Anime & Manga > Evangelion
Segui la storia  |       
Autore: KaienPhantomhive    04/07/2011    4 recensioni
Un'Italia fantascientifica di un mondo diviso tra Eurasia ed Austramerica, il ritorno degli Angeli (dopo tre anni)per rivendicare la loro presenza ora provata ad essere smentita da un ambiguo accordo tra NERV e Vaticano....la vita può solo essere capita all'indietro, ma va vissuta in avanti.
"Cos'è la vita? Un sogno.
Cos'è l'Amore? Il contenuto del sogno."
Serie coinvolte:
EVANGELION (base); NARUTO SHIPPUDEN (citazioni frequenti), DEAD SPACE (comparsa), CLOVERFIELD (comparsa), KUROSHITSUJI (citazioni, comparsa), AQUARION (comparsa e anticipazione...) CODE GEASS (citazione), Z.O.E (comparsa)
Filosofia di riferimento:
Schopenahuer; Kierkegaard; Kant; Aristotele; Socrate; Shakespeare; Democrito; Platone; Seneca; Voltaire; Bacon; Hegel; Einstein; Freud; Rousseau; Cartesio; Popper; Sartre; Stuart Mill; Fichte; Brecht; Epicuro; Nietzsche; Bohenoeffer
Genere: Azione, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Neon Genesis Evangelion - Moonlight SINphonia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 Angolino dei commenti

 

Un commento per tutti:
 
Mi scuso, ma stavolta credo che risponderò alle vostre gentilissime (come sempre) recensioni con un commento generale.
Ho notato, infatti, una certa vostra propensione per alcuni determinati punti della fiction, e ci terrei ad approfondirli meglio, visto che sono di comune interesse.
Innanzitutto, ho visto che avete tutti apprezzato la trovato del Susano’o, e questo mi rende felice^^ era uno sfizio che volevo togliermi da un po’.
Mi sembrava un ottimo modo per unire NARUTO a NGE, creando la giusta suspense azione, lasciando spazio per un minimo di riflessione da parte di Michael (che mi sono reso conto di non aver trattato affondo) e dando anche un background a Itachi ( per chi non lo ricorda, potete rileggerlo nell’Episodio 16).
Ad ogni modo, non era certo questo il punto forte del capitolo.
Come avete ben intuito, sono invece particolarmente fissato con i dialoghi filosofici: non c’è fiction di EVA  senza un po’ di sane pippe mentali XD.
Mi rendo conto che a volte il mio Naruto e compagnia bella appaiano parecchio OOC o melodrammatici, ma è ai fini della storia e sto cercando di puntare ad un ‘boy rising project’ differente –seppur ancora molto legato- a quello di Shinji: Naruto non è il solito indeciso alla Shinji né lo strafottente e spavaldo ninja di Kishimoto che tutti hanno in mente.
E’ ben diverso: è dotato –all’inizio- di una grande forza vitale, che va tuttavia scemando quando si rende conto che ha semplicemente pattuito di non pensare a ciò che gli accade intorno per evitare di rendersi conto che è ormai invischiato in faccende MOLTO pericolose e MOLTO più grandi di lui.
Così decide di scappare, senza rendersi conto che infondo non andrà da nessuna parte fin quando non avrà portato a termine il suo compito e fin quando non riuscirà a pensare qualcun’altro che non sia sé stesso.
Ho anche notato che Teru ha fatto breccia nei vostri DURI ANIMI DA RECENSORI….XD:
Beh, posso dire di esserne compiaciuto.
Teru, come tutti voi avete sottolineato, è un personaggio assai controverso:
Da una lato vorrebbe solo il bene della sorella; dall’altro non si rende conto che le esigenze di una ragazzina orfana di 16 anni sono ben diverse dalle sue. Crede di poter decidere del futuro di entrambi, nella sua presuntuosa convinzione di agire nel giusto. Dunque si vende alla SEELE, credendo di ricevere un Paradiso -passatemi il termine- ‘espresso senza schiuma’.
Esatto, come un caffè a cialde.
Qualcosa di istantaneo, che lo estranei da un mondo di solitudine in cui perfino i suoi rapporti amorosi con la stessa sorella sono fini a sé stessi…se lo sodisfassero non avrebbe bisogno di cercare questo fantomatico Paradiso.
Posso dire che Teru era un personaggio che anche a me è piaciuto trattare, peccato sia morto subito….T.T (e sì: Teru si è suicidato. Non l’ha ucciso Leon, ma se non si fosse tolto la vita da solo ci avrebbe certamente pensato lui.)
Ad ogni modo, i miei ‘parti’ preferiti sono Cris e Ginevra, peccato che talvolta passino inosservati: il mio cuore da fanfictioner batte solo per loro….(*me godurioso*)
 
Ad ogni modo…questo sarà il penultimo capitolo della prima serie, e introdurrà il prossimo.
Spero di conquistarvi anche stavolta…: l’emozione continua! (vediamo chi becca i due mini-crossover di oggi….)

   
Crimine d’Innocenza/ Dies Irae
 
“Ora tocca a voi…”
 
Con un violento pestone, lo 01 distrusse la cuspide superiore della gigantesca piramide nera.
Il tremore si propagò per l’intera struttura, raggiungendo il Central Dogma.
 
Gli schermi del Ponte di Comando sfrigolarono in modo preoccupante, sotto i colpi dell’Eva.
Gli addetti al MAGI si ritrovarono stesi al suolo, mentre le loro sedute girevoli scivolarono via per il fremito sismico.
 
Misato si resse con difficoltà ad una scrivania, gridando tanto agghiacciata quanto sgomenta:
“Naruto! Che cosa fai?!”
 
Dall’altro capo di un collegamento audio, giunse la voce inquietantemente pacata del pilota:
“Ha anche il coraggio di chiedermelo, signorina Misato?”
 
Lei rimase in silenzio; la bocca digrignata in una smorfia di terrore.
 
“Non avrà certo creduto che mi fossi dimenticato di quanto perpetrato dalla NERV, vero? O che fossi tornato qui per aiutare degli esseri meschini come voi?”
 
Misato strinse istintivamente il suo petto, quasi volesse proteggere il suo cuore.
Makoto, rialzandosi a fatica, si gli si rivolse, esitante:
“D-di cosa parli?! Che cosa è successo?!”
 
All’interno del suo Eva, il ragazzino strinse un pugno fino a piantarsi le unghie nella carne; mormorò colmo d’ira e disprezzo:
“E così non lo sa neanche lei, signor Hyuga? Suppongo non lo sappia quasi nessuno, tra i presenti…capisco: e così vi mentite perfino tra di voi, eh?”
In uno sfogo di nervi, percosse la cloche davanti a lui.
Lo 01 rispose con un secondo scalcio alla Base.
Lasciando da parte l’autocontrollo, ringhiò:
“Ve lo dico io cos’è successo! Il Comandante Ikari…quell’uomo…ha ucciso…mio padre! SOTTO I MIEI STESSI OCCHI!”
E allungò ancora un terzo colpo alla struttura.
Ed un altro ed uno ancora.
 
