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Autore: reggina    03/07/2011    2 recensioni
Se la morte di Anthony fosse stato solo l'ennesimo tranello di Iriza, complice la zia Elroy, nei riguardi della dolce Candy? Se il ragazzo, ignaro di ciò, fosse sopravvissuto alla caduta da cavallo, perdendo però i ricordi del suo passato? La vita della giovane sarebbe stata diversa?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy)
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Fuochi incrociati”

Si può ricordare l’amore? È come evocare un profumo di rose in una cantina. Puoi richiamare l’immagine di una rosa ma non il suo profumo.

(Arthur Miller)

I rintocchi del campanile di Lakewood, cupi e mesti, battevano l’ora della morte e chiamavano la cittadina a dare l’estremo saluto al suo eroe di guerra.

I Cornwell e gli Andrew seguivano, nel loro pianto disperato e silenzioso, il feretro di Stear, nel cammino della morte.

Le donne, composte nel loro doloroso compianto, celavano i rivoli azzurri che solcavano le gote e sparivano sotto i foulard neri di seta.

Candy strinse forte la mano di Anthony e proseguirono insieme nel corteo che accompagnava la bara, avvolta in una bandiera a stelle e strisce, a giacere per l’eternità accanto agli altri Andrew strappati alla vita.

Prima che la cassa venisse calata nella fossa, Patty prese coraggio e, con mani tremanti, spiegazzò una carta da lettera che in quei giorni aveva accolto i suoi sfoghi e i suoi rimpianti.

Era un estratto delle diverse lettere che Stear le aveva spedito dal fronte: era pronta a leggerla innanzi alla folla affranta perché le parole del giovane inventore dessero forza a quanti lo avevano amato e consapevolezza della spregiudicatezza della guerra.

Si schiarì la voce per essere sicura che le parole di Stear arrivassero al cuore di tutti.

“Il freddo di quelle montagne, lungo le trincee, rimbomba anche nell’anima. Non cola solo sudore sulle tempie., Sono gocce di paura, tremenda inquietudine, mentre i tuoi occhi cercano altri occhi. Una ingiallita foto nella mano e una pesante lacrima che scende a fatica. In quei posti, sotto la pioggia di piombo, la pace si compra con la guerra.

Fronte francese: 28 agosto 1917” *

Estrasse un altro fogliettino annunciando con voce spezzata che era l’ultima lettera inviata da Stear, scritta prima di pilotare l’aereo su cui sarebbe stato ucciso.

“Tutto intorno a me va avanti come sempre, mentre io sto andando a combattere contro il nemico: mi chiedo se quello che faccio abbia un senso. Mi sento così freddo e indifferente… Patty non vorrei mai vederti piangere! Perdonami se ti ho fatto soffrire!”*

La lettera era datata 4 dicembre 1917.

La giovane prese un fiore d’asfodelo e lo gettò sulla bara, quindi si ritirò e si lasciò consolare nelle braccia di Annie.

La seconda a voler onorare il triste commiato dall’esuberante nipote fu la glaciale Elroy Andrew: nessuno l’aveva vista versare neppure una lacrima, quasi fosse convinta che la dipartita del più gioviale degli Andrew fosse un tremenda punizione che gli dei le avevano mandato in conto, per farle espiare le bugie con cui, per tanto tempo, aveva procrastinato il futuro del nipote prediletto.

Fece il segno della croce e gettò il suo rosario sulla cassa. Notò Anthony e Candy farsi forza a vicenda e capì che era tempo di far cessare le accuse verso la nipote adottiva, rivedendosi dalla convinzione di additarla come fautrice delle disgrazie della sua famiglia: Rose Mary non c’era più e lei ormai era vecchia e presto, lo intuiva, la fine avrebbe falciato anche il suo trono nella potente famiglia americana. Candy sarebbe stata la degna erede di grazia di Rose Mary coniugata alla fermezza e alla testardaggine indispensabili per tirare avanti le generazioni future.

William Albert Andrew seguiva da lontano il mesto rito: aveva preferito evitare ulteriori sorprese alla famiglia, rimandando l’annuncio del suo ritorno a tempi più tranquilli. Solo il fidato George udiva i suoi sospiri affranti.

Archie tendeva una mano verso sua madre e l’altra verso la futura moglie: presto avrebbe chiesto Annie in sposa alla famiglia Brighton ma, nel giorno del dolore, riusciva solo a concentrarsi sul vuoto che il fratello avrebbe lasciato per sempre nel suo cuore. La famiglia Cronwell aveva innanzi agli occhi il corpo straziato dalla guerra di un figlio che avevano stentato a riconoscere.

Candy invece era sorretta da ricordi più felici e divertenti: ripensava al giorno in cui Stear le aveva offerto un passaggio sulla sua auto senza sapere che presto sarebbero stati una stessa famiglia, agli imprevisti del regalo con cui aveva omaggiato il suo diploma di infermiera, al carillon che le aveva regalato quando era andato a trovarla a Chicago.

