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Autore: thewhitelady    06/07/2011    3 recensioni
1993-2009
Come deve essere vivere la storia degli Oasis e della scena rock britannica dagli anni 90' ad oggi? Cassandra Walsh è forse l'unica persona al mondo a saperlo. In più in tutto il caos della sua vita di sex, drugs, and rock n roll sa solo una cosa, che a volte il posto migliore da cui godersi un concerto è da dietro il palco.
Per chi ama gli Oasis e quei due pazzi fratelli, ma anche solo per chi ha sentito una volta nella vita Wonderwall o Don't Look Back In Anger e vuole scoprire chi sono Liam e Noel Gallagher. Per chi ha nostalgia dell'atmosfera degli anni '90, e chi neppure l'ha vissuta davvero. Per chi ama gli aneddoti del rock e della musica. Una canzone per ogni capitolo. Cheers!!
Gruppi/Artisti che compariranno: Oasis, Blur, Pulp, Red Hot Chili Peppers, Radiohead, Kasabian, Paul Weller, The Stone Roses, The Smiths, Travis, Arctic Monkeys (un po' tutti)
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There's no need for you to say you're sorry
Goodbye I'm going home
I don't care no more so don't you worry
Goodbye I'm going home

I hate the way that even though you
Know you're wrong you say you're right
I hate the books you read and all your friends
Your music's shite it keeps me up all night

 

- Pronto? –
- Ciao, Zia Beth! Sono Cas… -
- Oh, Cassandra! Come stai, tesoro? -. La domanda di mia zia Beth – che per essere puntigliosi non era affatto mia zia, dato che non avevamo legami di parentela – mi arrivò estremamente lontana, come se abitasse in Papua Nuova Guinea invece che in Scozia.
- Ti prendo in brutto momento, devo richiamare? – feci cortese udendo uno strano trambusto dall’altro capo dell’apparecchio.
- Oh, no, no, no. Figurati, sono solo…i… - rumori agghiaccianti – i bambini –, la cornetta fu poggiata su qualcosa – Jimmy, quante volte devo ripeterti di non pizzicare tua sorella?! -, sbuffò da orso grizzly – e Aaron, guarda tuo fratello un attimo per favore invece di startene sempre chino su quei libri -. Un fruscio, la cornetta era stata ripresa in mano da zia Beth.
- Dicevamo? –
In realtà non dicevamo un bel niente, quanto odiavo i clichè, ma comunque… - Ti volevo chiedere se potresti  ospitarmi per qualche mese questa estate – feci con voce piccola piccola che non era certo la mia. Silenzio. – Ovviamente darei una mano con le faccende di casa e -, un brivido mi percorse la schiena, - coi bambini… quanti sono adesso? Quattro? – azzardai, da che ero nata per me zia Beth era sempre stata una mongolfiera, perennemente incinta.
- Sì…e no: io e Ron aspettiamo il quinto – mi disse radiosa – Dovrebbe arrivare per Agosto, il birbante -.
Perennemente incinta, infatti. Iniziavo a chiedermi se in Scozia fosse davvero così difficile procurarsi un anticoncezionale. Sorrisi un po’ tiratamente, ma sorrisi per riflesso della gioia di zia Beth. – In tal caso una mano in più cogli altri non ti farebbe comodo? –
- Oh sì, certo che sì. Quando intenderesti venire? – chiese tutto uno zucchero.
Strinsi le labbra, davvero lo volevo fare? – Il prima possibile -. Sì, dovevo.
- Be’, fantastico! Preparerò la stanza, infondo basterà mettere Aaron a dormire con Jimmy, la piccola Sara con me e… ti dispiacerebbe dividere la stanza con Richard? –
Non stavo più seguendo i borbottii e i rimuginamenti tattici di Beth, avevo sentito solo vagamente ma lo stesso risposi – Affatto…adesso scusa ma devo proprio andare. E’ stato un piacere sentirti, saluta tutti. Mi farò sentire. A presto –

 There's no need for you to say you're sorry
Goodbye I'm going home
I don't care no more so don't you worry
Goodbye I'm going home