L’intero Quartier Generale sussultò violentemente, mentre anche sulle pareti più interne iniziavano ad allungarsi profonde venature.
 
Il personale si strinse intorno le tre colonne portanti dei MAGI, mentre Maya si voltò incredula verso il Comandante Supremo:
“C-Comandante Ikari…quello che dice è vero?!”
L’uomo non si scompose, limitandosi ad un freddo:
“Tuo padre era un criminale.”
 
“NON E’ VERO! LEI E’ UN BUGIARDO!”
L’Unità continuava a percuotere la piramide metallica, fino a quando la sua gamba non sfondò la copertura superiore, affondando fino alla caviglia.
 
Ritsuko trattenne a stento un grido, leggendo i dati in sovrimpressione dell’ampio schermo principale:
“E’ penetrato nell’interno! Siamo senza difese!”
Gendo, tentando di superare con la sua voce il frastuono dell’aggressione, continuò distaccato:
“Vorresti, ora, ripetere lo stesso crimine? Vuoi forse macchiarti della vita di centinaia di individui, solo per compensarne una?”
 
“Non è un crimine punire i criminali! E poi, uno per me può essere anche centomila, se è il migliore…”
 
“E cosa ti fa credere che sia il migliore? Esiste forse un metro di paragone?”
 
Naruto si tappò le orecchie, inamovibile:
“VOI NON CAPITE NIENTE!”
Sollevò un pugno metallico in aria, per poi artigliare la facciata anteriore della NERV, incidendo cinque lunghi solchi.
 
Maya cacciò un gridolino acuto:
“La Base è stata danneggiata per più del 30%! Così c’è il rischio che raggiunga il Central Dogma!”
Misato tentò disperatamente di farlo rinsavire:
“Per favore, adesso ascoltami! Quello che dici è vero, e nessuno potrà accusarti di egoismo! Ma…cerca di capire perché sei qui! E’ per quella ragazza, giusto?! Allora vuol dire che non puoi permetterti di distruggere tutto questo, se rappresenta un modo per difenderla!”
 
“Questo non centra assolutamente niente…”
 
“Ma il Colonello Katsuragi ha ragione!” -si oppose disperatamente Maya- “E’ un fatto incontestabile!”
 
“VI HO GIA’ DETTO CHE DI QUESTO NON MI IMPORTA NIENTE!!” -lo zittì- “Non azzardatevi ad alimentare ulteriormente la mia rabbia...”
Lo 01 dischiuse le fauci in un brontolio di diniego.
“La nuova armatura conferisce allo 01 energia illimitata…” -continuò con voce sottile- “…se lo volessi, potrei radere al suolo anche l’intera città.”
 
Aoba si voltò verso Misato:
“Nelle sue attuali condizioni psico-fisiche potrebbe anche esserne capace…”
La donna ingoiò un groppo amaro.
Poi, senza nemmeno sapere dove trare coraggio per quella parole, asserì:
“E va bene. Fa ciò che credi opportuno.”
Un brusio agitato si levò nella sala.
Ikari la fissò in silenzio.
“Misato, sei impazzita?! Così…!” -tentò di obiettare la Akagi.
“No. La verità è che abbiamo paura di questi ragazzi: siamo impotenti contro di loro ed in ogni caso…la nostra vita dipenderebbe comunque dalle loro scelte. Deve essere lui a decidere.”
 
Naruto la udì: per un momento, credette di poter essere compreso.
Ma poi, sentendosi stranamente spiazzato e disarmato, la collera pervase ogni fibra del suo corpo:
“NON MERITATE DI VIVERE!!”
E sferrò un pugno contro la grande effige rossa sulla facciata del palazzo, incrinandola.
“NON LO MERITATE, NON LO MERIATE!”
 
Ikari ordinò:
“Tagliate i collegamenti dell’Eva: non ho tempo da perdere con questo bambino capriccioso!”
“Impossibile: i codici di sicurezza dello 01 sono stati attivati dall’interno! Abbiamo perso il controllo del sistema!”
Inerme, il personale ella NERV rimase ad attendere la clemenza del ragazzo.
 
“NON LO MERITATE!”
Immerse un palmo nella Base, distruggendo il Settore mensa.
 
“Ora basta.”
Una voce calma, giovane, quasi rassicurante nella sua fermezza.
Un’enorme mano guantata sfiorò la spalla dello 01.
 
Il pilota si voltò appena, boccheggiando.
Gli angoli della bocca tremarono, mentre le pupille -ora trasformate dallo stesso Eva- si ridussero nuovamente a due piccoli punti neri.
 
Lo 00, in piedi, applicava la minima pressione possibile per tenerlo fermo.
Cris, senza batter ciglio, ripeté:
“Basta così, è sufficiente.”
 
Con un unico, rapido gesto, lo 00 afferrò e strappò via il cockpit dorsale dello 01, ghermendone e rimuovendone forzatamente l’Entry Plug.
 
Naruto avvertì un penetrante dolore allo sterno, lasciandolo senza fiato.
Prima che i monitor dell’abitacolo si disconnettessero dalla configurazione ottica del gigante biomeccanico, notò una piccolissima sagoma umana ai piedi della piramide semidistrutta:
Nel fitto della boscaglia, una giovanissima ragazza era riversa in ginocchio, tremante.
Lui la fissò con la coda dell’occhio:
“G-Gin…G-Gine…”
Lasciò che le sue palpebre calassero mollemente, gettandolo in un profondo oblio.
 
 
*   *   *
 
 
Plic…plic…
 
Le gocce d’acqua precipitano con delicatezza nel lago di liquido aranciato che lambisce il ragazzo.
 
C’è una musica, lì: un pianoforte senza gambe produce il suo canto di arrendevole riposo.
 
http://www.youtube.com/watch?v=OK4SKxU3CRQ

Quel lembo di tessuto strappato che porta a mo’ di coprifronte ora galleggia sulla superficie solo appena increspata da qualche riflusso, a pochi metri da lui.
 
Apre gli occhi, lentamente:
E’ riverso nell’acqua; lo sguardo rivolto verso un soffitto sconosciuto, ricoperto di grottesche tubature idrauliche, da cui -talvolta- cade coraggiosamente una goccia, infrangendosi sul suo viso.
 
Non deve essere molto profondo quello specchio d’acqua, al massimo un paio di metri.
 
Fluttua quasi immoto, mentre i capelli danzano nel liquame, scossi da impercettibili onde.
 
Infondo a quel lago sconfinato, si innalza una sorta di cancello dalle proporzioni colossali; oltre di esso il nero più assoluto.
 
Lentamente, percepisce la situazione con tutto il suo corpo:
Fa freddo, non indossa nemmeno una maglietta.
C’è uno strano odore: sangue, misto ad altri aromi dolciastri, quasi di pelle, latte e borotalco.
Si accorge che quella musica si propaga per la stessa acqua che lo avvolge.
Acqua?
No…è diverso: L.C.L.
Un’immensa, profonda, calma distesa di brodo primordiale.
Si rende conto del pianista, sino ad allora invisibile: è un ragazzo dai lineamenti sottili ed eleganti; i suoi capelli sono del nero più profondo, interrotto solo da una striatura blu elettrico, quasi una saetta in un cielo notturno.
 
