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Autore: ehytherejay    06/07/2011    7 recensioni
Ciao a tutti! Questo è il mio primo Urban-fantasy che scrivo. ewe Se avete pochi minuti di nullafacenza, sarei onorata se lo leggeste e lasciaste una piccola recenzioncina, anche minuscolissima e scritta in Finlandese! :3 
"-Noah, aiutami!- dissi, la voce spezzata dal dolore temporaneo. La ragazza mi ignorò altamente, continuando ad osservare la scena annoiatamente.
-Ah, lei non può fare niente.- disse Nathan, osservandola con uno sguardo truce.
-Fe… fermi!- disse una voce dietro di me, che riconobbi come quella del vecchio Motherwell. –Io ora c-chiamo la polizia!- disse poco convinto.
Venne ignorato.
-Anche se ormai son quasi sicuro che sei tu, anche se per ora non hai dato segni d’esserci. Chissà, forse dormi?- disse Nathan allungando una mano verso la mia fronte. Il suo tocco era caldo e, con un gesto veloce, mi alzò il ciuffo nero dall’occhio destro. 
Quindi qualcosa riuscivo a vederla da quel maledetto occhio." 
Preso dal capitolo 5.
Ci sono contenuti un po' shonen'ai e molto dark, scene di violenza e compagnia. Leggete, o voi che entrate!
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Wrath - Capitolo 1 Mana: Yeeeh! Primo capitolo pubblicato e riscritto!
Dima: Che esulti, demente. E poi come "riscritto"?
Mana: Ma come? E' una cosa bella, no? E poi prima non mi soddisfaceva. u.u Volevo vedermi nei tuoi panni! *esulta*
Dima: Nei miei panni? Pervertita! E poi per me non è una cosa bella! Tu. Sì, tu che stai leggendo, se penserai, leggendo questo capitolo, "il protagonista è un demente/gay/qualsiasi insulto", sappi che non ti assicuro che non ti arrivi un meteorite dritto in fr...
Mana: *calciorota Dimitri* Bene. I hope you like it!
Dima: *da lontano* Bastarda, non mi hai ancora pagato lo stipendio di questo mese!!!


The Wrath. Capitolo 1.


Salve, sono Dimitri. Ho 15 anni e frequento il liceo più prestigioso della mia città. Mi ci ha iscritto mia madre, convinta che io possa diventare un genio.
Ma io non lo sono.
E non lo voglio essere.
Voglio solo essere un ragazzo normale, condurre uno stile di vita monotono, andando ogni mattina al lavoro e tornando la sera tarda, buttandomi sul letto sfinito e mangiando della pizza ordinata per telefono.
Non mi interessa avere amici, sono solo una seccatura. Preferisco vivere da solo e morire da solo, perché questa vita mi ha stancato ancor prima che potesse iniziare.
Ho una sorella, Mana. Forse lei è l'unica amica che potrei avere. Non invade i miei spazi e soprattutto non mi disturba per ogni cavolata adolescenziale. Se le ragazze fossero tutte così potrei forse andarci d'accordo.
Modestamente, ho un certo successo con queste.
Ogni volta che esco dalla classe cercando di non farmi vedere, non so come facciano, le mie compagne mi seguono ridacchiando, ammucchiate in un gruppetto.
Capita, ogni tanto, che si prendano un po' di coraggio e mi chiedano di uscire con la loro comitiva.
Ogni volta, declino gentilmente l'offerta, sfoggiando un falso sorriso che sembra far sciogliere le ragazze.
Mi chiedo se non mi rivolgano la parola solo per vedermi sorridere.
Mia madre mi diceva sempre che quando ero piccolo ridevo sempre come uno scemo, che il mio sorriso era ammaliante.
Non so cosa mi abbia rovinato. Sì, lo so anche io che mi sono rovinato.
Sembro un deficiente, sempre chiuso in casa a pensare, o ad ascoltare musica a tutto volume, vero? 

Ho sempre pensato che una qualsiasi avventura mi avrebbe potuto cambiarmi, rendermi una persona migliore...


Salve, sono Dimitri. Ho 15 anni. Al momento, mi ritrovo tra le mani un grosso problema. Un problema alto e ingombrante.


