Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Nenredhel    06/07/2011    5 recensioni
Dean è tornato a Gran Burrone dopo più di dieci anni, ma molte cose stanno cambiando. Un destino nato da un passato di cui non conosceva nulla lo sta inseguendo, è tempo di affrontare il futuro e partire.
Crossover Il Signore degli Anelli/Supernatural, Terra di Mezzo!AU, Elf!Cas/Wanderer!Dean
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, John Winchester
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Middle Earth'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

 

Mîn Daw Medui (La Nostra Ultima Notte)

 

"Their hearts, wounded with sweet words, overflowed, and their joy was like swords, and they passed in thought to regions where pain and delight flow together and tears are the very wine of blessedness." *
[ J.R.R. Tolkien _ Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re]

* I loro cuori, feriti di dolci parole, strariparono, e la loro gioia era come una spada, e il loro pensiero passò nei luoghi dove pena e piacere fluiscono insieme e le lacrime sono l’essenza stessa della beatitudine

 

L’aria della notte era limpida e frizzante, impregnata dell’odore freddo ma piacevole dei monti, come se la fine pioggerella che cadeva silenziosa ed invisibile sulle foglie di Gran Burrone fosse stata strappata direttamente ai ghiacciai antichi e perenni delle Montagne Nebbiose. Ma nemmeno quel profumo sottile di libertà e terre indomite riusciva a mettere di buon umore il ramingo, che camminava lentamente per uno dei lunghi corridoi di Imladris.

Solo un paio di malandati pantaloni di lana e una larga maglia di cotone grezzo coprivano il suo corpo stanco e teso al tempo stesso. I pavimenti erano freddi e umidi sotto le piante nude dei suoi piedi, ma quella sensazione era piacevole, lo teneva abbastanza desto da non rimpiangere il sonno che non voleva venire. L’indomani mattina, o forse sarebbe stato meglio dire di lì a qualche ora, la piccola Compagnia che si era formata nel corso del Consiglio sarebbe partita per il sud, e Dean aveva la sensazione che non avrebbe rivisto tanto presto i luoghi che erano stati casa sua per così tanti anni.

La sua mente andò spontaneamente ai bagagli già pronti, agli abiti pesanti ma comodi preparati sul letto per essere indossati in fretta alle prime luci dell’alba, alla spada lucida ed affilata in attesa nel suo fodero, e poi ai suoi compagni, le persone che per lui stavano probabilmente per mettere in gioco le loro vite. Si sentiva responsabile per ognuno di loro, perfino per Bobby e Rufus, che erano stati a modo loro delle figure paterne per lui, ma era all’espressione determinata di Castiel, mentre dichiarava che avrebbe difeso la sua vita con la propria, che non poteva proprio smettere di pensare.

Dean si passò una mano nei corti capelli castani e si strofinò gli occhi stanchi, prima di gettare uno sguardo oltre le innumerevoli finestre presenti alla sua sinistra, lasciando che i suoi occhi vagassero senza meta nell’oscurità quasi impenetrabile di quella notte senza luna. Allungò una mano all’esterno e sentì le minuscole gocce punteggiargli la pelle: se avesse continuato così, sarebbe stata una mattina grigia a salutare la loro partenza. Un sospiro gonfiò il petto dell’uomo, mentre si guardava intorno per capire dove i suoi passi senza meta lo avessero condotto, ma fu un suono dolce e non troppo lontano a catturare in un momento tutta la sua attenzione.

“A Elbereth Gilthoniel
silivren penna míriel
o menel aglar elenath!
Na-chaered palan-díriel
o galadhremmin ennorath,
Fanuilos, le linnathon
nef aear, sí nef aearon!”

