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Autore: Tuvia    05/07/2011    9 recensioni
Hermione represse un sorriso e sparì oltre la porta mentre Ron sospirava e si lasciava cadere sul materasso, rivolgendo lo sguardo al soffitto come per cercarvi l’ illustrazione della giusta maniera di cambiare un pannolino o di applicare creme anti-arrossamento.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dinosauri, pannolini e peluches.

 

Ronald Weasley sedeva sul bordo del letto a due piazze, dondolando appena e torcendosi le mani. Di tanto in tanto lanciava sguardi nervosi a sua moglie che, specchiandosi, ritoccava il rossetto e sistemava ai lobi dei graziosi orecchini.
Il riflesso di Hermione Granger gli sorrise dolcemente, poi la donna si voltò e gli si avvicinò per prendergli le mani, “Non guardarmi così. Andrà tutto bene, non preoccuparti”, disse comprensiva.
“Non devo preoccuparmi? Come farò? Non conosco neppure un Incantesimo di pulizia o di… Per le mutande di Merlino! Devi proprio andare?”, disse senza smettere di oscillare.
“Ronald, smettila! Shacklebolt ha bisogno di me per tutto il giorno. Tornerò questa sera, lo prometto”, il tono calmo di Hermione aveva definitivamente concesso il posto a quello isterico, tipico di chi sa bene cosa la giornata lavorativa sta per offrirgli.
“E va bene, va bene -l’ uomo si sollevò e le posò un bacio furtivo sulle labbra- Ma se troverai la moquette sporca di solo Merlino sa cosa, non dare la colpa a me!”, strillò con la voce in falsetto.
Hermione represse un sorriso e sparì oltre la porta mentre Ron sospirava e si lasciava cadere sul materasso, rivolgendo lo sguardo al soffitto come per cercarvi l’ illustrazione della giusta maniera di cambiare un pannolino o di applicare creme anti-arrossamento. Si sforzò di mettersi in piedi con uno sbuffo e si decise a varcare la soglia.
Dopotutto, aveva egregiamente preso parte alla battaglia di Hogwarts; pannolini, unguenti e pappine non potevano certamente sconvolgere il suo temperamento imperturbabile.
Annuì cercando di convincere se stesso che la moquette assolutamente non sarebbe stata sporcata di solo Merlino sa cosa, e s’ incamminò fino al soggiorno.
 Hugo e Rose erano immersi in un’ accanita lotta per il predominio assoluto su un peluche, Ron ficcò le mani nelle tasche e in poche, lunghe falcate li raggiunse.
“Bene, oggi saremo soli per tutto il giorno, quindi ho bisogno della vostra più totale collaborazione. Non so come cambiare i pannolini ad Hugo, né preparare il tuo bagnetto, Rose. Sono un pessimo padre, lo so. Ma non ditelo a vostra madre, vi prego”, snocciolò.
Di tutta risposta, Hugo strappò con forza il peluche dalle mani della sorella e si prodigò in gridolini di trionfo mentre il labbro inferiore dell’ altra cominciava a tremare in modo incontrollabile. Ron strabuzzò gli occhi e inspirò sconfitto mentre il pianto disperato di sua figlia cominciava a riempire la stanza.
Si lasciò cadere accanto a loro ed allungò le braccia per prendere Rose, “Ti prego, la mamma mi uccide se sa che hai pianto appena è uscita di casa. Ti prego!”, l’ abbracciò guardando minacciosamente Hugo che strangolava l’ enorme orso di pezza, premio della strenua battaglia.
“E’ mio quello”, mugolò la piccola tenendosi stretta al petto del padre.
Ron le accarezzò i capelli e la depose nuovamente sul pavimento, “Per ora lo lasciamo ad Hugo, va bene?”, disse dolcemente. Rose annuì energicamente, come se avesse appena assistito al più giusto dei discorsi del Ministro della Magia.
