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Autore: JannaxDeLacroix    06/07/2011    0 recensioni
Nel mondo reale (o terreno, se preferite), il tuo nome definisce la tua identità. Ma perchè è così importante oltre la vita?
[la mia prima storia originale, basata su un sogno che ho fatto qualche notte fa. si, faccio sogni strani...]
Update 15/09/2011: ok, dichiaro ufficialmente che non la continuerò. Lascio qui i primi due capitoli introduttivi, nella speranza di riprenderla un giorno!
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Prologo - Parte 1


“E allora…” disse il capitano Garlen, mentre l’agente Seiweg gli consegnava il documento, “…chi è il povero Cristo che stanno portando all’obitorio?” Alle loro spalle, due uomini in tuta bianca caricavano una barella con sopra un sacco nero su un furgone.
“No-non saprei, signore. Cioè, davvero.” Biascicò l’agente Seiweg. Tremolanti luci scarlatte e cremisi  illuminavano il suo volto da ragazzino spaventato, mentre alcune gocce di sudore gli imperlavano la fronte.
“Uhm. Fammi capire bene, Seiweg.” Il capitano corrugò la fronte, cercando mentalmente di ricordare a se stesso che maltrattare le reclute non è nel suo stile, anche alle quattro del mattino.
“Cerco di riassumere: sei qui da un’ora circa, da quando hai notato e prontamente segnalato al distretto questo bel problema.”
“E-esatto, signore. Passavo di q-qui per il mio giro di ronda, signore.” L’agente sembrava avere il tipico attacco di panico da matricola messa di fronte ad un superiore, con tanto di balbettamenti e tremolio del labbro inferiore cronico.
“Perfetto. E poi…” si passò una mano sulla fronte sudata, poi se la asciugò strofinandola contro la giacca di tweed che aveva indosso. “…hai aspettato l’arrivo dei nostri e delle unità di soccorso, e hai dato una mano a evacuare lo stabile. Sei riuscito addirittura a tranquillizzare una vecchia ultrasettantenne che non la finiva di parlare continuamente dell’inefficienza dei vigili del fuoco in questo quartiere…”
“La signora He-Hepstick ha ottantadue anni per es-essere precisi, signore.” Precisò Seiweg.
“…si, va bene, come dici tu.” Bofonchiò il capitano. Il sudore gli stava bagnando i baffi, e la cosa lo infastidiva parecchio. “Comunque, dopo aver fatto tutto questo –e credimi, non è poco- mi stai dicendo che non riesci a chiedere ai sopravvissuti se il loro dannato nome è su questa lista, così riusciamo a scoprire per esclusione chi è il poveraccio carbonizzato del terzo piano????” aveva alzato un po’ troppo la voce e se ne stava già pentendo, vista l’espressione sempre più terrorizzata del giovane Seiweg.
“Calmati, vecchio.” si disse “Già è terrorizzato di suo, e poi non deve essere stato facile quello che ha passato nell’ultima ora. E sii comprensivo, diamine!”
“No-nossignore, signore!” rispose, con un tono leggermente stridulo, “Ho fa-fatto quello che mi a-aveva chiesto, signore! È solo c-che… tutti i sopravvissuti sono nella li-lista, signore!” parlò guardando per tutto il tempo il suo piede destro, come se fosse la cosa più interessante da fare in quel frangente.
“Ah. Quindi…” diede una breve occhiata al foglio, poi si voltò completamente verso il palazzo (o meglio, ciò che ne restava del palazzo) in fiamme a pochi metri da loro. “…manca un nome sulla lista, e guarda caso è proprio il nome che ci serve.” Sospirò, poi disse a Seiweg “Sai cosa significa, vero?”
“Nos-Nossignore, signore…” rispose lui, che nel frattempo si era tolto il cappello e cercava di asciugarsi la fronte con la manica dell’uniforme.
“Beh…” si voltò e gli fece un sorriso molto ironico. “…che avremo un bel po’ di lavoro in più da fare, io e te.” 
  
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