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Autore: Aurora Barone    03/07/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo ormai lontani dal ponte che prendeva fuoco sotto i nostri stessi occhi.
“Mi hai salvato la vita!”esclamai scioccata.
“Sei stata tu a salvarmi la vita!” mormoro mostrandomi un sorriso disarmante.
I compagni ci scrutavano malamente più del solito, c'era chi rideva, chi era sorpreso quanto me e chi rimaneva in silenzio a fissarci con insistenza.
Poi delle braccia agitate mi avvolsero', era Yoto.
“Ero preoccupatissimo, stai bene?”
“Si” annui con estremo disagio, sentivo gli occhi di Itou che ci guardavano con una certa insistenza e poi pure lo sguardo delle compagne non presagiva niente di buono, Yoto da quello che avevo capito, era molto desiderato dalle ragazze, mentre Itou era il ragazzo dal fascino complicato, quello più ribelle, quello che piaceva e non piaceva, mentre Yoto toccava il cuore di quasi tutte le ragazze, perché era gentile, a modo, insomma il fascino del classico bravo ragazzo.
Ricambiai il suo abbraccio, un po' per circostanza e un po' perché quelle braccia mi ricordarono quelle del mio amato Yuki.
Tornati a casa, gli domandai “ Come mai mi hai salvato la vita?”
“Bè...mi attizzi parecchio...” mi sussurrò all'orecchio con eccessiva malizia, poi sentii il suo respiro sfiorarmi il lobo.
“Adesso sarai costretta a ricompensarmi come merito!” disse con un sorriso per nulla casto.
Dopo aver detto queste parole, mi afferrò per il braccio e mi condusse nella sua stanza facendo attenzione che non ci vedesse nessuno.
Era difficile fare resistenza sopratutto perché riavevamo messo i rispettivi braccialetti, bè anche quando lo aveva tolto non era cambiato un granchè.
Feci resistenza, anche se mi risultava parecchio difficile, il suo sguardo era così penetrante, si insinuava dentro la profondità dei miei occhi per poi entrare dentro la mia testa e per poi raggiungere il mio cuore.
Sentivo il mio cuore ruggire, nonostante volessi metterlo a tacere.
“Dai che lo vuoi anche tu!” disse non appena lo allontanai da me.
“Non è vero...” dissi indietreggiando come una bambina che fuggiva dal lupo cattivo.
“Sei così frigida! Perché per una volta non ti lasci andare!” disse avvicinandosi, io in tutta risposta mi diressi verso la porta evitando il suo sguardo.
Ma mi afferrò da dietro, sentivo le sue braccia possenti contro il mio corpo che tentava inutilmente di liberarsi, ma una parte di me voleva liberarsi, ma l'altra diventava esitante...
Il calore del suo corpo stretto al mio, mi faceva provare una sensazione di pace e un senso di protezione inspiegabile e poi risvegliava in me insoliti pensieri sopratutto la sua lingua che accarezzava il mio lobo, non era affatto di aiuto!
Dopo un po' si fermò e disse con asprezza“ Il tuo problema è che sei troppo frigida!”
“Non sono frigida!” esclamai irritata.
“No?” domandò ridendo.
“E' solo che non voglio fare questo genere di cose con te...” esclamai giustificandomi, non sapevo neppure perché lo stessi facendo, mi sentivo tremendamente stupida.
“E allora con chi vorresti fare questo genere di cose? Con Yoto?” domandò ancora con quella risata sferzante.
“Con il ragazzo che amo!” gli risposi.
“Bè allora dimmi se amavi tanto Yuki perché tra te e lui non è mai successo nulla?”domandò con impertinenza.
“Non sono affari tuoi!” esclamai indispettita.
Poi di colpo mollò la presa, ma non appena credetti di essere libera sentii la sua mano stringermi il polso per farmi voltare verso la sua direzione poi improvvisamente mi fece quella domanda seria e quanto mai improbabile “Che cosa si prova quando si è innamorati?”
Rimasi sbigottita dalla domanda che mi aveva posto, non potevo certo aspettarmi una domanda del genere da uno come lui.
Non mi stupiva che non sapesse cosa si provasse data la sua insensibilità, però mi scioccava l'idea che me lo stesse chiedendo e che se stesse domandando.
“E' quando bè una persona ti fa venire il batticuore, quando per la quale persona sei disposto a fare qualunque cosa persino mettere a repentaglio la tua vita...quando non esiste il resto del mondo, ma solo tu e lui...”
“A repentaglio la vita?” mi domandò.
Poi mi tornò in mente quello che era accaduto prima di far ritorno a casa, mi aveva salvato la vita senza pensarci 2 volte, così improvvisamente lo guardai con occhi diversi come se improvvisamente stessi cogliendo il senso di quella sua azione.
“Aspetta, non sarai mica innamorato di me?”gli chiesi osservandolo con attenzione.
Sentii la sua mano che stringeva il mio polso tremare.
“Non so di che diamine tu stia parlando!Non ti montare la testa, sei solo un robot molto ben fatto, bè tutta opera del lavoro di mio padre...sei molto scopabile, ma a parte questo nient'altro!” replicò sdegnato.
“Bene allora lasciami in pace!” affermai infuriata.
“E no! Mia adorata, sei il mio robot e la tua verginità mi appartiene di diritto, potrei anche prendermela con la forza non sconterei nessuna pena...ma non mi piace ricorrere alla violenza!”disse con quell'espressione arrogante, avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi, ma come al solito l'altra parte di me sembrava avere un debole per quel suo faccino e per quei suoi occhi smeraldo.
“Ma avevi detto che non ti interessava scopare con i robot!” esclamai risentita.
“ Bè si può sempre cambiare idea!” disse sornione.
Il suo braccio stringeva con forza il mio e mi spingeva verso di lui, stavo facendo resistenza, ma la scossa elettrica non era affatto di aiuto, sentivo il mio corpo prendere fuoco e dolermi, per non parlare della testa, quando facevo eccessiva resistenza sentivo come se il cranio mi stesse per esplodere.
Mi lamentai per il dolore causato dalle scosse, ma ciò nonostante non ero disposta a cedere, non potevo andava contro qualunque principio.
Ok, era un ragazzo molto affascinante, aveva quegli splendidi occhi, però non era il ragazzo di cui era innamorata e questo mi bastava per indurmi a fare resistenza, perché non avrei mai fatto l'amore con qualcuno che non amavo era una questione di principio, alla quale non sarei mai scesa a compromessi.
