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Autore: Val__    07/07/2011    3 recensioni
Quando uscì dall’edificio sospirò profondamente, tirò fuori dallo zaino l’mp3, si infilò le grandi cuffie argento e blu e ascoltando i suoi adorati Three Days Grace e, proprio quando si stava per incamminare verso casa lo vide ancora, solo che questa volta insieme a lui ce n’erano altri due. Sgranò gli occhi, non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Lo stavano fissando, non c’era nessuno per quella via, quindi era ovvio che stessero fissando lui, pertanto non poteva chiedere aiuto a nessuno. Aveva ormai imparato che anche se scappava gli sarebbero corsi dietro, agire d’istinto era l’unica cosa che non doveva mai fare quando aveva paura, ed il suo istinto diceva “corri bello e porta a casa la pelle!” pensandoci bene.. è sensato, ma lui invece decise di improvvisarsi stupido e gli camminò incontro.
[...]
Hearth continuava a guardare negli occhi uno dei lupi, quello bianco, sembrava essere quello più imponente, stava davanti agli altri due che non osavano passargli avanti neanche per sbaglio. Si seguivano con gli occhi il Bianco ed Hearth, ogni passo che egli faceva, il lupo non lo perdeva d’occhio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Simple Wolfs' Story

Capitolo 2: Ria

(l'immagine non è mia, è presa da Deviantart, se può causare problemi contattatemi che la tolgo subito! <3 )

Essere svegliati dal suono del cellulare prima del tempo, una cosa davvero irritante per tutti, ma non per Hearth. Lui aveva solo un numero in memoria, quello di Ria, la sua migliore amica, l’unica persona a cui volesse veramente bene, e l’unica che gliene voleva altrettanto. Purtroppo Ria si era trasferita in un’altra scuola per via di una borsa di studio, e quindi non sarebbero più potuti andare a scuola insieme, o almeno così gli aveva detto. Hearth sospettava che il motivo fosse un altro già da tempo, soprattutto perché Ria a scuola non era mai stata una cima, e ricevere una borsa di studio, cosa che di solito spettava a persone un po’ più dotate, non era molto credibile, ma quando le aveva chiesto qualcosa al riguardo Ria gli aveva detto “mi dispiace Cuoricino, ma non posso ancora dirtelo..”, ma ad Hearth non interessava più di tanto e le aveva risposto “mi basta che tu ti trovi bene, il resto non importa, mi raccomando però, ogni tanto tu vienimi a trovare”, le voleva bene e anche aveva dei segreti con lui ora, cosa che in passato non era mai successo, non cambiava nulla, restava comunque la sua migliore amica.

< Pronto, Ria? > chiese Hearth con voce assonnata, < ciao dolcezza! Ti manco? Cosa mi racconti? > esclamò lei con la solita voce piena di allegria, lui sorrise strofinandosi gli occhi assonnato chiese con un leggero sorriso < Ria.. cosa fai sveglia alle cinque del mattino? > < nulla di importante, dove sono ora ci fanno alzare presto quando c’è scuola! Allora abbiamo tipo un oretta per parlare e poi ti devi preparare anche tu, cosa ti è successo di bello in questi giorni? Hai visto il tuo lupetto? > chiese con voce addolcita ormai sapendo che l’argomento era delicato per Hearth. < Ria è successa una cosa stranissima! Vuoi saperla?! > chiese sapendo già la risposta, gli piaceva farla stare sulle spine, < certamentissimo! Dai spara! > esclamò lei eccitata, < ieri sera sono uscito dallo studio del dottor Alber e insieme a lui, il lupo grigio intendo, ce n’erano altri due, uno bianco più piccolo degli altri e che sembrava quello più autoritario, aveva gli occhi sul verde sai! Poi ce n’era un altro nero, aveva gli occhi sul verde acqua, questa volta si sono avvicinati,.. non mi sono sembrati cattivi.. poi è arrivato il Dottore e mi ha chiesto cosa stavo facendo, e quando mi sono rigirato verso i lupi non c’erano più.. capisci.. li ho visto solo io.. dici che sono pazzo veramente? >, Ria era l’unica persona di cui si poteva fidare, era anche l’unica che li aveva visti, seguivano anche lei, Hearth non sapeva se diceva così solo per tranquillizzarlo o se fosse vero, lei comunque non tardò nemmeno un attimo a rispondere < vuoi scherzare Cuoricino! Non farti contagiare! Qui il pazzo non sei tu, e vista la situazione non lo sono nemmeno io! Qui quelli pericolosi sono.. loro.. > Ria aveva una paura matta per i genitori di Hearth, non li chiamava nemmeno genitori, per lei come per Hearth erano “LORO” anche detti “GLI ALTRI” cioè l’insieme delle persone che volevano convincere Hearth di essere diverso. Hearth era sempre stato considerato quello diverso da tutti, compagni di classe, vicini di casa, tanto che l’avevano quasi isolato, a nessuno piacciono le persone diverse, che si tratti di persone speciali o svitate non importa: chi è diverso non è accettato dalle persone comuni, se non sempre, nella maggior parte dei casi. Ci sono però persone più aperte che sanno accettare chiunque così com’è. Hearth aveva Ria, era l’unica persona che non lo faceva deprimere, le continuava a ripetere che se non ci fosse stata lei, avrebbe già dato un taglio a tutto, e Ria ogni volta si spaventava, non le piaceva come Hearth parlava così semplicemente della morte, sapeva che non si sarebbe mai fatto del male, a lui non piaceva soffrire e non andava matto per il dolore, ma ogni giorno faceva sempre più fatica a sopportare le sue condizioni e finiva per rattristarsi.

