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Autore: Sparrowhawk    05/07/2011    2 recensioni
[ATTENZIONE, POTREBBE CONTENERE DEGLI SPOILER]
[Videogame: Alice Madness Returns]
Non è mai bello quando si rimane soli al mondo.
Perdere una persona cara è già difficile, ma quando si perde tutta la famiglia, beh, la cosa forse è anche più orribile.
Ho pochi ricordi del mio passato, e tutto ciò che riesco a richiamare a me risulta sempre così distorto e labile che alla fine temo sempre di starmi sbagliando.
Se però c'è un particolare che non dimentico, che non riesco a cancellare per quanto mi sforzi, è il fuoco. Quello lo ricordo bene.
Il giorno in cui tutto è cambiato e la mia casa è bruciata, con dentro tutta la mia vita, il fuoco era così sgargiante e rosso che si è impresso nella mia testa per sempre.
Lo vedo anche adesso.
Io lo vedo.
...è un ricordo che mi fa stare male.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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ATTENZIONE, QUESTO CAPITOLO CONTIENE DEGLI SPOILER. Non voglio in alcun modo rovinarvi il videogame e, di conseguenza, vi chiedo di attendere di aver finito di giocare prima di apprestarvi a leggere questo nuovo capitolo.
Alice Madness Returns è davvero bello e mi sentirei in colpa a rovinarvi il finale, che ho trovato assai stupendo.
Perciò, PRIMA godetevelo nell'intimo del vostro salotto -o dove giocate di solito- e SOLO DOPO cominciate a leggere, ok?
la Direzione XD




Aveva pensato a lungo a come avrebbe potuto essere affrontarlo là, nel suo mondo, nella dimora delle sue più intime fantasie. In principio aveva visto in lui una persona giusta, qualcuno di cui potersi fidare, un compagno perfino. Gli aveva parlato molto del Paese delle Meraviglie e insieme avevano discusso sulle varie caratteristiche che ogni suo abitanti possedeva. Le sedute si erano tramutate in chiacchierate e Alice, nella sua infinità stupidità, aveva davvero creduto che Bumby la volesse unicamente aiutare.

Il fatto era che aveva cercato un amico così disperatamente, che ora lo aveva riconosciuto nella persona sbagliata. La più sbagliata che avrebbe mai potuto incontrare. La prima che le avesse dimostrato un minimo di empatia o di gentilezza. L'unica che l'avesse sempre accolta allo stesso modo, senza mai sbilanciarsi troppo fra il timore per quello che poteva fare o non fare per via del suo stato mentale.

Sì, aveva commesso un errore. Alice si era lasciata convincere da lui e, alla fine, gli aveva raccontato quanto di più segreto nascondeva dentro se stessa. Ogni sfumatura della sua anima era, ora, alla totale mercé di quell'orribile, orrendo uomo.

Bumby aveva preso il controllo della sua piccola oasi felice con una tale facilità da sconvolgere non solo Alice, ma tutti i personaggi che lei era riuscita a creare nel corso degli anni. Il Treno Infernale che aveva messo in moto, la aveva seguita durante tutto il suo viaggio alla ricerca di quei ricordi perduti che tanto bramava, distruggendo prima il Cappellaio con i suoi due cari invitati -il Leprotto Marzolino ed il Ghiro-, corrompendo il Carpentiere con il suo famelico Tricheco, annientando il Brucaliffo assieme ad ogni abitante del suo dominio, e togliendo di mezzo perfino la Regina di Cuori.

Ogni passo che Alice era riuscita a fare nel riconquistare una parte del suo passato, la più importante di tutte, era stato anche un passo per lo stesso Treno. In pratica, anche con questo, Alice si doveva prendere la colpa della creazione di quel mostro di metallo, vapore ed incubo. E, come se ciò non bastasse, anche per la mancanza di furbizia con cui si era mossa. Prestando attenzione solo a se stessa, aveva ignorato tutti gli indizi che la circondavano e che, se solo avesse aperto di più gli occhi, le avrebbero fatto capire la verità molto prima.

In principio aveva creduto che il Treno stesse cercando lei. Era l'unica spiegazione plausibile se si pensava al fatto che se lo ritrovava sempre ovunque andasse, come se appunto la stesse seguendo. Ma a poco a poco, la realtà delle cose, aveva cominciato ad affiorare anche nella sua mente: il Treno la stava seguendo, sì, ma non per distruggerla, bensì per cancellare ogni più piccola parte del suo subconscio, della sua memoria, del suo passato. Insomma, per cancellare tutto ciò che la rendeva ciò che era, che la identificava come Alice Liddell.

Da lì, come se improvvisamente un rubinetto fosse stato aperto, era arrivato anche tutto il resto. Finalmente il suo cammino era chiaro, ma per quanto avesse desiderato in più sicurezza non riusciva a fare a meno di tremare. Ciò che aveva detto lo Stregatto era, quindi, la pura e semplice verità.