“Vuoi per caso farti esplodere il cranio?” mi domandò infuriato notando i miei malori, anche perché tutte le volte che cercavo di spingerlo e di liberarmi dalla sua stretta finivo per piegarmi per l'eccessivo dolore fino a che non caddi per terra sentendo le forze che mi stavano abbandonando.
“Sono così brutto?” mi chiese interdetto.
“Ma cosa sei idiota?!” esclamai agitata con tutta la forza che avevo in corpo, anche se le mie condizioni non mi consentivano di gridare eccessivamente.
Poi improvvisamente mi misi a piangere per il dolore e poi per tutto il resto per quella situazione in cui non volevo essere, non avevo chiesto di diventare il robot di qualcuno, non avevo chiesto di essere riportata in vita... e questa mia nuova vita non aveva alcun senso...
“Mi dispiace temo di aver esagerato!” disse porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Non ho bisogno del tuo aiuto!” esclamai indispettita rifiutando il suo aiuto.
“Ti ho detto che mi dispiace!” mi precisò, come se bastasse un semplice mi dispiace per aggiustare le cose.
“Non me ne faccio un cazzo del tuo mi dispiace!” dissi cercando di rialzarmi con le mie sole forze.
Riuscii ad alzarmi tra uno sforzo e l'altro, anche se il mio equilibrio era molto precario.
“Non ti reggi in piedi, lascia che ti aiuti!” disse diventando di colpo gentile, mi parve di una falsità unica quel suo comportamento, oppure provava pietà per me, dovevo fargli davvero molto pena, io il suo robot indifeso e di cui lui poteva disporre come meglio credeva.
“Ora capisco perché mi hai salvato la vita, di certo non era un gesto caritatevole!” dissi divincolandomi da lui che mi teneva per evitare di farmi cadere.
“Era per questo, per divertirti con me... io non sono la tua bambola! Preferisco morire piuttosto che diventare il tuo giocattolo. Mi hai capito?”dissi furente.
“Ho capito...” rispose atono con lo sguardo fisso su di me.
“No, non credo tu abbia affatto compreso sono arcistufa di farmi mettere i piedi in testa da te e dai tuoi compagni! Mi hai salvato la vita, bene ora pagane le conseguenze!”esclamai adirata.
Avevo detto quelle parole senza pensarci, però era ciò che realmente pensavo, stavo realizzando che non ne potevo più di prese in giro e di dispetti insensati.
Questa era la mia nuova vita e se non altro dovevo saper dare testa a coloro che ce l'avevano con me senza una ragione ben precisa, anzi no la ragione la sapevo era perché ero un robot. E chi aveva chiesto di diventarlo? Non certo io!
 
Il giorno seguente, mi alzai prestissimo, ero pronta ad iniziare la mia giornata scolastica e se qualcuno osava rompermi le scatole o fare o dire qualcosa contro di me, non sarei stata più in silenzio a subire le offese.
Purtroppo era tutto facile a dirsi che a farsi, quel maledetto braccialetto mi complicava sempre le cose.
Io e Itou non parlavamo, in quella macchina regnava il silenzio solo l'autista a volte scaldava l'atmosfera con qualche domanda e parola facoltativa.
Arrivati davanti la scuola continuammo a non rivolgerci la parola, camminavamo anche mantenendo sempre una certa distanza,in realtà non sapevo se era lui a mantenere quella distanza o se ero io a farlo.
In quelle vicinanze c'erano i suoi “simpatici” compagni e sopratutto le “sue simpatiche” compagne tra cui Kasumi e le sue insopportabili amiche, lei salutava Itou come al solito come una gatta morta in calore, mentre lui accennava appena un saluto.
Non era il suo tipo, a lui gli interessavano solo le ragazze belle, quelle brutte non facevano certo per lui, insomma la superficialità fatta persona di cosa dovevo stupirmi?
E dopo questa scena penosa, mi rivolse uno sguardo di sfida che non riuscivo affatto a comprendere come quello della cameriera di Itou, non riuscivo davvero a capire quale fosse il loro problema? Io di certo non osava neppure avvicinarmi al loro Itou, che se lo tenessero' ben stretto e se potevano anche tenermelo alla larga ancora meglio!
“Eilà!” ci salutò Sayoko allegramente insieme a Yoto, non appena Kasumi e quelle due si allontanarono ridacchiando.
“Ciao” rispose Itou, subito dopo risposi io.
“Un po' di vitalità!” esclamò Sayoko.
“Echiko pessima giornata?” domandò Yoto, non sembrava dar molto peso all'amico, era come se tirasse un'aria strana fra quei due dopo quella famosa gita.
“No, affatto!” dissi sorridendo.
Poi Sayoko e Yoto parlarono dei club, che erano indecisi se iscriversi al club di nuoto o a quello di calcio, c'erano Yoto e Itou che privilegiavano il calcio e Sayoko che era contrariata.
“Oh ma insomma dovevamo iscriverci insieme a quello nuoto!” sbuffò Sayoko.
“Lo sai io e Yoto da sempre decidiamo di iscriverci a quello di calcio!” rispose Itou.
“E se decidessi di venire a letto con te ti iscriveresti a quello di nuoto?” domandò Sayoko ridendo.
“Tanto lo dici solo per scherzo...bè forse in quel caso potrei si comunque fare un' eccezione!” disse Itou.
“Sei senza ritegno, secondo me ti scoperesti anche la serratura di una porta se ce ne fosse l'occasione!” esclamò Yoto in tono scherzoso, ma più che scherzoso sembrava acido.
“Bè in effetti!” dissi ridendo.
“Si ma vorreste paragonarmi alla serratura di una porta?” esclamò Sayoko un po' risentita.
“No, mi attizzi di più di una serratura di una porta!” rispose Itou con sarcasmo
Pensai all' oggetto della loro discussione parlavano dei club, ora che ci pensavo con Liriko avevo frequentato il club di pittura ma con risultati per nulla soddisfacenti, non ero per nulla brava a dipingere e quando mostrava i miei “capolavori” tutti facevano delle espressioni alquanto scettiche.
