Il
sapore del sangue torturava le
sue papille gustative.
Hermione
era bocconi sul prato, lo
scontro finale non era ancora concluso. Ripensava agli ultimi
avvenimenti del
giorno, respirando veloce.
Ogni
respiro era fuoco che scendeva
lungo la sua gola, bruciando ogni altra sensazione, compresa
quella del
bacio con Ron. Il suo carnefice la osservava compiaciuto, tra
le mani la
bacchetta dalla cui punta si snodava una frusta di luce.
«Allora,
Mudblood, ti piace?»
Chiese con la voce che vibrava per il disgusto.
Fece
un movimento con il polso e la
frusta colpì nuovamente Hermione che si abbatté
al suolo, dalle sue labbra uscì
un rantolo.
Un
ghigno prese forma sul volto del
Mangiamorte.
Era
un uomo goffo, con uno strano
sguardo sbilenco, i suoi occhi luccicavano di piacere perverso.
Un
nuovo schiocco della frusta che
colpiva la schiena della ragazza, lacerandole la carne, fu seguito da
un urlo
di puro dolore.
La
Gryffindor soffriva, era
evidente. Non aveva più la forza di reagire.
L'uomo
rideva. Gettava indietro la
testa e rideva.
«Mudblood,
Mudblood,
Mudblood.»
Cantilenò il Mangiamorte dando il ritmo ai colpi. «Sei
un bel bocconcino, lo sai?»
Rise sguaiatamente, poi il suo richiamo
ruppe il silenzio della notte.
«Fenrir!»
La
ragazza era ancora riversa a
terra e probabilmente non si sarebbe più alzata.
Lo
percepiva, capiva che la fine si
avvicinava. Ad ogni goccia di sangue che colava dalle sue ferite, ad
ogni
calcio che riceveva con inaudita violenza, ad ogni frustata.
Il
dolore stava per farle perdere
conoscenza.
Un
nuovo schiocco. Un urlo.
Si
rese conto in fretta che non era
stata la frusta di luce, stavolta.
Il
dolore era diverso. Le rivoltava
lo stomaco in un altro modo.
Ricordò
quella volta che, sciando con
i suoi genitori, era caduta, rompendosi il braccio.
Il
tipo di dolore era lo stesso,
soltanto spostato.
"Una
gamba." realizzò con
la mente stranamente lucida. "Mi ha spezzato una gamba."
Il
Mangiamorte rideva.
«Imperius.»
esclamò
allegramente.
Poi
iniziò a impartirle ordini con
la bacchetta.
Hermione
non sentiva più il corpo
come qualcosa di suo.
Percepiva
il dolore inflitto a
quell'involucro, ma non riusciva ad averne il controllo.
Non
riusciva ad impedire di
alzarsi.
L'uomo
la costrinse a tirarsi in
piedi, per crollare nuovamente appena il peso venne posato sulla gamba
spezzata.
Un
urlo uscì dalle sue labbra.
Urlo
interrotto da una voce
animalesca.
«Che
vuoi, Amycus?»
Il
puzzo animale giungeva alle
narici della Gryffin riversa sul terreno.
Sudore.
Sangue. Animale. Fenrir
Greyback. Il lupo mannaro.
Hermione
si rese conto di essere
stata liberata dall'incantesimo e si sforzò di strisciare
verso la sua
bacchetta, distante pochi metri dalle sue dita.
Avanzava
come un marine, aiutandosi
con la gamba sana e le braccia, ma il dolore era troppo intenso, ogni
centimetro era una lenta e atroce tortura che si sforzava di sopportare.
"Per
Ron."
Era
questo il suo pensiero mentre
avanzava, millimetro per millimetro, verso la sua unica
possibilità di salvezza.
"Per
Harry."
Ancora
poche decine di centimetri da
percorrere con la forza della disperazione. Poteva farcela.
"Per
il nostro futuro."
La
carne lacerata della schiena
bruciava mentre i Mangiamorte discutevano, ignari dell'avanzare della
Gryffin
verso la propria arma magica.
