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Autore: Viki_chan    06/07/2011    10 recensioni
Poche ore dopo la battaglia di Hogwarts, Harry e Hermione si ritrovano a raccogliere i cocci della loro esistenza.
“E' stupido chiederti che cos'hai?” gli chiese titubante Hermione.
“Io non ho una casa.” rispose con semplicità.
“Nemmeno io. Ma oggi non scambierei la mia non-casa per la Tana nemmeno per tutto l'oro del mondo.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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C'è un gruppo su Facebook pieno di fanwriters bravissime e lettrici appassionate (come me) di Harmony. Questo gruppo si chiama "Cercando chi dà la roba alla Rowling" (a mio parere un titolo azzeccatissimo). Tutte quelle belle storie mi hanno fatto venir voglia di scrivere qualcosa di mio. Non si tratta di una vera e propria Harry/Hermione. E' un inizio. Una prova di coraggio e di stile. Per questo ogni critica anche negativa è ben accetta.

 

 

Homeless Boy

 


 

«Quella bacchetta procura più guai di quel che vale» concluse Harry.
Poi voltò le spalle ai dipinti.
Pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro:
chissà se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù.
 «E sinceramente» aggiunse, «ho passato abbastanza guai per una vita intera»
(da Harry Potter e i Doni della Morte)

 

 

E' davvero finita?, si chiese Harry per tutto il cammino dalla sua confortevole camera nella torre di Grifondoro alle carrozze che lo avrebbero riportato a Hogsmeade.

Non erano passate nemmeno dodici ore dalla morte di Voldemort, ma la McGrannit era stata chiara.

Harry doveva lasciare Hogwarts e prendersi una giornata di riposo.

“Cerca solo di non pensare troppo.” gli aveva suggerito in un orecchio, prima di tornare in Sala Grande.

La Sala Grande.

Harry non aveva avuto il coraggio di entrarvi quella mattina.

Aveva preferito proseguire diritto, raggiungere a lunghi passi quello che era rimasto del vecchio portone, sentire il sole estivo sulla pelle.

Il parco era già pieno di persone.

Tra di loro Harry vide un gruppo di teste rosse.

Si avvicinò cautamente, ascoltando stralci dell'animata conversazione che stavano avendo.

“E' questione di poche ore. Abbiamo tutti bisogno di riposarci, e se stiamo tutti qui i professori non riusciranno a sistemare il castello per i funerali. Siamo solo un intralcio.” disse Ginny con fervore.

“Io non ho intenzione di lasciare qui Fred da solo.” ribattè Ron.

“Non sarà solo. Io e tuo padre rimarremo qui.” la signora Weasley appoggiò una mano sulla spalla del figlio e la strinse forte. “Vai a riposarti Ronald. Dormi qualche ora, mangia qualcosa. Verranno Bill e Percy con voi, madama Chips ha appena finito di medicarli.”

Harry rimase ad un paio di passi dai Weasley finchè Ginny non intercettò il suo sguardo.

“Buongiorno.” disse stampandogli poi un bacio sulle labbra.

“Che hai intenzione di fare tu?” chiese Ron in tono pratico, sfiorando la mano della madre con la sua.

“Andrò a casa. Tornerò più tardi, quando sarà buio.”

“Farò così anche io.” disse Hermione, comparsa dal nulla. “Ho parlato con la McGrannit, lei pensa sia la decisione migliore.”

“Lo pensiamo anche noi.” confermò il signor Weasley, voltandosi poi verso le carrozze, alcune delle quali stavano già partendo.

I Weasley occuparono un'intera carrozza, mentre Harry ed Hermione ne occuparono un'altra, soli.

I Thestral iniziarono a muovere impazienti le grosse ali e il mezzo decollò con grazia.

Lentamente il castello ridotto a brandelli di pietra nuda diventò sempre più piccolo e, nonostante il cielo terso, venne circondato da una fitta nebbia di fumo e polvere.

Harry rimase per un po' in silenzio, schiacciando la fronte sul vetro della portiera della carrozza.

“E' stupido chiederti che cos'hai?” gli chiese titubante Hermione.

“Io non ho una casa.” rispose con semplicità.

“Nemmeno io. Ma oggi non scambierei la mia non-casa per la Tana nemmeno per tutto l'oro del mondo.”