Infine, sussurra:
“Dunque, non sono stato capace di realizzare ciò che desideravo?”
Senza smettere di suonare, il pianista domanda:
“Cos’è che desideravi? Uccidere quelle persone, forse?”
“Forse. Infondo, con le loro menzogne, stavano uccidendo me.”
“E per questo ritieni che porre fine alla loro esistenza possa terminare anche le tue pene?”
“Perché no? Se riesco a trovare la causa dei miei mali…non potrei rimediarvi eliminando il problema alla radice?”
“Probabilmente sì. Eppure ti sei trattenuto.”
Naruto serra i denti, senza cambiare posizione:
“No…tu me lo hai impedito!”
“Ti sbagli. Se davvero tu avessi voluto realizzare i tuoi desideri, non ti saresti certo fermato così. Ciò che ho fatto è stato solo sottolineare la tua insicurezza: non era quello il tuo vero obiettivo.”
Chiude ancora gli occhi, mentre una lacrima sgorga oltre le sue ciglia e si fonde nel liquido giallastro:
“Ho mentito ancora una volta a me stesso?”
 
“Forse, più che mentire, stai solo cercando una scusa per nascondere la reale paura di toccare il prossimo tuo.”
Una seconda voce si aggiunge: è femminile, lieve, argentina.
Lui si volta appena, affondano il viso per metà nel lago:
 
Lontanissima e irraggiungibile, una ragazza dai capelli d’oro indugia in piedi, completamente nuda.
 
Lui aggrotta la fronte:
“Ma io…ho tentato di reprimere la mia paura. Mi sono sforzato di capire gli altri. Allora perché ancora non va bene?! Possibile che io sia ancora così legato al mio essere?”
 
“L’uomo è nato libero ed ovunque è in catene.”
 
Quest’ultima voce lo fa rabbrividire: è doppia; no, tripla.
Proviene da quel nero vuoto che attanaglia lo spazio dietro le colossali sbarre di ferro arrugginito, oltre le quali -ora- scintillano due sottili occhi gialli, penetranti come una lama.
E’ insieme una soave voce di madre; una calda voce di padre; ed una stridente e grottesca voce di…qualcos’altro.
Qualcosa di grande, enorme, metallico eppure allo stesso tempo così umano.
 
Quando il riverbero della profonda voce svanisce, il giovane pianista asserisce:
“Nascere libero è nulla; divenirlo è cosa celeste.”
Quindi, Naruto torna a fissare il soffitto di quella caverna idraulica:
“Come posso divenire libero? Io credo…che si possa essere liberi solo quando tutti lo sono. Eppure…io mi sento così inadeguato: sono io il meschino, non loro. Per liberarmi delle mie vecchie spoglie, per meritare questo onore…dovrei forse essere un individuo migliore?”
 
La riposta giunge da una seconda voce femminile, più matura:
“L'uomo ha bisogno di quello che ha in sé di peggiore per raggiungere ciò che di migliore esiste in lui.”
Diametralmente opposta alla ragazza, una donna dai capelli di un rovente color prugna tergiversa nella medesima condizione.
 
Infine, un ultima figura si aggiunge alla scena:
E’ un ragazzino dal viso ingenuo ed innocuo, che però è contratto in un cipiglio adulto ed insoddisfatto.
Anche lui è ritto in quel liquore dall’odore pungente, vestito solo della sua pelle.
Tuttavia, è molto più vicino degli altri: è a pochi centimetri dal corpo del bambino adagiato mollemente nei flutti.
Il fatto è che…sono identici.
Il ‘doppio’ mormora a colui che giace ai suoi piedi, contemplandolo quasi con ribrezzo:
“Se ad un Dio si deve questo mondo, non ci terrei ad essere quel Dio: l'infelicità che vi regna mi strazierebbe il cuore. Sei un essere patetico. Sei inutile. Sei egoista. Mi disgusti.”
L’altro non batte ciglio, continuando a fissare un punto nel vuoto.
L’alter ego evapora e riappare seduto sul suo torace.
Avvicina le dita al suo collo e le serra con forza, in un tentativo di spietato soffocamento.
Tuttavia, l’originale (ammesso che due aspetti della stessa persona possano esser distinti tra ‘originale’ ed ‘ulteriore’) sembra non soffrire, limitandosi ad implorare:
“Allora prova ad essere gentile…”
Molla la presa e quel volto talmente simile da risultare il riflesso di uno specchio muta rapidamente, assumendo in una frazione di secondi i lineamenti completi dei presenti.
Sorride, con agghiacciante ingenuità:
“Ma io sono gentile!”
 
Infine, la sagoma effimera di donna più giovane lo redarguisce severamente, seppur mantenendo leggiadro il suo parlare:
“Chi è incapace di vivere in società o si crede sufficiente a sé stesso deve certamente essere una bestia o un dio.Riconoscere sé stessi come individui può essere facile, ma l’importante è riconoscere che sono individui anche gli altri.”
 
Con un urlo di lacerante dolore e solitudine, Naruto si ribella disperato:
“Ma io ho provato! Vi dico che ho provato! Perché anche voi non vi sforzate di capirmi?! PREOCCUPATEVI PER ME! PRENDETEVI CURA DI ME!!”
 
I fantasmi scompaiono.
La musica si dissolve in un mare di luce.
La sua voce si affievolisce e…
 
 
 
*   *   *
 
 
Con un gemito di panico, quasi come dovesse riprendere fiato, Naruto si ridestò di soprassalto.
 
Aveva la fronte imperlata di sudore ed ansimava profondamente, affaticato da un sonno tormentato.
Si concesse qualche istante per tranquillizzarsi, prima di mettere a fuoco l’ambiente:
 
Si trovava in un letto dalle lenzuola immacolate, fresche e profumavano di pulito; l’intelaiatura del mobile era essenziale e metallica, con dei supporti reclinabili.
Le sue braccia erano riverse mollemente su quest’ultime; legato al polso destro, portava un braccialetto blu da ambulatorio.
Indossava una sottile camicia bianca a mezze maniche clinica.
Strusciando leggermente le gambe sotto i lenzuoli, poteva avvertire anche un paio di pantaloni dello stesso tessuto.
La stanza era ampiamente illuminata dalle grande finestre laterali, dalle quali filtravano i raggi del Sole estivo, in tutta la loro pienezza.
In tutto il locale dominava un bianco sfumato di ombre cianotiche.
I suoi stessi capelli, del biondo più intenso, apparivano ora tendenti all’argento o al blu-grigio.
 
“Un altro soffitto sconosciuto…” -mormorò.
Poi, ruotò il capo di tre-quarti, guardando alla sua destra:
In un letto identico, riposava un ragazzo dai capelli ispidi e corvini, accanto al quale un elettrocardiogramma indicava segnali vitali positivi.
Infine, sentì tirarsi per un lembo del lenzuolo, verso il basso.
Allungò la vista oltre il bordo del letto e scorse un goffo e tozzo pinguino dalle creste rosse -al cui collo  pendeva una targhetta metallica con inciso: ‘PEN2- beccare l’angolo della coperta.
Il curioso volatile si accorse di essere osservato e frullò improvvisamente le ali:
Con un verso di eccitazione, si tuffò rapidamente sotto le lenzuola, lasciando sconcertato e sorpreso Naruto:
Whooo! Ehi, calma, calma! Anch’io sono contento di rivederti, PenPen!”
L’uccello lasciò sbucare la testa dalla trapunta, accomodandosi con corpicino paffuto tra le gambe e la pancia del ragazzino.
“Certo che tu sei il più duro di tutti! Si può sapere come avresti fatto a scampare quell’esplosione?!”
Per risposta, PenPen emise un versetto dubbioso.
 