Stear le aveva assicurato il suo affetto eterno e, come aveva fatto con gli altri, aveva chiesto anche a lei che il suo eroismo patriottico venisse perdonato.

E prima che il sacerdote invitasse a pregare per il “caro fratello Alistair Cronwell” e la terra umida e gelata di dicembre coprisse per sempre quella vita, Candy ed Anthony compirono assieme il luttuoso rituale. L’infermiera gettò un altro asfodelo, il fiore dei morti, sul coperchio e il ragazzo sporcò di terra la bara del cugino.

Si tennero per mano e restarono alcuni secondi in preghiera, quindi si allontanarono insieme. Uno spiffero sollevò l’orlo del velo sotto cui Candy stava proteggendo il suo dolore esponendo il suo volto affranto agli altri partecipanti alla cerimonia. Fu allora che nella folla, in attesa di esprimere il proprio cordoglio alle famiglie colpite dall’ennesima sventura, scorse Terence.

Ammiccò in direzione della sua passione mai definito e, istintivamente, cercò protezione nell’incanto del suo vero amore.

Anthony, insospettito dalla ragazza che gli si era stretta contro, fu portato ad indagare sul motivo del suo disagio: allora scorse anche lui il rivale, notando che non era da solo.

Accanto al bello e dannato Granchester stava, con portamento regale ed indubbia grazia, un’elegante donna bionda che, in altre circostante, avrebbe sicuramente catturato l’attenzione di molti.

Riemergendo dal suo dolore, Anthony si sforzò di sorridere a Candy per convincerla che avrebbero chiuso insieme i ponti con il passato.

Dopo la cerimonia, i giovani Andrew accompagnarono Patty fino alla stazione: aveva deciso di tornare in Florida e non indugiare oltre sui ricordi dolorosi lì nel Colorado. L’amica della Saint Paul le regalò il carillon della felicità, nella speranza che l’ultima invenzione di Stear la facesse sentire meno sola.

Un vuoto profondo si impossessò di Candy mentre tornavano alla villa per il breve e parco rinfresco: riviveva l’angosciante sensazione che le aveva lasciato il sogno premonitore di qualche mattina prima, si sforzava di capire se quel bambino fosse davvero il parto delle sue paure o l’angelo della morte che sarebbe potuto tornare in qualsiasi momento, per falciare la felicità sua e di Anthony. E inevitabilmente il pensiero corse veloce al giorno funesto della caccia alla volpe.

“Vuoi che sia con te quando Terence Granchester vorrà salutarti o preferisci che ti lasci da sola?”

Fu proprio il giovane Brown, ostentando fiducia e fermezza, a porla innanzi all’inevitabile incontro.

“Chiudiamo insieme al passato! Noi due siamo il futuro!”

Replicò decisa la fidanzata.

**********

Notando che Candy era tornata, l’attore scozzese richiamò l’attenzione della donna che lo accompagnava e si avvicinò con lei verso i due ragazzi.

“Ciao Candy! Anthony!”

Era ancora vivida l’onta del disonore che il suo orgoglio non era riuscito a cancellare per non essere stato capace di debellare quel male che aveva visto in Anthony e che aveva infettato il cuore della sua Giulietta. Ma quel male si chiamava amore, lo sapeva bene, e non si poteva curare ma soltanto arrendersi a lui.

“Vi ringrazio per avermi permesso di salutare un ultima volta Stear! Lei è mia madre Eleanor Beker: le ho raccontato che Stear era un suo grande fan e ha avuto piacere ad omaggiare la sua memoria accompagnandomi!”

“Le mie più sentite condoglianze, ragazzi!”

Porse loro la mano Eleanor, incantandoli con la sua sola presenza: Anthony, rinvangando l’ammirazione che nutrivano per l’attrice assieme ai cugini, restò un attimo impacciato innanzi a lei. Le donne di tale grazia e maestosità lo portavano sempre ad interrogarsi su come sarebbe potuta diventare Rose Mary se il destino fosse stato più clemente con lei da concederle di veder crescere suo figlio.

“Anche io partecipo al vostro dolore!”

Fece eco Terence, sorprendendo se stesso e gli altri nel porre direttamente le sue condoglianze ad Anthony: il gesto sicuramente non avrebbe inabissato i loro dissapori, non avrebbe curato un cuore ferito e umiliato e non gli avrebbe restituito Candy ma anche Terence era deciso a voltare pagina, a cancellare le macchie del passato e cercare una felicità diversa da quella immaginata.

Anthony accettò le condoglianze e sussurrò qualche parole all’orecchio di Candy, quasi che ne cercasse l’approvazione per compiere qualcosa.

“Signora Beker venga…le presento il resto della famiglia!”

