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Autore: Traviana    04/07/2011    0 recensioni
Ricordo ancora l’anno 1986, quando venni al mondo. Un Dottore facendomi parecchio male, mi afferrò per un braccio tirandomi con forza verso una luce molto folta bruciandomi quasi gli occhi. Uscita fuori non ebbi la possibilità di respiro, credevo di morire, ma ad un certo punto sentì sulla parte posteriore del deretano
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Madre dalle dita bianche

Ricordo ancora l’anno 1986, quando venni al mondo. Un Dottore facendomi parecchio male, mi afferrò per un braccio tirandomi con forza verso una luce molto folta bruciandomi quasi gli occhi. Uscita fuori non ebbi la possibilità di respiro, credevo di morire, ma ad un certo punto sentì sulla parte posteriore del deretano un colpetto, senza sentire dolore però, ma grazie a quel colpetto io ritornai a respirare. Mi avvolsero in torno al un velo bianco che profumava di fiori di campo, e mi diedero in braccio ad una donna che per sentito dire, sarebbe stata mia madre fino alla fine dei miei giorni. Io ero contenta, mi  piaceva il fatto che qualcuno si sarebbe presa cura di me per la vita.  La donna a pena mi prese in braccio incomincio a piangere, non so se di gioia o dolore, io non sapevo che pensare, fino a quando si avvicinò un uomo dicendo: Sei bellissima, questa è la mia bellissima figlia. La donna acconsentì le sue parole, e da li capì che quelle lacrime versate, erano per la gioia di vedermi e toccarmi con mano. Ad un certo punto, mi allontanarono da lei, io mi sentì male, e incominciai a piangere forte, non riuscivo più a smettere, quei brutti uomini mi avevano portato via dalla mia così detta Madre. Forse allora quelle lacrime non erano di gioia, ma di dolore di avermi fatto nascere, non riuscivo a capire il perché la Madre quando quei brutti uomini mi hanno portato via, non ha fatto niente per fermarli, ma mi salutava con la mano. Anche mio Padre ha fatto la stessa cosa, mi ha salutato senza fermarli, io mi fidavo di lui, aveva detto che ero bella, perché dire così se poi non è vero? Sicuramente mi rimpiazzeranno con una bambina più bella. Ne fui rimasta basita dal quel comportamento, i mostri mi avevano portato in una stanza bianca e mi avevano inserito dentro una culla col coperchio, mi avevano rinchiuso li dentro, all’improvviso vidi tante luci che mi confusero la mente, mi venne nuovamente da piange,  quegli esseri cercarono di farmi smettere, ma più cercavano di farlo, e più mi veniva da  piangere, ad un certo punto spuntò mia madre, il pianto cessò, si avvicinò a me, e mi disse di stare tranquilla stanno solamente facendo dei controlli per vedere se stai bene. Mi diete una carezza e se ne andò. Allora non mi volevano sostituire con un'altra bambina, mi volevano solamente aiutare. Da quel momento non piansi più, stesi tranquilla per tutto il tempo, facendo fare il loro lavoro i quei uomini che mi volevano aiutare. Una donna di quelli si avvicinò e mi mise un fazzoletto bianco vicino la bocca, pensai che mi volesse soffocare, ma subito dopo, mi venne un sonno di quelli pazzeschi che avrei dormito per anni. Al mio risveglio mi ritrovai in un lettino con delle sbarre ai lati, non sapevo cosa fosse, ma dai buchi delle sbarre intravidi mia madre e mio padre in atteggiamenti molto strani, li vidi guardare le mia della madre e piangere, io non ci vedevo un gran chè, ma sforzandomi notai delle macchie abbastanza estese sul corpo di mia madre, ma soprattutto le macchie erano concentrare sulle mani. Mi venne da piangere, ma non volli attirare l’attenzione su di me causandogli altri problemi, sicuramente la colpa era mia se adesso mia madre stava passando tutto questo. Non riuscì a trattenere il pianto, e incominciai a piangere attirando così l’attenzione dei miei genitori, mi vennero immediatamente in contro, mia madre mi prese in braccio cullandomi addestra e sinistra cercando di calmarmi, ma non era possibile, mi sentivo troppo in colpa per ciò che avevo fatto, ma piangere non serviva a niente, il mio pianto avrebbe dato un altro dispiacere ai miei genitori, quindi cercai di smettere il più presto possibile, anche se non era poi così facile. Alla fine smessi, mia madre mi riposò dentro la culla e si allontanò sdraiandosi nel grande letto bianco in fondo alla stanza. Mi sentivo sola, anche se a farmi compagnia era il rimorso di quelle maledette macchie bianche che avevo fatto spuntare a mia madre nascendo. Resta in fatto che ormai non potevo fare più nulla, quel che fatto è fatto, anche se non riuscivo a smettere di pensare. Ad un certo puntò entrarono dei uomini vestiti di bianco che portarono via mia madre, erano gli stessi uomini che avevano portato via me, probabilmente la stavano portando in quella stanza fredda per fargli dei controlli e vedere se stava bene anche lei. Mio padre rimase li a guardare il vuoto per parecchi tempo, devo dire che non mi davano molta confidenza, forse perché cel’avevano con me, anzi no forse, ma sicuro. Mi   sentivo terribilmente in colpa, ma dopo poco, mio padre si avvicinò mi prese in braccio e mi raccontò tutta la verità, che non era colpa mia se mia madre era in quello stato, ma era colpa della malattia che aveva già da tempo, io non potetti fare a meno che credergli, in fondo ero una bambina di appena un giorno. Ci fece notte, e mia madre non era ancora rientrata in stanza, ero molto preoccupata che gli fosse successo qualcosa, mio padre stava li seduto a fissare il vuoto da ore, avevo fame, ma nessuno mi dava confidenza, nemmeno mio padre. Questo voleva dire solo una cosa, che non gli interessava niente di me

  
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