Ah, ti sei svegliato, alla fine!”
Una giovane voce maschile, impastata dal sonno, calamitò la sua attenzione.
Si voltò:
Il compagno di stanza si era messo a sedere sul letto, sorridendogli il più bonariamente possibile, per quanto le condizioni lo permettessero.
“Mike! Quanto tempo! Scusami…forse ho alzato la voce.”
“No, figurati: ero solo in dormiveglia!”
“Per quanto ho dormito?”
“Sono già passati due giorni. Siamo gli ultimi due: lo snob e la ragazza sono stati dimessi ieri sera; il ragazzino che pilota lo 02 stamattina. Di quel tuo amico dai capelli blu non so nulla, invece.”
 
I due si fissarono in silenzio, pe un poco, poi il fifth prese la parola:
“Quindi, alla fine, hai deciso di tornare.”
L’amico abbassò lo sguardo:
“Già…”
“Però avresti preferito di no, giusto?”
Naruto lo guardò stupefatto:
“E tu come faresti a saperlo?”
“Te lo si legge in faccia!” -e Black gli sfoderò un sorriso scontato- “Si vede lontano un miglio che non hai nessuna intenzione di combattere!”
Ancora una volta, Naruto dovette annuire:
“E’ così evidente, eh?”
“Direi di sì.” -guardò altrove, senza perdere il suo sorriso affabile- “Sai…mi spiace che non ci siamo mai parlati molto, io e te. Eppure è molto tempo che ci conosciamo. Mi sei simpatico.”
“Grazie…anche se non capisco come un codardo come me possa venirti in simpatia.”
L’altro si ridistese, incrociando le braccai dietro la testa:
“Dimmi, Naruto, tu non sopporti proprio il dolore, vero?”
Beh, diciamo che non mi rende felice.”
“Allora sei proprio come me…”
Mike chiuse gli occhi ed il suo sorriso si venò di rassegnazione.
Naruto lo squadrò perplesso.
Il ‘Corvo’ continuò:
“Non sopporti l’idea di soffrire, né tantomeno che qualcuno soffra per causa tua. E’ una cosa normale, infondo.”
“E neanche tu?”
“No, lo ammetto. Passando ad altro…” -la sua voce sia affievolì-“…Naruto, tu ci pensi mai al suicidio?”
Sentì gelarsi il sangue nelle vene, socchiudendo la bocca in un’espressione di puro disorientamento:
“C-cosa…?!”
Mike si spiegò meglio, continuando a sorridere come se nulla fosse:
“Io ci penso un casino di volte. Ci sono giorni in cui, davvero, vorrei che tutto questo finisse. Non c’è motivo di continuare a soffrire, o sbaglio?”
Afferrò una piccola lametta sul comodino:
“Vedi, adesso, ad esempio…”
“No, aspetta!”
Naruto si alzò di scatto dal letto, facendo cascare PenPen, gettandosi sull’amico e bloccandogli il polso:
“Che diavolo ti salta in mente?! Così…”
“Visto? Non vuoi che gli altri soffrano.” -lo bloccò, quasi divertito.
“Ma io pensavo…”
“Tranquillo, non lo avrei fatto. E non perché non ne abbia il coraggio; semplicemente perché non sarebbe giusto.”
Giusto?”
“Ovvio. Vuoi sapere perché non mi sono ancora ammazzato? Semplice: perché io devo vivere. Molte volte ho pensato di togliermi la vita, di raggiungere i miei genitori e mio fratello…ma mi sono sempre fermato. Perché, vedi: non sarebbe corretto lasciarsi andare, se -tra tanti- ti è stato concesso il dono della vita proprio a te. E non solo di vivere, ma di lasciar vivere. Pilotare l’Eva…è qualcosa di così terribile, però…è utile, non trovi? Pensaci: quante vite si salveranno, grazie a noi?”
“Quindi io…non dovrei rammaricami di combattere?”
“Al contrario: riconoscere l’assurdità della violenza ti identifica come ‘umano’. Tuttavia, per chi intraprende cose belle è bello soffrire.”
“Non capisco…”
“Voglio dire che quello che ci è stato offerto è un dono, una possibilità. La possibilità di combattere per noi stessi…e per gli altri. La possibilità di divenire fautori del nostro destino.”
“Io non credo nella predestinazione!”
“No, infatti: ma il Destino può anche essere visto come le conseguenze più probabili ed immediate delle nostre azioni. Possiamo cambiarlo in ogni istante, semplicemente facendo la cosa che riteniamo più giusta.”
Naruto si sedette sul letto; un crampo allo stomaco gli ricordava il suo Solipsismo.
Mike strinse un pugno:
“Io…non sono intelligente come tutti voi. Non sono nemmeno un così bravo pilota. Non che i miei consigli valgano più di tanto, ma credo possano tirare u po’ su di morale. Non mi aspetto di essere capito: la chiarezza non è il mio forte!”
“Un grande uomo costringe gli altri a spiegarlo.” -lo rincuorò l’altro.
Si guardarono ancora un po’, sorridendosi.
PenPen si era già riaddormentato sul cuscino di Naruto.
 
Poi, il cigolìo della porta dell’infermeria li distrasse:
Il Colonnello Katsuragi -ancora indosso la divisa militare- entrò timidamente:
“Ciao, Naruto. Vedo che stai bene: sono contenta. Il Comandante Ikari vorrebbe parlarti…”
Lui non la salutò nemmeno; abbassò gli occhi, stringendo i denti:
“Come volete.”
 
 
*   *   *
 
 
Poco dopo. Ufficio del Comandante Gendo Ikari.
 
“Uzumaki Naruto, sei stato condotto qui perché hai abusato della libertà a te concessa di usufruire dell’Eva e tentati atti terroristici verso l’Agenzia Speciale NERV. Per questo sei sottoponibile a giudizio marziale; la tua pena potrebbe anche incorrere nella morte.”
L’Uomo Con Gli Occhiali introdusse così il ragazzo, ancora in abiti sanitari.
“Lo so; nonostante questo non mi importa. Se per lei questo è giusto, faccia come crede.”
Ikari non si scompose visibilmente, ma certamente la riposta dovette lasciarlo interdetto:
“Sebbene io sia tenuto a giustiziarti…non lo farò. Ti ho convocato per discutere: non voglio inutili spargimenti di sangue.”
“Come quello di mio padre?”
“Anche tuo padre ha agito senza consenso. Quello che ha fatto non ammette attenuanti: giustiziarlo all’interno delle mura della NERV è stata la cosa migliore da fare, evitando polemica e mass-media.”
“Capisco…d’altronde, anche per me è lo stesso: il supremo male che possa capitare è commettere ingiustizia; non vorrei né patirla né commetterla, ma, fra le due, preferirei la seconda. Accetterò qualsiasi vostra decisione.”
“Questo ti fa onore, ragazzino. Il tuo comportamento può essere stato anche motivato da rancori personali, ma hai messo in pericolo la vita di tutti solo per una tua passione sragionata.”
“Io ritengo che la ragione é -e deve solo essere- schiava delle passioni, senza rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di obbedire e di servire ad esse. Nonostante questo, prendo atto dei miei errori. Tuttavia…io non la perdonerò mai per ciò che ha fatto, Comandante Ikari.”
“Immagino di no.” -la noncuranza con la quale Gendo Ikari si riferiva alle comuni persone era a dir poco fastidiosa- “Puoi andare.”
 
