Serie TV > Queer as Folk
Segui la storia  |       
Autore: SlightlyMad    05/07/2011    0 recensioni
"Sta per andare via.-Sta per andare via-pensava.Lo guardava impotente vestirsi lentamente,troppo distrutto per guardarlo in faccia." fanfiction su Brian (Qui leggermente OOC) e Justin dopo la puntata 5x13. disclaimer: abbondante uso di romanticismo sdolcinato XD
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Justin era su un letto, in una camera buia. Vi erano pochi spiragli di luce che provenivano da una tapparella mezza abbassata. C'era un'unica finestra in quella stanza: non era molto luminosa, e di certo non era utilizzata come studio in cui dipingere. Justin ne aveva preso uno in affitto per conto proprio: Dio quanto costava NY! Per fortuna aveva rispiarmiato abbastanza a Pittsburgh, non tanto, è pur vero, ma evitare spese come l'appartamento e la scuola, e allo stesso tempo continuare a lavorare gli aveva permesso di  raggranellare abbastanza da permettersi un piccolo studiolo, nel quale poteva farsi le ossa per cominciare a diventare un nome. Ma Justin lo voleva? Voleva la fama? Che cos'è la fama se non hai nessuno con cui condividerla? Prima della fama, comunque, avrebbe fatto meglio a pensare alla produzione. Erano passate tre settimane, e nonostante lo studiolo, la pace e la solitudine, gli sembrava impossibile lavorare come faceva un tempo: il ritmo era calato notevolmente anche se la creatività non aveva mai raggiunto picchi così alti. Anzi, avrebbe persino potuto dire che in quelle tre settimane aveva portato a termine alcuni dei suoi capolavori. Come si suol dire, pochi ma buoni.
 

 Era sdraiato sulla schiena, su quel letto incolore, in quella stanza incolore: in effetti non si addiceva molto ad un artista, ma come ho già detto, aveva un altro studio dove poteva sfoggiare la sua creatività. Era un ambiente particolarmente spoglio: l'artista non aveva bisogno di molto per pensare. Ed era esattamente ciò che faceva ogni volta che si ritrovasse in quell'anonima stanzetta. Pensava. Purtroppo, soltanto l'immaginazione più fervida avrebbe potuto carpire quei suoi pensieri così segreti. Così segreti che neppure il movimento occasionale di una mano in posti impensabili avrebbe potuto darcene un indizio. Movimento che non stava compiendo in quel momento, ma nonostane ciò, il pensiero rimaneva fisso, come la sua mano, adagiata come la gemella lungo i fianchi. Un pensiero fisso che niente avrebbe potuto schiodare: restava piantato nella mente, anche per ore. Non che per questo avesse smesso di mangiare o di dormire, per carità. Era solo come se uno strato permanente di malinconia gli imbiancasse gli occhi e ovattasse le orecchie, incapacitandolo a mostrare un minimo interesse alle piccole o grandi cose che fanno parte della quotidianetà della vita.

 Teneva un buon rapporto con la coinquilina, niente di troppo confidenziale, si intende, ma quantomeno socievole. Tuttavia era chiaro agli occhi di questa quanto egli fosse assente: ella aveva sempre interpretato questo stato permanente di riflessione come depressione, e forse non a torto. Depressione. E' così che interpretò anche quell'ennesimo giorno, mentre egli era chiuso in camera, al buio, chissà da quanto; come altro poteva interpretarlo?

 -Sì, io capiso, però capiscimi anche tu...Oh io di certo starei peggio, ma sono passate tre settimane! Vorrei solamente vederlo sorridere..-

Justin sentiva parlare la sua coinquilina: solo lei riusciva ad essere così drammatica al telefono. Con chi parlava? Justin sapeva la risposta.

-Lo so, Cathy- rispondeva una voce dall'altro capo del telefono.