«I passi che conducono alla chiarrezza illuminano il cammino, Alice, ma ogni passo è incerto.»

Doveva solo camminare. Doveva mettere un piede dietro all'altro, sperando di non cadere o di non incontrare l'ennesimo ostacolo sulla strada.

Davanti a lei c'era il suo destino, l'epilogo di quella brutta storia e la fine di quell'incubo.

Il Dottor Bumby era lì, a darle la schiena, elegante nel suo giaccone blu scuro. La bombetta del medesimo colore, poi, gli donava un'aria di prestigio, facendolo apparire come una persona rispettabile. Come un uomo di saldi e validi principi.

Ma Alice sapeva ormai vedere oltre alla menzogna. Lui non la avrebbe più ingannata.

 

*** *** *** *** ***

 

Ora che si ritrovava di fronte al suo nemico mortale, nella realtà, le veniva in mente la loro conversazione all'interno del Paese delle Meraviglie.

«Sono la più miserabile ed egoista fra le vittime del destino.» aveva cominciato, affrontando con solo lo sguardo il Fabbricatore di Bambole. Il Dottor Bumby. «Vivo in un campo di addestramento per prostitute, un'abusatore ed un protettore come mentore, complice dell'omicidio di mia sorella, ho ucciso la mia famiglia mentre lui corrompeva la mia mente!»

Dall'alto della sua postazione lui la stava guardando, con quelle orbite sgranate, la melma nera ed appiccicosa che, Alice lo sapeva, rivestiva e costituiva tutta la sua anima. Le mani conserte di fronte al corpo, proprio come era solito fare quando si metteva seduto dietro alla sua scrivania, dopo che l'ennesima seduta era giunta al termine.

Tutto era famigliare per lei, ma al tempo stesso niente lo era. La sua presenza in quel luogo era l'ennesimo segno della grande frattura che si era venuta a creare nella sua mente dopo l'arrivo del treno. Il Dottor Bumby non ci sarebbe dovuto essere e, proprio per quel motivo, la sua persona era distorta. Alice si sentiva come una bambina sperduta dinanzi a lui e, come tale, lo vedeva quasi identico all'uomo nero. Tanto spaventoso quanto grosso, cattivo e potente.

«Ho cercato sollievo dal dolore e tu mi hai allontanata dalla verità!»

«C'ero quasi. Ti eri quasi liberata dalle tue paure. Potevo curarti, avresti dimenticato.» Le aveva risposto lui, perfettamente calmo e dedito al suo lavoro. I piccoli bambini che fra le sue mani si tramutavano in bambole senza vita erano la perfetta trasmutazione di ciò che, probabilmente, stava accadendo anche nel mondo reale.

«Cancellare il ricordo della mia famiglia?!»

«Sono morti. E anche tu dovresti esserlo.»

«Creatura bastarda e abominevole. Assassino! Parassita succhiasangue, il danno che hai fatto ai bambini...l'abuso...»

«Offro un servizio. In una metropoli estesa e lugubre, bisogna soddisfare tutti gli appettiti.»

Le parole del Brucaliffo erano vere. Non c'era mai una punizione abbastanza adatta per chi, come lui, perpetrava un crimine così osceno come l'abuso. O forse era meglio dire che non c'era mai nessuno che faceva qualcosa per impedire che cose del genere accadessero.

«La mia famiglia...! La mia mente! ...Il Treno Infernale!»

Eccolo, quello era stato l'esatto momento in cui ogni tassello era andato al suo posto. Alice finalmente capiva cosa le impediva di liberarsi.

«Il Treno è una tua invenzione per difenderti, io decido solamente gli orari e l'itinerario.» e poi, come se nulla fosse, il Fabbricante di Bambole si era messo ad intonare quella macabra filastrocca.

«Arriva il treno dalle carrozze più belle,

sedili comodi e ruote di stelle.

Calmatevi piccolini,

non abbiate timore,

lo sbuffo nel cielo è il vero motore.»

«Fermerò quel treno, fosse l'ultima cosa che faccio!»

 

*** *** *** *** ***

 

Lo aveva promesso e perciò, subito dopo quella pessima ed aberrante conversazione, Alice aveva fatto del suo meglio per impedire al Treno di fare altri danni.

Aveva combattuto usando tutto il suo arsenale di armi, scavando in profondità dentro di sè per trovare anche la più piccola briciola di coraggio e di forza, sfidando quel mostro impassibile che le aveva rovinato l'esistenza.

E aveva vinto.

Alice aveva vinto.

Rimaneva solo una cosa da fare, adesso che il peggio era passato. La vera resa dei conti non era stata nel Paese delle Meraviglie, lì si era solo combattuta la battaglia per la salvezza o la dannazione della sua anima. Il piatto forte veniva servito nel mondo reale, dove nessuno dei due poteva avere potere eccessivo sull'altro.

  
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