Naruto si voltò, senza rivolgergli una parola, allontanandosi.
Prima di abbandonare l’ufficio d’alto grado, chiese sottilmente ironico:
“Posso chiederle una cosa, Comandante Ikari? Lei, per caso, ha dei figli?”
L’uomo rimase a lungo in silenzio, mantenendo fissi quegli occhi magnetici oltre le lenti oscurate degli occhiali.
Infine rispose:
“No.”
 
 
*   *   *
 
 
Mezz’ora dopo. Hangar principale.
 
I ciclopici cilindri di vetro erano quasi totalmente vuoti; solo tre su otto accoglievano altrettante Unità Evangelion:
Il possente 01, ricoperto dalla nuova corazza, sostava nell’apposita gabbia; l’Unità 00 attendeva in un alloggiamento adiacente, mentre un braccio meccanico sigillava -tramite un’enorme fiamma ossidrica- le escoriazioni dell’armatura; l’Eva 02 stava subendo un trattamento alquanto invasivo, al fine di ricucirne le ferite, riattaccare l’arto strappato e ridistendere forzatamente la carne in eccesso, espansa dopo la modalità ‘BEAST’.
 
Un ampio schermo circolare riportava il grado di guasto:
 
Eva 00: standby
Eva 01: standby [F-Type]
Eva 02: riparazione [danno intensivo]
Eva 03: riparazione [danno critico]
Eva 04: annientato
Eva 05: riparazione [danno intensivo]
 
Seduto al centro dell’hangar, difronte al rispettivo automa, il giovanissimo pilota tedesco ne osservava le riparazioni.
Una benda bianca gli fasciava la fronte e l’occhio destro; sul suo viso un’espressione di rifiuto e onta.
 
A poche decine di metri, Misato e Ritsuko controllavano il tutto, in disparte.
“Due Unità Evangelion funzionanti, una distrutta e le altre sono in riparazione…praticamente siamo tornati all’inizio.” -rifletté la Akagi, sfilandosi gli occhiali da vista.
“Già…senza contare che abbiamo lasciato che dei bambini si ferissero: che vigliaccheria!” -Misato guardò altrove, disgustata perfino da sé stessa.
“E’ per questo che era stato ideato il DUMMY SYSTEM: per ovviare al problema sorto dalla scelta dei piloti.”
“Non nominarlo nemmeno, quel programma terrificante! Finora ha causato solo danni! E poi, anche con tutti gli accorgimenti possibili, non mi fido a lasciare la guida degli Eva ad un computer!”
“Trovi quindi che quei robot debbano essere pilotati solo da dei ragazzini?”
“L’dea non mi piace affatto. Se non fosse che sono gestibili esclusivamente dai children, prenderei volentieri il loro posto. Tuttavia, questo non è possibile: credo che qualcosa di creato dall’uomo debba essere controllata esclusivamente dall’uomo.”
“Eppure, sono spesso sfuggiti ai nostri mezzi.”
“Quel che dici è vero, ma è proprio per questo che gli Eva sono così strettamente legati a quei ragazzi: per via della loro anima.”
Soffermò il suo sguardo su Thomas:
“Quel bambino…deve essere legato molto allo 02, più di quanto lo potesse essere Asuka stessa.”
“Lo credi davvero?”
“Sì. D’altronde, quell’Eva contiene l’anima della madre defunta. Durante lo scontro, vi si è riferito definendolo il ‘Primo Altro’.”
“Ma certo! Per un bambino, la madre è il primo estraneo di cui fa la conoscenza, una volta nato.”
“Esatto. Credo che lo 02 compensi la sua mancanza affettiva; probabilmente è la cosa a cui tiene di più in assoluto. Perfino ora non se ne separa. Il suo profondo odio verso il padre deve averlo portato ad un’eccessiva rivalutazione della figura materna.”
“La visione amletica del Complesso di Edipo: non riuscendo a comprendere il rapporto amoroso dei due genitori -poiché ritiene il padre indegno dell’affetto di sua madre-, Thomas deve averlo rifiutato a priori, identificandolo con il puro sesso. Di solito, questi casi associano il sesso allo sporco e di conseguenza l’amore a qualcosa di sbagliato: quel ragazzino non imparerà mai ad amare.”
“E chi lo sa! Spero solo si renda conto che il mondo è pieno di cose meravigliose che attendono solo un cuore aperto all’amore.”
 
 
*   *   *
 
 
Stesso giorno. Appartamento del Colonnello Katsuragi. Ore 20:45. Neo-R2.
 
Naruto affondò ancora un po’ con il corpo nei soffici cuscini del sofà.
Strinse le spalle nel felpone grigio con cappuccio, ritrovato nell’armadio della sua camera, forse un po’ troppo pesante per una serata di inizio estate.
Come la mattina stessa, ai piedi della poltrona, dormiva il grosso pinguino termale.
 
Il portone d’ingresso al piccolo appartamento cigolò, aprendosi verso l’interno.
Misato rincasò, poggiando frettolosamente la borsa ed il cappotto militare sul mobile all’entrata. Quindi, salutò pacatamente il ragazzo disteso sul divano:
“Ciao. Vedo che non hai scordato la strada per casa, anche se, ovviamente, adesso è decisamente malridotta.”
Come benvenuto, lui le concesse solo un grugnito scocciato ed un: “Già.”
Lei sentì morirsi le parole in gola, trattenendo sia l’impulso di abbracciarlo che di prenderlo a pugni.
Sviò il discorso:
“Ad ogni modo…hai visite.”
Si fece da parte, mentre due ragazzini di età visibilmente differenti varcarono la soglia.
“Vi lascio soli…”
E si congedò, infilandosi in cucina.
 
