Film > La Fabbrica di Cioccolato
Segui la storia  |       
Autore: MeliaMalia    15/03/2006    4 recensioni
Scusatemi, ma non ho resistito... E se Willy Wonka non avesse cercato un erede, ma una moglie?
Questo racconto vuole essere una gentile parodia di un libro e di un film che ho apprezzato molto; se vorrete commentare e consigliarmi, mi farete molto felice!
Completata! ^^
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO SETTIMO

Il bizzarro viaggio in gondola terminò una decina di minuti dopo, quando il miliardario diede l’ordine e, con un balzo atletico, atterrò sul bordo di un altro molo.
“Da questa parte!” Invitò, gioioso. “Presto, presto, che è tardi!”
“Mi ricorda qualcuno… qualcuno con delle lunghe orecchie bianche.” Ironizzò Viola, aiutata a scendere dalla compagna di sventure.
“A me ricorda uno armato di motosega…” Mormorò preoccupata Sara, ed entrambe seguirono il ricco cioccolatiere verso l’ingresso di una nuova stanza.
Lui vi si fermò d’innanzi, l’aprì, e, con fare molto cavalleresco, lasciò che fossero loro due per prime ad introdurvisi. Una volta avvenuto ciò, con fare un po’ meno cavalleresco ma in compenso assai inquietate, sbatté violentemente la porta alle loro spalle, chiudendole ermeticamente nella stanza.
Le povere fanciulle sentirono il colpo dell’uscio sbarrato e immediatamente chiuso a chiave; fu in quel momento che Sara decise che l’educazione in casa d’altri poteva tranquillamente andare a farsi benedire.
“Maledetto, folle, orribile pazzo! Apra subito!” Strillò, menando contro la porta certi calci che Viola non avrebbe augurato neppure al suo peggior nemico. “Apra, o giuro che quando la ritrovo io…” Seguirono minacce che è assai meglio non trascrivere, per il bene degli stomaci dei lettori.
“Ed ora cosa gli è girato? Perché ci ha chiuso qui dentro?” Mormorò Viola, troppo stanca e derelitta anche per essere spaventata.
“Va a sapere cosa frulla nella testa di quel folle! Ma io gliela spappolo, la testa!”
“Sara, cerchiamo di mantenere la calma…”
“Sono calmissima!” Ribatté l’altra, prendendo a testate il povero ingresso. “Se non fossi calma, ti assicuro che te ne saresti accorta dalle tue viscere estrapolate all’esterno!”
Viola pregò di non trovarsi mai sola con una Sara che avesse seriamente perduto la calma; sospirando, si voltò, osservando la stanza… e rimanendoci di sasso.
“Uhm. Sara…?”
“Cosa c’è?” Ringhiò, mentre, con una spinta un po’ troppo forte, rompeva la maniglia.
“Io… ehm, non siamo sole…”
“Eh?” Fece appena in tempo a voltarsi e controllare con sguardo truce l’affermazione.
Fu allora che gli Umpa-Lumpa balzarono.

“Allora, siamo pronti per questa sfilata, o no?” Il cioccolatiere sedette sulla sua morbida poltrona, accomodandosi a gambe accavallate, le mani poggiate sull’elegante bastone.
“Abbiamo avuto qualche problema…” Azzardò l’umpa-lumpa, fissando il pavimento. “Una è pazza…”
“Cosa? Non siete ancora pronti?”
“Beh, sì… ma…”
“Niente ma! Cominciate!”

Avevano lottato con le unghie e con i denti. Sara pure con i masconi e con i calci rotanti.
Ma niente, alla fine i nani malefici l’avevano avuta vinta, ed avevano ottenuto il loro dannato scopo: spogliarle; bagnarle; profumarle. E rivestirle con quei ridicoli abiti da sera.
“Da piccola avevo delle Barbie vestite meglio…” Mugugnò Viola, osservando con aria afflitta l’insieme di tulle, pizzi e sete color della notte che formavano il suo vaporoso abito.
“Lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo…” Sara, a dire il vero, era conciata assai peggio: nell’interminabile rissa condotta allo scopo di far fuori quanti più umpa-lumpa le fosse stato possibile, aveva ridotto il suo vestito ad uno straccio strappato in più punti, e ora, seduta in quella specie di camerino ove le avevano infine gettate di malagrazia, sembrava una specie di inquietante disco rotto. “Lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo…”
“Sara…? Cosa pensi che accadrà ora?”
“Lo ammazzo, oh sì che lo ammazzo, lo ammazzo…”
“Sara? Mi fai paura, torna in te!”
“…Anzi, prima lo torturo, e poi lo ammazzo, lo ammazzo…”
Viola scosse il capo, pensando che quella mattina avrebbe dovuto dare una letta al suo oroscopo. Non che ci credesse, ma…