La voce dell’Elfo si mischiava al suono sommesso della pioggia come se quello fosse l’accompagnamento perfetto per quella canzone dolce e malinconica. I suoi toni delicati, quasi sussurrati, si confondevano alla perfezione fra i suoni della notte, e allo stesso tempo risaltavano su di essi, conferendo loro un senso, un significato di arcana sinfonia, come un direttore d’orchestra che diriga i suo strumenti migliori. Nessun uomo, mai, in nessun tempo né luogo avrebbe potuto cantare a quel modo, fondendo la propria voce con la natura intorno a lui, eppure lasciando che le note diffondessero nell’aria placida della notte una vibrazione di nostalgica malinconia, un tenue colore bluastro che sembrava diffondersi dalla musica per colorare i movimenti del vento e accarezzare la pelle di chiunque si trovasse ad ascoltare con un tocco di delicata ed intensa emozione.

Dean sentì i propri passi rallentare automaticamente, come rapiti e comandati da quella voce sussurrata eppure non troppo lontana, mentre la sua mente pareva galleggiare, desiderando solamente di lasciarsi trasportare da quelle poche note, da quei suoni antichi di parole importanti, abbandonandosi al loro arcano richiamo senza dover più pensare al futuro e al destino, né a un trono che non desiderava o ad una strada che non voleva percorrere, senza più pensare a Castiel e a Lisa, e a occhi scuri, immortali, brillanti di stelle ed innamorati. Senza più dover pensare.

Fu solo quando si ritrovò di fronte alla candida porta stranamente aperta, che si rese conto di dove si era diretto anche stavolta, come sembrava fare ogni volta che si sentiva sperduto. Dean si accostò allo stipite e i suoi occhi attraversarono lo spazio vuoto e nero di una stanza ben nota, mentre silenziosamente ascoltava quella melodia sentita tante volte nel corso degli anni, ma mai da quella voce profonda e amata.

“A Elbereth Gilthoniel
o menel palan-díriel,
le nallon sí di'-nguruthos!
A tíro nin, Fanuilos!”[1]

La voce sfumò lentamente sulle ultime parole di quella invocazione antica quanto le montagne, e per un secondo a Dean sembrò di sentire una lacrime vibrare nell’ultima nota, ma poi il silenzio incompleta della notte tornò a regnare e l’uomo entrò silenziosamente nella stanza, lanciando un’occhiata ai comodi vestiti da viaggio sistemati ordinatamente sul baule ai piedi del letto, insieme alla faretra completa di cinghie, al lungo arco bianco di frassino e alla forma tanto elegante quanto letale dei due lunghi pugnali elfici. Non lo aveva mai visto impugnare un’arma, se non per allenarsi fra le placide fronde del bosco di Imladris, non sapeva nemmeno se i suoi occhi antichi avessero mai visto una battaglia, se avesse mai scorto la terra diventare rossa per il sangue, e i suoi compagni morire accanto a lui. Non sapeva se avesse mai indossato un’armatura per condurre il suo popolo in guerra.

“Pensavo che solo gli Elfi Grigi di Imladris cantassero quelle parole” commentò infine, quando i suoi occhi verdi tornarono alla figura dell’Elfo, seduto sulla balaustra del piccolo terrazzo, una mano poggiata al contorto tronco del glicine che spingeva i suoi rami fino alla finestra della sua stanza, e lo sguardo rivolto ad un cielo cieco e privo di stelle.

Pain Edhil glirir na elenath (Tutti gli Elfi cantano alle stelle), e io ho passato molto tempo tra gli Elfi Grigi” rispose pacatamente la sua voce profonda, e il suo tono era tanto diverso, quando pronunciava le parole nella lingua comune, quanto può esserlo un cielo trapunto di stelle da un semplice telo nero.

Castiel si voltò a guardarlo, e malgrado l’uomo riuscisse a malapena a distinguere i suoi lineamenti, nella ben scarsa luce disponibile, fu quasi certo di intuire un sorriso mesto sulle sue labbra.

Dan avo nar elenath senthin (Ma non ci sono stelle stasera)” replicò Dean, e la sua voce gli apparve goffa e stupida mentre tentava ancora una volta di pronunciare la lingua degli Eldar, ma fu lo stesso abbastanza perché Castiel si staccasse dal tronco dell’albero per venire verso di lui, passandosi una mano fra i corti capelli castani umidi di pioggia.

