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Autore: Stukas are Coming    06/07/2011    1 recensioni
Ho iniziato questa storia quando ero in prima media,gettando le parole sui fogli di nascosto per paura che le prof mi vedessero. Non so come possiate giudicarla,probabilmente non granché,ma ne sono molto affezionata perché ha raccolto ogni sviluppo del mio amore verso quel gruppo incredibile che sono i TH,e soprattutto verso Tom Kaulitz.Voglio ricordare che non è copiata da Twilight,anche perché lo detesto.I luoghi sono tutti reali, è Genova.Spero vi piaccia, almeno un pochino.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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31

 

Mentre osservavo la tempesta, […] continuavo a vagare

con passo sostenuto. Questa nobile guerra nei cieli elevò

il mio spirito, ed esclamai ad alta voce: “[...] Angelo caro!

Questo è il tuo funerale, questo è il tuo canto funebre.”

(M.W.Shelley, Frankenstein)

 

 

Sono passate quasi due settimane da quando sono andato a vederla in quel posto dove ci sono i morti, non ricordo come si dice. Vederla in quella maniera è stato semplicemente massacrante, soprattutto notando che le hanno messo proprio il vestito che aveva quando eravamo andati a mangiare fuori, la sera che c' erano anche i suoi parenti; era uno dei miei preferiti e saperlo che marcirà assieme a lei sotto terra mi fa nascere un' angoscia tremenda. Ma ora è sepolta.

Sono andato a casa sua, nella sua cameretta, per provare se stare in mezzo alle sue cose poteva tirarmi su di qualche millimetro l' umore ma niente, anzi, è crollato ancora più giù. Ho visto l' ambra ancora lì sul comodino, ho visto quella maledetta calcolatrice che ci aveva fatto tanto ridere, e non ho potuto trattenere le schifose lacrime.

Ma c' è ancora un' ultimo oggetto, quello che mi ferisce maggiormente, che fa bella mostra di sé sulla scrivania. E' il suo cellulare.

Ogni sera le invio il messaggio della buona notte senza mai ricordare che non ci sarà più la sua manina ad aprirlo, o il suo sguardo a leggerlo. Non ci sarà più nessuno che mi risponderà, perchè quel qualcuno ha perso il mondo e mi ha lasciato solo. Eppure continuo imperterrito ad inviare messaggini, ed ogni volta è più dolorosa, ricordando che lei è morta.

Ma ora so cosa fare. Si, si. Forse sono un pochino impazzito, per qualche istante ho perso il contatto con la realtà, forse è un gesto irrispettoso e folle, ma voglio farlo. Perchè devo farlo.

Un pomeriggio nel quale Bill e mia madre non ci sono, mi getto nella cantina a tirar per aria ogni cianfrusaglia polverosa che trovo fino a picchiare la mano contro quel che cerco.

Ho paura per quel che sto per fare, anche un po' di disgusto ad essere sinceri, ma se non agisco ora credo che morirò di dolore.

Afferro l' oggetto e lo poso nel bagagliaio dell' auto di Bill, che è più piccola della mia e un po' meno visibile. Poi mi cambio, indossando jeans e maglietta neri, lego strettissimi i capelli e parto.

Nella mente ho già informato mio fratello che ho la sua macchina ma non di quello che voglio fare; tanto immagino che lo capirà da solo.

Dopo qualche indecisione sulle varie strade da imboccare riesco a scegliere quelle giuste e in breve tempo mi ritrovo davanti il lungo e bello muro di cinta del luogo che voglio. Al suo interno, le colline e i cipressi si fanno vedere. Fortunatamente non c' è molta gente.

Parcheggio e senza farmi notare troppo infilo la corta pala sotto la maglia che, essendo larga, la copre. Infine, con aria indifferente (anche se so che a causa dei miei capelli, del colore della pelle e della statura, passare del tutto inosservato sarà un po' difficile) varco il cancello del cimitero. Un mendicante mi si avvicina ma si allontana subito dopo.

E ora ? Questo coso è enorme, infinito ! Come farò ? Devo chiedere. Vedo una guardia e gli chiedo la sua sepoltura. Lui mi risponde che i nomi non li sa, ma se è giovane posso provare in alcuni campi. Per sicurezza chiedo l' orario di chiusura: 8:30. Ora sono le 6... Bene.

Con un senso di confusione inizio a girovagare per i viali senza ovviamente trovare quello che voglio, il B4. Non ho mai visto un cimitero così grande !

Siccome qui non riesco a trovare il campo ipotizzato dalla guardia, seguo alcune vecchiette che stanno scalando con fatica una lunghissima scalinata. Le sorpasso e mi ritrovo su una specie di livello superiore con tombe di famiglia che, a giudicare dalla bellezza delle statue e dalle date antiche dei morti, devono essere di persone ricche defunte da molto. E' un posto molto bello, immerso nel verde e soleggiato... Ma nemmeno qui trovo nulla. Scendo nuovamente rischiando peraltro ad un certo punto di far cadere la pala e trovo un' altra guardia. Stavolta so cosa chiedere per farmi dare informazioni più precise anche se, essendo agitato, il mio italiano s' ingarbuglia alla velocità della luce.

