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Autore: WhitePumpkin    07/07/2011    1 recensioni
Teddy sta scappando dalla furia di Gazza e si infila in un'aula priva di mobili. C'è solo uno specchio. Si avvicina...cosa vedrà nel suo riflesso?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ted Lupin correva più forte che poteva per i corridoi di Hogwarts.
Ne aveva combinata un’altra delle sue: aveva rovesciato un calderone pieno di pozione corroborante sulle scale. Non l’aveva certo fatto di proposito, eppure Gazza lo stava cercando in lungo e in largo per, come minimo, costringerlo a ripulire il danno, ma probabilmente per cercare di farlo mettere in punizione.
Imboccò in un’aula deserta e si richiuse la porta alle spalle, sigillandola con un incantesimo.
La stanza era deserta e spoglia, tranne che per uno specchio addossato alla parete di fondo.
Incuriosito dalle strane parole incise sulla cornice, si avvicinò.
Vide sé stesso e sorrise nel constatare che i suoi capelli avevano preso una sfumatura di rosa durante la folle fuga. Li sistemò, strizzando gli occhi: tornarono subito al suo turchese preferito.
Ma il colore della sua chioma non era l’unica cosa diversa, ora, nello specchio: c’erano altre due figure ai suoi lati, un uomo e una donna.
Si avvicinò per guardarli meglio, fin quasi a toccare il vetro con il naso.
La donna alla sua destra aveva i capelli rosa acceso ed era vestita in un modo piuttosto strano.
L’uomo alla sua sinistra indossava invece un completo marrone come i suoi capelli, ed era alto e parecchio magro. Entrambi sorridevano calorosamente.
Li riconobbe immediatamente: li aveva visti centinaia di volte in fotografia. Ne aveva anche una sul comodino della sua camera in cui loro due tenevano in braccio una sua versione bebè.
“Mamma? Papà?”
Il sorriso sulle bocche di Ninfadora e Remus si allargò.
“Ciao, Teddy!” disse lei.
Il ragazzo restò a bocca aperta.
“Credevo che…beh, che chi stava qui dentro non potesse parlare” disse, stupefatto.
Harry gli aveva raccontato di quella volta che aveva visto i suoi genitori nello specchio, ma i due erano rimasti muti, limitandosi a guardarlo e a sorridergli.
“Ed è così” gli rispose Remus. “Ma noi abbiamo ottenuto un permesso speciale”
Sua madre gli strizzò l’occhio. Non riuscì a rispondere, era come paralizzato, sentiva il suo cuore battere sempre più forte e gli occhi inumidirsi, ma non voleva piangere, era solo felice e incredulo.
“Assomigli tutto a me!” esclamò Ninfadora, e Remus le rivolse un’occhiataccia.
“Non cominciare a dire assurdità, Dora!”
Teddy non riuscì a trattenersi dal ridere, ora.
“E’ anche Tassorosso!” continuava.
Remus sospirò divertito, alzando gli occhi al cielo.
“E poco fa mi sono venuti i capelli rosa come i tuoi, a forza di correre” aggiunse lui.
Ninfadora guardò il marito e gli fece una linguaccia.
“Teddy… Siamo venuti qui, oggi, per poterti parlare. Si può dire che tu non ci abbia mai visti, così abbiamo pensato di farti una visita veloce. Sai, per conoscerti…” gli spiegò suo padre, e lui annuì eccitato.
“Immagino tu sappia come io e tua madre siamo… Sì, insomma… morti.”
Annuì di nuovo, stavolta però con tristezza. “La nonna e Harry mi hanno raccontato tutto. Siete m-morti per un mondo migliore, e ci siete riusciti! Voglio dire, la casa di Serpeverde esiste ancora purtroppo” i genitori risero. “…ma da quello che mi raccontano i grandi, ai vostri tempi era davvero terribile in confronto!”
“Già” asserì Ninfadora. “Abbiamo lottato tutti quanti per assicurare un futuro felice ai nostri figli. A te…” disse piano, posandogli una mano sulla spalla nel riflesso.
Il ragazzo sorrise tristemente.
“Ti osserviamo sempre, Teddy. Cerchiamo di vegliare su di te. Vogliamo che tu sia felice” aggiunse Remus.
Ninfadora, accortasi che suo figlio aveva le lacrime agli occhi tentò di sdrammatizzare.
“Tranquillo, non mentre sei in bagno!”
Ci riuscì, perché tutti e tre scoppiarono a ridere.
Ma fu solo un attimo, dopodiché alcune lacrime cominciarono a rigare il volto di Teddy.
“Tesoro, che cos’hai?”
“Io…” cominciò con voce tremula. “Io… Avrei tanto voluto… c-conoscervi sul serio! T-tutti mi raccontano sempre di voi due, tutti hanno p-potuto parlarvi e passare del tempo con voi, sono tutti racconti f-favolosi quelli che sento, e io…” ma non riuscì a proseguire, scosso dal pianto.
Anche Remus poggiò la mano sulla sua spalla, carezzandolo.
“Sarebbe piaciuto tanto anche a noi. Ma purtroppo non è andata così. Devi sapere, però, che siamo orgogliosi di te e che qualunque cosa accada, anche se non riesci a vederci, ci siamo sempre” gli disse.
“Sempre” aggiunse Ninfadora. “Non devi aver paura di nulla, perché noi ti siamo sempre accanto.”
“Sappiamo che sei molto bravo a scuola” annunciò Remus.
“Già, non esagerare con lo studio!” scherzò lei.
“No, m-mamma, figurati! Tutto talento naturale!” fece, gonfiando il petto scherzoso, riprendendosi poco a poco dalle lacrime.
“Tutto suo padre!”