Liriko e Yuki mi dicevano ironicamente che anche Picasso ai tempi non doveva essere stato compreso e che la sua vera fama gli era stata riconosciuto quand'era morto, ma nel mio caso non credo che ci fosse una qualche forma di talento.
Mi piaceva disegnare e dipingere, però non mi entusiasmava più di tanto, mi divertiva solo l'idea di poterlo fare insieme a Liriko e a Yuki.
Un club che avrei voluto frequentare era sempre stato quello di musica, ma sfortunatamente nella mia scuola era stato tolto per carenza di iscrizioni e poi frequentare un club di musica quando non si sa neppure suonare uno strumento musicale, non mi sembrava neppure una buona idea.
Quante volte avevo implorato i miei genitori di comprarmi un violino e di pagarmi delle lezioni private, ma erano troppo costose e poi erano scettici alla sola idea che potessi essere capace di suonare un qualcosa, non c'era nulla da fare per loro ero solo un'incapace.
E non avevano neppure perso tempo a rimpiazzarmi con un clone, rammentai con amarezza.
“Nella nostra scuola esiste il club di musica?” domandai a Sayoko, interrompendo i loro discorsi su Itou e i suoi approcci squallidi con le ragazze.
“Si, perché?” domandò Sayoko curiosa.
“Lo so io a che cosa sta pensando la mia Echiko...” esclamò Itou.
“Non sono la tua Echiko! Piantala con questa manie di possessione sulla mia persona!” ribattei.
“ Che tu lo voglia o no sei il mio robot” disse con il suo solito sorriso disarmante, poi quei maledetti occhi verdi che con la luce del sole apparivano ancora più luminosi.
“Ha ragione dovresti trattarla un po' meglio! Capisco che per te è difficile portare rispetto ad una ragazza figuriamoci ad un robot, con tutti i pregiudizi che hai tu sui robot!” disse Yoto.
“Sai a volte Yoto...fatico a credere che tu sia mio amico, vedo che hai davvero una così alta stima di me...”disse Itou alzando la voce sembrava essersi offeso.
“Vedi Itou, in quanto tuo amico ti faccio presente queste cose...e te le ho sempre fatte presenti e non smetterò mai di rimproverarti il tuo modo di fare che assumi con le ragazze!” disse Yoto in tono pacato.
“Avrò un modo di fare sbagliato, però io almeno se rischiano la vita non mi sto con le mani in mano!” concluse Itou.
Era un chiaro riferimento all' incidente del ponte, però era vero, Itou mi aveva salvato la vita, da lui non me lo sarei mai aspettato, mentre Yoto che mi riempiva sempre di attenzioni era rimasto lì a guardare senza far nulla.
Anche se non doveva di certo averlo fatto per nobili motivi, la mia idea era che lo avesse fatto semplicemente perché ero il suo giocattolo e l'idea doveva divertirlo parecchio di poter fare tutto quel che gli pareva sulla mia persona senza che avessi possibilità di replica perché ad ogni mio rifiuto,ad ogni mia resistenza corrispondeva una forte scossa.
Poi l'aveva confermato anche lui dicendomi che voleva essere sessualmente ricompensato.
“Mi hai salvato la vita solo perché...bè lo sappiamo benissimo io e te il perché e penso che lo sappia anche tutta la classe, grazie alla tua performance dentro la tenda!” dissi acidamente.
“Echiko quello che non ti è chiaro è che tu mi appartieni già...è la legge che lo dice è nulla mi vieterebbe di forzare un po' la mano, ma mi pare di avertelo già detto ieri sera, non sono quel tipo di persona e poi non c'è ne sarà neppure bisogno perché sarai tu a concederti a me!” disse guardandomi con quei suoi occhi lucenti e penetranti da togliermi il respiro,ma gli mostrai una spiccata indifferenza.
Sayoko si mise a ridere dicendo “ Sei troppo sicuro di te Itou, per una volta dovresti ammettere la sconfitta...”
“Il punto è che qui non stiamo parlando di una partita a scacchi, ma stiamo parlando di me!” esclamai infuriata, fulminai con lo sguardo persino Sayoko.
Anche Yoto era piuttosto concorde e sembrava pronto a fare a pezzi Itou, avevo come l'impressione che stessero' per giungere alle mani.
“Itou stai esagerando!” ringhiò Yoto, stava per mollargli un pugno al naso, ma io mi misi in mezzo, quel maledetto e stupido istinto di proteggerlo.
 
“Ei non ti starai mica incazzando con me? Echiko io non intendevo ecco offenderti, anzi stavo semplicemente prendendo in giro Itou, il suo orgoglio e il suo ridicolo ego!”
“Lascia stare Sayoko!” affermai sbuffando scocciata.
Non ero in vena di risate e di battibecchi di nessun genere, ero piuttosto stanca di essere catalogata il robot di Itou.
E poi l'idea di dover mettere piede in quella classe in cui tutti mi osservavano con quell'aria di sufficienza, non mi faceva di certo fare i salti di gioia.
“Echiko che ti prende?” chiese Sayoko.
“Nulla...semplicemente non sono in vena di argomentazioni e di chiacchierate...” risposi secca.
Suonata la campanella entrammo come al solito, presi posto silenziosamente, mentre tutti mi squadravano da cima a fondo e li sentivo dirsi qualcosa all'orecchio ridendo.
In particolare mi soffermai su Kasumi che rideva forte insieme alle sue amiche, poi alzò la voce dicendo “Ma puttana è sinonimo di robot giusto?”
“Che ne dici di piantarla!” esclamò Sayoko alla diretta interessata.
“ E tu che ne dici di farti gli affaracci tuoi?! E poi da quando non si può più esprimere il proprio pensiero?!” domandò Kasumi insieme alle sue tirapiedi.
Itou era rimasto seduto nel suo banco a godersi la scena, mentre gli altri compagni ridacchiavano e iniziavano anche loro ad andarci giù pesante.
“A quanto pare giochi a fare la difficile con il tuo stesso padrone! I robot come te sono i più insopportabili, chi ti credi di essere?!” domandò un compagno guardandomi in un modo maligno.
“Tu devi fare quello che gli esseri umani ti chiedono e non puoi sottrarti agli ordini del tuo padrone!” esclamarono gli altri compagni in coro.
Incrociai i loro sguardi malevoli e irritati, mentre io cercavo di apparire distaccata e disinteressata a ciò che stessero' dicendo come se ciò non mi riguardasse in alcun modo.