Dopo aver parlato con Ria, Hearth si sentiva un po’ meglio. Aprì l’armadio, non era mai stato abile a scegliere i vestiti, ma dopotutto non aveva una gran scelta, il suo guardaroba era composta da sei/sette camicie del padre adottivo (ovviamente troppo grandi per lui che in confronto era un fuscello), qualche T-shirt, qualche felpa, e quattro paia di jeans a vita non necessariamente bassa. Quel giorno prese una felpa blu scuro e un paio di jeans bucati e graffiati qua e la. Si trascinò in bagno facendo attenzione a non svegliare i genitori, appoggiò i capi sul mobile a fianco del lavandino e, prima di vestirsi, diede un sguardo rapido allo specchio: il visino pallido gli dava un aria stanca e debole, come d'altronde realmente era, l’unica cosa che vi spiccava erano due grandi occhi ambrati, che, accompagnati dalle lunghe ciglia non lo facevano di certo passare inosservato, essi erano coperti da una lunga e disordinata frangetta color rame, i capelli (che non avevano mai visto una spazzola in tutta la loro permanenza sulla testolina di Hearth) come sempre scappicciati, bastavano a fargli affibbiare il nome di “Carotina” o “Zuccotto” oppure, dai più colti, “Malpelo”, soprannomi a cui non aveva mai dato troppo peso perché tutto sommato era meglio di “Cuoricino”, il nomignolo con cui lo chiamava Ria, la sua bionda, svampita e sempre adorabile migliore amica. Si vestì e sistemò i capelli alla ben e meglio, preparò lo zaino ed uscì di casa in silenzio.

La scuola... la sua più grande nemica. Non perché andasse male, anzi, i genitori fino a poco fa l’avevano fatto studiare da privatista, ed era andato così avanti con il programma che, anche se aveva solo tredici anni, era già in seconda superiore. La decisione, presa dai genitori adottivi, era stata contestata da molti insegnati che insistevano nel dire che Hearth, vista l’età, non si sarebbe potuto ambientare con i nuovi compagni e che sarebbe potuto diventare oggetto di bullismo, ma “LORO” non avevano accettato obiezioni.

Per il problema del bullismo aveva un suo metodo che dava molti vantaggi, ad Hearth il vantaggio di non essere pestato e di guadagnare un po’ di soldi per comprare i dolci, (i suoi amori proibiti che non gli era permesso mangiare e che Ria, quando non si era ancora trasferita, gli procurava in assoluto segreto), e per i bulli, o chiunque fosse grosso e stupido o pigro e svogliato, il vantaggio era il suo lavoretto: faceva i compiti con tanto di spiegazione e appunti. Anche se i “clienti” erano più grandi per lui non era un problema, andava ogni giorno in biblioteca e leggeva libri in quantità in base ai compiti assegnati. Bel vantaggio essere intelligenti non trovate! Lo svantaggio era che era costretto a fare i compiti tutto il giorno tutti i giorni… ma non gli importava molto, se serviva a salvarsi il fondoschiena allora gli andava bene!