I hate the way that you are so sarcastic
And you're not very bright
You think that everything you've done's fantastic
Your music's shite it keeps me up all night


 
Erano passate diverse settimane ormai da quando ero stata licenziata e Giugno era alle porte e non potevo fare a meno di ripensare qual’era la mia situazione esattamente un anno prima. Ero appena arrivata a casa di Noel e Louise, ero frastornata, senza un soldo e indecisa su ciò che avrei fatto me o dove sarei andata. Ora invece avevo in tasca un biglietto del treno e qualche bella banconota che m’ero guadagnata lavorando nello stesso Bed&Breakfast dove alloggiavo, in più nella mia testa era ben segnato l’indirizzo di casa di zia Beth. Un anno prima non andavo da nessuna parte, adesso ero diretta al numero 8 di Box Road, Edimburgo. Avrei fatto cambio in qualsiasi momento, ma purtroppo per me la sfortuna dell’oggi era solo il metro di giudizio con cui riuscivo a riconoscere la fortuna passata.
Da quella mattina all’albergo avevo cercato di evitare il più possibile Noel, non per un reale odio ma per la necessità fisica: per me stare nella stessa stanza con lui era davvero qualcosa di impossibile. mi scatenava un tale turbinio di pensieri che davvero non riuscivo a reggere.  Alla sua presenza preferivo decisamente il silenzio vuoto e incombente della mia camera al B&B, il che per me era dire tutto. Purtroppo però mi era difficile evitare The Chief dato che, fanculo, non sarò pur più stata la loro roadie ma non avrei smesso di frequentare i ragazzi.
Con il tempo avevo imparato ad apprezzare il pacato silenzio di Guigsy e allo stesso modo le sue rare parole che erano dotate di particolari sfumature che potevano essere colte solo da un ascoltatore abituale; non riuscivo più a fare a meno della sagacia volgare e rozza di Bonehead che era capace anche di rivelare grandi verità quotidiane, con saggezza da santone del proletariato mancuniano. Persino il mio rapporto con Liam si era trasformato in qualcosa che…Dio, non ci posso davvero credere… che rassomigliava a una sincera amicizia senza doppi fini. Era da quella notte in albergo che non facevamo più sesso – tre settimane -, roba da Guinness dei primati. E nonostante persistesse tra noi due la solita tensione fisica, avevo sviluppato nei suoi confronti un sempre più profondo affetto.
Tormentavo il mio cervello – e la povera Audrey, che ora di tanto in tanto ricompariva, inutile dirlo, profondamente delusa dall’operato del suo sostituto Jack Daniel’s – con queste riflessioni mentre percorrevo con passo deciso una delle strade che più conoscevo di Manchester, quella che portava a casa di Bonehead. Quel giorno si sarebbero scattate le foto per l’album.
Bussai, ma nessuno – ovviamente – venne ad aprire per cui spalancai la porta senza farmi troppe remore, neppure quella di farla finire in faccia a Noel. – Porca puttana! – inveì, o meglio fu quanto interpretai io dal mugugno che emise mentre si teneva il naso dolorante. Per prima cosa notai quanto fosse stranamente vestito pseudo-elegantemente, il che gli donava molto più che la camicia a righe e il calzino lungo di lana, sogghignai, poi però gli scostai la mano: il naso era solo un po’ arrossato, niente sangue, niente di rotto. Quante scene per una botta.
- Mi dispiace. Il tuo profilo è ancora tremendo come al solito, se vuoi però possiamo riprovare –sentenziai, avrei voluto avere un tono del tutto gelido ma nella mia voce vibrava un che di divertito.
Lui mi posò lo sguardo addosso, forse cercando la gobbetta che era rimasta a me dalla caduta nel campo a Burnage in dicembre. Anche io ci stavo un po’ pensando. Abbassai gli occhi decisa sulla sua camicia bianca, un istante di scomodo silenzio, poi però prima d’andarmene commentai derisoria – Hai sbagliato ad allacciare la camicia, è storta -. Ero già sparita in salotto quando lui si chinò a ricontrollare i bottoni.
Il salotto di Bonehead era luminoso grazie a tre finestre belle ampie che stavano sul fondo, c’era un caminetto – con sopra un assurdo fenicottero di plastica comprato in Olanda - e un divano un po’ sgangherato ma dalla comprovata comodità dopo intere serate passate a berci su birra assieme. Tutto, dai muri al parquet, era contraddistinto dalle tinte tenui e neutre tipiche delle case in affitto. Per terra trovai un pacchetto di Benson, una foto di George Best – indimenticato calciatore del City – e quel che sembrava un mezzo bicchiere di vino. Sembrava una discarica più che un set fotografico. Ah, sul pavimento c’era pure Ourkid. Già, proprio una discarica.
- Che ci fai lì?  -
- Potrei dire lo stesso –
- Sei tu quello sdraiato per terra –
- Dal mio punto di vista tu sembri incollata al parquet a testa in giù. Sei tu, quella strana –
- Touschè - commentai aiutandolo a tirarsi su. Lui si sistemò gli occhiali da vista che in realtà non gli servivano, ma che gli stavano indubbiamente bene – Dio mi scampi da che lui lo scopra, o il suo ego già gigantesco si sarebbe gonfiato all’inverosimile -.
- Come mi stanno gli occhiali? – domandò un secondo dopo.