Quel giorno uscimmo tardi, la professoressa si era di nuovo adirata contro quei deficienti dei miei compagni di classe.
Notai subito il gruppo di ragazze che mi additava e che, quando mi voltavo verso di loro, ridacchiavano imbarazzate.
Mi misi le cuffie e il cappuccio della felpa in testa e aumentai la velocità del passo. Sarei andato dritto a casa, anche perché rimanere in giro, a camminare sotto un cielo così depresso, non era certo il massimo.
Svoltai un angolo, trovandomi sulla via principale, affollata come sempre a quell'ora. Vidi un goccia d'acqua scendere dal cielo.
-Ah, bene.- sospirai. Stava piovendo.
Decisi, quindi, di rifugiarmi in un bar fino a che non avesse smesso di piovere. Attraversai velocemente la strada, bagnandomi tutti i jeans e le scarpe. Arrivato dall'altro lato della strada, notai in un vicoletto una strana macchia nerastra sul pavimento. Pensai che fosse una macchia di olio o qualcosa di simile, ma mi avvicinai, spinto da una strana curiosità.
Avvicinandomi, notai anche qualcos'altro:  un ragazzo, steso per terra, si lamentava sottovoce tenendosi la mano sul fianco sanguinante.
Rimasi imbambolato fissando il ragazzo. Indossava dei jeans logori e un cappello che nascondeva metà testa, il resto era coperto da dei lunghi capelli argentei.

Ok, ne avevo viste di cose strane, ma quella era la cosa più assurda che mi fosse mai capitato di vedere in vita mia.
Ero rimasto tipo quindici minuti abbondanti a fissare quello strano teatrino, quando vidi, anzi, intravidi, gli occhi di quel ragazzo. Erano... strani, e sembravano implorare di... ucciderlo. Sì, non saprei dire in altro modo.


Bè, cosa fai quando una persona ti chiede di ucciderla?

A- La uccidi.
B- Fai finta di non aver visto niente.
C- Te la porti a casa.


Se avete scelto A, o B, siete sani di mente.
Io credo, nel frattempo, di essere impazzito.
Io, persona timida che odia l'estate, i pantaloncini e le magliette a maniche corte, sono andato in giro per strade senza maglia.
Seriamente, sparatemi.

Un paio di persone mi avranno rimproverato, ma era meglio così.
Meglio andare in giro con un ragazzo in braccio il quale indossa la tua felpa piuttosto che andare in giro con un ragazzo sanguinante e sofferente.
No, aspetta. Su questo punto avrei da ridire.

Al momento sono a casa mia -fortunatamente vuota- e mi sto asciugando i capelli.
Ho posato sul letto quello strano individuo e ho cercato di tamponargli quella ferita.
Non so come se la sia fatta -e sinceramente non m'interessa- e non so perché me lo sia portato a casa.
E' come se una vocina nella mia testa mi abbia consigliato di prenderlo e portarmelo a casa come un cucciolo abbandonato.

Poggiandolo sul letto, mi sono accorto di alcuni strani segni che ha sotto gli occhi.
Sono strani, ci sono molte strane spirali ed è come un enorme cicatrice di colore rosso scuro, quasi nero.
E mi era parso che avesse gli occhi rossi.
"Forse è albino" mi son detto. Però questo tizio aveva i capelli argentati. E lunghi, sembrava un'appartenente a chissà quale setta musicale.

Tornai nella mia stanza ed aprii il cassetto, prendendo in mano un'altra felpa. La indossai e, successivamente, mi sedetti sul bordo del letto.
Per pochi minuti, fissai lo strano ragazzo.
Sembrava stesse sussurrando qualcosa.
Rabbrividii. Era proprio una situazione da film Thriller.
Tu trovi uno strano tipo ferito, te lo porti a casa e quando meno te lo aspetti...
Qualcosa mi prese il braccio. Sobbalzai e mi voltai verso il "qualcosa" che mi aveva afferrato il polso, il quale disse con voce quasi sussurrata e rauca:
-Dove sono?-
Più che domandare, sembrava stesse impartendo un ordine, e, un po' confuso e spaventato, balbettai:
- A-a c-casa m-mia?-
Lui mi guardò perplesso. Il suo sguardo era tagliente e i suoi occhi erano rosso sangue.
Rabbrividii una seconda volta, senza smettere di fissarlo.
Sospirò e richiuse gli occhi, lasciandomi il polso. Subito cercai di allontanarmi, ma per la fretta caddi per terra. Sentii un muoversi di lenzuola e, alzando lo sguardo da terra, mi ritrovai faccia a faccia con lo strano ragazzo.
-Tutto bene?- mi chiese. Questa volta la sua voce non era più rauca ma chiara e aveva uno strano accento.
Mi porse una mano e mi guardò con aria interrogativa, sempre steso sul letto.
Io rimasi a fissarlo dritto negli occhi rossastri.
"Eh?".
-Tu come ti chiami?- mi chiese, senza muovere di un millimetro la mano che, speranzosa, aspettava che io la stringessi.
Dopo pochi secondi, tremante, la strinsi e risposi:
- D-dimitri.-
Un sorriso illuminò il volto del ragazzo che, raggiante, strinse felice la mia mano.
-Io sono Denali! Grazie!- disse felice. Sembrava un bambino che aveva appena vinto un enorme pupazzo alle bancarelle di qualche stupida fiera.
-G-grazie? E di che?- chiesi confuso. Insomma, non avevo di certo appena salvato il fianco di una persona!
-Mi hai salvato, te ne sono grato...- disse serio, questa volta.

