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Autore: _hurricane    04/07/2011    12 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IX – Once upon a time, evil plan

 

Intanto, nell’angolo più remoto della stanza più angusta della torre più alta del castello…

“BAMBOO!” tuonò la Regina, facendo risuonare la sua voce in lungo e in largo. Fu questione di minuti, e lo stalliere dalla pelle scura era nella sua stanza da letto. Sue Sylvester infatti non convocava mai nessuno nella piccola camera al di là del muro, protetta dal passaggio segreto azionato dal candelabro: non voleva che qualcuno scoprisse del suo specchio magico.

“S-sì mia signora?” disse l’uomo inchinandosi, tremante. Teneva in mano un piccolo scrigno di legno intagliato e sembrava sudare freddo.

“Ti ho mandato a strappare il cuore di Porcellana ieri, direi che è abbastanza! Allora?!” chiese la Regina facendo avanti e indietro davanti a lui e sventolando come sempre il suo lungo mantello nero.

“E’ qui, è qui dentro Maestà, proprio come avete detto” rispose Howard Bamboo tenendo lo sguardo fisso sul pavimento, per evitare che la donna leggesse la menzogna nei suoi occhi troppo onesti. Tese le mani verso di lei, porgendole lo scrigno. La Regina lo osservò abbozzando un sorriso, e si sfregò le mani nell’atto di avvicinarsi a lui. Infine, prese la scatolina e la sfiorò lievemente con le dita, come per volerla studiare nei minimi dettagli ed aumentare la suspence dell’attesa. Poggiò il pollice sull’apertura centrale e lentamente la aprì.

Bamboo, ancora in ginocchio davanti a lei, sbirciò la sua reazione per assicurarsi che fosse sufficientemente soddisfatta. Vide gli occhi della Regina illuminarsi di una gioia a dir poco sadica, così incontrollata che lei si voltò e si diresse al passaggio segreto senza neanche preoccuparsi di mandare via lo stalliere prima di raggiungerlo.

L’uomo la vide abbassare qualcosa che stava affissa alla parete e sparire al di là del muro, ma era così contento di avere ancora la testa attaccata al resto del corpo da non farci minimamente caso. Sperò di non dover più fare niente di brutto nella sua vita pur di sopravvivere, e con un sospiro di sollievo si alzò e si allontanò in fretta da quella stanza angusta ed inquietante.

Intanto, la Regina era giunta nel suo rifugio segreto. Non riuscì a trattenere una sonora risata, tirando indietro la testa e guardando il soffitto della torre di pietra. Quando tornò in sé – ci vollero un bel po’ di minuti – si diresse subito alla sua scrivania e prese il diario e la piuma d’oca, dopo avervi poggiato sopra lo scrigno ancora aperto.

“La vittoria è MIA!!!” scrisse a caratteri cubitali, occupando due pagine. Soddisfatta, ripose la piuma al suo posto e indugiò ancora un po’ su quel cuore rossastro: guardarlo la rilassava tremendamente, ricordandole che non era rimasto più nessuno ad ostacolarla.

Tra un sospiro e l’altro, l’occhio le cadde sul suo amato specchio. La faccia verdastra fluttuava come al solito in una nuvola di fumo impalpabile, al di là della superficie del vetro, con aria indifferente. La Regina si portò una mano al mento, pensierosa. Mancava ancora una cosa per considerare la sua vittoria compiuta: la conferma ufficiale. E solo lui poteva dargliela. Risoluta, si alzò dalla sedia e fece pochi passi per fermarsi davanti allo specchio.

“Specchio, servo delle mie brame, chi è la persona più famosa del Reame?” chiese sorridente, estasiata all’idea di poter sentire di nuovo il suo nome da quelle labbra incantate. Pensare di aver udito quello di Porcellana al posto del suo le dava i brividi ogni volta, come se in qualche modo la cosa l’avesse irrimediabilmente marchiata a vita, perché per un giorno Porcellana era stato più famoso di lei. E un giorno era anche troppo.