<< Mi scusi... Dove ci sono i... I... >>

Non riesco a trovare la parola ! Il tizio mi guarda con una strana faccia.

<< Come posso aiutarla ? >>

Domanda lui.

<< I... Mmh... Dove si mettono sotto le ultime persone ! >>

L' uomo ora mi fissa come se davanti avesse un esemplare di tricheco parlante.

<< Lei non è italiano, vero ? >>

Ma no, guarda, sono il più italiano di tutti gli italiani. Ho un accento così tricolore...!

<< No. Voglio dire, le ultime persone morte >>

<< Gli ultimi inumati intende ? >>

<< Non so cosa voglia dire quella parola. Quelli messi sotto terra da poco >>

<< Aah! Venga con me >>

Ecco, finalmente. Lo seguo fino ad una stanza con degli elenchi e un computer, mi chiede il nome del defunto e glielo dico, con un groppo in gola.

<< Si, è stata sotterrata da due giorni. Però non è una tomba classica, i suoi genitori hanno comprato il pezzo di terra e stanno facendo costruire una statua. >>

E che te ne frega ? Fatti un po' i cazzi tuoi. Comunque mi faccio dire la direzione e parto alla ventura; si trova in tutt' altro luogo, che raggiungo dopo varie peripezie. La pala mi da fastidio, insieme alla paura e all' incertezza che inizia a sfiorarmi.

Riconosco la sua tomba solo perchè è un mucchio di terra scura in mezzo alle altre statue, ornata solo da un arco di metallo con dei fiori appoggiati sul terreno e una frettolosa lapide di marmo con su scritto “Sofia Doria”. Ai lati ci sono dei nastri tipo quelli per i lavori e una specie di piattaforma è posata in alto dell cumulo. Il groppo in gola torna, stavolta più forte, e piango ancora. Sono disgustoso, non ti porto fiori ma un' azione ben diversa. So che a lei non darà fastidio, però.

Nascondo la pala togliendola finalmente dalla maglia e ficcandola sotto la terra, quindi mi allontano di nuovo per rimanere invisibile fino alle 8:30. Dopo...

Disegno una mappa approssimativa per ritrovare la strada e passo un po' di tempo girando per il luogo che è davvero, davvero infinito.

Chissà cosa penserà di me la gente che mi guarda; sono una figura un po' bizzarra, in un cimitero. Oltre al fatto che ci dovrei già essere... Sotto terra, intendo.

Chissà come sarà. La voglio davvero rivedere, mezza decomposta ?

Cosa voglio fare, di preciso ? E' solo un capriccio, un gesto esagerato per un impuntamento da bambini piccoli.

A quest' ora avrà gli occhi tutti collassati, la pelle molla, e forse la bocca semi aperta in un grido muto, e.... Basta!

Mi guardo intorno: l' oscurità sta calando, e ormai le persone se ne sono andate. Rimango io.

Mi nascondo dietro un cipresso sentendo il rumore della piccola macchina del guardiano che fa l' ultimo giro per vedere se i visitatori sono partiti, e non mi nota, ma mi sento talmente in colpa che sono sicuro mi scovi immediatamente solo grazie percependo il mio disagio, mi trascini fuori e tutti vedano quello che sto per fare; ma la macchinetta se ne va e cautamente torno fuori, deglutendo.

Recupero la mappa -tanto al buio ci vedo lo stesso benissimo- e cerco di orientarmi. Sbaglio vialetto e mi trovo davanti ad un' inquietante cappella in stile gotico piena di pizzi e fronzoli, che nell' oscurità non è affatto gradevole. Il vento inizia a soffiare tra gli alberi e alcuni di questi, essendo morto, scricchiola cupamente. Deglutisco e faccio dietrofront, ma non potendo evitare di far cadere lo sguardo su una fila di lapidi decrepite e mezze mangiate dal muschio. Vecchissime foto ritraggono volti di bambini, e dopo averne osservata qualcuna, capisco che è un' antica ala riservata ai piccolini al di sotto di 10 anni. Poi un ramo particolarmente basso di cipresso mi struscia la guancia e allora schizzo via rischiando anche di inciampare in una pietra. Se sono ridotto così ora che stavo solo guardando delle lapidi, come farò dopo ?!

E meno male che dovrei essere un vampiro senza paura della notte...

L' ultima moribonda luce della sera capitola e il buio si estende su tutto; affretto il passo e finalmente arrivo alla sua tomba.

Continuo a sfregarmi le mani maledicendomi di non aver portato qualche luce perchè, pur vedendo bene all' oscurità, mi farebbe sentire un po' meno solo.

E lei è là sotto...

No, non ci devo pensare. Tossisco nervosamente muovendo avanti un passo ma tornando subito indietro, senza sapere iniziare. E' una cosa assurda, folle, non posso fare un gesto così esagerato per uno stupido capriccio !! Ma devo farlo, ne ho bisogno !