“Per questo canto per loro, le chiamo dal loro nascondiglio per illuminare la nostra strada” spiegò con quella sua voce calda e tranquilla, la stessa che aveva usato quando lui, bambino, correva a rifugiarsi sotto le sue coperte nelle notti era troppo buie per essere affrontate in solitudine.

“Mi piace sentirti cantare le canzoni degli Eldar. Una volta cantavi più spesso per me” disse l’uomo senza pensare, lo sguardo ancora perso nelle immagini di così tanti anni prima.

“Una volta eri solo un bambino” replicò Castiel, mentre si fermava esattamente di fonte a lui, di fianco al letto intonso come sempre. L’Elfo lanciò un’occhiata preoccupata alle armi e agli indumenti che attendevano  sul baule lì accanto di essere indossati, quindi torno a scrutare nel verde prato delle iridi dell’uomo.

“Cantavi delle Terre Immortali, non sono quelli i luoghi che ogni Eldar desidera? Vorresti anche tu partire sulle navi grigie di Cirdan per raggiungere le coste di Valinor?” la sua voce apparve stranamente atona alle sue stesse orecchie, mentre lo sguardo dell’uomo fuggiva nell’oscurità per evitare gli scuri abissi marini di quello dell’Elfo, e le mani si stringevano a pugno, per impedirsi di aggrapparsi di nuovo a lui, come quando era bambino.

“Il mare è un richiamo potente per il cuore di ogni Elfo, ma non per questo è necessariamente dove il cuore di ogni Elfo vuole essere” rispose Castiel enigmatico e vago, e Dean non poté fare a meno di ripensare alle parole che Bobby gli aveva ripetuto spesso, ridendo, quando era giovane: non chiedere consiglio ad un Elfo, perché ti risponderà sia sì che no[2].

Un piccolo sorriso increspò le labbra dell’uomo a quel pensiero, un sorriso che si allargò appena quando vide Castiel corrugare la fronte, osservandolo muto ma perplesso. Non c’era nulla che esprimesse meglio la sua natura, che fosse più Castiel, di quella espressione confusa ed innocente che lo faceva apparire come un bambino nonostante gli innumerevoli anni della sua lunga vita.

“Sono venuto da te ieri notte, ho bussato alla tua porta” disse improvvisamente Castiel, e Dean rammentò in un solo momento tutta l’amarezza che aveva dominato completamente la sua mente finché la paura e la preoccupazione, per quel viaggio che sembrava condurre verso l’oscurità, non avevano preso il sopravvento.

“Mi hai mentito Castiel” e il suo tono era duro, molto più duro di come era mai stato con questo Elfo, molto più duro di quanto non avesse voluto, ma non poteva evitarlo. Faceva male, e voleva sapere “Perché? Per quanto tempo?” avrebbe potuto andare avanti, e aggiungere mille altre domande, ma non sarebbe servito a niente. Voleva disperatamente ritrovare la fiducia in lui, la stessa fede incondizionata in quegli occhi blu che aveva avuto fin da quando aveva memoria. Voleva riavere il suo amico, il suo amante, il suo Castiel, perché se non poteva contare su di lui, allora era solo, e non credeva di poter affrontare nessun futuro da solo. Ma prima di ogni cosa, voleva la verità, finalmente.

“Perché John voleva che sapessi da lui, e questo era un suo diritto” replicò Castiel con sicurezza, ma i suoi occhi si abbassarono mentre parlava “Non avrei dovuto essere a conoscenza di niente, ma Gabriel sapeva. Lo aveva scoperto, chissà come, ed è venuto a parlare con me alcuni giorni fa. È venuto a spiegarmi per quale motivo non potevo assolutamente avere ciò che desideravo” finalmente, il suo sguardo scuro tornò ad alzarsi per incontrare quello dell’uomo, e Dean ebbe l’impressione di leggervi così tante cose: dolore, rimpianto, e una solitudine che si estendeva tanto indietro nel tempo che la sua mente umana vacillava al solo pensiero. Una solitudine che era stata spezzata un giorno, come per magia, dagli occhi verdi di un bambino mortale.