Pochi
centimetri.
La
ragazza si tese e finalmente
sentì il legno della sua bacchetta sotto le dita.
La
strinse con forza per un attimo
interminabile, poi la puntò contro Amycus.
Sapeva
che l'uomo-lupo preferiva lo
scontro fisico.
«Stupeficium!»
Urlò,
colpendo il Mangiamorte in pieno petto.
Poteva
ancora salvarsi.
Amycus
cadde.
Fenrir
iniziò ad avvicinarsi.
Aveva
poco tempo, troppo poco per
prendere nuovamente la mira. Troppo poco per riuscire ad accumulare le
energie
necessarie per un altro incantesimo.
Eppure
provò.
«Sectumsempra!»
era un
incantesimo che non aveva mai usato, che non avrebbe mai voluto usare.
Contrariamente
ad ogni previsione il
petto del Lupo Mannaro si squarciò, inondando la ragazza di
sangue.
Non
poteva chiamare aiuto. Se avesse
lanciato il Periculum le scintille rosse avrebbero richiamato qualsiasi
creatura.
E
qualsiasi non significava
necessariamente buona.
Gli
alberi della foresta proibita
gettavano la loro ombra di disperazione a pochi metri da lei.
La
ragazza era senza energie, non
sapeva cos'avrebbe potuto fare al giungere di una creatura che abitava
quel
luogo o, peggio, di un altro Mangiamorte.
Decise
di fingere che la fine fosse
giunta anche per lei, come stava giungendo per Greyback.
*****
Un
suono.
Un
rumore di qualcosa che si spezza
sotto passi veloci.
Persone
che scappano o comunque
corrono, incalzate da incantesimi o forse semplicemente dal bisogno di
fuggire
a quell'orrore che la schiaccia a terra.
I
passi si fanno più lenti e
delicati. Qualcuno ha rallentato e si sta avvicinando a lei.
Il
cuore della ragazza inizia a
battere forte, di paura e di speranza.
Una
mano le passa leggera tra i
capelli, la Gryffin trattiene un brivido e apre appena un occhio.
Una
divisa verde argento è tutto ciò
che riesce a vedere.
Uno
Slytherin.
Uno
Slytherin che la sta toccando.
Uno
Slytherin che la sta toccando dolcemente.
Coma
mai non c'è violenza in quel
gesto, ma solo profondo dispiacere?
La
ragazza sente una mano passare
sui margini slabbrati di una delle ferite sulla schiena, un sussulto
rompe la
sua facciata di immobilità.
«...Cosa?»
E'
la domanda che sfugge dalle
labbra dello Slyth.
Una
voce familiare, strascicata.
«Dra-co..»
La sua
voce è flebile. Il sussulto sembra poter essere uno degli
ultimi spasmi di vita
di quel corpo.
«Mudblood!>>
Esclama,
sorpreso.
«No-n
ch-i-ama-rm-i
c-o-sì.»
Bisbiglia la Gryffin, rabbrividendo al pensiero di Amycus che
la torturava chiamandola in quel modo ad ogni frustata, ad ogni calcio,
ad ogni
incantesimo.
«Her...Hermione,
è tutto
finito, ora.»
La avvisa il ragazzo. «La
battaglia è finita. Harry
ha vinto. Abbiamo vinto.»
L'euforia nella voce del ragazzo le strappa un
sorriso.
La
Gryffin sente le forze
abbandonarla, scivola piano nel buio.
«Hermione!»
E' l'urlo
spaventato del ragazzo. «Innerva!
Innerva!»
La
ragazza rinviene.
«Ti
prego, resisti. Ti
salveremo.»
continua preoccupato per poi puntare la bacchetta verso il
cielo. «Periculum.»
esclama il ragazzo mentre scintille rosso
fuoco vengono sparate nell'aria dell'alba.
«E'
troppo tardi,
Malfoy.»
Bisbigliò la ragazza, scivolando un'altra volta nel
buio. «Ma
non preoccuparti: in fin dei
conti, per
una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova
grande
avventura.»