Anche da umana avevo spesso ignorato i miei compagni, le loro critiche e i loro insulti, avevo sempre realizzato una barriera tra me e loro, era come se fossi presente lì con il corpo, ma non con la mente, sapevo quello che stessero' su di me, ma li ascoltavo come se non mi riguardassero', come se stessero' parlando di un'altra persona che non conoscevo.
Ma ignorandoli finii per farli infuriare ancor di più, uno di loro mi lanciò una cartella colpendomi alla testa.
Mi massaggiai la testa e mi voltai per vedere chi fosse stato, era un ragazzo con i capelli tinti di biondo e con un espressione per nulla raccomandabile, digrignava i denti e mi guardava in un modo spaventoso come se volesse farmi a pezzi da un momento all'altro.
Sayoko si alzò dal suo banco urlando“ Piantatela!”
Io osservavo l'orologio appeso alla parete dovevo resistere solo un altro po', dopotutto la professoressa sarebbe arrivata a momenti, ma quel giorno sembrava tardare più del solito.
Poi mi ritrovai circondata, si avvicinarono al mio banco e mi sollevarono di peso, tentai inutilmente di fare resistenza e di liberarmi, ma il braccialetto me lo impediva.
Potevo proteggere Itou, ma non me stessa, questa si che era una gran bella fregatura!
Vidi Sayoko avvicinarsi al banco di Itou, forse gli stava chiedendo di fare qualcosa, mentre lui leggeva un manga con aria indifferente come se la cosa non lo riguardasse.
Voleva forse vendicarsi del fatto che lo avessi rifiutato?
Sentii Sayoko alzare la voce, mentre io subivo le angherie dei compagni che mi spingevano a terra e mi colpivano con pugni e calci.
“Perchè? Perché?” urlai infuriata con le lacrime agli occhi.
“Perchè sei un robot!” rispondevano in coro ridendo come se la risposta fosse scontata.
Poi il biondino mi strappò la maglietta di dosso mentre i compagni ridevano e commentavano.
“Ha un seno piccolo per essere un robot!” commentavano maliziosamente.
Io rimasta in reggiseno tentavo inutilmente di coprirmi con le mani e le braccia.
Rammentai ciò che avessi detto ad Itou il giorno precedente, avevo detto che non avrei mai più permesso a nessuno di calpestarmi e invece ero in quelle condizioni, non riuscivo a far nulla, il braccialetto mi impediva ogni qualsiasi forma di resistenza, tutte le volte che cercavo di colpire qualcuno prendevo una scossa violenta.
Indietreggiavo tentando di scappare dai soprusi dei compagni e in quell'attimo incrociai Liriko, il suo sguardo era gelido.
Mi fece uno sgambetto facendomi cadere a terra poi si abbassò per accostare le sue labbra al mio orecchio.
“Ecco cosa ci guadagni a proteggere Itou... perché non passi dalla mia parte?” mi sussurrò.
Aveva ragione che cosa diavolo ci guadagnavo? Il problema era il braccialetto, non potevo sottrarmi al suo volere neppure se lo desideravo.
“Mi pare di averti già detto che il braccialetto non è un problema, è la tua forza di volontà il problema!”disse rialzandosi, mentre i compagni si avvicinavano a me.
Mi rialzai per scappare fuori dalla classe ma c'era Kasumi e le sue amiche a bloccarmi l'uscita.
Mi voltai verso Itou che continuava a leggere il suo manga con noncuranza,mentre Sayoko continuava ad implorarlo di far qualcosa.
Non erano i compagni e le loro angherie a farmi veramente male, ma era il suo comportamento, non sapevo perché ma la sua indifferenza, aveva il potere di farmi stare malissimo.
Ripensavo alle parole di Liriko e forse unirmi a lei non mi sembrava neppure una cattiva idea, almeno saremmo tornate ad essere amiche, nonostante non sapessi per chi effettivamente lavorasse.
“Il problema era la mia forza di volontà...” riflettevo su quelle parole per cercare di coglierne al meglio il senso.
Poi osservai Itou e lo sguardo dei suoi compagni, accumulai tanta di quella rabbia che avrei potuto uccidere qualcuno se il braccialetto non me lo avesse impedito.
Ripensai anche alla mia famiglia, a Liriko a come eravamo felici prima di morire e poi a Yuki...la rabbia si confuse con la sofferenza, con la tristezza e l'angoscia...
“Adesso basta!” urlai con tutto il fiato che avessi in corpo.
“Che diamine le prende?” domandarono alcuni compagni confusi indietreggiando spaventati.
Il biondino disse “ Tranquilli non può farci niente, lei può difendere Itou, ma non se stessa...”
“Ne sei davvero così sicuro?” gli domandai ridendo sadicamente.
“Che cosa speri forse di farci paura?!” esclamarono gli altri compagni.
Uno di loro stava per sferrarmi un pugno, ma io lo fermai afferrandogli il braccio e dandogli un calcio sullo stomaco che lo fece finire a terra dolorante.
“Com'è possibile?” domandarono gli altri spaventati allontanandosi da me.
“Si chiama istinto di sopravvivenza, lo posseggono anche i robot e quando un robot riesce a tirar fuori quest'istinto sfuggendo al controllo del braccialetto, credetemi può essere davvero molto pericoloso!” disse Liriko ridendo malignamente.
In quel momento non mi rendevo neppure più conto di cosa mi stesse accadendo attorno, ero infuriata e pronta a distruggere tutto ciò che mi capitasse tra le mani.
Afferrai per i capelli una ragazza e la buttai a terra, poi mi avvicinai ad un altro compagno e lo picchiai più volte, poi fu la volta di qualche altro e poi lanciai i banchi uno per uno e poi le sedie fino a che Itou non si alzò dal suo posto cercando di fermarmi.
“Echiko...credo sia abbastanza!” disse Itou mentre tenevo un banco tra le mani.
“Credi che ti darà retta?!” esclamò Liriko ridendo.
“ Io ti odio!” urlai tirandogli il banco addosso.
Poi in quello stesso momento avvertii quella violenta scossa e un dolore lancinante alla testa come se il banco lo avessi lanciato contro me stessa e finii per terra perdendo i sensi.
Quando riaprii gli occhi, mi trovai nella stanza in cui il signor Kayashi faceva i suoi esperimenti, ero distesa su quel lettino in cui per la prima volta avevo preso vita come robot.