Appunto. Diedi una scrollata di spalle e ignorando il suo insulto per non avergli risposto andai in  cucina, c’erano Guigsy, McCarroll e il padrone di casa.
- Un goccio? – mi domandò Bonehead allungando la caraffa di rosso. Io guardai alle mie spalle, Noel stava arrivando cercando di lisciare una piega nella giacca, sotto braccio teneva un enorme mappamondo di carta. Annuii – Audrey che invece faceva segno di diniego col suo bel testolino fu ignorata -.
Bevvi sperando che il vino m'aiutasse a portar un po' su la giornata, ma scoprii dalla prima sorsata che si trattava di Ribena, fottuto succo di frutta. Questo non è per niente rock 'n' roll. - E’ ora di iniziare –, sentenziò The Chief, - E’ arrivato il fotografo della Creation -.
Erano tutti in salotto con colui che avrebbe scattato le foto – un ragazzetto tanto magro che secondo me sarebbe perito sotto il peso del cavalletto e della macchina fotografica -, mentre io gironzolavo per la casa di Bonehead curiosando qua e là sino a quando non lo trovai in una specie di andito. Un ritratto di Burt Bacharach. L’avevo visto una volta quando avevo sbagliato la porta per andare in bagno, avevo preso la destra invece che la sinistra. Lo presi in mano e dopo averlo spolverato per bene lo portai nell’altra stanza, sorseggiando dal mio bicchiere, molto soddisfatta della mia caccia.
- Aspettate un attimo – intimai, il fotografo si fermò un attimo prima dello scatto e mi guardò stupito, ma non irritato quanto The Chief. – Manca qualcuno nella foto –. Poggiai il bicchiere per terra e con un sorriso sistemai Burt.
Osservai in silenzio la mia opera, in sotto fondo solo la voce del film che avevano messo in tv: Il buono, il brutto e il cattivo. Il quadro l’avevo messo come quello dei Pink Floyd in Ummagumma, e ora che avevo dato sfogo al mio lato  progressive mai pienamente acquietato potei andarmene. – Riprendete pure – feci infine volontariamente saccente.
Finito il set ci ritrovammo in giardino a dare fondo ad una vera bottiglia di rosso. Stravaccata su di una sedia da giardino ricevevo con piacere le carezze dei raggi solari.
- C’è qualcosa che non va, Cass? –
Dapprima non capii chi avesse parlato, tanto la sua voce mi era poco usa, ma poi mi voltai verso Guigsy, che stirò le labbra in un sorriso discreto. Un piccola fitta tra le costole, - In effetti -, mi schiarii la voce sistemandomi più compostamente nella seduta, d’un tratto tutti gli occhi erano puntati su di me, - Ci sarebbe, c’è una cosa che devo dirvi: stasera ho un treno per Edimburgo -.
- Cosa?! – sbottarono tutti. La sorpresa più che altro per il fatto che avessi un posto preciso dove andare.
- Passerò un po’ di tempo da una vecchia amica di mia madre -, deglutii, - a fare la bambinaia e la ragazza alla pari -. Non ebbi tempo di terminare che lo stupore di poco prima fu rimpiazzato da sonore risate, con tutti che sghignazzavano immaginandomi alle prese con poppanti e pulizie varie, io che ero insofferente nei confronti di qualsiasi forma di vita al di sotto dei vent’anni – quindi compresa me stessa – e che vivevo nel disordine più totale.
Prosciugata la propria risata sguaiata Liam si voltò verso di me, gli occhi verdi inquisitori.
- Parto davvero –
- Allora immagino che dovrò accompagnarti alla stazione – e calcò volontariamente quel dovere per dimostrare che senza di lui sarei stata completamente allo sbando. Ancora una volta mi feci una risata sull’infinita stima che Ourkid provava nei propri confronti, ad ogni modo sorrisi condiscendente – Certo –. Non avevo alcuna voglia di trovarmi da sola alla banchina dei treni.
Liam però continuava a fissarmi imperterrito, e si muoveva nervoso sulla sedia come se sotto al culo invece di un cuscino avesse carboni ardenti, diamine. Stufa spalancai gli occhi e così finalmente si decise a parlare, - Però dovresti pure dirlo al coglione -. Il coglione per antonomasia nel vocabolario di Liam e attualmente nella mia mente era Noel.
Improvvisamente mi guardai attorno, ero stata talmente presa dal dovere dire della partenza ai ragazzi che mi ero dimenticata di sincerarmi che ci fossero tutti, e soprattutto lui. Purtroppo per me se c’era una categoria di persone che detestavo erano i senza palle, per cui non avrei sopportato l’idea di non dire a Noel che me ne andavo, dato che in gran parte era merito suo la cosa. Perciò m’alzai e andai di fianco a Bonehead, - Hai visto The Chief? –
- Che ho l’aspetto di una fottuta balia? -.
Lo fulminai con lo sguardo.
- Prima era fuori in strada a discutere col fotografo, sarà andato a casa -, e poi dovetti aver fatto una faccia profondamente scocciata, arrabbiata e delusa perché s’affrettò ad aggiungere – Ehi, mica è colpa mia… Ah, e porta via dal salotto quello stupido quadro che Kate non lo può soffrire -.
Io assentii un po’ mesta e me ne ritornai in casa, come da ordine di Bonehead e per la sua tranquillità coniugale presi sottobraccio Burt Bacharach e lo riportai dove l’avevo sottratto alla polvere. O almeno questa era l’intenzione.
 
