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Autore: manubibi    06/07/2011    2 recensioni
Raccolta di piccoli momenti/scene/situazioni a tema Kurtofsky/Klainofsky, di vario genere e setting, scritti per la prima challenge della community Kurtofsky_ita su LiveJournal. (Rating variabile man mano che le scrivo)
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: AU, Missing Moments, OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Don't Rain On My Parade!
Fandom: Glee
Pairing: Kurt/Dave
Avvertimenti: Future!Fic
Genere: Fluff, introspettivo, malinconico
Conteggio Parole: 842
Note: Per la prima kurtofsky challenge del Kurtofsky_ita, con il prompt "Carriera" dalla mia tabellina "Amore".
E anche sotto richiesta di  per il one true writing meme, dimenticavo O_____O
In parte - anzi, quasi del tutto - ispirata da
questo video, che diciamo che oggi mi ha mandata così su di giri da dimenticare che sono andata a letto alle 5 e che mi sono svegliata all'una O_O Max, sei bello.


A Dave fa male quasi fisicamente osservare il corpo abbandonato sul divano freddo del suo ormai fidanzato. Gli dispiace così tanto che, se potesse, svuoterebbe tutto il proprio conto in banca per finanziarlo e vederlo solo un pò più felice. Lo guarda quasi di nascosto dalla sua poltrona, fingendo di guardare la televisione, ed una parte di sé vorrebbe spegnere tutto ed abbracciarlo così forte da fargli formicolare gli arti, solo perché così si sentirebbe più benvoluto nel mondo.
In realtà, non ha ancora capito che a Kurt piace il dramma e l'auto-commiserazione, insomma che il suo ragazzo è rimasto la stessa regina del dramma del liceo e che, possibilmente, è anche peggiorato nonostante le sfide della vita adulta siano ben più serie delle piccole fantasie adolescenziali. Il punto è che Kurt ci ha sempre creduto, tantissimo, così tanto da stare male nelle notti in bianco, pensando e ripensando a quanto sarebbe stato bello debuttare a broadway. E ricevere standing ovations sera dopo sera, sentirsi ammirato da tutta l'America e perché no, anche dall'Europa. Diventare il corrispettivo maschile di Lady Gaga, in quanto a fama. E duettare sul palco con lei, con una canzone al piano come gli piacciono tanto.
E poi...
Il divano cigola sotto il suo peso mentre rotola giù e si trascina quasi come uno zombi fino al frigorifero. David continua ad osservarlo, accigliandosi appena e chiedendosi perché dovrebbe subire tutta questa angoscia passiva, ma poi pensa che è questo che fa una vera coppia. Si sostiene, nonostante non parlino ormai da settimane per via del pessimo umore di Kurt. E vorrebbe dare un taglio a tutto questo mettersi a distanza a vicenda, solo per abbracciarlo completamente, solo perché vorrebbe che capisse che non importa essere al centro dell'attenzione di tutto il resto del mondo. E con un po' di rabbia riflette che Kurt, per inseguire le sue chimere volanti, lo ha sempre dato per scontato. Cioè, che stiano insieme è ormai una sicurezza perché in fondo a questi atteggiamenti c'è troppo amore e troppa attrazione e troppe nottate passate a parlare e ridere e capirsi a vicenda.
«Kurt» Esordisce poi. L'altro, con la testa infilata nel frigorifero, si volta sorpreso da questo manifestarsi del suo ragazzo, come se finora non lo avesse mai visto. «Kurt, per favore, dacci un taglio.» Mormora, con tutta la delicatezza di una sensibilità che ha riscoperto in questo lustro di vita durante il quale ha allenato il proprio lato più tenero. E Kurt lo guarda, sospira a fondo e chiude il frigorifero, avvicinandosi ed andando a sedersi obbediente sulle sue ginocchia. E Dave li perde, quegli istanti sorpresi, ad ammirare la maturità che ha preso il suo volto ed il suo corpo in generale. Kurt non è più sottile, asciutto e quasi femminile nella sua struttura corporea. Si è fatto uomo, ha sviluppato un viso fiero, elegante eppure virile, e non ha più realmente bisogno di indossare capi di vestiario bizzarri, perché ha messo da parte le eccentricità che lo portavano ad affermare il proprio io ovunque andasse. È diventato, insomma, il contrario di quello che era un tempo. Non fosse per la dolcezza intrinseca di certi sguardi assieme sfrontati e maliziosi; non fosse per la splendida voce che ha impiegato anni ed anni ad allenare; non fosse per la grazia delle sue mani che ora si posano sulle proprie gambe, fra le ginocchia come fanno le ragazzine. E qualche batuffolo di tenerezza gonfia il petto di David nel vederlo appoggiare la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi in una malinconia che lo fa sembrare ancora più bello.
«Io volevo essere famoso, Dave. Io avevo un sogno...» Sussurra, con aria melodrammatica. «E tutti quegli anni ad esercitarmi nel canto non sono serviti a niente.»
«Smettila.» Risponde subito David. «Hai appena ventisei anni, come fai a dire che è finita?»
«Gaga a ventisei anni aveva già il mondo ai suoi piedi...»
«Gaga sicuramente aveva le conoscenze giuste.»
Kurt rimane in silenzio, riflettendo.
«I Beatles a ventisei anni avevano già qualcosa come cinque album all'attivo.»
«Non starai davvero paragonando l'industria discografica degli anni Sessanta a quella di oggi!» Replica l'altro, quasi ridendo, e baciandogli la fronte. «Vedrai. Sei praticamente fatto per essere famoso, prima o poi succederà. E comunque...» Comincia, con un concetto in testa ma troppa paura di suonare ridicolo ad esplicarlo.
«... E comunque?» Ripete Kurt, aprendo gli occhi in quelli del suo uomo.
«E comunque accontentati, sei il centro del mondo di qualcuno adesso.»
Kurt sorride appena, lasciandogli un bacio a fior di labbra. «Cantami qualcosa» Chiede, ricordando della voce profonda che l'ha consolato tante volte negli anni passati, quando ha avuto altri periodi del genere.
David per qualche secondo si perde fra le dita che passano fra i ciuffi profumati sulla fronte di Kurt. «La solita?».
«La solita» annuisce Kurt, chiudendo gli occhi ed immaginando già luci al neon, vite frenetiche e grandi folle a Manhattan.
David, col suo grande corpo fatto per stringerlo a sé, mormora giusto qualche parola, per poi rilassarsi ed alzare appena il volume del canto ruvido e caldo che ha allenato poco negli anni, ma che ancora suona come una promessa.

Start spreading the news,
I'm leaving today.
I want to be a part of it,
New York, New York...

   
 
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