Naruto si voltò appena, riconoscendoli con la coda dell’occhio:
“Cris, Thomas…che cosa siete venuti a fare?”
I due gli si avvicinarono, sedendosi sui due pouf adiacenti.
Il Tedesco portava ancora la sua fasciatura.
“Sapere delle tue condizioni mi pareva il minimo...” -rispose il first.
“Avevamo paura che ti fosse successo di grave, vista la caduta che ha fatto lo 01, dopo essersi spento.” -disse timidamente il pilota più giovane.
Naruto, invece, ne sembrò quasi infastidito:
Mpf! Dove la troverete tutta questa apprensione, poi! Guardati tu, Tommy: hai addirittura una ferita alla testa! Che avrete tanto da preoccuparvi, per me…!”
Beh, è così che fanno gli amici, no?”
Naruto ebbe un piccolo fremito:
“‘Amici’…ancora quella parola. La parola che da conforto; la parola il cui significato evapora col tempo; la parola che nasconde malvagità senza precedenti…posso davvero riconoscere gli amici, tra coloro che mi circondano?”
L’uomo è misura di tutte le cose.” -rispose Cris, sibillino- “Quelle che sono, per ciò che sono e quelle che non sono, per ciò che non sono. Sta solo a te decidere dove trovare la tua verità. Devi assumerti la responsabilità anche di questo tipo di scelte: selezionare coloro a cui tieni, per cui vuoi batterti e vivere.”
Il second children affondò ancora un po’ nel divano:
“Mi piacerebbe che fosse l’Amore a tenermi in vita…ma non è così. Sto cercando di sopravvivere per ovviare a questa mancanza, aspettandolo come riconoscimento delle mie azioni che mi arrecano tanta sofferenza. Però…ho paura che, quando tutto questa storia sarà finita, non troverò altro che solitudine.”
“E dunque…ritieni che si sbagliato pilotare l’Eva?”
“Sì, in un certo senso…ma Michael mi ha fatto riflettere sul fatto che potrebbe essere utile. Non so…in qualche modo, potrei anche accettarlo, dato che lo ho fatto sinora.”
“Allora il gioco è fatto, se consideri l’Eva qualcosa di giusto: la ricompensa per qualcosa di ben fatto è il fatto stesso di averla compiuta.”
Naruto si mise a sedere, fissando il pavimento; riuscì a pensare ad una sola persona, in quel momento:
“Ginevra…dove sarà, ora? L’ultima volta, io…”
Rispose il pilota dai capelli d’inchiostro:
“Ora è al sicuro, sta’ tranquillo. E’ stata fortunata: durante la caduta, lo 01 l’ha sfiorata di un soffio. Ad ogni modo, è stata subito allontanata e scortata dai rifugiati. Le Forze dell’Ordine stanno lentamente accompagnando la popolazione in superficie, per coloro che hanno ancora una casa. Se le previsioni sono giuste, dovrebbero tirarla fuori domani mattina.”
Poi, Thomas prese la parola:
“Ascoltami, Naruto: davvero tieni a quella ragazza?”
“Ma si…certo!”
“Credi davvero di amarla? Non hai paura che possa essere solo una tua cieca convinzione? Un ‘capro espiatorio’ sul quale riversare il tuo bisogno d’affetto?”
Beh, io non credo che…”
“Allora devi farmi una promessa.”
I grande ed espressivi occhi azzurri del bambino tedesco si inumidirono di lacrima, al ricordo di amori spezzati e volgarmente deturpati:
“Promettimi…che non ti mostrerai opportunista. Se davvero la ami, se davvero credi di esserne in grado…allora devi essere anche pronto a morire al suo posto! La sua vita deve valere più della tua stessa!”
Quelle parole colpirono il second più di una colpo di pistola.
 
Fu lì per replicare qualcosa, quando il campanello, all’ingresso, trillò.
Misato andò ad aprire, girando lentamente la chiave nella serratura.
Aprì il portone; sul suo volto si dipinse un’espressione di sofferenza mista a sorpresa.
Un giovane uomo entrò in casa:
Indossava una camicia blu macchiata di sangue, legata da una stretta fasciatura di rimedio; una cravatta slacciata e ed un distintivo spiegazzato.
 
I tre seduti in salotto balbettarono, increduli:
“S-signor Leon…?!”
Lui stentò un sorriso, dolorante per le ferite:
“Eccomi a casa, allora! Che c’è per cena?”
 
 
*   *   *
 
 
Due ore dopo. Stesso luogo.
 
Quando Misato spense le luci della camera da letto del suo giovane coinquilino, quest’ultimo afferrò un manga poggiato sul comodino, sollevandolo in aria e sfogliandolo senza troppa attenzione.
Poco dopo, la porta della stanza si schiuse leggermente, lasciando filtrare un taglio di luce.
Cris fece capolino.
Naruto gettò a terra il fumetto, scocciato:
“Non sei ancora andato a casa...che c’è? Non hai sonno?”
Invece di rispondere direttamente, l’altro si limitò a guardarsi intorno e a notare:
“Che buffo: eravamo in questa stessa posizione la prima volta che ci siamo incontrati.”
“Vuoi dire la seconda.”
 
Ricordava bene il suo risveglio in quell’angusto appartamento, dopo essere collassato alla vista di quel suo nuovo compagno di scuola, rivelatosi il pilota dell’Arma Decisiva Evangelion.
 
“E’ vero, quasi me ne dimenticavo. Ad ogni modo, sembra che noi due siamo destinati a parlarci solo dopo qualche incidente!”
Naruto restò per un momento in un contrito silenzio; poi si sedette, incrociando le gambe:
“Già. E sempre per causa tua…”
“Mi spiace darti tanti disturbi. Il fatto è che non so mai come comportarmi, in queste situazioni…”
“Perché lo hai fatto?”
“Cosa?”
“Perché mi hai bloccato, l’altro ieri?”
“Il mio è stato solo il sottolineare la tua indecisione ed insicurezza. Se avessi davvero voluto distruggere la NERV, lo avresti già fatto.”
Naruto sorrise, ironico:
“Che fai, ti ripeti?”
“Come dici?”
“Di nuovo quella ramanzina riguardo alla mia indecisione…dici sempre le stesse cose.”
“Non mi pareva di averne accennato, prima d’ora…”
“No…mi sono sbagliato.” -Naruto si ridistese- “Non lo ha detto questo modo di essere te. Credo di averlo sognato.”
Cris i voltò, mentre gli occhi di lapislazzuli luccicarono nell’oscurità:
“Sei molto assonnato: è meglio che me ne vada.”
E mise piede oltre lo stipite della porta.
Infine, Naruto ripeté la sua domanda:
“Perché lo hai fatto?”
Questa volta, il responso fu differente:
“Perché era la cosa giusta da fare.”
Per rimando, Naruto citò le sue stesse parole, di giorni addietro:
Il giusto non è che l’utile del più forte.”
“Esatto.”
E se ne andò.
 
Il ragazzo disteso supino sussurrò alle tenebre della notte:
“Che sia lui…il più forte?”
 
 
*   *   *
 
 
Giorno seguente. Ore 13:00 P.M. Ufficio del Gran Maestro Lorenz Keel. Neue-Zurich. Svizzera.
 
Il gigantesco orologio a pendolo segnò l’una.
 
L’Uomo col Visore sedeva come di consueto alla grande ed avvolgente poltrona rossa; le mani rugose e stanche poggiate su delle grandi fotografie a colori, raffiguranti primi piani di incomprensibili geroglifici di un alfabeto ormai dimenticato, incisi sulla nuda pietra.
A pochi metri dalla sua scrivania, il giovane e raffinato maggiordomo attendeva ordini; le braccia compostamente ripiegate dietro la schiena.
 