 ....fade away
Give you back your life
.... on my way
....only fade away
 
Forgive me if I spoke too soon
But my eyes will only
Follow you around the room
Cause you're the only
God a man could ever need
Lead me to the.... sound of your
 
Forgive me if I spoke too soon
But my eyes will only
Follow you around the room
Cause you're the only
God a man could ever need
feeling ... it's only me 
 
Fu quanto riuscii a cogliere attraverso la porta e la voce mormorante di Noel, ma bastò per infondermi un’infinita tristezza e malinconia. E quella fu una delle uniche tre volte in vita mia che una canzone riuscì a commuovermi sino a farmi pizzicare gli occhi.
Dovetti rimanere dietro alla porta dell’andito per diversi minuti prima di riuscire a scrollarmi di dosso la sensazione di smarrimento che quella voce m’aveva fatto provare.E poi non volevo che lui sapesse che io lo avevo sentito, quando scriveva amava essere lasciato da solo. Lui e il suo silenzio.
Aspettai sino a quando non si mise a suonare The Butterfly Collector dei Jam e quindi bussai prima d’entrare. Lui scattò su come una molla, come se l’avessi beccato a fare qualcosa che non doveva.
Non so perché abbassai gli occhi ad osservare le fughe del pavimento – Dovevo portare a casa il vecchio Burt – borbottai un po’ burbera, sempre evitando il suo sguardo. Che stessi entrando a far parte di quella categoria di persone senza coraggio che tanto disprezzavo? Be’, infondo, non era raro che mi trovassi in disaccordo con la mia stessa persona…
- Stavo scrivendo una canzone ma questa volta mi riesce un po’ più difficile del solito -. Stavo ancora cercando di racimolare i pensieri per parlare quando mi precedette Noel, che seduto su di una sedia abbracciava la sua Epiphone acustica in una maniera che mi faceva torcere un po’ lo stomaco. Non era detto vero che stesse per forza parlando della canzone che avevo origliato?
- Ti manca l’ispirazione? – domandai indifferente, premurandomi di sistemare il quadro nel migliore dei modi, più e più volte, poi però mi voltai e soggiunsi velenosa: - O forse ti mancano le parole? Non sarebbe la prima volta d’altronde -.
Lui fece una smorfia volontariamente, come se l’avessi appena pugnalato alle spalle, ma poi sorrise un po’ sornione e un ingenuo, un po’ il bambino pestifero e sognatore che avevo conosciuto una sera in negozio. – Al contrario, ho fin troppa ispirazione e troppe parole -.
Interessante. A questo non sapevo come rispondere, strinsi le labbra sino a formare una un segmento rigido e perentorio, - Vado in Scozia per qualche mese – annuncia atona e irremovibile come un bollettino meteo e Noel apprese la notizia con il suo confacente muro di silenzio anche se vedevo che in bocca stava masticando parole che forse da lì non sarebbero mai uscite, o almeno non l’avrebbero fatto sotto forma di discorso.
Indietreggiai di un passo verso la porta, rimanendo però sempre voltata verso di lui, aspettando non so che, ma di certo aspettando qualcosa fosse un’occhiata triste o un insulto.
Sul suo volto vi fu un movimento burrascoso delle folte sopracciglia, quello che sembrava poter essere un minuscolo riflesso dell’agitarsi dei suoi pensieri. – Mi dispiace…-