“Hai combinato un vero macello, come immaginavo sei un robot pericoloso!” disse il padre di Itou.
“No, non è così è stato un incidente, io non volevo far del male a nessuno, sono stati loro a provocarmi...e suo figlio è stato lì a fare l'indifferente, se lui si fosse intromesso, tutto questo non sarebbe accaduto...”
“Ah si certo Itou, dimmi un po' volevi per caso ucciderlo?!” mi domandò infuriato.
Poi mi ricordai di avergli lanciato il banco addosso e allarmata gli domandai se stava bene.
“Prima tenti di ammazzarlo e poi mi chiedi se sta bene?!” disse furibondo.
“Io non volevo far del male a nessuno...” esclamai con le lacrime agli occhi.
“Comunque Itou sta bene, ha solo qualche frattura alla testa,ma nulla di grave...” disse osservandomi con attenzione.
“Menomale!” affermai sollevata.
“Il problema adesso sei tu. Che cosa dovrei fare con un robot a cui affido mio figlio...e finisce quasi per ammazzarmelo?”
“Papà adesso non esagerare...mi ha solo lanciato un banco addosso, che vuoi che sia...capita!” disse Itou sulla soglia della porta.
Mi voltai per guardarlo, aveva la testa fasciata, ma mentre lo guardavo incrociai per errore i suoi occhi verdi che osservavano i miei, poi si soffermò sul padre.
“Papà è stata colpa mia, avrei dovuto intervenire e fermare i miei compagni...”
“E perché non lo hai fatto?” domandò il padre.
“Perchè altrimenti tutti si sarebbero fatti delle idee strane su di me ed Echiko...” disse tranquillamente.
“E questa ti sembra una ragione plausibile?” domandai alterata.
“E poi le idee strane se le erano già fatte grazie a te!” aggiunsi infuriata.
“Bè il punto è che non vorrei che tutto ciò che ti riguardasse fosse un problema mio... tanto anche se ti tiro fuori dai guai che cosa ne ricavo?! Non fai altro che dire che non vuoi essere il mio robot! E neanch'io voglio essere il tuo padrone!” disse infuriato.
“Bene se è così, Echiko non sarà più il tuo robot!” esclamò il padre.
“Che vuoi dire?” domandò Itou sorpreso.
“Bè tuo zio, voleva un robot da usare come cavia per i suoi esperimenti, potrei affidargli Echiko...”
“No, aspetto io cavia? Sta scherzando?” esclamai preoccupata.
“Aspetta tu che sei innamorato di un robot, lasceresti che Echiko diventasse una delle cavie dello zio che non si fa scrupolo su nessuno?! Hai sempre criticato i suoi metodi e adesso vuoi consegnargli Echiko per i suoi abominevoli esperimenti?!”
“Itou come mai ti scaldi tanto, hai detto che odi i robot, che ti importa se Echiko fa una brutta fine?!”domandò il padre cinicamente.
“Niente, è solo che una cosa del genere fatta da te...è da definirsi incoerente...va contro i tuoi principi...”
“ Bè non mi sembra di avere scelta, Echiko è pericolosa o comunque insieme voi due non potete stare...si vede che non andate d'accordo e se un robot e il suo padrone non vanno d'accordo...succedono cose spiacevoli...”
“Mi dispiace di quanto è caduto signor Kayashi! Ma la prego non mi mandi via!” affermai dispiaciuta e preoccupata, non volevo di certo diventare la cavia di strani esperimenti.
“Già ma se non sbaglio hai detto tu che avevo bisogno di un robot ed hai tanto insistito per farmelo...”disse Itou.
“Già ma si vede che il soggetto umano che hai scelto tu non era adeguato, sarebbe stato meglio realizzare un robot a tutti gli effetti ed evitarci una metà umana e una metà robot...”
“E quindi creeresti un altro robot?! Non voglio altri robot, va benissimo Echiko...” disse Itou lasciandomi del tutto sorpresa.
“Itou, io davvero non capisco...hai detto tu di non volerla come robot o sbaglio? Mi hai sempre fatto intendere che non la sopporti...quindi perché adesso ti stai comportando in questo modo?”
“Bè, ho cambiato idea...cos'è nella vita uno non può cambiare idea?!” disse lui agitandosi.
“E va bene, ma che non si ripeta più quello che è successo oggi!” disse in tono severo guardando tutti e due.
“D'accordo!” avevamo risposto in coro.
 
Il padre se ne andò lasciandoci soli, sembrava aver uno strano sorriso in volto che io e Itou non riuscivamo a comprendere.
“Mi dispiace!” dissi d'istinto senza pensarci, poi mi sentii una stupida di che cosa mi stavo scusando? Quel banco addosso se lo meritava e come!
“No, anzi non mi dispiace affatto e se potessi tornare indietro te lo rilancerei di nuovo!” esclamai irritata.
“Lo so!” disse ridendo.
“Guarda che non c'è niente da ridere!”
“Il punto è che era proprio questo che volevo!”
“Che cosa? Che ti lanciassi il banco in testa?”
“No,volevo che smettessi di essere remissiva...ed ero certo che ci saresti riuscita...però non pensavo che potessi perdere il controllo in quel modo...”
“Quindi è stato per questo che non hai fatto nulla?! Volevi che riuscissi a difendermi da sola?”
“Hai detto tu che non volevi più farti calpestare i piedi da nessuno...e allora ho pensato che se fossi intervenuto...sarebbe stato come rubarti la possibilità di realizzare quello che desideravi...”
“Mi spiace non avevo compreso le tue vere intenzioni...” ammisi dispiaciuta e sorpresa.
“Tu che ti scusi con me?! Che strano evento!” disse ridendo.
“Bè è strano pure che tu abbia tutte queste attenzioni e premure nei miei confronti!”risposi evitando il suo sguardo.
“Forse ho sviluppato anch'io un istinto protettivo nei tuoi confronti! Forse è il braccialetto!” disse ridacchiando.
Stava facendo di tutto per incrociare il mio sguardo, mentre io facevo di tutto per evitarlo.
“E questo tuo zio è davvero così terrificante?” domandai osservando un punto imprecisato della stanza.
“Bè mio padre al confronto è un santo, quel tipo ha perso la sua umanità e qualsiasi principio morale... vive solo per fare esperimenti, secondo me se potesse sperimenterebbe qualcosa anche su suo figlio!” disse raccapricciato.