Keel gli si rivolse:
“Così la NERV ha osato nuovamente opporsi al nostro Progetto: quanta stupidità in un così esiguo drappello di uomini…”
Sebastian, cortesemente, disse la sua:
“Se posso esprimere un parere, credo che il loro Progetto abbia ben diverse finalità e motivazioni. Inoltre, credo che quei bambini siano capaci di grandi azioni, poiché motivati da obiettivi personali. In mani tanto piccole si annida un potere enorme.”
“Quei ragazzi sono solo pedine: la loro vita è esile e precaria; potremmo sbarazzarcene in qualsiasi momento.”
“Ma non sono pedine anche tutti gli esseri umani? Non sono anche loro deboli come fuscelli?”
“La razza umana è infima ed incompleta: l’unica specie animale in grado di provare odio tra individui della stessa è proprio quella umana. Tutto questo deve aver fine.”
Quindi, il maggiordomo nero estrasse dal taschino del frac un elegante e piccolo orologio, contemplandolo:
“Credo sia l’ora.”
 
Con un suono lievissimo, una piuma immacolata si adagiò morbidamente al centro della stanza.
 
Keel non si smosse:
“Capisco.”
 
Una seconda.
Una terza.
Una cascata appena mobile di un candore spettrale.
Qualcosa di diabolicamente paradisiaco.
Poi, una voce maschile si levò dall’indefinito biancore.
Profonda, decisa…eppure delicata, tagliente e cristallina allo stesso tempo, parlò:
“Ebbene, Keel…credo sia ormai giunto il momento degli addii.”
 
“Mio Dio, so bene ciò che state pensando…non posso sottrarmi al vostro giudizio inappellabile. La Morte arride a tutte le umane cose…noi uomini non possiamo far altro che sorriderle di rimando.”
Tra le piume discendenti da un punto nullo, si levò un braccio dalla mano bianchissima ed elegante, ricoperto da una larga toga nera dalle bordature dorate:
“La SEELE ha avuto il suo tempo. Il suo Progetto è fallito, avete perso.”
“Suppongo che porgervi le mie più umili scuse non sani il debito nei vostri confronti, Dio.”
“No; tuttavia il Contratto richiede un versamento.” -la testa (ricoperta da una mare informe di lunghi e setosi capelli bianchi come piume di cigno) del misterioso interlocutore si voltò verso il maggiordomo- “Sebastian…è arrivato finalmente il tuo agognato turno.”
Il giovane servo sorrise sottilmente, avvicinandosi all’anziano uomo seduto:
“Me ne compiaccio…”
 
Si portò alle sue spalle, allungando le dita ricoperte da guanti bianchissimi verso il visore rosso.
Lo sollevò delicatamente, scostandolo, rivelando i due vecchi e stanchi occhi del Presidente della Commissione per il Perfezionamento dell’Uomo: le iridi nere facevano da tela per due pentacoli viola luminescenti, circondanti al pupilla.
 
La Voce di Dio pronunciò il suo verdetto:
“La ringrazio per il suo contributo, Lorenz Keel…ma ora i suoi servigi non sono più richiesti.”
 
Con un sogghigno malizioso, Sebastian tirò via il guanto sinistro, scoprendo un marchio del tutto simile al suo padrone.
 
 Image and video hosting by TinyPic
 
“Addio…Longinus.” -mormorò colui che veniva definito ‘Dio’.
Il maggiordomo nero poggiò il palmo sulla spalla del Gran Maestro, leccandosi le lebbra:
“Un’anima antica di più di duemila anni…penso che mi sfamerà per il prossimo secolo.”
L’ultimo addio di Keel fu:
“Così, alla fine, il mio inizio e la mia fine coincidono nello stesso momento e tutto segue il giusto corso…”
 
Avvicinò le labbra al collo dell’uomo...e l’anziano Lorenz Keel si dissolse per sempre in una cascata di L.C.L, mentre una rete di organi meccanici si riversarono sulla scrivania.
 
 Image and video hosting by TinyPic
 
Infine, il diavolo di maggiordomo fissò soddisfatto il mucchio informe di resti:
“Il Contratto è chiuso.”
Il presunto Dio scomparve dissolvendosi, mentre la sua voce risuonò nell’etere:
“I rituali per la Venuta sono quasi terminati: da adesso, tutto subirà una svolta risolutiva…è il momento di risvegliare l’Ambasciatore di Dio.”
 
 
*   *   *
 
 
Contemporaneamente. Laboratorio di Ricerca e Sviluppo segreto. Nuova Karnak. Artide.
 
Una capsula rossa venne calata all’interno di un alloggiamento ovoidale, posto tra due lunghe gambe meccaniche; sulla carena dell’Entry Plug sconosciuta era impressa, a caratteri cubitali, la scritta: UZUMAKI-DMY.SYS
 
Oltre un visore nero, due occhi di una grande testa meccanica si ravvivarono di una lugubre luminosità, sibilando meccanici.
 
 Image and video hosting by TinyPic
 
*   *   *
 
 
Ore 19:35. P.M. Vicinanze della Grande Voragine. Neo-R2.
 
Sebbene il Sole fosse ancora alto nel cielo, i suoi raggi iniziavano già ad inabissarsi all’orizzonte.
Il tramonto giungeva sempre prima dello scoccare della ventunesima ora, persino d’estate.
Dal Second Impact, la traiettoria della Terra era stata pesantemente deviata, influendo sul normale scorrere delle stagioni.
 
Naruto respirò a pieni polmoni l’aria ormai ripulita dai fumi della battaglia consumatasi giorni prima.
Voltò lo sguardo alle sue spalle: un cratere di diversi kilometri di diametro campeggiava al centro di quella che un tempo si sarebbe definita ‘città’.
Nonostante il danno catastrofico, i quartieri limitrofi erano rimasti miracolosamente illesi; i palazzi coinvolti solo per metà nell’esplosione lasciavano scoperte le camere e gli interni, i cui mobili erano rimasti nell’esatta posizione originale, nonostante fossero rimasti tagliati con millimetrica esattezza.
Tuttavia, nonostante quelle sensazioni di calma lo distraessero e calmassero, una percezione di disagio si insinuò in ogni suo capillare:
Era caldo, terribilmente caldo.
Non un caldo abituale…qualcosa di afoso, paralizzante, inebriante.
Una mistura di odori e sensazioni quasi inconsce.
Era certo di averlo provato più di una volta…ma dove?
Quanto spesso?
Erano giorni, settimane, forse mesi che non lo avvertiva più…ma c’era sempre stato.
Ormai era abituato.
Quella sensazione sulla pelle e nelle narici di ferro, zolfo, elettricità...
Doveva essere un…
 
Scorse, tra la folla di civili scortati in superficie dalla Polizia, una ragazza dagli abiti imbrattati di sangue:
“Ginevra!”
 
Correndole incontro, Naruto le si avvicinò, liberandola dalla calca.
La osservò per un breve istante:
 
Il suo bel viso era stravolto dalla paura e dalla fatica; i capelli scomposti; gli abiti macchiati di sangue non umano.
 
