

L’indipendenza…erano passati esattamente quattro anni, e sembrava un’eternità.

Quanti danni può portare un’invasione straniera?

-Sono qui oggi per chiedere il vostro aiuto.

L’unico inconveniente è che non ho nulla da donarle in cambio.-

Ecco, avevo terminato. Devo dire che fu un discorso breve, conciso e senza fronzoli, ma non sono mai stata adatta alla politica e alla diplomazia.

L’unica cosa che in seguito mi rimproverarono delle mie parole fu la mia ingenuità, oltre che l’idea di partenza stessa, certo.

Comunque, ritornando a quel giorno, con quella semplice considerazione dei fatti finii il mio discorso, e non aggiunsi nulla alle mie parole.

Non so quanto tempo passò prima che qualcosa succedesse, non c’era alcun orologio in quella stanza, e anche se ci fosse stato, ero troppo impegnata nel guardare Ivan da pari a pari per cercarlo.

L’unica cosa che seppi con certezza era che finì di bere il liquido dal suo bicchiere, ed io nel mentre mi stavo rodendo l’anima nell’incertezza.

-Richiedi dunque il mio aiuto.-

Le sue parole, per qualche motivo, mi risultarono inaspettate, così come la sua voce.

Se gli occhi incatenavano, la sua voce fendeva l’anima stessa. Sembrava possedere la tonalità di un bambino, eppure in qualche modo indicavano una grande autorità e t’imponevano una certa paura.

E forse il suo sorriso accentuava il tutto.

Sembrava una persona terribile, Ivan Braginski.

Aveva abbassato gli occhi mentre riponeva il bicchiere ormai vuoto, e aveva assunto uno strano sorriso. E alla fine aveva ricondotto lo sguardo verso il mio, mentre incrociava le mani sul grembo.

Sembrava soddisfatto.

-Te lo concedo. In cambio dovrai solo dichiararti come stato socialista.

 Io ti appoggerò.-

Devo ammetterlo, mi aspettavo di peggio.

Annuii, e siglammo l’accordo con una semplice stretta di mano. Una gelida e forte stretta di mano.

Certo, mi sembrava troppo strano. Sembrava un accordo unilaterale, come se ci guadagnassi solamente io.

Forse chiunque altro avrebbe sospettato una trappola dietro a quelle vantaggiose parole, ma io non potevo sperare di raggiungere altro, ed ero troppo ingenua per pensare ad altro.

Mi sarei accontentata di quello che avevo ottenuto, semplicemente.

Dunque mi alzai, e dopo essermi accomiatata, mi girai verso la porta, la tanto adorata uscita da quell’inferno.

-Ah, Seychelles.-

Mi voltai di scatto, senza avere il tempo di camuffare la sorpresa di quel richiamo.

-Ivan.-

Mi ci volle qualche istante per capire cosa intendesse. Lo sapevo come si chiamava, no? Ma il suo sorriso non mi ci fece pensare più di tanto.

-Sesel.-

Risposi senza neanche pensarci dovutamente, sembrava quasi come se dopo la sua risposta affermativa tutta la tensione fosse scomparsa, per lasciare spazio all’ingenuità.

Prima di voltarmi, vidi di striscio il suo sorriso ingrandirsi e nei suoi occhi apparire una luce diversa, e poi attraversai la porta per lasciarmi quell’inferno dietro le spalle.

 

 

 

Era ormai passato qualche tempo da quando Seychelles era ritornata nelle sue camere.

Sarebbe infatti dovuta rimanere in suolo russo ancora per qualche giorno, a causa dell’eccezionale bufera che imperversava nella capitale in quei giorni.

E dal quel momento l’intera magione ricadde nel suo silenzio originale. Non un singolo rumore si poteva sentire, semplicemente il suono della neve e del vento.

E Ivan stava lì davanti alla finestra, ad ammirare quello spettacolo che perfino in Russia non era tanto normale vedere.

Era una giornata particolare, quella, sotto molti punti di vista.

Era particolare come in una giornata così fredda e inospitale sia venuta a cercar aiuto da lui l’oggetto di una delle maggiori contese fra Inghilterra e Francia. Perché anche se il suo valore territoriale era ormai nullo,  sarebbe stato interessante analizzare le loro reazioni.

Ecco, era interessante, era caduta fra le sue mani la condizione ottimale per smuovere ulteriormente quel periodo già abbastanza tumultuoso.

Ivan alzò gli occhi ancor più al cielo, sperando inconsciamente di poter scorgere un pezzo di cielo azzurro, ingombro di nuvole.

Forse non era così interessato solo alle loro reazioni. Forse sarebbe stato curioso di provare il calore che quella ragazzina si portava dietro sin dalle sue isole.

Perché era una semplice ragazzina, dal quale sguardo apparentemente deciso si potevano discernere mille paure.

Sarebbe stato curioso vedere cosa la sua calda ingenuità avrebbe portato. Fuoco e ghiaccio che vengono in contatto, chissà cosa sarebbe successo.

Era tutto semplicemente interessante.

Sesel…

E dalle sue labbra si liberò una risata, una risata glaciale come solo la Russia poteva essere.

 

 

 

 

Post-it

Uh-uuuh, bien! Allora, è da un bel po’ che non scrivo, e altrettanto che non vengo su efp (dai che gli esami stanno per finire ç_ç°) e alla fine mi presento con…questo >w<

Beh, allora, prima di linciarmi diciamo che non ci ho messo poi chissà quanta fantasia. Semplicemente su wikipedia ho visto che veramente la repubblica delle Seychelles è stata per un bel po’ d’anni uno stato socialista appoggiato dalla Russia, e il mio cervello è partito e non è ancora tornato ç_ç se lo vedete ditegli che mi manca (?)

Beh, insomma, mi ha fatto pensare che Sesel non può essere a questo punto la tenera idiota e ingenua ragazzina che si vede nel manga, insomma, la vedo in maniera del tutto diversa adesso °-°

E per quanto riguarda Ivan-sama…beh, io lo vedo così °-°’ o almeno per quanto riguarda queste questioni importanti come aree di influenza e roba del genere °-° Oh beh si, lo so di aver scritto dei personaggi totalmente OOC xD e so anche che questa cosa non è assolutamente interessante, ma va beh, avevo bisogno di staccare un po’ dallo studio =w=

Ok, se proprio volete potete lasciare un commentino, ma stavolta non ci tengo più di tanto \(°-°)/ wow, sto male e si vede XD Ok, hasta manana gente!

Chaska <3

p.s. la prima volta che scrivo di russia-sama e sesel :D due stati che amo praticamente xD quindi siate clementi e ricordatevi delle mia deficienza xD  E scusate anche il titolo mentre ci sono, non sapevo che scrivere ù_u°

   
 
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