Era arrivato presto quella mattina, come tutte le altre, e i suoi “clienti” cominciavano a farsi vedere, il primo ad arrivare fu quell’enorme massa di muscoli di Scott Jones, la sua massa corporea era inversamente proporzionale al suo cervello, era così scemo che si sbagliava ogni volta a contare i soldi e senza volerlo dava ad Hearth un bella mancetta ogni volta. Seguì poi Lorenz Norton, un grassone che si stancava anche solo a prendere la matita dall’astuccio, dopo di lui Lia Turner, la solita ochetta bionda ossigenata (non ho nulla contro le bionde sia chiaro) che ottiene tutto quello che vuole sbattendo le ciglia, e che era riuscita a convincere Hearth con la promessa di non farlo nemmeno sfiorare dal suo gigantesco fidanzato, il quale trovava molto divertente giocare con il fragile corpicino di Hearth come se fosse una bambolina e, divertendosi a comandarlo a bacchetta. Finalmente poi si decise ad arrivare anche Royce Connor in tutto il suo splendore, moro, alto, occhi azzurro chiaro, denti bianchi come se avesse fatto la pulizia dei denti ogni santa mattina, e più che degno di una pubblicità di dentifrici, ed era pure dell’ultimo anno, bisogna ammettere che era davvero un bel pezzo di figliuolo! Era ancora nuovo, era arrivato a scuola qualche giorno dopo la partenza di Ria ed era l’unico che trattava bene Hearth, si sedeva vicino a lui e magari gli dava una parte del suo panino per pranzo, e non lo faceva solo per avere i compiti, Hearth glieli avrebbe fatti comunque, lo faceva anche un po’ per proteggerlo, perché che ci crediate o no, scatenava in lui l’istinto del fratello maggiore, e al rossino facevano piacere tutte queste attenzioni, dopotutto non gli capitava tanto spesso.

< Buoooon giorno! Scusa il ritardo ma avevo sonno e mi hanno dovuto buttare giù dal letto… come al solito > pronunciò allegro Royce con il suo solito tono di voce che superava i decibel consentiti all’inquinamento acustico, Hearth sorrise < come fai ad essere così tanto… troppo! Insomma la mattina di solito sono tutti flosci e stanchi! Tu sembri imbottito di caffè insomma! > disse cominciando a frugare nella borsa piena di cartelline, ne estrasse una all’interno della quale vi erano tanti fogli < beh non proprio imbottito ma una tazzina si! > si giustificò sorridendo osservandolo rovistare fra tutti i foglietti vari, < eccolo! > esclamò poi trovato il foglio giusto, < tieni Royce! Se vuoi puoi controllarli > accennò un sorriso, ricambiato quasi immediatamente, < grazie cucciolo! Hai fame? Questa volta o due panini uno per uno! > disse tirando fuori dallo zaino un sacchetto e un paio di banconote con qualche spicciolo, e li porse entrambi al rossino che li prese sorridendo.

Il suono della campanella. Sacro per tutti gli studenti!

Hearth si precipitò fuori dall’istituto scivolando tra la folla, anch’essa euforica quanto lui per la fine delle lezioni. La sua prima tappa era ovvia, la biblioteca, prese i libri utili e dizionari e corse dalla bibliotecaria a registrarli per poi fiondarsi alla seconda tappa: il parco.

Il parco non era mai stato tanto affollato, e questo ad Hearth non dispiaceva affatto. Dopo aver camminato un po’ si sedette sulla solita panchina, con alle spalle il laghetto e di fronte un piccolo boschetto, con tanto di cespugli folti di varie tonalità di verde, al centro un albero dal tronco robusto, poco alto, ma con molti rami e pieni di foglie verdi, i colori lasciavano pensare proprio ai colori dell’attuale stagione, la sua preferita, l’estate.

Hearth appoggiò lo zaino sulla panchina e tirò fuori i compiti dei soliti “clienti”, (i suoi li avrebbe fatti la sera se avrebbe avuto tempo), dopo poco che aveva iniziato, un rumore proveniente dai cespugli e gli alberelli più bassi lo distrasse, “ecco ci risiamo…” pensò lui appoggiando i libri, si alzò e si avvicinò piano, piano, ma non fece tempo a chinarsi su tutto quel verde, che qualcosa gli piombò addosso trascinandolo con il suo “dolce peso” a terra e facendolo piombare a terra con un tonfo.

< ahi! Ma che cavolo… ! > non finì la frase che Ria lo abbracciò sorridendo < Hearth tesoro! Vedo che hai ancora la forza di mille cavallette fritte! > scherzò lei < e vedo che tu non hai ancora smesso di inventare paragono schifosi! …mi fai alzare per favore? >.

Territorio di Val-chan:

Ciao Lupetti!
Grazie tantissimo a chi ha letto la mia storiella a chi l'ha messa tra le seguite o tra le preferite!
Un grazie specialissimo ai miei migliorissimi amici (Gabri, Kia e Gio... si sto parlando di voi!) soprattutto alla mia Gio-chin che si è presa la briga di lasciarmi un'impronta (commento), lei è la mia aiutante speciale addetta alla calligrafia, alla punteggiatura... e alle critiche e più che un Lupetto a volte sembra una Vipera! <3 ù.ù
Bene Cuccioli ho concluso con i ringraziamenti spero che il capitolo vi sia piaciuto e sperò che anche voi adoriate Ria quanto me x) spero lascierete tante impronte per me!
Al prossimo capitolo!
By Val-chan
  
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