“Non lo sapevi” replicò Dean, parlando a se stesso più che all’Elfo di fronte a lui “Quando mi abbracciavi di notte per farmi addormentare, quando mi insegnavi la lingua degli Eldar e ridevi dei miei risultati… quando mi hai baciato nell’acqua gelida di quel torrente…”

Castiel scosse lentamente il capo “Non è un titolo, un lignaggio o un destino che amo” replicò, e la sua voce era solo un sussurro mentre si avvicinava per poggiare la fronte alla sua, godendo per alcuni lunghi secondi dei loro respiri mischiati “Sei venuto a chiedermi di lasciarti partire ancora una volta da solo, non è vero?” un sorriso mesto tese leggermente le sue labbra piene e morbide, che quasi sfioravano quelle dell’uomo.

“Sì, ma temo di essere troppo egoista per farlo davvero” la mano di Dean si sollevò velocemente, e il suo pugno strinse con veemenza la leggera stoffa verde e svolazzante della lunga tunica che, aperta, copriva solo parzialmente il petto dell’Elfo “Non posso farcela, Cas. E’ troppo grande, è troppo… non posso… ho bisogno di averti con me”

“Sì che puoi, tu sei già l’uomo migliore che abbia mai conosciuto” rispose sommessamente l’Elfo, con quel suo modo rassicurante di pronunciare le parole, lentamente, scandendole piano come fossero una canzone “Ma non è da me che dovresti prendere la forza, non è il mio volto che dovresti avere nel cuore, ma quello della Stella del Vespro, la Dama cui John ti ha finalmente destinato, colei che ti porterà l’amicizia, al’alleanza e gli eserciti di tutte le nazioni degli Elfi. Mio padre e Lorièn non si muoveranno per un semplice umano. Una volta amavi Lisa…” Dean poteva sentire la saggezza nelle parole dell’Elfo come fosse parte delle vibrazioni stesse della sua voce, eppure mentre ascoltava, sotto i polpastrelli, il suo cuore battere veloce, sapeva che non era quello che avrebbe voluto dire. Stava mentendo ancora, e non avrebbe smesso: Castiel non avrebbe intralciato il suo destino, non era, non sapeva essere abbastanza egoista da reclamarlo per sé anche contro il futuro che era stato scritto per lui.

“La amo ancora” rispose Dean, allontanando la fronte da quella del compagno per poterlo guardare negli occhi “Ma non è questo il punto. Non è lei che mi ha dato forza in tutti questi anni, non è lei che è stata sempre al mio fianco. Non è di lei che ho bisogno” aggiunse, sollevando la propria mano fino ad accarezzare la nuca dell’Elfo, prima di poggiare con irruenza le labbra alle sue.

L’uomo premette il proprio corpo contro quello del compagno, facendo scivolare una mano dietro la sua schiena, per tenerlo stretto contro di sé, solo allora si voltò lentamente e sentì l’alto bordo del materasso premere contro il retro delle proprie gambe. Si sedette senza fretta, cercando di trascinare l’Elfo con sé, senza mai interrompere il lungo e sensuale bacio con cui sembrava voler reclamare il possesso stesso di quelle labbra. Castiel si sentì tirare verso il basso, ma puntando le mani sulle spalle del compagno, si impedì di fare l’unica cosa che desiderava davvero e crollare su di lui, abbandonandosi al suo abbraccio.

“Dean…” protestò debolmente quando finalmente riuscì a liberare le labbra da quelle dell’uomo, sopprimendo a stento un ansimo, ma il compagno lo interruppe immediatamente.

“No” intimò la voce decisa di Dean, mentre le sue mani risalivano la pelle nuda del petto dell’Elfo, seminascoste dalle falde aperte della sua tunica, per poi accarezzare le spalle, inducendo la leggera stoffa setosa a scivolare via dalle sue braccia magre. Ogni volta che scopriva e posava gli occhi sul quel corpo millenario eppure giovane, perfetto, era come un miracolo. La sua pelle liscia, chiara, sembrava sempre rilucere di una luce propria, anche nella notte più nera, come se lo splendore stesso delle stelle fosse stato intessuto negli strati della sua pelle. Era un miracolo che una creatura come lui, impregnata della magia arcana della terra avesse davvero abbassato lo sguardo per amare lui.