Lo guardai impietosa nonostante sapessi quanto gli fosse stato difficile dar forma a quelle due parole.
-…e vorrei potermi scusare di qualcosa di più che un “ok”, magari di un fiume di parole sbagliate -.
Audrey nel mio cervello rimase un po’ folgorata, a me della canzone era rimasta solo la persistente malinconia di una stanza vuota, ma lei, essendo quella intelligente e istruita delle due, aveva registrato ogni singola parola che era sfuggita da quelle labbra e aggiungendoci la ormai conosciuta anche se ben velata ironia di The Chief si otteneva un risultato capace pure di lasciare perplessa una star di Hollywood, protagonista di intrecci complessi nella vita e sullo schermo. Perdonami se ho parlato troppo presto. Persino a me sfuggì un piccolissimo sorriso. Audrey avrebbe voluto andare avanti nelle sue congetture ma a me bastava quel frammento di frase, tanto più che dubitavo Noel capisse il mio sogghignare e stava per richiudersi come un fottutto riccio davanti a quella che pareva una mia presa in giro.
- Te l’ho già detto: ti capisco -, questa volta mi sforzai guardarlo in faccia, perché doveva essere complicato? Tra noi due tutto era sempre stato automatico, senza bisogno di pensare come se lo cose che ci dicevamo e soprattutto quelle che non ci dicevamo venissero fuori da sole. Lui ricambiò la mia occhiata con l’abbozzò di un sorriso, fatto cogli occhi però, le sue labbra sembravano incapaci di inarcarsi all’insù ogni tanto, almeno quanto le mie erano in grado di farlo senza sembrare derisorie.
Ora il mio istinto primario era portato non tanto al perdono propriamente, quanto più allo scordare: avevo dimenticato tante di quelle cose in vita mia che il tradimento di Noel sarebbe potuto sembrare solo una minuscola macchietta opaca sulla distesa infinita della memoria. Per una volta, una delle più difficili, però diedi ascolto a Audrey e rimasi immobile dov’ero invece che avvicinarmi a The Chief e stringerlo a me come avrei fatto una volta, come infondo mi mancava, come con Liam non poteva essere e semplicemente lasciar scorrere via le piccole colpe.
E allora ignora quel ramo d’ulivo che lui m’aveva teso sperando di rimettere i cocci a posto,– Mi ci vuole del tempo, non può tornare tutto come prima -.
 Per un attimo pensai che lui si sarebbe offeso, il borioso Noel Gallagher le cui scuse erano state vane, invece sogghignò appena, - Capito, un po’ me lo merito  - e cercando poi i miei occhi e non trovandoli capì che  quanto avevo detto era vero. Io in quel momento stavo fissando Burt cercando migliori propositi che non tardarono ad arrivare.
- Ho dimenticato a casa vostra Wonderwall Music – mormorai schiarendomi la voce, anche lui si ridestò, - Oh, certo. Credo che Louise l’abbia messo da qualche parte nella cassettiera – fece alzandosi e andando subito ad aprire la porta dell’andito. La luce della casa di Bonehead entrò invadente nella piccola stanza e ci strappò al limbo in cui ci eravamo calati. Era strano come per me là fuori, in uno stretto corridoio di una casa mancuniana, sembrasse iniziare il mondo, o come minimo un mondo diverso da quello che avevo conosciuto per mesi e che avrei dovuto attraversare senza la musica degli Oasis per la prima volta dopo più di un anno.
 
