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Autore: _hurricane    06/07/2011    11 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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X – Once upon a time, prince and princess

 

A questo punto avrei una certa fame! Tu che ne pensi?” esordì Blaine dopo un po’ di tempo mentre stava ancora steso sull’erba, ma ormai quasi asciutto. Il sole era allo zenit, non sarebbe mai stato più caldo di così.

“Sono d’accordo!” rispose Porcellana mettendosi a sedere a gambe incrociate. Avvicinò a sé la tracolla di pelle di Blaine e la aprì, per uscirne le cose da mangiare che aveva racimolato frettolosamente dalla cucina dei Dwarflers. Non era un pasto molto abbondante, ma nessuno dei due si lamentò, troppo impegnato a mangiare e guardare l’altro di sottecchi contemporaneamente. Per qualche minuto non dissero nulla, il silenzio era interrotto soltanto dal fruscio dell’erba scossa dal vento e dal rumore della cascata alle loro spalle.

“Allora…” – disse Blaine mentre finiva il suo pezzo di pane col formaggio, seduto accanto a Porcellana, - “…Kurt, non credi che dovremmo… parlare un po’? Sì, insomma, per conoscerci”.

Porcellana alzò lo sguardo dalla pera che stava lentamente sgranocchiando. In effetti, pensò che il principe non avesse tutti i torti: si erano incontrati soltanto il giorno prima, anche se a lui sembrava già una vita intera, perché ogni momento sembrava migliore di quello precedente quando aveva Blaine accanto. Ma allo stesso tempo, non potè fare a meno di sentire un brivido di terrore lungo la schiena: era pronto a condividere con quel bellissimo principe i suoi sogni più nascosti ed infantili? Le sue manie, i suoi difetti?

“Sì,” – rispose riluttante, - “sì, hai ragione. Comincia tu!”

Blaine lo guardò e sorrise. “Beh, non c’è molto da dire. Sono sicuro che la tua è una storia molto più interessante!” cominciò. Fece una pausa e poi riprese, notando un grande interessamento negli occhi di Porcellana: “Sono l’ultimo di tre fratelli, perciò non ho grandi responsabilità e i miei mi permettono di girovagare per il bosco senza fare tante storie. Se fossi stato l’erede al trono, non credo che sarebbe andata così! E chissà, forse non ti avrei mai conosciuto”.

A quella frase Porcellana non potè fare a meno di sorridergli: era un principe davvero, davvero speciale, tanto da rammaricarsi dell’eventualità di non averlo mai incontrato piuttosto che del fatto che non si sarebbe seduto sul trono.

“Bene, fine della mia noiosissima storia. Ora tocca a te!” disse il principe interrompendo i suoi pensieri. Porcellana poggiò definitivamente la pera mangiucchiata sulla tovaglia a quadretti, si pulì le mani sfregandole contro un lembo della tunica e fece un profondo respiro. Guardò Blaine, che intanto stava seduto in trepidante attesa, e si disse che non avrebbe mai trovato un altro principe così. Uno disposto ad accettarlo per quello che era, e chissà, ad amarlo nonostante non fosse una principessa delle favole. Quel principe meritava la sua sincerità, e meritava di sapere la sua storia.

“Credo che la mia sarà un po’ più lunga,” – iniziò, facendosi scuro in viso, - “e sicuramente meno divertente. Sono nato in quel castello, quello in cui ci siamo conosciuti, ma non come servo. Io… ero il principe”.

Blaine assunse un’espressione sorpresa e lo interruppe dicendo: “Il principe?! Ma… tu stavi lavando le scale. Pensavo fossi della servitù”.

“Sì, ma non lo sono sempre stato. Devi sapere, Blaine, che un tempo avevo una vita molto felice. I miei genitori mi volevano bene, mi permettevano di cantare e mi viziavano regalandomi tutti i vestiti che chiedevo. Ma un giorno mia madre si ammalò…” – Porcellana si fermò e abbassò lo sguardo. Trovò la forza di continuare soltanto quando sentì la mano calda di Blaine stringere la sua.

“…e quando morì, mio padre pensò che fosse giusto trovare una donna che potesse accudirmi. Lei sembrava gentile e premurosa, ma dopo il matrimonio cambiò completamente. Mi sgridava per tutto, e non mi permetteva di indossare i vestiti che mi piacevano tanto. Si rifiutava di leggermi le favole che mi leggeva mia madre, perché diceva che era una cosa da stupidi. E credo… credo che abbia fatto uccidere mio padre, o almeno quello stalliere me lo ha lasciato intendere. Dopo la sua morte, ha fatto sparire tutte le mie cose e…” – ma si fermò di nuovo. Una piccola lacrima gli rigò la pelle lattea.

Blaine se ne accorse, e con la mano libera gliela asciugò. Poi distese il palmo contro la sua guancia e iniziò ad accarezzarla con estrema delicatezza, come se avesse paura di fargli del male al minimo gesto.

“Scusami” gli sussurrò, avvicinando il viso al suo.

“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”

Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo.

“Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.

“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.

“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.

