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Autore: CastelliPerAria    04/07/2011    2 recensioni
I will move away from here, you won't be afraid of fear, no thought was put into this.
Let me clip your dirty wings, let me take a ride, don't hurt yourself.
I know I can make enough of the words for you to follow along.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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hell Non desiderava che il vuoto. Il nulla, il tutto.
Quella notte aveva preso una decisione.
Stella si alzò dal pavimento sul quale aveva dormito le restanti ore di quella notte incredibilmente agitata, i ricordi confusi.
Andò in bagno e si fece una bella doccia calda:quando uscì, rimase ad osservare il suo riflesso nello specchio appannato.
Osservava la sua magrezza ai limiti dell’anoressia, i tatuaggi che spiccavano come inchiostro nero sulla pelle bianca, le occhiaie violacee che esaltavano i suoi folli occhi blu ed infine arruffati capelli biondi, unica eredità della madre.
Uscì dal bagno e si vestì con più cura del solito:felpa nera con cappuccio, All Star nere e una minigonna rossa dal colore spiazzante.
Andò in cucina e si preparò un bel caffè, accompagnato da pancakes appena sfornati.
- Buongiorno sorellina…hai fame oggi?- osservò stupito Kevin, entrando nella stanza con addosso solo i pantaloni della tuta.
- Sì…come va, Kev?- chiese lei, sorseggiando del caffè e sorridendo.
- Bene…lei è Samantha, comunque.- disse Kev, indicando la ragazza dai tratti orientali appena uscita dalla sua camera.
- Piacere, Samantha…- si presentò lei, imbarazzata. Stella la salutò allegramente, stringendole la mano:parlò poco con lei, giusto per assicurarsi che fosse una brava ragazza, e poi salutò Kevin con un bacio sulla guancia.
Appena uscita, ammirò la via di Seattle dove abitava e accarezzò la serranda abbassata del Bleach, un sorriso strano sulle labbra.
Si diresse allora verso la banca.
- Salve, come posso aiutarla?- chiese cortese l’impiegata dello sportello.
- Sono Stella Jones, intestataria del conto 23012, vorrei ritirare tutti i miei risparmi.- disse lei, porgendole una documento d’identità.
L’impiegata perplessa osservò la carta e compilò il modulo di prelievo.
- Sul suo conto risultano circa quindicimila dollari…ritira in assegno o in contanti?-
- Vorrei che versasse sul conto di mio fratello Kevin Jones diecimila dollari, il suo conto è il 23155…e il resto lo prendo in contanti.- disse Stella, sicura.
L’impiegata le consegnò delle mazzette di banconote da cento dollari per il valore totale di cinquemila dollari.
Stella la prese e uscì, contenta, dirigendosi verso un negozio di musica.
Lì, qualche giorno prima, aveva adocchiato un CD autografato dei Melvins dal ragguardevole prezzo di duecento dollari.
- Salve, vorrei il CD dei Melvins in vetrina…e una copia del vinile di In Utero dei Nirvana, grazie.- disse Stella, porgendo al commesso annoiato una mazzetta di banconote.
Il commesso strabuzzò gli occhi ma le consegnò i due vinili in un sacchettino di plastica.
Stella uscì ed entrò in una tabaccheria per comprare un pacchetto di sigarette, due biglietti con stampati dei papaveri e una penna.
Si diresse verso il parco e, seduta su una panchina, scrisse un bigliettino e lo infilò nella custodia di In Utero, mentre l’altro lo infilò nella custodia del vinile dei Melvins. Poi si diresse verso le poste.
Il sacchetto di plastica con cui uscì dalle poste conteneva solo uno dei due vinili.
Si diresse poi verso una delle rivendita di motociclette più famose di Seattle e, senza nemmeno provare il modello, comprò una Harley Davidson originale degli Anni’60. Pagò il venditore in contanti e gli diede un indirizzo per la consegna.
Infine, si accese una sigaretta e si diresse verso la sua ultima meta.
Casa Cobain sorgeva su una sorta di collina verde che dava una vista particolare della città.
Non dava modo di vedere tutto, ma solo una parte della periferia, quella dove c’erano i peggiori bar e pub. I bar e pub dove tante band grunge suonavano, spinte dall’onda di creatività sulle note di Nevermind.
Stella era un po’intimidita dalla costruzione antica ma con elementi moderni che le si ergeva davanti, ma premette lo stesso il dito sul campanello dorato del cancello.
Una voce gracchiante rispose:- Chi è?-
- Parlo con la signora Love?- chiese Stella esitante.
- Sì, chi cazzo sei?-
- Sono un’amica di Kurt…vorrei parlarle.-
Il cancello si aprì silenziosamente.
Stella percorse il lungo viale lastricato, affiancato da alberi spogli, e, quando iniziò a piovere, si tirò il cappuccio sui capelli.
Si pulì le scarpe sullo zerbino scolorito ed entrò.