“Ha un figlio?” domandai, per fare un po' di conversazione, più che altro per evitare che l'aria si facesse pesante tra noi due.
“Si, ha all'incirca la nostra stessa età...è tremendo...” esclamò sbuffando.
Stranamente stava diventando così confidenziale nei miei confronti...
“Perchè sarebbe tremendo?” mi azzardai a chiedergli, non pensavo di certo che mi rispondesse, anzi pensavo che la nostra conversazione e quella sua visita sarebbe terminata presto e nel seguente modo:
“Non sono affari tuoi!” e poi sarebbe andato via.
“Bè, non so per quale ragione deve sempre dimostrare che lui è il migliore in tutto... si sente per qualche strana ragione in competizione con me...”
Capisco il genere...” esclamai senza sapere cosa altro dire.
“Come ti senti?” domandò incrociando il mio sguardo che non aveva fatto altro che evitare il suo da un bel po'.
“bene...” esclamai confusa.
“Quando mi hai colpito e sono caduto... dopo un po' mi sono alzato con la testa sanguinante e ti ho trovato a terra...svenuta...”
“Ah...” esclamai stordita.
“Sai, dovresti almeno evitare di colpirmi con tutta questa violenza... bè se non vuoi farlo per me, fallo almeno per te!”
“Cioè?”
“Bè la maggior parte dei robot che ammazzano i propri padroni fanno una brutta fine...è raro che un robot sopravviva senza il proprio padrone, diciamo che la tua vita è strettamente legata alla mia...”
“Oh fantastico!” esclamai ironica.
“Una come te dovrebbe trovarla una cosa alquanto romantica!” disse prendedosi gioco di me.
“Si, guarda romanticissimo, non sto nella pelle...di morire insieme a te!” esclamai cinicamente.
“Scometto che se si trattasse di Yuki, non la penseresti così... dico bene?” domandò sornione.
“Già...” esclamai con un sorriso forzato, ero irritata dal fatto che sapesse di Yuki e di tante altre mie faccende personali a causa della lettura del mio diario.
“Echiko, dimenticatelo!” disse imperioso.
“Eh?Ancora con questa storia! Tu non puoi darmi ordini...e poi io non posso farci niente, se lo amo, nonostante lui mi abbia lasciato...” dissi cercando di non piangere, non volevo che lui mi vedesse piangere, anche se mi aveva già visto in lacrime, però adesso si trattava di una questione diversa, non si trattava più della mia famiglia e della mia vita da umana, ma si trattava dell'amore che nutrivo per Yuki, un sentimento che Itou sembrava non comprendere affatto, era lontano dalla sua portata.
Lui che si divertiva con ogni ragazza senza alcun impegno, prendendosi spesso gioco di loro, non avrebbe potuto capire quello che provavo, anzi si sarebbe preso gioco di me, come già stava facendo.
“Sei così stupida!” disse sprezzante.
“Lascia stare, uno come te non potrebbe capire...per me Yuki era tutto, lui mi capiva, lui mi faceva sentire unica...” dissi non riuscendo più a controllare le lacrime.
“Sei davvero patetica!” esclamò acidamente.
“Itou vattene!” urlai mentre asciugavo inutilmente le lacrime.
“Echiko...anche se lui volesse tornare insieme a te... sarebbe complicato, perché tu adesso sei il mio robot e poi dovresti spiegargli troppe cose...e poi dai pensi che lui ti accetterebbe così per come sei diventata adesso? Le relazioni tra un robot ed un essere umano non possono funzionare!”
“Fatti gli affaracci tuoi!” esclamai furiosa e agitata.
“E comunque non credo che lui sia interessato a tornare con te...” disse Itou con un tono di voce turbato.
“Bè sai com'è tutti pensano che io sia morta!” dissi sarcastica.
“Infatti Aiko non c'è più, tu sei Echiko il mio robot che tu lo accetti o meno, la realtà è questa e non puoi cambiarla!”disse prima di andarsene.
 
“Tu sei Echiko che lo accetti o meno, la realtà è questa e non puoi cambiarla!” ripetei imitando il suo tono di voce supponente e altezzosa.
Ripensai a Yuki, i suoi capelli castani e il suo sorriso, c'erano troppe cose, troppi ricordi che mi legavano a lui, non riuscivo a far a meno di pensarci.
Per lui avrei fatto qualunque cosa, sarei stata disposta anche a morire, perché era lui quello che mi consolava quando mi sentivo sola ed era quello che riusciva a transformare le mie lacrime in stupendi sorrisi e poi con lui a volte non c'era bisogno neppure delle parole, ci capivamo con un solo sguardo.
E poi avevamo condiviso tante cose insieme, ci piacevano gli stessi film, le stesse canzoni e avevamo persino gli stessi gusti culinari ed avevamo lo stesso temperamento pacato che tende a sopportare, sopportare, sopportare fino a che non scoppiavamo all'improvviso e finivamo per imbestiallirci come iene.
In quel momento presi una decisione, volevo rivedere il mio Yuki...dovevo rivederlo, almeno per un ultima volta, almeno per potergli dire addio...
Così uscii furtivamente dalla stanza sotteranea cercando di fare meno rumore possibile, fortunatamente sembrava non esserci nessuno in giro né il padre, né i domestici, ma giunta sulla soglia della porta di casa:
“Dove cazzo pensi di andare?” mi voltai e incrociai lo sguardo di Itou.
“Non sono affari tuoi!” esclamai aprendo la porta per andarmene.
“Se mio padre lo viene a sapere lo sai...che accadrà un casino, non posso farti uscire dopo tutto quello che hai combinato!”
“Tornerò presto, lui non si accorgerà neppure della mia assenza!” affermai.
“Vengo con te!” disse con naturalezza.
“No, senti Itou...tu statti dove sei...non ho bisogno della tua compagnia...” esclamai titubante.
“Ho detto che vengo con te!” ribadiva con fermezza.
“Itou lasciami in pace!” dissi alzando la voce.
“Idiota vuoi per caso che ci scoprano!” esclamò lui tappandomi la bocca con il palmo della mano.
Ecco che mi ritrovavo a dover far visita a Yuki insieme ad Itou...che non sarebbe stato contento della mia iniziativa.