L’uomo alzò gli occhi, cercando quelli del compagno nell’oscurità densa di ombre, ma non abbastanza da nascondere il blu intenso di quelle iridi “Fai l’amore con me stanotte” sussurrò prima di poggiare le labbra sul suo ventre magro, assaggiando con un brivido il sapore di boschi e luce d’argento sulla sua pelle, “Su di un letto vero” aggiunse, mentre le sue dita slacciavano lentamente i nodi che sostenevano i pantaloni “Lascia che mi svegli di fianco a te domani” continuò in un soffio, facendo scivolare via l’indumento dalle sue gambe, per poi posare rapidi baci sulla linea delle sue anche, adorando la sua carne, e la linfa che vi scorreva, e le ossa sotto di essa, e la sua eccitazione calda, insopprimibile “Come se non dovessimo più nasconderci” concluse, poggiandogli le mani sul fondo della schiena, per attirarlo più vicino a sé, fra le proprie gambe, appena prima di accoglierlo d’improvviso tra le proprie labbra tiepide.

Castiel emise un gemito tanto gutturale quanto incontrollabile, inarcando leggermente la schiena e gettando la testa all’indietro mentre la sua mano affondava con forza fra i corti capelli castani dell’uomo, quando sentì la sua bocca chiudersi su di lui, inviando su per la sua schiena una scarica di piacere tanto intenso da fargli dimenticare ogni cosa, se non il desiderio soverchiante di averlo di nuovo tra le braccia.

“Dean!” ripeté la sua voce ansimante, ed era di nuovo diversa, roca, profonda, impregnata di un istinto che non poteva ignorare, che non voleva più ignorare, e non somigliava affatto ad una protesta, e neppure ad una musica, ma ad un’invocazione disperatamente appassionata.

L’uomo allontano il viso da lui, ignorando il debole verso di disapprovazione che lasciò le labbra di Castiel, ed abbassò le mani sulle sue gambe, tirandolo verso di sé per indurlo a poggiare le ginocchia sul letto ai due lati del suo corpo. L’Elfo inclinò il capo per portare lo sguardo sul volto di Dean, poi le sue mani strattonarono la sua vecchia maglia con più forza di quanto avrebbe voluto, sfilandogliela dal capo appena lui sollevò braccia per assecondare i suoi movimenti. Castiel sedette sul grembo dell’uomo, spingendosi contro il suo bacino con bisogno, mentre passava le labbra sulle spalle dell’uomo, libere dalla costrizione degli abiti, premendo il proprio petto contro quello del compagno per potere godere di più del contatto caldo della sua pelle nuda contro la propria.

“Non…” ricominciò a dire Castiel, con voce debole ed insicura, parlando contro il collo di Dean, senza nemmeno provare a sollevare la testa, ma l’uomo lo zittì ancora una volta, abbassando il capo per cercare le sue labbra con le proprie, mentre slacciava lui stesso la chiusura dei propri pantaloni.

Le mani di Dean scorsero sulla schiena del compagno, tirandolo più forte contro di sé e spingendo verso l’alto il bacino, appena prima di scivolare all’indietro sul liscio ed ordinato copriletto, che già iniziava a stropicciarsi sotto il peso dei loro corpi. L’uomo lasciò che la propria schiena andasse a posarsi con delicatezza sui morbidi cuscini del giaciglio di Castiel, e mentre lo tirava con sé in un bacio profondo, lento e più dolce delle carezze frenetiche che gli aveva dato in passato, sentì le mani dell’Elfo strattonargli i pantaloni, liberandolo da quell’ultimo indumento per poi accarezzare con la leggerezza di un velo di seta la sua erezione.