Lo specchio rispose in tono quasi annoiato, avendolo già detto: “Kurt Hummel, mia signora”.

La Regina sgranò gli occhi e si portò una mano al petto, come se una freccia l’avesse colpita a morte.

“Specchio, servo delle mie brame, chi è la persona più famosa del Reame?!?!?” ripetè enfatizzando ogni singola parola, quasi a volerlo minacciare. Eppure, quel contrabbandiere anni addietro glielo aveva venduto come “lo specchio che non mente mai”. Si disse che avrebbe ritrovato quel tizio in qualche modo e che lo avrebbe rinchiuso nelle segrete per il resto della sua inutile esistenza.

“Kurt Hummel, mia signora” rispose per l’ennesima volta lo specchio, roteando gli impenetrabili occhi neri senza pupilla.

La Regina corse a prendere lo scrigno e glielo mise davanti, furibonda.

“E allora questo cosa sarebbe, sentiamo?!” gli chiese in tono provocatorio, come se fosse lui a dover dimostrare qualcosa.

“Quello è il cuore di un cervo, Maestà”.

La Regina guardò prima lo specchio, poi il cuore, poi di nuovo lo specchio. Abbassò il coperchio dello scrigno con un colpo secco, chiuse gli occhi, dopo di che si voltò e lo scagliò con violenza contro la parete opposta, frantumandolo in mille pezzi.

“Io lo ammazzo!” gridò mettendosi le mani ai capelli, pensando velocemente ai più svariati tipi di tortura da poter sperimentare sul suo stalliere asiatico. Ma poi cercò di calmarsi e di riflettere: aveva un problema molto più grande da risolvere. Poteva uccidere Howard Bamboo in qualsiasi momento, o semplicemente rinchiuderlo e gettare via la chiave, ma Porcellana… Porcellana era chissà dove, libero di diffondere la sua voce da ragazzina per tutto il Regno, se non addirittura oltre.

“Basta, ormai è chiaro: chi fa da sé fa per tre!” si disse alzando lo sguardo, illuminata da un’idea geniale.

“Specchio, mostrami dove si nasconde Kurt Hummel!” disse misurando il tono di voce, per recuperare il suo scarso auto-controllo.

“Ha trovato rifugio in una casetta di nani canterini, mia signora, nascosta nel profondo del bosco” rispose lo specchio mentre mostrava alla sua padrona il tragitto da intraprendere per arrivarci.

Lei sorrise soddisfatta, afferrò un lembo del mantello e con fare solenne si diresse ad una piccola porticina, nascosta da una tenda rossa. Scostò la tenda e la aprì, ritrovandosi nell’ennesima stanza segreta; la prudenza non era mai troppa.

Al centro si trovava un grosso e arrugginito pentolone, mentre vari scaffali impolverati attaccati ai muri sorreggevano decine e decine di manuali di incantesimi dai bordi ingialliti. La Regina li percorse uno ad uno con lo sguardo, cercando quello che le potesse essere utile. Di colpo si illuminò, si fermò e sfilò uno spesso libro foderato in cuoio da uno degli scaffali. Lo poggiò su un leggio di legno e lo aprì, iniziando a sfogliarlo con una certa fretta.

“Incantesimo anti-rughe, no… lavaggio del cervello, incantesimo per la perdita dell’uso della parola, caduta dei capelli precoce… Oh, ecco qui!” disse infine poggiando l’indice su una grande scritta rossa, più o meno a metà volume, che recitava: “Incantesimo di invecchiamento temporaneo”. Lesse velocemente gli ingredienti e le controindicazioni, che non le diedero grandi preoccupazioni visto che era in menopausa già da un pezzo. Si affrettò a cercare tutto l’occorrente, rovistando tra gli scaffali più bassi pieni di ampolle di vari colori.