L’ uomo si sollevò e prese tra le braccia il più piccolo, “Io e Hugo torniamo subito”, scoccò uno sguardo di disapprovazione al secondogenito e lo portò con sé in cucina, dove lo sistemò su un’ enorme sedia e gli intimò di starsene buono, posizionandogli sulle ginocchia il maledetto peluche che aveva causato il primo fallimento della giornata.
“Vostra madre non si è degnata di preparare il pranzo”, osservò Ron. Hugo lo guardò e convenne spruzzando saliva ovunque.
L’ uomo scrollò le spalle, completamente afflitto, e prese a rovistare nella credenza, “Tu mangi questi?”, chiese retoricamente al bambino mostrandogli una confezione di muffin al cacao. Hugo spalancò la bocca e lasciò cadere l’ orso, totalmente assorto dalle attraenti curve dei pasticcini tempestati di gocce di cioccolato.
Ron si maledisse per un interminabile istante e poi ripose, in fretta, lo scatolo, “Assolutamente una pessima idea, Hugo. Non puoi mangiare i muffin”, disse.
“Muffin?”,  cinguettò una vocina alle sue spalle. Ron si diede una manata sulla fronte e si voltò sfoggiando un solare sorriso, “No, Rose, non ci sono muffin qui”, mentì.
“-uffin!”, ripeté il più piccolo scendendo malamente dalla sedia e trotterellando fino alle lunghe gambe del padre. “-uffin, -uffin, -uffin!”, insisté strattonandogli i pantaloni.
“No, Hugo e no, Rose”, sentenziò porgendo un biscotto al primo ed un altro alla seconda, “E mi raccomando, che non vi scappi che vi ho dato un biscotto alle undici e mezzo del mattino, o diverrete orfani di padre!”. Sistemò nuovamente Hugo sulla sedia e fece lo stesso con Rose per poi dedicarsi completamente al pranzo.
 Tre ore più tardi, il viso lentigginoso di Ron era coperto di nauseabonde chiazze bianche. Si accigliò e si ripulì con uno strofinaccio, “Hugo, così non va bene! Ho detto che devi smetterla”, disse avvicinando un cucchiaio stracolmo alla bocca del figlio, che cominciò a scuotere la testa. Ron gli scoccò un’ occhiata ostile e tenne il braccio teso fino a quando il piccolo –smettendo di agitare la chioma fulva- spalancò la bocca, riluttante, ed accolse l’ intruglio appiccicoso.
“Oh, e con questo abbiamo finito!”, sfregò il viso di Hugo ripulendolo per bene e poi lo prese tra le braccia. Intanto Rose si era addormentata, il viso nascosto quasi del tutto dai capelli era poggiato sul tavolo; si chinò su di lei e la sollevò attento a tenere ancora il più piccolo in equilibrio.
Oscillando pericolosamente si incamminò verso la camera da letto, quando improvvisamente piantò i lunghi piedi sulla moquette e studiò attentamente l’ aria, con l’ olfatto all’ erta. Sentì un repentino calore sul bicipite destro ed inarcò un sopracciglio, “Hugo?”; il bambino sorrideva trionfante, le guance arrossate ed un’ espressione di pura soddisfazione sul viso.
“Hugo?”, ripeté Ron, allarmato. Corse su per le scale e depose Rose –ancora addormentata- sul suo letto trapuntato di rosa confetto; issò Hugo, ancora gongolante e lo portò in bagno.
“Oh Merlino! Oh Merlino!”, sbraitò Ron otturandosi il naso. Con la punta delle dita sollevò lentamente gli adesivi azzurri ai lati del pannolino e si preparò al peggio.
“Miseriaccia, Hugo! Hai mangiato un dinosauro a pranzo?”, il bambino rise e sollevò le gambe paffute esponendo con fierezza i resti del dinosauro. Ron deglutì disgustato e procedette maledicendo se stesso, Hugo, Hermione, Shacklebolt e Merlino.