“Allora dove siamo diretti?” mi domandò.
Non gli risposi nemmeno, sapevo che se glie lo avessi detto non ne sarebbe stato contento o comunque mi avrebbe dato della patetica o avrebbe detto qualcosa di sgradevole.
Dopo un po' che camminavamo tornò a rifarmi la solita domanda “ Dove stiamo andando?”
“Se ti sei rotto, torna a casa!” esclamai indispettita.
“A casa di Yuki?” domandò seccato.
“Come hai fatto a capirlo?” gli chiesi titubante.
“Ti si legge tutto in faccia...” disse scocciato.
Poi aggiunse “ Tu sei proprio una di quelle masochiste, di ragazze come te ne ho conosciute tante, quelle che le tradisci, le molli e nonostante tutto si attaccano a te come delle calamiti, non te le scrolli più...siete fastidiose, irritanti e patetiche...”
“Io non sono masochista! Voglio solo rivederlo, almeno per un'ultima volta...e poi uno come te cosa ne può capire, uno come te non può capire i sentimenti di una ragazza innamorata!” gli sbratai contro..
“Ok, andiamo dal tuo amato Yuki!” disse con uno sguardo strano, sembrava arrabbiato e vendicativo.
Dopo aver camminato senza sosta, giunsi dinanzi al portone di casa sua.
Mi fece uno strano effetto rivedere quel portone, poi diedi un'occhiata all'ideogramma del suo cognome e un sorriso stupido e dolce mi si stampò automaticamente sul viso.
Itou parve accorgersene e in tutta risposta disse in tono austero “Bè vuoi deciderti a suonare questo campanello!”
“Ma ecco...che cosa dovrei dire? Non posso dire di essere Aiko...” dissi incerta.
“Uffa, non dirmi che anche questa volta devo essere io ad ingegnarmi qualcosa... sei una vera idiota! Sei giunta fino a qui senza farti venire un'idea e una scusante plausibile!” esclamò irritato.
In quello stesso preciso momento vediamo Yuki uscire dalla porta di casa insieme ad una ragazza si mettono a passeggiare sul giardino di casa, fortunatamente sembravano non averci visto, sembravano presi da altre cose per accorgersi che fuori il cancello c'eravamo io ed Itou che li fissavamo.
“Wow Yuki ha dei bei gusti in fatto di ragazze, che schianto!” disse Itou squadrandola da cima a fondo.
“Piantala, sarà solo una sua compagna di scuola!” dissi con scarsa convinzione, speravo tanto che fosse una sua compagna di scuola, ma i loro atteggiamenti sembravano lasciar intendere il contrario.
“E poi come fai a dire che è uno schianto, non è che si veda un granchè da qui!”
“Bè si vede quel po' che basta per capire che non sono affatto due semplici compagni di scuola, sai non credo che due compagni di scuola si tengano per mano...”
“Non può essere!” dissi cercando di autoconvincermi che non fosse vero, volevo negare a me stessa la verità, tapparmi gli occhi e smettere di vedere e sentire la realtà.
Volevo solo vedere lui, comportarmi come se quella ragazza neppure ci fosse,dopotutto lei chi era? Lei era insignificante, non contava niente, non valeva certo quanto i 4 anni che io e Yuki avevamo passato insieme, lei era solo una ragazza di passaggio.
Forse lei era interessata a lui, ma lui no, non poteva davvero interessarsi a lei, non dopo tutto quello che c'era stato tra me e lui,non poteva dimenticarmi con tutta questa facilità, ma dopo un po' non occorrerò più neanche le parole di Itou, i fatti parlarono da soli.
Si diederò un bacio sulle labbra, appassionato come uno di quelli che mi aveva dato quando stavamo insieme...lo aveva dato a lei, adesso le sue labbra avevano smesso di appartenermi.
“Adesso capisci perché ti avevo detto di lasciar perdere!” disse Itou notando la mia espressione stravolta dal dolore.
“Perchè? E' così ingiusto...la mia famiglia e persino Yuki mi hanno tutti rimpiazzato con tutta questa facilità!” dissi trattenendo a stento le lacrime.
Mi trascinò via stringendomi il braccio.
“La gente sa essere davvero miserabile nei confronti degli altri,ma non è per cattiveria... e per proteggersi dal dolore, in realtà nessuno ti ha dimenticato, credo che sia Yuki e che la tua famiglia vogliano solo andare avanti e scansare via il dolore per la tua perdita...dopotutto per loro tu sei morta...”disse con un tono di voce calmo, dolce e rincuorante, non sembrava neppure lui e poi i suoi occhi mostravano un velo di malinconia, quella stessa malinconia che aveva provato quando mi aveva parlato di sua madre.
“Io continuo a non capirti!” dissi sorridendo poi aggiunsi “Prima mi tratti male e poi fai delle cose che mi sorprendono, non so, tutte le volte che mi faccio un'idea negativa su di te tu finisci per ridurla in bradelli facendo qualcosa di insolitamente buono e poi torni a maltrattarmi...”
“Bè se è per questo non mi capisco neppure io!” disse scrutandomi con quei suoi maledettissimi occhi verdi.
“Bene allora dovrò rinunciare a comprenderti...” esclamai abbassando lo sguardo, non riuscivo più a sostenere il suo.
Lui continuava a tenermi il polso e riuscivo perfettamente ad immaginarmi che stesse continuando a guardarmi, percepivo il peso del suo sguardo nonostante non lo stessi guardando.
“Bè che dici se torniamo a casa?” domandai per interrompere quella situazione spiacevole.
Lui mollò il mio polso e poi camminammo normalmente, in completo mutismo.
Dentro di me continuavo a pensare alle labbra di Yuki che sfioravano quelle di quella ragazza sconosciuta che aveva preso il mio posto.
Non riuscivo a far a meno di pensarci, era troppo doloroso.
Senza accorgermi finii per crollare in un fiume di lacrime e avvertii un dolore intenso al petto che mi toglieva il respiro, mi sentii morire.
Mi piegai dal dolore e affannosamente respirai,mentre quel bacio continuava a visualizzarsi nitidamente fra i miei pensieri confondendosi fra quelli che ci eravamo dati in passato, io e Yuki.
Ricordavo ancora la sensazione delle sue morbide labbra posarsi fra le mie, la sua lingua calda e morbida giocherellare con la mia, il calore del mio corpo e del suo , poi i nostri petti che si toccavano e il mio cuore scalpitare vicino al suo.