Quando riuscì a recuperarli tutti, versò una goccia di ognuno dentro un calice e aspettò che si amalgamassero per poi generare una nuvoletta di fumo dalle inquietanti fattezze. Fece un sospiro e senza pensarci due volte bevve l’intruglio, tutto d’un sorso. In fondo non era la prima volta: da piccola, quando sua madre la voleva costringere ad andare a noiosissimi ricevimenti di gala, ricorreva a quell’espediente per poter restare in pace nella sua stanza.

Ormai abituata alla sensazione di bruciore della gola, ma un po’ meno a quella di sentire la pelle, le mani e il viso cambiare aspetto, cercò di contorcersi il meno possibile in attesa che facesse effetto. Passarono vari minuti, durante i quali chiuse gli occhi per non vedere la sua meravigliosa pelle liscia incresparsi orrendamente mandando a monte anni e anni di maschere facciali, poi, quando si sentì di nuovo “normale”, li aprì.

Era diventata una vecchietta piuttosto brutta, col naso bitorzoluto e i capelli lunghi e bianchi, incurvata su sé stessa e un po’ zoppa. “Bleah” si lasciò scappare la Regina intravedendo le rughe del dorso delle mani, ma si disse che era necessario, e che tanto l’effetto sarebbe svanito nel giro di pochi giorni.

“E adesso, il tocco finale” disse sfregandosi le mani invecchiate, la voce leggermente rauca. Stavolta non ebbe bisogno del libro: conosceva quell’incantesimo a memoria. Era una pozione che permetteva di “avvelenare” un qualsiasi oggetto, che fosse una sedia, un frutto, un indumento; provocava nelle vittime un sonno eterno, simile alla morte, che poteva essere spezzato soltanto con il “bacio del vero amore”. E visto che la Regina aveva una scarsa, se non inesistente, convinzione sull’esistenza di un sentimento tanto stupido, non se ne preoccupò affatto.

Senza contare che Porcellana aveva messo piede fuori dal castello per la prima volta dopo anni: come poteva aver incontrato il suo vero amore così in fretta? Insomma, a Sue Sylvester l’idea sembrò geniale, anche perché avrebbe avuto più effetto con qualcosa di molto caro alla vittima stessa. E non a caso, la sua mente lungimirante aveva pensato bene di conservare qualche orrendo pezzo di stoffa del guardaroba del suo odiato figliastro, giusto per poterlo ricattare se ce ne fosse stata l’occasione.

Si diresse quindi all’imponente armadio che si trovava incastonato tra uno scaffale ed un altro e lo aprì. In alto, nascosta dietro dei libri, c’era un’impolveratissima sciarpa di seta azzurrina. La Regina si coprì la bocca con una mano per non inspirare la polvere e la prese, per poi agitarla in aria in modo da ripulirla un po’. Richiuse le ante dell’armadio e si voltò verso il calderone.

Dopo aver versato e mescolato ingredienti vari per una buona mezz’ora, una nuvoletta verdognola a forma di teschio la informò della riuscita. Immerse la sciarpa nel pentolone e la uscì, scoprendola perfettamente asciutta: l’incantesimo era pronto.

Non appena Porcellana l’avesse provata, mettendosela intorno al collo, sarebbe svenuto per non risvegliarsi mai più.

 

 

* * *

 

 

Drabble n°4: "Before you met me I was alright, but things were kinda heavy"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=752132


Note di _hurricane:

- SUE SYLVESTER IS BACK! Che dite, sono riuscita a creare il giusto grado di patos scenico?

- Lo so, la storia della sciarpa è una cavolata epica. Ma mi piaceva di più della solita mela!

- Pubblicità-non-molto-anzi-per-niente-occulta: Ieri ho pubblicato una shot Klaine che è un po' passata inosservata, per un motivo più che valido: il bacio Klaine/CrissColfer sul palco di Dublino. Io sono ancora sotto shock, tra parentesi. Comunque sia, eccola qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=751871&i=1

- Mia sorella ha tradotto un'altra shot Klaine americana molto carina, leggetela se vi va: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=751798&i=1

Come sempre, grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono <3

 

   
 
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