And it will be nice to be alone
For a week or two
But I know that I will be
Right back here with you

There's no need for you to say you're sorry
Goodbye I'm going home
I don't care no more so don't you worry
Goodbye I'm going home


 


Era pomeriggio inoltrato ormai e giù, nella tromba delle scale del condominio dove abitavano Noel e Louise un vento tagliente, entrato da una finestra rotta, frustò me e Liam che eravamo in attesa. The Chief era salito in casa a recuperare il mio vinile ed io ero stata ben felice di non dover salire ancora una volta in quella casa, erano passati poco più di due minuti quando udimmo una porta sbattere e poi riaprirsi per poi sbattere nuovamente. Io e Ourkid ci guardammo complici, avevamo entrambi una non troppo vaga idea di chi potesse essere e difatti…
- T’avevo chiesto una cosa, una sola schifossima cosa, Noel, cazzo! – sentimmo gridare dalla voce di Louise che saliva di un paio d’ottave quando era arrabbiata, questa volta forse le ottave erano pure tre, il che implicava guai assai grossi per The Chief.
- Aspetta un attimo – lo sentimmo sibilare – merda -.
- Dovevi solo pagare una fottutta bolletta e ora invece ci ritroviamo una penale per due mesi di ritardo, le tiri fuori tu duecento sterline? –
- Se serve a finirla con questa scenata, sì. Lo sai che sono occupato, cazzo –
Un momento di silenzio. – Non è questo, Noelie -, avrei giurato che la voce di quella leonessa di Louise era un po’ incrinata, - Non sono duecento fottutte sterline, è che non te ne frega niente di noi. E’ che t’importa soltanto di te e di quella merda della tua musica che mi dà il voltastomaco –
- Ehi! – esclamò Noel con un ruggito amplificato dalla tromba delle scale.
- Speravo saresti cambiato e invece…una delusione -.
La donna in risposta ottenne solo quelli che da dove ero io erano indecifrabili borbottii di imprecazioni.
- E’ finita –
- Bene – replicò lui strafottente allora.
- ‘Fanculo, Noel -.
Sentii i tacchi di Louise picchiettare sui primi gradini e allora immediatamente sia io che Ourkid ci appiattimmo di più contro la parete dell’atrio, ma lei ci sorpassò con talmente tanta foga che ugualmente non si sarebbe accorta della nostra presenza.
Liam mi guardò, aveva un che di divertito ma anche di saggio come a dire “ehi, io lo sapevo che sarebbe finita così, anche se speravo in un bel pugno da parte di lei”.
Aspettai un secondo, le orecchie tese a sentire casomai i passi stanchi di Noel, ma poi decisi di salire io stessa. Un ultima volta questa scala, mi dissi.
Lo trovai seduto sul pianerottolo con una sigaretta in bocca, il vinile di Wonderwall Music a fargli compagnia. La mano sinistra con le nocche spellate e un segno sul muro che ero sicura prima non esserci mi disse che il pugno c’era stato ma non del genere che sperava Liam.
- Sarebbe tanto stupido come sembra chiederti come va? –
Noel alzò il viso ancora rubizzo per la litigata e le grida, - Penso proprio di sì –, prese una boccata di fumo che trattenne in gola più del dovuto, - Sei anni buttati nel cesso, fai un po’ tu -.
Temporeggia e mi accessi pure io una sigaretta – una Chesterfield perché avevo deciso che era ora di smettere con le stupide abitudini degli stupidi Gallagher -.
Fissai il vinile. – Credo che dovresti tenerlo tu –
Lui inarcò le sopracciglia un po’ menefreghista e un po’ curioso.
- Infondo è stato in parte grazie a te se sono riuscita a rubarlo, diciamo che è una ricompensa per la collaborazione –
- Già, in effetti stavo ancora aspettando –
- Non sono un tipo molto riconoscente –
 Abbandonò lo sguardo sul pavimento per spegnere la sigaretta. – Nessuno di noi due lo è –
- E poi così magari ti farai una cultura musicale decente una volta tanto – soggiunsi io, inutilmente. Sapevo solo di star parlando a vanvera per rinviare più possibile un saluto che non ci sarebbe stato, così alla fine mi voltai e basta e scesi il primo gradino. Un attimo di indecisione, ma poi nella mia testa Audrey acconsentì bonaria. – Ah Gallagher, trattamelo bene perché lo rivorrò indietro -. Il resto della scala dopo di che fu molto più facile da scendere.
 
