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Autore: Jules_Black    06/07/2011    6 recensioni
Sirius Black| Introspettivo, Drammatico| One-shot
"La campagna sfilava, veloce anch’essa, sfocata e buia. La moto si alzò in volo, cedendo a qualche forza misteriosa il dominio della gravità. Il cielo, turbinio di stelle su sfondo blu, sfrecciava con lui. E nessun pensiero lo possedeva se non la cantilena che aveva iniziato quando era ancora su Bristol."
Buona lettura.
Jules
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A questa mattina,
al tuo silenzio ormai perpetuo
ed alle mie paure.
Buon viaggio, se è giusto dire così!

 

Cronaca di un dolore

 

La motocicletta aderiva alla strada, missile veloce e rombante nella notte scura. Le ruote, schizzate di fango, scorrevano veloci sulle corsie Babbane, macinando chilometri e lasciando dietro una scia di acuto dolore. Il fumo di una città –nebbiolina fitta e macabre ombre stagliate contro l’orizzonte- gli riempiva i polmoni; respirava rapido, le lacrime che sostavano un poco sulla barba sfatta prima di cadere sul petto. La campagna sfilava, veloce anch’essa, sfocata e buia. La moto si alzò in volo, cedendo a qualche forza misteriosa il dominio della gravità. Il cielo, turbinio di stelle su sfondo blu, sfrecciava con lui. E nessun pensiero lo possedeva se non la cantilena che aveva iniziato quando era ancora su Bristol. “James è morto, James è morto, James è morto”. James era morto per davvero, da qualche parte laggiù. Non c’era più, nel suo sarcofago di mattoni spezzati e brandelli di abiti. Sirius lo seppe quando varcò l’ingresso di quella che un tempo era stata la villa dei Potter. Un miagolio lo salutò da dietro un cespuglio polverizzato. Il gatto di James si avvicinò, la zampa sanguinante per schegge e dolore.

Nessuno si prenderà più cura di te.

Sirius lo accarezzò, in un ultimo gesto di umanità, prima che un latrato gli nascesse in gola, animalesco. La forza con cui scavò, il sangue che versò sui residui di vita che lo circondavano, si arrese davanti alla morte. James lo stava aspettando, le labbra socchiuse, le guance rigate dal fango. Era un burattino nelle mani della guerra, morto in virtù delle parole di una vecchia pipistrella svalvolata. Sirius gli sfiorò il petto, sentendolo rigido e freddo. La pioggia batteva forte, i Babbani passavano lì davanti senza sapere. Un bambino era vestito da scheletro, un altro da lupo mannaro.

I vostri giochi sono reali nel mio mondo.

Lily non c’era. Sarebbe stato bello pensare che lei era viva, da qualche parte. I suoi sogni di mamma si sarebbero avverati, le sue mani avrebbero stretto quelle di suo figlio. Ed un lamento- pianto distante e nervoso- svegliò Sirius dall’incantesimo della morte. Una manina svettava poco lontano, paffuta ma fragile. Ed il suo latrato si spense, i Babbani continuavano a passare ignari, la notte di Halloween si chiuse su quella nuova vita che strillava . Una cicatrice scintillava sul suo volto, sottile e potente. Sirius la sfiorò con un dito, reverente.  Era il segno di una vittoria, sull’oscurità, sulla morte, sul sangue e sul dolore. Avvicinò il suo figlioccio al petto, piangendo sul suo capo e sulla sua sventura, la loro sventura.

Sarai un eroe, un giorno.

E quando la figura di Hagrid lo sovrastò – un’ombra gettata sulla sua disperazione- con riluttanza lasciò andare il figlio del suo migliore amico. I suoi occhi brillavano di speranza, poteva dire di essere stato il primo a toccare il “Bambino-che-è-sopravvisuto”. E quel tocco non bastò a nulla quando le redini della disperazione lo incatenarono ad Azkaban, dimentico di tutto, dimentico di lui.

Arrivederci, Harry. Avrò la mia vendetta, tu la tua felicità.

   
 
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