Il suo viso, a poca distanza del mio, sembrava emanare una piacevole sensazione di fresco.
Improvvisamente, sentii uno strano desiderio di sfiorare quella pelle chiara, per accertarmi che fosse davvero fredda come pensavo...

-Ehi? Che succede?- la voce del ragazzo mi fece risvegliare da quello strano pensiero.
-Eh? A-ah... Tu? Come ti chiami?- chiesi cercando di rialzarmi.
- Io sono Denali.- si mosse.
L'albino fu molto più veloce di me e mi aiutò a rialzarmi. Si era come teletrasportato dietro di me. Stupito, lo guardai interrogativo.
-Non ti sei fatto male, vero?- mi chiese ignorando il mio sguardo.
-C-come hai fatto a...- l'albino mi guardò interrogativo.
-Chissà.- distogliendo lo sguardo da me, si girò verso la mia scrivania piena di disegni, matite e fogli sparsi anche per terra.
Si diresse verso quella e prese in mano un disegno.
Facendo finta di niente, chiesi: -Come ti sei fatto quella ferita?-.
-Oh.- disse senza neanche voltarsi. -Ho litigato con una persona.-
-E una persona ti ha fatto una ferita del genere?? Dev'essere impazzita!- dissi.
-No, era in sé. E poi non mi fa poi tanto male.- si voltò verso di me. -Li hai fatti tu?- Indicò i disegni. Annuii.
-Sei bravo.-

Quel giorno uscimmo tardi, la professoressa ci aveva caricato di compiti. Notai subito il gruppo di ragazze che mi additava e che, notando che non mi voltavo verso di loro, cercarono di chiamarmi. Mi girai verso di loro e, sorridente, risposi che mi sarebbe piaciuto uscire con la loro comitiva qualche volta , ma quel giorno ero proprio impossibilitato. Aumentai il passo, mettendomi il cappuccio della felpa in testa e accendeno l'mp3. Sarei andato dritto a casa, anche perché rimanere in giro, quando qualcuno a casa ti stava aspettando, non era certo il massimo, mi faceva sentire in ansia. Svoltai un angolo, trovandomi sulla via principale, affollata come sempre a quell'ora. Vidi un goccia d'acqua scendere dal cielo.
-Ah, bene.- sospirai. Stava piovendo.
Attraversai velocemente la strada, correndo verso il bar più vicino ed entrandoci dentro.
Mi tolsi il cappuccio e scrollai i capelli.
Mi guardai in giro, in cerca di una persona e, seduta ad un tavolo, eccola la' che mi guardava sorridendo.
Mi diressi verso di lui sorridente e mi sedetti di fronte.
-Ciao.- disse, sempre sorridendo.

Salve, sono Dimitri. Ho quindici anni e al momento ho un problema molto alto e ingombrante. Ma soprattutto è argentato.


Angolino di depressione dell'autrice:
Saaalve. Sono Mana, piacere. *inchin*
Questo è il mio primo fantasy in cui mi impegno seriamente.

Se vi dovessi dire come mi è venuto in mente, credo finirei sanguinante a terra.

...

Ok, ve lo dico. Stavo giocando a The Sims e mi è uscito un personaggio che ho chiamato Dimitri Vargas. E, causa la mia solita mania di inventare una storia per qualsiasi cazzata mi passi davanti agli occhi, ci ho inventato una storia.

Spero vi piaccia, seriamente, lasciate una recensione, anche una minuscola, mi fa felice. Almeno so che c'è qualche buona anima che legge il mio fantasy.

Ho anche disegnato i personaggi. http://baka9otaku7.deviantart.com/ . Eccoli lì, in agguato per spupazzarvi tutti. Presenza di personaggi Spoiler, attenzione. xD

Dimitri ha gli occhi blu e volevo dirvelo.

Aspettate pazientemente il secondo capitolo, grazie.

Mana.










   
 
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