 Con un nuovo pannolino richiuso alla meglio e i pantaloni al rovescio, Hugo e Ron uscirono dalla toilette. In corridoio, Rose era seduta con le gambe incrociate e reggeva tra le braccia un peluche, “Papà, sono le cinque –disse severa- Devo fare il bagno”.
Ron annuì vigorosamente e la oltrepassò, adagiò Hugo nella culla e gli impose di stare fermo.
Nuovamente in corridoio, prese Rose tra le braccia e la portò in bagno, dove ancora campeggiava il pannolino tracimante. Prese posto sul water ad aprì il rubinetto dell’ acqua calda, aspettando che la vasca di riempisse.
“Ma papà, io ho vergogna”, disse Rose infilandosi l’ accappatoio rosa a cuoricini.
“Di me, tesoro? Perchè?”, domandò sorridendole.
Rose strinse gli occhi, “Io sono donna!”, sentenziò incrociando le braccia.
“Oh…”, Ron annuì comprensivo, versò del bagnoschiuma alla pesca nell’ acqua calda e si voltò, “Va bene così?”.
Rose rise, sfilò l’ accappatoio e si immerse nella schiuma profumata che non mancò di riversarsi sul pavimento e sui piedi di Ron che cominciò a borbottare asciugandosi con la bacchetta.
 Mezz’ ora dopo, le mani di Rose si ancorarono al bordo della vasca da bagno, “No, no, no!”, strillò ancora arpionata.
“Rose, avanti, basta!”, Ron la coprì con l’ accappatoio e le cinse la vita con un braccio.
“Voglio restare!”, urlò tenendosi aggrappata con le punte delle dita.
Ron sbuffò e le prese delicatamente i polsi con la mano libera, “Non puoi, Rosie. Sei stata in acqua per trenta minuti”, le puntò contro la bacchetta e in un attimo le asciugò i capelli, poi la trascinò via dalla stanza in subbuglio e la portò nella camera da letto matrimoniale per poi allontanarsi dondolando le spalle, stanco.
Un attimo dopo rientrò con Hugo tra le braccia che proprio non la smetteva di dimenarsi, camminò fino al letto e vi adagiò il bambino, poi si stese e fece cenno a Rose di avvicinarsi.
“Ora ascoltatemi, questa giornata è stata un fiasco totale, la casa è un disastro e tu, Rose, hai fatto troppi capricci. Hugo tu… tu… Merlino, ma con cosa ti nutre vostra madre? Ricordo di aver visto qualcosa di simile solo all’ accampamento di draghi di Charlie! Tuttavia, non posso non farti i miei complimenti. Hai uno stomaco d’ acciaio! Comunque, ragazzi, per quanto io sia stato un pessimo genitore oggi, devo dire che…”, il troppo silenzio lo interruppe. Rose si era rannicchiata accanto a lui e dormiva profondamente, Hugo aveva poggiato una mano sul suo petto e sonnecchiava beato, con un sorriso che gli incurvava le piccole labbra rosee.
Ron si concesse un sospiro di sollievo, socchiuse gli occhi e dopo una pessima giornata nella più completa baraonda, si addormentò, stremato.

 Hermione fece ingresso in casa, sbadigliando. Percorse in punta di piedi i corridoi messi a soqquadro, ristabilendo ovunque l’ usuale ordine con un colpo di bacchetta. Raggiunse poi la camera da letto dove i tre russavano profondamente, tenendosi abbracciati.
Un sorriso radioso le colorò il viso. Dopotutto, la sua giornata al Ministero non era stata tanto più faticosa di quella di suo marito. Si chinò, li baciò e si stese accanto a loro, sorridendo.




• Tuvia


Tuvia's corner: Oltre ogni mia previsione, così come quella di molti dei miei "bambini", ecco nascere la mia prima fanfiction "non deprimente" (così come loro amano definirla). Ho addirittura utilizzato un titolo colorato... Dio mio, sono davvero impazzita allora!
Sperando vi piaccia e che abbia fortuna *^*



A Thiana, che era scettica.

  
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