Casa Cobain era disordinata ma tranquilla, una bella villetta. Ovunque erano sparsi fogli, diari colmi di appunti, ombrelli, scarpe e magliette.
Una bimba dal sorriso angelico correva traballando per la stanza e si scontrò con Stella, quasi mandandola al tappeto.
- Ciao, piccolina…- disse Stella accarezzando i morbidi boccoli biondi di Frances, la figlia di Kurt.
Una voce roca la interruppe e due mani dalle unghie smaltate di nero le tolsero la bambina dalla vista:- Frances, vieni da mamma…-
Stella alzò gli occhi e incontrò quelli gelidi di Courtney Love.
Era abituata a vederla in televisione e immaginarla nei rari racconti di Kurt:era scheletrica, più bassa di come se la immaginasse, gli occhi quasi folli simili a quelli del marito ma privi di sofferenza. L’emozione predominante negli occhi di Courtney era la rabbia.
Courtney cullò la bambina e poi chiamò la tata, una donna dai modi gentili:- Steph, occupati della bimba…io parlo con questa ragazza e poi arrivo subito.-
Courtney le indicò una poltrona:- Siediti…come ti chiami?-
- Stella, piacere.- rispose la ragazza intimidita.
- Piacere, immagino tu sappia come mi chiamo…- replicò Courtney con arroganza -…beh, che vuoi, Stella?-
- Sono venuta per…-
- Sentimi, chiariamo una cosa…ultimamente sono stata offesa da molti giornalisti, ho avuto un brutto periodo e se vuoi strapparmi qualche confessione scandalosa dì la verità e non spacciarti per amica di Kurt se non lo sei davvero.-
- Signora Love, io…-
- Chi sei tu, davvero?-
- Stella Jones, abito a Seattle, conosco Kurt da quasi un anno…-
Courtney la osservava mentre raccontava di come lei e il marito si erano conosciuti, in un pub che lei dirigeva con il fratello: era incredibilmente minuta e indifesa, il cappuccio tirato fin sopra i capelli biondicci, lo smalto rosso scheggiato sulle unghie che mangiucchiava dal nervosismo.
Eppure, il suo profumo…le era familiare.
Ad un tratto ricordò dove lo aveva sentito:un paio di giorni prima, durante un giorno di pioggia, sulla pelle del marito che l’aveva rifiutata. Perché era innamorato di un’altra.
Courtney alzò la mano e zittì Stella, che si ritrasse impaurita sotto lo sguardo gelido della donna che le stava di fronte.
- Tu ami mio marito, non è così?- chiese a bruciapelo Courtney.
Stella rimase in silenzio, sbigottita.
- Vedi, Stella, io non sono una cretina. Fanculo, capisco le cose al volo quando mi vengono fatte sotto il naso, ma con ciò non accuso nessuno. So che tu ami mio marito ma che, cazzo, anche Kurt ama te. Non è mia intenzione ostacolarvi, ma ricorda solo che Kurt ha una figlia, Frances, l’hai vista, e che io sono ancora sua moglie.-
Stella aveva ascoltato attonita il breve discorso di Courtney e trovò il coraggio di dirle quello per cui si era spinta fino a casa Cobain.
- Senta, signora Love…anzi Courtney, voglio parlarti da donna a donna. Voglio che tu mi faccia una promessa, peccando di arroganza. Voglio che tu mi prometta che gli starai vicina, qualsiasi cosa accada. Nel bene e nel male, che tu rispetti i giuramenti nuziali. Stagli vicina, per favore.- disse Stella, abbassando lo sguardo.
Courtney la prese per il mento, le sollevò il viso e la guardò negli occhi:- Qual è il tuo timore?-
Stella si scostò dalla presa:- Nessuno, Courtney. Ma promettimi che gli starai vicina. Spesso accadono cose che nessuno sa spiegare all’infuori della persona coinvolta.-
A Courtney sembrò di scorgere per un attimo la stessa sofferenza del marito negli occhi di quella strana ragazza.
Annuì:- Te lo prometto.-
Stella allungò la mano:- Promettimelo su Frances e sulle Hole, su Kurt e su quello che hai di più caro.-
Courtney le strinse la mano, decisa:- Te lo prometto, Stella Jones.-
Stella tirò su con il naso e salutò Courtney facendole i complimenti per le sue canzoni, andandosene da casa Cobain.

La donna per la quale ho provato amore materno
Non può guardarmi negli occhi
Ma io vedo i suoi e sono blu
E si drizzano, girano e masturbano

Ho scelto questa canzone per dare il titolo a questo capitolo perchè è un po'tormentata e contiene la strofa qua sopra, che mi ha colpito perchè sembra scritta apposta per Stella. Nella realtà, credo fosse riferita a Courtney o ad una delle fidanzate precedenti di Kurt, ma poichè in questo capitolo abbiamo il primo e unico incontro tra la vera signora Cobain e Stella ho deciso di inserirla.
Ok, il nome della tata di Frances mi pare sia quello vero, la tipa in questione è una certa Stephanie qualcosa, e per il resto sono andata a briglia sciolta.
Stiamo per giungere alla fine, preparatevi, signore e signori.


  
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