Il principe tolse la mano dalla guancia di Porcellana e si ritrasse lievemente per la sorpresa. Sentì il cuore battere all’impazzata, mentre si ripeteva quelle parole nella mente: nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere. Le donne di corte erano tutte prese da suo fratello maggiore, l’erede al trono, interessate a diventare future regine piuttosto che semplici principesse.

Lui era sempre stato Blaine, solo Blaine, quello che sta fuori tutto il giorno a fare Dio solo sa cosa nel folto della foresta, quello che torna al castello la sera tardi con gli stivali infangati e i capelli arruffati. Era sempre stato Blaine, per tutti. Ma non per Kurt.

“Sai una cosa?” disse quindi in tono sicuro, avvicinando di nuovo il viso a quello dell’altro.

“Cosa?” chiese Porcellana, il battito cardiaco ormai accelerato per la vicinanza del respiro di Blaine, o forse del suo profumo, o forse di entrambi. Probabilmente non era più in grado di distinguerli: era semplicemente lui, la sua presenza.

“Credo che tu sia la mia principessa” sussurrò il principe a pochi centimetri dalle sue labbra.

Porcellana sorrise come non aveva mai fatto. Prese il viso di Blaine con tutte e due le mani e lo baciò, senza pensarci. Riassaporò di nuovo le sue labbra morbide, e stavolta anche il gusto delle more che aveva mangiato poco prima, un intenso e delizioso sapore che gli pizzicò la lingua mentre questa si incontrava con quella dell’altro.

Blaine infilò le dita alla base dei suoi capelli, dietro il collo, e lo spinse verso di sé. Sembrava quasi volerlo tenere fermo, come per paura che gli sfuggisse da un momento all’altro, tanto era forte la sua stretta. Ma Porcellana non se ne curò molto: era intento ad esplorare, finalmente, il collo profumato del suo principe. Ne percorse la linea sinuosa con il naso, facendo profondi respiri che sembravano far perdere la testa a Blaine, perché stringeva i suoi capelli ancora più forte quando lo faceva. Quando stabilì di averne fatti abbastanza, iniziò a baciarlo in più punti, dall’orecchio fin sotto il mento, lasciandosi pizzicare dal sottile strato di barba appena spuntata.

La cascata scorreva ancora imperturbabile, noncurante dei loro baci sempre più avidi.

A poco a poco, iniziarono a farsi meno insistenti: le mani si rilassarono e le labbra si separarono con uno schiocco leggero. I due rimasero vicini, le dita delle mani intrecciate sul prato verde.

“Certo che sei proprio strano come principe” disse Porcellana con un mezzo sorriso.

“In che senso?” chiese Blaine incuriosito.

“Beh, per volere me come principessa, sei proprio strano” rispose l’altro, stavolta sorridendo apertamente e rivolgendogli un’occhiata divertita. Entrambi risero, gli occhi semi-chiusi per il sole che ora li illuminava in pieno viso, dopo che si erano separati.

“Che ne dici, torniamo alla casa dei Dwarflers? Così li potremo accogliere quando tornano dal lavoro” disse Blaine dopo qualche minuto.

“Va bene, ma restiamo qui ancora un altro po’… questo posto mi piace davvero tanto”.

“Come mai?”

“Perché è un posto che conosciamo solo noi” rispose Porcellana tranquillamente.

Blaine sembrò illuminarsi all’improvviso. Lasciò la mano di Kurt e sorrise radioso, come se avesse appena visto un miraggio.

“Che succede?” chiese Porcellana guardandolo un po’ stranito.

“Un posto che conosciamo solo noi! Kurt, sei un genio!” disse l’altro alzandosi in piedi. Porcellana lo imitò con aria un po’ preoccupata, senza capire dove Blaine volesse arrivare.

“Blaine, non capisco!”

“I walked across an empty land,
I knew the pathway like the back of my hand…”

Porcellana lo guardò sconvolto. Blaine non sembrava aspettare che lui lo accompagnasse. Stava cantando… per lui.

“I felt the earth beneath my feet,
sat by the river and it made me complete…”

Il principe diede un’occhiata fugace alla cascata mentre pronunciava quelle parole, facendolo arrossire al pensiero di quello che era successo dentro lo specchio d’acqua. Porcellana continuò ad osservarlo estasiato, mentre il ragazzo dai capelli ricci cantava portandosi una mano al petto, con sentimento:

“Oh simple thing, where have you gone?
I’m getting old and I need something to rely on,
so tell me when you’re gonna let me in,
I’m getting tired and I need somewhere to begin…”

A quel punto, Blaine prese tutte e due le mani di Porcellana e cantò guardandolo negli occhi:

“And if you have a minute, why don’t we go
talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything,
so why don’t we go somewhere only we know?”

“Mi correggo,” – disse Porcellana, – “non sei strano: sei pazzo…”

“…di te, principessa”.

 

 

* * *

 

 

Ve l'avevo detto che sarebbe stato un capitolo super-iper-mega fluffoso! *w*

E a proposito di questo, qui trovate la nuova drabble: "You brought me to life, now every February you'll be my Valentine"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=753932

La vostra _hurricane ieri ha fatto l'ultimo esame della sessione estiva, e per questo si sente molto felice, libera e spensierata. E anche se la cosa probabilmente non vi importerà, volevo dirvelo :D

Love you all! <3

 

   
 
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