Ma i miei desideri sul serio valgono una cosa del genere ?

Non lo so. Ma devo. Così a malincuore prendo la pala e inizio a buttare da un lato la terra umida, dapprima con insicurezza e poi più rapidamente.

Chissà se qualcuno mi vedesse ora, vestito tutto di nero, la pelle pallida come quella dei morti, che dissotterra un sarcofago con un' aria spiritata. Di sicuro ci rimarrebbe secco sul posto !

Un uccello canta con dei versi cupi e subito dopo sento uno svolazzare di ali; il suono si ripete e un soffio di vento gelido mi fa rabbrividire. Poi qualcosa atterra vicino a me e caccio un grido, sicuro che sia un morto disturbato che spunti dalla terra per acciuffarmi, invece è solo quello stupido uccellaccio che mi guarda con aria arrogante.

<< Figlio di puttana ! >>

Gli urlo, principalmente per sentire una voce umana, anche solo la mia, e quello agita le ali. Mi rimetto al lavoro infastidito dalla presenza dell' animale, e siccome non da segno di volersi allontanare, gli tiro un sasso. Per risposta lui lancia un richiamo agghiacciante identico all' urlo di una persona accoltellata e vola via, facendomi sentire ancora più terrorizzato.

Dopo aver scavato per altri cinque minuti il metallo picchia contro qualcosa di duro e grido ancora. Ci siamo ? Guardo dentro alla fossa e vedo una piattaforma in cemento. Scavo tutto attorno fino a rivelare i bordi del coperchio e, dopo un sospirone, scendo giù. I miei piedi fanno un tonfo sordo e sento un leggero eco provenire da laggiù.

Sei sospeso sopra ad un cadavere marcescente ! Forte eh ?!

Ridacchia l' odiosa vocina nella mia testa e una serie di brividi mi scuote tutto.

Ho però troppo bisogno di fare quello che mi sono prefissato e quindi sollevo, ovviamente senza sforzo, il coperchio di cemento che scorre lento con un lamento profondo e una specie di gorgoglio. Credo che lo stia facendo muovere non perchè le mie braccia seguano un preciso ordine, ma perchè mi ci sorreggo altrimenti svengo di terrore.

Di colpo un urlo fortissimo proveniente da sopra la mia testa mi fa fare un balzo incredibile e urlo anch' io, come in un duetto di folli.

A causa del salto inciampo contro la parete di cemento e, come al rallentatore, mi sento cadere dentro. Picchio la testa contro il sarcofago vero e proprio e rimango per cinque minuti immobile come un cadavere, a fissare il cielo lontano stellato e con una grande luna; troppo terrore nel cervello che preclude ogni pensiero razionale. Noto solo con superficialità l' uccello idiota che mi guarda dall' alto. A questo punto mi metto silenziosamente a piangere, piango fino a che non mi sento un pochino meglio e con la mano asciugo le lacrime. Con fatica mi rialzo e mi trovo davanti la sua vera tomba, il suo ultimo letto.

<< Sofia, spero che non te la prendi. Io ti amo >>

Bisbiglio, poi con le mani tremanti do due o tre pugni sulla serratura. Al terzo sento un inquietante clic e il coperchio si alza di qualche millimetro.

Non devi fare niente, solo mettere dentro il suo cellulare. Null' altro.

Si, facile a dirsi. Oddio, oddio mio. Tremando come un pazzo tiro fuori il suo telefonino e chiudendo gli occhi afferro la parte superiore della tomba, che si solleva accondiscendente. Oh cazzo, che puzza di decomposizione, dio, dio, dio.

Apro gli occhi e lo metto dentro il più velocemente possibile, certo che lei da dentro spalanchi la sua ultima dimora, con orbite vuote e pelle cadente e quant' altro, e gorgogliando mi afferri per la gola con una mano adunca e mi dica che non ho mantenuto la promessa, che dovevo tenerla al sicuro, che se è morta è solo per colpa mia e che ora devo pagare, e verrò trascinato giù in abissi di follia e morte e orrore.

Ne sono così sicuro che non mi accorgo di stare tendendo il braccio all' interno del sarcofago.

Appena mi risveglio dall' incubo, ritiro la mano ormai vuota e faccio appena in tempo a vedere la sua, delicata, tenera... La pelle sembra ancora normale, sembra ancora viva, la mia piccola Sofia, la mia amata Sofia, lei che mi aveva insegnato cos' era l' amore, e lei che mi aveva reso la persona più felice al mondo.

Lascio cadere il coperchio, richiudo anche il cassone in cemento e ricopro tutto con la terra, senza accorgermi di stare piangendo come un dannato, non vedendo le lacrime cadere e inumidire il terreno nero, quel terreno che tiene distante da me Sofia. Getto la pala da un lato senza curarmi di nasconderla e incredibilmente trovo l' uscita dopo non molto. Da quel giorno non ho mai più visto la luna come qualcosa di benevolo, ma solo come un enorme teschio bianco che si compiace delle sofferenze degli uomini.

   
 
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