- Allora te ne vai –
- A quanto pare. Non dirmi che il piccolo Will è un sentimentale che odia gli addii –
Ourkid mi spintonò un po’ via, prendendomi solo per un braccio prima che cadessi giù dalla banchina numero 2 della stazione ferroviaria di Manchester.
- Tanto so che torni – fece testardo, e io mi immaginai il bambino cocciuto e peste con cui doveva aver lottato Peggy in vano, a quanto pareva.
- E perché dovrei? -. Perché sono sola.
Lui mi guardò furbescamente, una mano posata sulla mia vita. – Perché una volta che hai conosciuto i Gallagher poi non ne puoi più fare a meno – e aggiunse un ghigno che nelle sue intenzioni forse sarebbe dovuto essere da seduttore, ma che su di me non aveva alcun effetto. Di certo però scherzando una piccola verità l’aveva detta.
Da dietro le spalle di Liam lessi sul tabellone che il mio treno era in arrivo. Non volevo fare la sentimentale però lo abbracciai, lui e la sua vecchia felpa grigia che un tempo era stata nera. Mi sarebbe mancata la sensazione del suo corpo, di come ci capivamo subito con un guizzo delle membra. Un po’ animalesco ma di certo meno falso di molte parole.
Il treno era arrivato sferragliando, al che assestai una pacca sonora sul sedere di Ourkid che un po’ si stupì ma io non gli lasciai tempo di controbattere e salii subito sulla carrozza.
Liam Gallagher e il suo sedere erano decisamente una delle dieci cose di Manchester che non avrei voluto dimenticare.
 
 
 
I hate the way that even though you
Know you're wrong you say you're right
I hate the books you read and all your friends
Your music's shite it keeps me up all night



There's no need for you to say you're sorry
Goodbye I'm going home
I don't care no more so don't you worry
FUCK OFF I'm going home


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Primo: WWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH *_____* <-- sto sclerando perchè oggi Noel "culo di piombo" Gallagher si è deciso non a far uscire un album ma ben 2! Fuck yea! "Noel Gallagher's High Flying Birds"  (nome molto retrò ed egocentrico eh?) esce il 17 ottobre con conseguente tour =)
Ora che ho condiviso la mia gioia e fatto un po' di pubblicità a The Chief passiiamo al  capitolo. Link di Married with chilrend scritta proprio sui litigi con Louise http://www.youtube.com/watch?v=NJ8gMQK4-BQ 
e link di If I had a gun che finora era solo una vecchia demo registrata ad un soundcheck ma che comparirà nel nuovo album! http://www.youtube.com/watch?v=nApdayFAHjA 
 
 Cheers^^
 
 
 
  

   Ps: qui sotto la copertina (fronte e retro) dell'album


 
   
 
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