Dean sospirò forte, sentendo tutta l’aria lasciare d’un tratto i suoi polmoni, mentre i muscoli del ventre si contraevano, inseguendo e rifuggendo al tempo stesse quelle carezze delicate e sensuali. L’uomo percepì le labbra di Castiel allontanarsi dalle sue per andare a tracciare linee di dolce erotismo sulla pelle sensibile del collo, succhiando la leggera protuberanza della clavicola, per poi baciare ripetutamente il suo sterno, come ringraziando il suo corpo di ogni singolo battito che il cuore faceva nella sua gabbia di carne. Dean intrecciò le dita ai capelli già umidi dell’Elfo, quando percepì la sua eccitazione sfregare contro di sé, e con l’altra mano lo afferrò per la spalla, tirandolo di nuovo su, verso il suo viso, mentre allargava le gambe per allacciarle alla sua vita.

“Prendimi” sussurrò sospirando senza controllo, gli occhi socchiusi nel tentativo di non impazzire, non prima del tempo.

Non vide il volto dell’Elfo davanti al proprio, ma non aveva bisogno di guardarlo per poter scorgere i suoi occhi spalancati di sorpresa, né le sue labbra socchiuse che stavano per pronunciare, ancora una volta, solo il suo nome. L’uomo spostò la propria mano sulla nuca dell’Elfo per tirarlo contro di sé, e avvicinando le labbra a lui ripetè: “Prendimi, Cas” appena prima di mordicchiare leggermente la punta del suo orecchio.

Con un sorriso, percepì il corpo di Castiel irrigidirsi contro di lui, e solo allora gli afferrò un polso, avvicinando la sua mano alla propria bocca e baciando con devozione la punta dei suoi polpastrelli per poi infilare la lingua tra le sue dita, percorrendole lentamente e succhiandole piano per alcuni lunghi secondi, prima di tornare a catturare le sue labbra. Titubante, l’Elfo abbassò la propria mano, premendo le dita umide lentamente dentro di lui, aspettando, osservandolo contrarre leggermente i muscoli del viso per poi sorridergli incoraggiante, muovendole finché non vide le sue labbra aprirsi in un gemito sorpreso.

“Fallo, ora” gli intimò l’uomo, inducendolo ad allontanare velocemente la mano da lui, mentre le sue dita affondavano nella schiena dell’Elfo, scivolando sulla sua pelle bagnata di sudore mentre cercavano di tirarlo più forte contro di sé.

Castiel esitò ancora, il suo scuro sguardo blu colmo di preoccupazione, ma quando sentì il calore del compagno iniziare ad inghiottirlo piano, stringendolo in una morsa di piacere assoluto, chinò il capo ansimando senza controllo, poggiando la fronte contro la spalla di Dean mentre cercava disperatamente di trattenersi, di mantenere i suoi gesti lenti e cauti. Passò la lingua sui tendini tesi del collo dell’uomo, mentre le dita di una mano giocavano amorevolmente con i suoi capelli resi scuri dall’umidità del suo stesso sudore, nello stesso modo rassicurante che una volta aveva usato per scacciare dalla sua mente infantile i fantasmi della notte. Solo quando sentì i suoi muscoli rilassarsi un po’, e le sue mani allentare la stretta che tenevano sulla sua schiena, per ricominciare ad accarezzarlo, l’Elfo si decise a muoversi, spingendosi adagio sempre più a fondo nel corpo del compagno, lottando per non perdere immediatamente il controllo mentre cercava quel punto, dentro di lui, che sapeva lo avrebbe fatto uscire di senno, e inarcava la schiena perché il suo ventre potesse sfregare con forza contro la sua eccitazione.