Lei dovette concedersi un momento, per riconoscerlo.
Poi, istintivamente, lo abbracciò con forza:
Oh, sei qui…oh Dio, grazie! Io…lì sotto…tutte quelle grida…e poi è arrivato un robot gigantesco e allora…!”
“Lo so…lo so.” -tentò di tranquillizzarla lui- “Non preoccuparti: da adesso ci sarò io, qui con te. Piuttosto, dove è tuo padre?”
“L-lui sta bene…ha saputo dei terroristi e voleva mie notizie, ma i voli per Roma sono tutti bloccati! Ma…tu! Tu…dove sei stato?! Io…morivo, senza sapere di te! Questo sangue…quella violenza…e poi le esplosioni e quella specie di piramide nera…! Dio mio, cosa si cela là sotto?!”
Lui ingoiò un groppo amaro.
La strinse ancora più forte e le sussurrò nell’orecchio:
“G-Ginevra…devi sapere che io…”
 
“Sono contenta che vi siate ritrovati.”
Una voce femminile gli impedì di rispondere.
 
Si voltarono: una donna, stretta nella sua divisa militare rossa, li osservava con fare pacato.
 
“M-Misato?!” -balbettò Naruto, arrossendo.
“Chi è questa donna?”
“Vedi, in realtà lei è…”
“Io sono la sua tutrice.” -lo interruppe lei- “Piacere: il mio nome è Misato Katsuragi.”
“P-piacere mio…” -Ginevra tese la mano, timidamente.
“Spero di non avervi disturbato. Ero venuta per assicurarmi che lui stesse bene. Tu devi essere Ginevra, giusto? Naruto mi ha parlato molto di te.”
“Davvero?” -la ragazzina lo guardò, imbarazzata- “Beh, ad ogni modo, lei sembra una donna molto sicura di sé…come mai non è nemmeno un po’ preoccupata? E perché indossa degli abiti così strani?”
Oh, ma quante domande!” -le sorrise Katsuragi- “Eviterei di risponderti, ti confonderei solo le idee. Il linguaggio è un labirinto di strade: vieni da una parte e ti sai orientare; giungi allo stesso punto da un'altra parte e non ti raccapezzi più.”
Oh…” -la giovane pianista rimase senza fiato, non riuscendo a replicare alcunché.
Naruto domandò, diffidente:
“Sul serio è venuta qui solo per sapere come stavo, signorina Misato?”
Lei puntò i suoi decisi (ma tuttavia materni) occhi coloro prugna su di lui:
“Certo. Tuttavia, sai perfettamente il motivo. Se ciò che Ikari si aspetta è giusto, non abbiamo molto tempo.”
Ginevra ripeté confusa:
Ikari? Chi è questo Ik…?”
 
Un coro di urla ed un rombo, in lontananza, la costrinsero ad il silenzio, mentre Misato cinse i due ragazzi in gesto protettivo.
Naruto gridò, portando le mani alle orecchie:
“Ed ora che diavolo succede?!”
Misato si tirò su, a fatica, stringendo i denti:
“Maledizione…! Non credevo così presto!”
Poi, notando la folla in fuga, si rivolse al second:
“Sbrigati, Naruto, dobbiamo prepararci!”
Lui, sul momento, sembrò accondiscendente, ma la mano delicata della Chevalier lo ghermì per la maglietta:
“NO, ASPETTA! Non puoi lasciarmi di nuovo sola! Dov’è che devi andare?! Perché scappi sempre?! RISPONDIMI!”
Il pilota si morse un labbro, indeciso se confessarle tutto o meno.
In sua vece, il Colonnello ripose con tono autoritario:
“Non c’è tempo per le spiegazioni! Ora come ora…mi pare ormai ovvio che siamo arrivati ad un punto critico! E va bene: ragazzina, ormai non raggiungerai più i rifugi in tempo! Seguici!”
“C-cosa…?!”
“Capirai dopo.”
 
 
*   *   *
 
 
Quindici minuti dopo. Central Dogma.
 
“Eccomi!” -Misato raggiunse il Ponte affollato di cartelli d’emergenza, trascinando per un braccio una ragazza..
Ginevra trattenne il respiro, alla vista della sala di comando:
“D-dove siamo? Siamo forse dentro quella roba chiamata ‘NERV’?!”
 
Ritsuko, accanto al MAGI, si voltò indignata:
“Misato! Non ti è concesso introdurre individui al di fuori del personale bellico! Chi è questa ragazzina?!”
“Una compagna di classe di Naruto: se non la avessi porta qui sarebbe morta di sicuro!”
 
Accanto alla dottoressa, un gruppo di quattro ragazzini in tute aderenti osservavano i megaschermi principali.
 
“Colonnello Katsuragi!”
Una voce d’uomo la richiamò all’ordine.
 
Lei si voltò verso la torretta centrale:
“Comandante Ikari…”
 
Il cuore di Ginevra ebbe un sussulto:
Questa donna…è un militare?! E quelli…non sono i miei compagni di classe?! Sono tutti soldati?!
 
Makoto Hyuga passò in sovrimpressione una ripresa video:
“Individuato nemico in coordinate 23-90-11! Si dirige verso i quartieri centrali storici!”
“Di chi si tratta?!”
“Impossibile da definire!” -Maya tentò disperatamente di tracciare di grafici di analisi- “Il suo Diagramma D’Onda varia costantemente dal Blu all’Arancio!”
“Ma non ha senso!” -Ritsuko batté un piede a terra- “Come può essere un Angelo ed un robot contemporaneamente?!”
Misato ordinò:
“Voglio un full-track delle sue onde! Passate la diretta al monitor: cerchiamo di capire chi o cosa abbiamo davanti!”
“Agli ordini!”
 
Con uno sfrigolìo, la ripresa dei maxischermi si spostò sull’obiettivo.
 
Leon, accanto ai children, sentì acutizzarsi le ferita al fianco, mentre la su ansia sfiorò i vertici massimi:
“Ma quello…è…UN EVA!”
Image and video hosting by TinyPic
 
“Non è possibile! Non ero al corrente della costruzione di Unità successive alla 05! La SEELE è stata sconfitta, giusto?! Allora chi può mai averlo inviato?!” -protestò la Dottoressa.
 
“Quello è…” -Ikari si alzò in piedi, aggiustando la montatura degli occhiali oscurati- “…il Tredicesimo ed ultimo Angelo Maggiore: Jehuty, meglio noto come Evangelion Mark 07. La sua Sephiroth è Yessod: La Bocca Che Proferisce Il Giusto; la più vicina a Dio, dopo Malkhut.”
 
“Il nostro nemico è un Eva?!” -chiese  Mike, sbigottito.
 
“Non un comune Evangelion.” -rispose il Comandante- “L’Unità 07 è tra le più progredite: completamente dotata dell’Elemento S2, la sua spada esorcizza le anime e le sigilla per sempre in un Falso Paradiso! E’ venuto per Lilith…per il Third Impact! Se non lo sconfiggiamo, per l’umanità non ci sarà più un ‘domani’! Questa sarà…
 

…L’ULTIMA BATTAGLIA!”

 
  

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Evangelion / Vai alla pagina dell'autore: KaienPhantomhive