Willy Wonka fece un gesto elegante con la mano.
“Introducetele!”
Un sipario si spalancò. Il camerino delle ragazze fu inondato di luce, e la musichetta di Miss Universe esplose da degli altoparlanti.
Viola si vide davanti una ridicola passerella, illuminata ai lati da bianche lampadine. Sara, invece, non vide nient’altro, oltre che Willy Wonka, seduto appena sotto lo spazio ove avrebbero dovuto sfilare; e partì in quarta, urlando, com’è ovvio:
“TI AMMAZZO, TI AMMAZZO, TI AMMAZZO!”
Lui dapprima la guardò stranito. Poi preoccupato. Infine, prima che lei, galoppando a rotta di collo, raggiungesse il bordo della passerella, si spicciò a pigiare un pulsante, e, venendole improvvisamente a mancare il terreno sotto ai piedi, la poveretta cascò giù, verso l’infinito ed oltre.
Sparì con urlo in lontananza.
“Avanti la prossima.” Ordinò annoiato il cioccolatiere, e Viola cercò febbrilmente una qualsiasi arma per difendersi. “Quante ce ne sono ancora?”
“Ehm. Ci… ci sono io…” Mormorò tremante dal fondo della passerella. Non rabbrividiva solo dalla paura: aveva pure un freddo boia, con quello stupido vestito che le lasciava le spalle scoperte, mostrando con generosità una bella dose di scollatura. Meno male che, almeno, le avevano sciolto i capelli, lasciando che i suoi ricci la scaldassero per quanto potessero.
“Lei è l’ultima? Eccellente! Venga avanti.” La invitò Wonka, ma lei non si mosse. “Beh?”
“I… tacchi. Non riesco a camminare coi…” Ora che anche Sara l'aveva abbandonata, si sentì letteralmente perduta. Accidenti, accidenti a sua nonna! Se mai fosse uscita di lì...
“Se li tolga, allora.”
"Eh?" Strappata ai suoi pensieri, fu seriamente preoccupata dall'affermazione dell'uomo.
"I tacchi, dico: se li tolga, no?"
Una scena davvero surreale: lei, vestita come una stella del cinema che, una volta abbandonate le calzature, avanzava a piedi nudi verso la fine della passerella. Wonka si alzò, osservandola con estrema attenzione, e annuì soddisfatto. Allungò una mano guantata, aiutandola cortesemente a scendere, e quando lei gli fu innanzi, si complimentò: “Lei è molto bella. Un po’ troppo magra, ma a questo si rimedia.”
“Ehm, grazie.” Che altro avrebbe potuto rispondere?
Era di poco più alto di lei, e non smetteva di studiarsela, impaurendola sempre di più. E imbarazzandola.
“Adesso che è arrivata in fondo, sola, c’è una cosa che devo dirle…”
“Beh, se deve…” Tossicchiò, sperando che lui le togliesse al più presto gli occhi di dosso. “Sinceramente, io gradirei andarmene, a dire il vero. Possibilmente, passando per l’ingresso principale.”
Con sua somma sorpresa, Willy Wonka le si inginocchiò davanti, afferrando una delle sue mani tra le sue. La osservò più intensamente di quanto fosse umanamente sopportabile, e infine fece la domanda del secolo.
“Vuole sposarmi?”
“Cosa? Lei è pazzo!” Strillò la poveretta, tentando di liberarsi della sua presa.
“Ti prego, dammi pure del tu.”
“TU SEI PAZZO!” Si corresse immediatamente, anche se lui non ne fu molto lieto. “Sposarti? E perché mai?”
“Sei arrivata sino in fondo! Hai superato le prove… meriti d’essere mia moglie!” Rivelò, con occhi luccicanti di gioia e pazzia.
“Io… cosa? Prove? Tutto questo… TEATRINO… è stato allestito allo scopo di trovarti una donna?” Non poteva credere alle sue orecchie.
“Sì.” Confessione più che candida.
“Pazzo! Non è questo il modo, cosa credi?”
“Ah, no?” Cadde dalle nuvole. “Pensare che gli umpa-lumpa lottano ferocemente tra loro nel fango, per assicurarsi una femmina…”
“Noi NON siamo umpa-lumpa!”
“Per questo nelle prove non ho inserito una lotta nel fango!” Wonka si rialzò in piedi, assai disturbato da quella reazione imprevista. “Non capisco cosa ci sia che non vada!”
“Cosa ci sia che non…? VUOI SPOSARMI, E NON SAI NEMMENO COME MI CHIAMO!”
“Certo che lo so! Vi… Virginia!”
Silenzio di tomba. Glaciale e letale silenzio di tomba.
“Dov’è l’uscita, signor Wonka?”
“Ehm, Valeria?”
“L’uscita, ho detto.”
“Violante?”
“Lasci perdere: faccio da sola.”
“Varuska!”
Ma lei se n’era già andata, lasciandolo solo.





Direi che la fic si sta avviando al termine... ancora un cpaitolo, al massimo due, e siamo a posto! xD
Ringrazio di cuore colore che mi hanno recensito, e continueranno a farlo: sono i commenti e i consigli dei lettori che aiutano ad andare avanti e migliorarsi ^^
Grazie. Al prossimo capitolo ^^

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > La Fabbrica di Cioccolato / Vai alla pagina dell'autore: MeliaMalia