Ninfadora si voltò verso Remus con uno sguardo assassino e i suoi capelli diventarono di un accesissimo rosso. Ted li indicò.
“Anche a me succede quando mi arrabbio!”
“Stare con tuo padre significa averli perennemente in questo stato” scherzò lei. “Anche se per colpa sua li ho portati grigi e flosci per quasi un anno. Sembravo una vecchia zitella!”
“Come mai?” chiese il ragazzo, incuriosito sia dalle parole della madre, sia dallo strano sguardo del padre mentre le pronunciava. Sembrava un misto tra senso di colpa e ecco-ci-risiamo-con-questa-storia.
“Andromeda non ti ha mai raccontato la storia tra me e lui, suppongo” rispose, indicando Remus.
“A grandi linee”
I capelli di sua madre si fecero paurosamente neri quando cominciò a dire “Devi sapere che tuo padre non mi voleva…”
Lui la interruppe alzando le mani. “Ti prego, non ricominciare. Non è il caso adesso. Lo sai come sono andate le cose, non puoi tirare sempre fuori questa storia! L’hai fatto ogni volta che dovevi convincermi a fare qualcosa che non volevo!”
Troppo tardi per interrompersi: Teddy ormai era divorato dalla curiosità e fissava sua madre con occhi avidi. La pregò di continuare il racconto, e parve che lei non aspettasse altro.
“Bene, Ted, la verità è che io sono andata dietro a tuo padre per ben un anno prima che lui si degnasse di cedere! Capisci?! Io ero innamorata ma lui non mi voleva, andava blaterando che era troppo vecchio, povero e pericoloso e altre scemenze simili. Per colpa sua, ho passato mesi con dei capelli grigio topo, non riuscivo più a trasformarmi…”
“Non ti stavano male, Dora” tentò di consolarla Remus, ma lei lo fulminò con lo sguardo e lui deglutì vistosamente.
“Dicevo, non riuscivo più a trasformarmi, mi è cambiato anche il Patronus!”
“Cos’è il Patronus?” domandò Teddy, curioso.
“Lo imparerai, è magia avanzata. Un Patronus è un animale d’argento che ti protegge, è diverso per ogni mago che lo evoca” gli rispose prontamente il padre, che tante volte lo aveva spiegato ai suoi alunni.
“Esatto, e il mio è cambiato quando mi sono innamorata di questo testone! E’ diventato un lupo! E lui continuava a non volermi, capisci?”
“Non darle retta, Ted. Io la volevo, solo che non volevo… danneggiarla. I lupi mannari non sono mai stati ben visti, e nel periodo in cui spadroneggiava Voldemort ancor meno!”
“Si, certo, mi ha detto così per un anno. Non puoi nemmeno immaginarti che scatole mi facevo quando attaccava con questi suoi discorsi! Ma alla fine ho vinto io, ci siamo sposati e sei nato tu!” disse con aria trionfante e dolce allo stesso tempo.
Teddy sorrise: non sapeva che tra di loro fosse andata così.
Sua nonna gli aveva accennato qualcosa a riguardo, ma dei capelli grigi, del Patronus, di tutti quei rifiuti era stato totalmente all’oscuro.
“Wow!” fu tutto ciò che riuscì a dire.
“Si, beh, per me non è stato proprio wow, ma l’importante è il lieto fine!”
Annuì determinato, seppur quello non poteva dirsi esattamente un lieto fine: era la prima volta che vedeva i suoi genitori e stavano tutti e due dentro a uno specchio, riflessi.
Gli sarebbe piaciuto crescere con loro, chiunque li conosceva gli aveva raccontato di come fossero due persone stupende e questo aveva acceso in lui una grande curiosità unita ad un’altrettanto grande malinconia. Vedeva i suoi amici con i loro genitori, che venivano a prenderli e ad accompagnarli alla stazione di Hogwarts, che mandavano loro delle lettere, li portavano a Diagon Alley a fare spese… Tutte queste cose lui le aveva fatte con sua nonna, una donna meravigliosa, certo, che lui adorava; ma girare per negozi con sua madre, trovarla al treno ad aspettarlo per le vacanze di Natale assieme a suo padre… Beh, sarebbe stato sicuramente fantastico.
La vita che non aveva mai avuto non gli era mai parsa più concreta che in quel momento, con Ninfadora e Remus di fronte a lui. Avrebbe dato qualunque cosa per attraversare quello specchio e ricongiungersi con loro, formare la famiglia felice che senz’altro sarebbero stati, se ne avessero avuto l’occasione.
“Teddy”
La voce di suo padre lo distrasse dai suoi pensieri. Suonava dolce e comprensiva ma quasi… quasi triste.
E infatti gli annunciò che il loro tempo era scaduto, dovevano andarsene.
“No…” disse, con un filo di voce.
“Ci dispiace, Teddy, ma non possiamo restare in eterno” disse Ninfadora, con un tono di voce sconsolato che non aveva mai usato fino a quel momento.
Non rispose. Non voleva lasciarli. Non ora che li aveva appena ritrovati, in un certo senso.
“Torneremo” sussurrò Remus.
Una speranza improvvisa si accese sul suo volto. “Davvero?” chiese entusiasta.
“Beh, faremo in modo di farti qualche visitina, sì” lo rassicurò la madre, con uno sguardo furbo che Teddy riconobbe come suo: era vero, le somigliava molto, adesso che ci pensava.
Le due figure cominciarono a svanire lentamente dallo specchio, salutandolo con la mano e lui fece altrettanto, finché non furono sparite del tutto.
Sospirò, più sereno. Sarebbero tornati, prima o poi.
E se anche non li avesse più rivisti, adesso sapeva che loro erano sempre con lui.



  
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