Dopo aver sentito quelle parole, Harry si sentì tremendamente stupido. Per qualche secondo, aveva sperato che Ginny o Ron o un Weasley qualsiasi gli facesse notare che non aveva un posto dove tornare e che lo invitasse alla Tana. Si sentì un tremendo egoista.

Ma Hermione aveva ragione. La Tana non era più un luogo sereno, una casa dove ritirarsi. Non quel giorno almeno. Non il giorno dopo la morte di Fred.

Hermione non interruppe i pensieri di Harry per quasi tutto il viaggio, finchè non prese la sua mano.

Harry la trovò calda. Molto calda in confronto alla sua.

Io stanotte sono morto, si disse, forse il mio corpo non si è accorto di servirmi ancora.

Guardò Hermione negli occhi.

Piangeva in silenzio. Una lacrima si era fermata su un profondo taglio che aveva sul viso. Una seconda lacrima riuscì a liberarla e a deviare il loro cammino verso il mento.

“Ho un tetto sotto cui possiamo ripararci. Per oggi basterà quello.” disse tirando su con il naso e offrendogli un sorriso lacrimoso.

 

Hogsmeade era deserta. I sopravvissuti non vedevano l'ora di tornare alle loro case, alle loro famiglie. Qualcuno non si voltava nemmeno a salutare gli altri. Scendeva dalla carrozza e si smaterializzava all'istante.

Appena atterrati si avvicinarono alla carrozza dei Weasley. Avevano tutti uno sguardo spaesato, come se fossero arrivati su un altro pianeta.

“Ci vediamo più tardi.” disse Ron a Hermione, stringendola tra le sue braccia.

Lei non piangeva più.

Harry si avvicinò a Ginny e le posò un bacio sulla fronte.

“Hai il Deluminatore?” chiese poi a Ron in un attimo di lucidità.

“Si.”

“Allora se avrai bisogno di noi, saprai dove trovarci. Ti nomineremo spesso.” disse sorridendo e abbracciando l'amico.

Aspettarono che tutti e quattro si materializzassero, poi Hermione prese per mano Harry.

Quando lui riaprì gli occhi, si trovò davanti a quella che doveva essere casa Granger.

Il giardino era incolto, pieno di sterpaglie.

Era una casa dimenticata a se stessa, un po' come lui, un po' come Hermione.

Fu come entrare in una bolla.

Il caldo era soffocante. Hermione si affrettò ad aprire le finestre del salotto.

Non era rimasto niente.

Le stanze erano completamente vuote.

“Cosa vuoi fare?” gli chiese guardandosi intorno spaesata.

“Voglio solo dormire.”

Hermione sorrise.

“E' un'ottima idea. Hai qualcosa da trasfigurare in materasso?”

“No.”

“Beh, direi che possiamo usare questa.” disse tirando fuori dalla sua borsa di perline una vecchia felpa sformata appartenuta a Dudley Dursley. “Non so perchè ce l'ho ancora io. Beh, tanto oggi non ti serve.”

Harry ringraziò di avere un'amica così sveglia. Si sdraiò sul nuovo materasso con gioia.

“Spero solo di riuscire ad addormentarmi di nuovo.” borbottò Hermione mettendo la sua schiena contro quella di Harry.

Per qualche minuto, rimasero in silenzio.

Harry poteva quasi sentire il ronzio della testa dell'amica, il vorticoso scorrere dei suoi pensieri.

Cerca solo di non pensare troppo, si ripetè in testa.

Non si rese conto di quanto tempo era stato a fissare lo spoglio muro bianco davanti ai suoi occhi.

Aveva quasi paura di chiuderli, terrorizzato dalle immagini che avrebbe dovuto rivedere.

Ad un certo punto, sentì la mano di Hermione sul suo fianco.

Sentì il suo braccio allungarsi, toccargli la pancia.

Quando gli sfiorò la cintura dei pantaloni sussultò.

“Scusa, stavo solo cercando la tua mano.” soffiò Hermione con la voce carica di imbarazzo, ritirando la mano.

Harry fermò il braccio e si voltò verso di lei, appoggiando il volto nei suoi riccioli castani.

La strinse a sé, facendo aderire le loro gambe, schiena contro petto.

Si rese conto che in quella posizione sembravano una saetta e sorrise.

“Harry”

“Si?”

“Io mi sento a casa.”

   
 
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