Abbassò una mano per afferrare saldamente una delle gambe dell’uomo, e si puntellò sulle braccia per non schiacciarlo del tutto, ma si ritrovò ad urlare il suo nome, mentre piccole gocce di sudore gli tracciavano linee di passione sulla fronte e giù per la schiena, quando Dean gli si aggrappò al collo, sollevando il bacino con un movimento repentino per andare incontro ai suoi movimenti, e sentirlo ancora di più, ancora più a fondo, ancora più intensamente. Le braccia che lo sostenevano cedettero d’improvviso, piegandosi, mentre ormai privo di ogni controllo si avventava sulle labbra dischiuse dell’uomo, soffocando i propri gemiti nel suo respiro mentre si spingeva in lui sempre più forte, sempre più veloce, galoppando verso il limite estremo di un piacere accecante che lo stordiva ogni volta.

Quasi non sentì il seme bollente del compagno che gli bagnava il ventre, ma certo percepì la voce strappata alla sua bocca dall’orgasmo, che sembrò riverberare nella sua stessa gola, mentre gridava agli dei il nome del suo Elfo con le labbra premute contro il collo di lui. Castiel spinse più forte dentro di lui, sentendo le dita dell’uomo affondare nella sua spalla, e quando le sue labbra gli sfiorarono la punta dell’orecchio, per poi succhiarla piano, si svuotò d’improvviso e con forza in lui, la schiena irrigidita e il volto contratto offerto al cielo, appena prima di accasciarsi sul corpo di Dean, abbandonando la testa sul cuscino, proprio accanto alla sua guancia.

La sensazione dei loro respiri asincroni, eppure perfettamente mescolati nell’aria umida di quella sera di primavera, era forse la cosa più splendida che l’Elfo potesse concepire, e per quanto alla sua mente tornassero ora parole di saggezza, moniti di un destino oscuro che non apparteneva a loro, sapeva bene che non avrebbe saputo rinunciare a tutto questo, non avrebbe saputo tanto facilmente rinunciare ad amare il suo uomo con ogni parte di sé. Castiel sollevò la testa, scivolando lentamente di lato per sdraiarsi sul materasso, accanto al compagno, e cercò nel buio, che non poteva impedire la sua vista, gli occhi verdi dell’uomo.

Solo un secondo più tardi, Dean voltò il capo, portandosi su un fianco e puntando il proprio sguardo nel blu, che poteva solo intuire, di quegli occhi distanti solo alcuni centimetri dai suoi.

“Ogni notte è l’ultima per noi, non è così?” domandò l’uomo, la voce ancora rotta dai sospiri che avevano riempito l’aria fino a qualche momento prima, ma non per questo meno pregna del peso di un futuro la cui oscurità era molto più densa di quella di qualsiasi notte li avesse mai stretti nel suo abbraccio.

Castiel gli poggiò una mano sul volto, sentendolo bagnato senza sapere se era quella l’acqua spremuta alla sua pelle dal loro atto d’amore, o ai suoi occhi da una paura che non avrebbe mai saputo esprimere alla luce del sole. Fece scivolare l’altro braccio dietro la schiena robusta e solida dell’uomo e lo sentì sporgersi verso di lui mentre poggiava la fronte contro la sua. Dean piegò le gambe, intrecciandone una a quelle del compagno e rannicchiandosi un po’, come faceva sempre in quel letto quando era un bambino, mentre stringeva a sé il busto dell’Elfo, cercando di nascondere il timore del domani nell’odore della sua pelle.

 


1 Oh Elbereth che infiammi le stelle/ bianche faville che digradano scintillanti come gemme/ dal firmamento la gloria della schiera delle stelle/ guardando lontano remote distanze/ dalla Terra di Mezzo intessuta di alberi/ a te Semprebianca io canto/ da questa riva del mare, da questa riva dell’Oceano.
Oh Elbereth che infiammi le stelle/ che dai cieli guardi lontano/ a te grido ora, sotto l’ombra mortale/ oh volgimi il tuo sguardo Semprebianca!
2 Questa è in effetti una frase che Gandalf dice a Frodo… chiedo venia per averla bellamente rubata a Tolkien! ;)

 

NdA: Solo una noticina per dirvi che questo capitolo non è betato per ora, per cui tutti gli errori sono miei. Quando arriverà la betatura probabilmente correggerò, per ora siate clementi! ;)

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Nenredhel