Utilizzò quell’espediente per permettere all’amata di salutare la stella di Brodway nel modo che riteneva più appropriato, senza che si sentisse vittima di soggezioni.

“Come stai Candy?”

Si rivolse a lei in maniera più spontanea Terence.

Candy si rese conto che in quei mesi si era trovata tra due fuochi: potevano diventare pericolosi e mortali per la felicità di molti come la pioggia di piombo lo era nelle trincee nella poesia che Patty aveva letto al cimitero. Ma lei aveva saputo spegnerli in tempo ed impedire che l’odio e il rancore avvelenassero il futuro.

“Bene direi…date le circostanze!”

“ Sei felice con il fantasma di Lakewood! Non volevo ammetterlo a me stesso ma vedendovi assieme mi sono dovuto arrendere all’evidenza!”

Si era spostato vicino ad un terrazzo per accendersi una sigaretta.

Lei avrebbe voluto sottolineare quanto le desse fastidio quell’appellativo desueto che aveva infamato Anthony e di quanto i fantasmi negli ultimi tempi fossero ridondanti.

“Quel giorno in ospedale ti avevo detto che i petali possono anche sgualcirsi ma il bulbo rimane e la pianta rinasce!”

Gli rammentò flemmatica lei.

“Ricordo i giacinti di quel giorno Candy! Rossi e blu! Dolore e coerenza dicesti! Li ho odiati fino all’altro ieri quei fiori ma ora non voglio più farmi del male pensando che ti ho persa per sempre!”

Riusciva ancora a farla sentire in colpa ma non era più come prima: qualcosa tra loro si era rotto, avevano posto delle distanze e osservavano i loro sentimenti da una prospettiva più distaccata.

“Quando non si è più accecati dalla rabbia e dalla delusione si riesce ad analizzare meglio la propria vita!”

“Io non rimpiangerò mai il fatto di averti incontrato Terence e non c’è nessuno che meriti di trovare la sua strada e la sua felicità più di te!”

Augurò accorata Candy.

La stella di Brodway gettò il mozzicone e sorrise enigmatico.

“Parto con mia madre: starò qualche tempo con lei in Scozia! Quando questa schifosa guerra finirà forse tornerò in America: il palcoscenico è la mia vita e magari un giorno verrò acclamato in tutti i teatri americani!”

“O in quelli di tutto il mondo!”

Si asciugò una lacrima Candy, consapevole che quello era il secondo addio della giornata.

“Chissà forse in una sala di New York o di Chicago ad applaudirmi ci sarai anche tu Tarzan tutte lentiggini con il tuo fantasma…con il tuo Anthony!”

Terence immaginava che l’epilogo scontato di quella decisione presa a Chicago: la prossima volta che si sarebbero rivisti avrebbe avuto innanzi la signora Candice Andrew Brown.

Candy sbuffò tra le lacrime a quella battuta e capì quanto Terence ed Anthony l’avessero aiutata a crescere e a capire, grazie a loro aveva conosciuto la passione, l’amore, i sentimenti ed era diventata donna.

Si allontanò da tutti perché preferiva essere sola: doveva piangere un nome su una bara e un nome nelle sue fantasie, un nome che il tempo e l’edera avrebbero fatto scomparire.

Un nome oggi coperto di pianto e domani di polvere.

**********

• I contenuti delle lettere che legge Patty non sono farina del mio sacco: la prima è una poesia dell’alpino Alberto Chiaretto, “Fuochi incrociati” e la seconda sono proprio le parole che Stear pronuncia nell’anime prima che il suo aereo venga abbattuto.

- La donna che doveva accompagnare Terence in un primo momento doveva essere Susanna, ma per evitare di attirarmi il vostro odio perenne ho deciso questa piccola deviazione!

Ora passiamo ai ringraziamenti:

Zapotec: grazie per seguire la storia! Spero che il capitolo sia all’altezza degli altri!

Tetide: grazie anche a te per la costanza con cui segui i molto sporadici aggiornamenti! Dici bene: Anthony e Candy chiudono i ponti con il passato e lei, in una prova difficile, si “libera” definitivamente di Terence.

Roxy 70: Allora la nostra è stata telepatia? Felice di averti letto nel pensiero e aver sviluppato questa storia che premia le tue fantasie^^ Tranquilla non morirà più nessuno ( anche perché con Terence sono stata parecchio crudele! Per Iriza: magari in una prossima ff!). Colpi di scena magari c’è ne saranno ancora ma credo che ci avviamo verso una degna conclusione!

E dulcis in fundo Andy Grim: grazie per il bentornato e la recensione! Già ci avviamo verso la fine, come dici non lieta per tutti ma ho preferito non assegnare una felicità definitiva a Terence, lasciando immaginare la più degna ai lettori.

Grazie a tutti voi! Buona lettura.

   
 
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