Osservo la luna, che con il suo splendore disegna lunghe figure sul pavimento della stanza. Figure indefinite, a volte geometriche, tutte colorate dello stesso bianco-azzurrino.
La finestra aperta lascia entrare un lieve alito di vento che, curioso, esplora ogni angolo come se fosse in cerca di qualcosa con cui passare il tempo. E lo trova quasi subito.
Ora, infatti, odo il tintinnio metallico e melodioso di uno scacciapensieri.
Suona una musica dolce.
Mi ricorda una ninna nanna cantata da una mamma affettuosa che, nonostante la stanchezza, si sofferma nella camera del figliolo per farlo addormentare serenamente e rimboccargli le coperte.
Le note leggere si accompagnano e si sovrappongono senza mai stonare. Si uniscono in un’elegante danza improvvisata.
Fuori dalla finestra le enormi fronde di un cipresso si muovono lentamente, coprendo a tratti la spavalda luminosità delle bianche vesti della signora Luna. Si muovono quasi a seguire la melodia proveniente dall’imposta socchiusa.
L’atmosfera tranquilla trascina il mio corpo in una veglia sempre meno attenta, contornata di ricordi infantili. Se fossi una sentinella incaricata di sorvegliare il retro di una reggia, verrei sicuramente rimproverata per la scarsa attenzione.
Ma non mi importa, io sono solamente un esploratore stanco, che si sofferma ancora sugli stessi territori che già conosce, forse sperando di correggerne i difetti o di scovare ancora qualche dettaglio rimastogli ignoto.
E così, come la sera che lo coglie all’improvviso e lo interrompe, una mano divina accompagna le mie palpebre a socchiudersi. Il respiro si regolarizza e si addolcisce.
L’esploratore entra nella sua tenda e si accoccola tra le coperte per trovare rifugio dalla stanchezza e dai pericoli della notte.
Le nuove scoperte lo aspetteranno domani.