-Lo so- continuava - ma gli ha detto che verrà, che troverà una soluzione per stare insieme...- 

-Sarà-  la interruppe bruscamente Cathy  -ma il fatto è che non ha chiamato nemmeno una volta.- 

-Gli ha detto che verrà. Fidati. Io conosco Brian: mantiene sempre le promesse. E sono sicura che anche lui desidera rivederlo, è solo che deve sistemare i suoi affari.- 

-Intanto Justin è sempre più triste- Cathy non fece in tempo a riprendere il discorso che una bussata alla porta interruppe il corso dei suoi pensieri, già un po' confusi. 

-Scusa, Daphne, hanno bussato, ti devo lasciare..ah, ma..hai parlato con Justin? Se vuoi te lo passo, solo che è ancora chiuso in came.. Ah  no? Ok,va bene. Ciao, ciao. Arrivo!- urlò rivolta allla porta, posando il telefono dove capitava.

-Arrivo- aprì la porta.

-Salve, ehm, sono un amico di Justin, da..da Pittsburgh..E' in casa?-

La bocca spalancata, gli occhi che squadravano quel bellissimo uomo, Cathy riuscì a balbettare: -Sì, sì certo, entri- 

-Ah, grazie- 

Era un uomo sui trentacinque, timido e impacciato: oltre che bello, anche adorabile!

-Venga, venga di qua- Cathy lo accompagnò verso la camera di Justin. -Aspetti solo un secondo- gli fece un piccolo gesto con le dita, mentre preparava la voce per dire al suo coinquilino, senza prorompere in un risolino di complicità : -Justin,c'è un tuo amico da Pittsburgh, posso entrare?-

Justin rizzò le orecchie a quelle parole, ma stranamente non si mosse. Uno spiraglio di luce uscì dalla porta e si andò a unire a quelli provenienti dalla tapparella mezza abbassata. La porta si spalancò lentamente: al momento poteva provocare una lenta agonia, ma suscitò solamente una felice attesa, trionfale nel suo esito; entrambi sapevano cosa ci sarebbe stato dietro quella porta.

 Justin si mise seduto, poi balzò in piedi quasi senza peso verso il suo amato.

-Vi lascio soli- annunciò Cathy chiudendo la porta. -Perchè devono essere sempre così belli?- si fece sfuggire allontanatasi in salotto.

Dentro la stanza intanto, il semibuio era stato finalmente illuminato dal sorriso dei due volti. Nonostante fossero in una città straniera e in un ambiente anonimo, sembrò loro di essere finalmente a casa. Cathy intanto stava ossservando la porta, aspettando di vedere o sentire qualcosa. Dopo poco si stancò di aspettare e si adagiò sul divano a mangiucchiare e a leggere. Passarono due ore prima che i due amanti uscissero dalla porta: erano uguali a come Cathy li aveva lasciati, solo più felici. Ne dedusse che avevano solo parlato, magari si erano baciati, ma non molto altro. Fu forse quella la ragione per cui, usciti dalla stanza, Justin disse rivolto a lei: -Noi andiamo. Non aspettarmi. Potrei non ritornare fino a domani mattina-

Brian lo precedeva. Cathy trattenne Justin, alzandosi dal divano e andandogli a sussurrare nell'orecchio al che Justin congedò Brian, dicendogli che arrivava subito. Cathy approfittò dell'assenza di Brian per dire a Justin: -E' bellissimo, è assolutamente adorabile ed è ovvio quanto ti ama: se non lo sposi tu, lo farò io!-

Justin -mi sa che non sei il suo tipo- rispose scherzosamente.

Cathy riprese -Sul serio. Un uomo così non si trova tutti i giorni. Se lo ami come lui ama te, non lasciartelo sfuggire-

Justin: -Grazie, Cathy- disse baciandola sulla guancia.

Cathy lo osservò mentre si allontanava con la gioia negli occhi, e anche a lei spuntò un sorriso di soddisfazione: non lo aveva mai visto così felice

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Queer as Folk / Vai alla pagina dell'autore: SlightlyMad