Tutto questo non aveva più alcun significato, era come se tutto ciò non fosse mai accaduto, come se quei momenti non fossero' mai esistiti, come se fossero' stati solo frutto della mia immaginazione.
“ Aiko ti amo”potevo ancora ricordare la sua voce soave e calda pronunciare queste parole.
“Echiko...” mi chiamò Itou, dal suo tono di voce avrei quasi detto che fosse preoccupato.
Si era chinato in mio soccorso cominciando a scuotermi dato che non rispondevo più, non riuscivo neppure a muovermi e il mio sguardo in quel momento era fermo e logoro dalle lacrime, vedevo tutto annebbiato, riuscivo solo a percepire il tocco delle sue mani e a vedere il suo viso sfuocato.
Poi non vidi più nulla, forse i miei occhi dovevano essersi chiusi, dovevo aver perso i sensi...
Ma in quello stesso momento avvertii una sensazione piacevole e di calore, sentii qualcosa sfiorare le mie labbra, mi ricordava tanto la sensazione dei baci di Yuki, però era diverso, i baci di Yuki, bè in quei baci avevo sempre avvertito tanta dolcezza e tenerezza, ma mai quella sensazione eccitante, che stavo avvertendo in quel momento, sentivo quella lingua insinuarsi forzatamente dentro la mia bocca e cercare la mia in modo rude e violento.
Nonostante quel bacio fosse così diversi dai suoi, in qualche modo mi facevano pensare a lui e così quando riaprii gli occhi mi illusi di trovarmi tra le braccia e le labbra di Yuki.
“Yuki!” esclamai gioiosa riaprendo gli occhi.
Ma poi mi resi conto che colui che avevo di fronte non era affatto Yuki, ma Itou che mi guardava con un espressione canzonatoria.
“Sei un' idiota!” disse scocciato.
“Perchè diamine mi hai baciato?” domandai sbottandogli contro, anche se avvertivo la vicinanza del suo viso e la stretta delle sue possenti braccia sostenere il mio corpo e questo mi impediva di arrabbiarmi nel modo giusto.
“Bè i miei baci sono miracolosi, è servito a farti riprendere!” commentò ridacchiando con una certa presunzione impressa sul viso.
“Mi sono ripresa, non c'è più bisogno che mi sostieni...” esclamai imbarazzata.
“Perchè dovrei! È così divertente!” disse subdolo.
“Cosa c'è di divertente?” lo interrogai contrariata tentando di liberarmi dalla sua stretta.
“La tua espressione...” disse continuando a fissarmi con una certa insistenza.
“Adesso basta!” mi divincolai, ma ogni mio tentativo sembrava vano.
“Il mio sguardo ti mette in soggezione!” disse con un sorriso furbo stampato sulle labbra.
“Ma figurati!”dissi fingendomi del tutto indifferente, anche se era parecchio difficile con quello sguardo puntato contro e a così pochi centimetri di distanza, considerando anche che...appena un secondo fa c'eravamo... baciati.
Invece di mollare la presa e di lasciarmi in pace, stava continuando il suo gioco, anzi stava del tutto esagerando, stava di nuovo abolendo le distanze tra il suo viso ed il mio.
L'aveva presa come una sfida personale! Era ridicolo!
“Itou basta!” dissi agitata e imbarazzata al tempo stesso.
“Dovresti chiamarmi Kayashisama!” disse sornione.
Piegai il collo per allontanare il mio viso dal suo, ma dopo un po' vidi una mano mollare la presa sui miei fianchi,forse si era deciso a liberarmi, pensai cantando vittoria troppo presto, ma notai ben presto che l'altra mano era rimasta a tenermi saldamente i fianchi, mentre l'altra riportava il mio viso accanto al suo.
Le nostre labbra erano talmente vicine da potersi toccare, poi avvertivo il suo respiro accarezzarmi le guance e la bocca e il mio cuore stava sussultando insensatamente, come se stessi per avere un attacco di infarto.
E in tutto questo mi toccava pure dover sorreggere il peso di quello sguardo, della lucentezza dei suoi occhi, brillavano, di una luce così viva e inusuale.
Non potevo che restare incantata dal vigore dei suoi occhi che dominavano incontrastati contro i miei castano scuro.
Ci guardavamo come si guardano le stelle, come si guarda la luce del mattino, con la stessa meraviglia e con lo stesso fragore, ma nel nostro sguardo in realtà c'era molto di più, nel suo c'era lo sguardo del seduttore e del marpione, mentre nel mio: c'era un po' di tutto e niente, perché una parte di me voleva nascondere le emozioni che stesse provando, mentre l' altra le lasciava trapelare.
Lo guardavo provando tante di quelle sconfinate emozioni, che non si potevano spiegare una alla volta, si provavo fragore e meraviglia, ma anche dell'altro, qualcosa di più, un desiderio inarrestabile, che non riuscivo a spegnere, una voglia indecente di quel corpo che mi stava lì vicino e di quelle labbra.
Era come se ci completassimo a vicenda in quello sguardo, lui metteva le foglie ed io mettevo il tronco, nei nostri occhi c'era l'essenza della natura stessa e insieme la ricomponevamo.
Lo sentii ridere di gusto, aveva una bella risata, una di quelle che non ti lasciano indifferente, una di quelle contagiose, disarmanti ed anche nella sua risata riuscivo ad avvertire un qualcosa di sensuale ed erotico.
Sentii dopo un po' la sua mano smettere di sfiorarmi il viso, anche quel contatto non faceva che trasmettermi tutta una serie di emozioni diverse, anche perché quelle mani avevano già fatto qualcosa di inaudito: avevano sfiorato i miei seni, poi se ripensavo anche quell'episodio nella tenda, avrei potuto morire di desiderio per lui.
Dannazione, perché risvegliava desideri così depravati dentro la mia testa?
“Sembra che tu stia pensando a qualcosa di depravato...” disse schernendomi.
“Ma che stai dicendo!” affermai sulla difensiva arrossendo visibilmente.
“La tua faccia parla, dice tante cose!”disse spostando la sua mano sul mio naso.
Con la punta del dito tracciava la forma del mio naso poi disse “Il tuo naso non ha subito alcun cambiamento e tale e quale a quello che avevi da umana”
   
 
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