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Autore: RoseSly    07/07/2011    4 recensioni
D'estate Hogwarts chiude i cancelli, i ragazzi tornano a casa, ma che ne è degli altri abitanti del castello?
One-shot scritta per il concorso "One-shot dell'estate"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ogni tanto divento malinconica, così, senza un motivo particolare, semplicemente succede. Proprio a causa di questi "momenti no" nasce questa one-shot. Spero vi piaccia.



SUMMER JUST WASN'T MY SEASON



Un leggero venticello smuove i fili d’erba del prato, si insinua nelle guglie e nei trafori del grande castello.
 
È una vecchia costruzione, piena di spifferi. In inverno bisogna tenere sempre accesi i vari camini e proteggere le camere da letto con degli incantesimi riscaldanti: non tanto per il freddo, le temperature sono sempre abbastanza miti, quanto per il vento fastidioso che si insinua sotto i vestiti, fino ad arrivare alle ossa. Niente a che vedere con questa brezza estiva, fresca e piacevole, che accarezza la pelle.
 
Forse è il non poter più provare questa sensazione la cosa che mi manca di più.
 
Quando ero giovane, quando ancora ero viva, passavo ore sdraiata al sole, lasciando che i suoi raggi scurissero la mia pelle lattea.
 
Non posso più farlo, adesso.
 
Mi capita poche volte di ripensare alla mia vecchia vita anche perché sono abbastanza soddisfatta di quella che conduco adesso. Sono sempre circondata da ragazzini urlanti, ascolto le loro chiacchiere, cerco di dar loro conforto nei momenti più difficili, a volte mi capita di chiudere un occhio e lasciarli entrare nel dormitorio anche se hanno dimenticato la parola d’ordine: capisco che sono giovani e hanno mille altre pensieri nella testa.
 
Questo però accade d’inverno, quando Hogwarts apre i suoi maestosi cancelli e il castello prende vita, letteralmente.
 
Adesso invece è estate. E io sono sola.
 
Come sempre.
 
La mia più cara amica è andata in vacanza, come tutti gli altri ritratti. Hanno tutti una seconda cornice al di fuori della scuola, nelle loro vecchie abitazioni padronali.
 
 Tutti tranne me.
 
Alcuni anni fa, anche io avevo un quadro a Villa Thompson, la residenza estiva della mia famiglia. Con la morte del mio bis-nipote Eddie, la casa è stata venduta e il mio quadro è finito tra le fiamme del camino.
 
I nuovi proprietari, infatti, non sapevano cosa farsene di un quadro vuoto per nove mesi all’anno.
 
E così eccomi qui a contare i giorni che mancano al primo settembre.
 
Mi sposto da una cornice all’altra, sperando di trovare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere, ma non c’è nessuno. Non sono neanche tanto delusa, in fondo me l’aspettavo.
 
La cosa che mi infastidisce di più è che in realtà non sono sola nel castello. Ci sono tutti i fantasmi qui con me: Sir Nicholas, il Frate Grasso, la Dama Grigia. Tutti.
 
Solo che loro sono fantasmi e io uno stupido ritratto.
 
Dovreste vederli come fanno comunella. Si riuniscono nei sotterranei e fanno baldoria tutto il tempo, chiusi in una vecchia aula senza quadri, affinché io non possa spiarli.
 
Alcune volte i loro schiamazzi arrivano fin qui sulla torre.
 
Allora comincio a cantare a squarciagola per coprire le loro risate. Canto, canto per ore, incurante delle corde vocali che, stremate, chiedono pietà.
 
Canto l’amore, la gioia, la felicità.
 
Canto la speranza, l’illusione, lo scorrere del tempo.
 
Canto la vita.
 
Il mio canto risuona per tutto il castello, riscalda ogni angolo buio, ogni nicchia, ogni passaggio segreto.
 
Arriva dappertutto.
 
Forte. Potente. Limpido.
 
Anche quando smetto, il suo eco mi tiene compagnia, mi illude e io mi lascio illudere.
 
Penso che ci sia gente di sotto, in Sala Grande. Allora mi sistemo i capelli, liscio le pieghe dell’abito, la postura elegante, pronta ad accogliere gli studenti al mio interno.
 
Poi anche l’eco si spegne e torno nel mio torpore estivo.
 
Vorrei addormentarmi per mesi interi e svegliarmi a settembre, una sorta di letargo al contrario, un ghiro col metabolismo sballato.
 
Winter just wasn’t my season1, cantava una canzone che ho ascoltato non so quanto tempo fa da uno dei miei ragazzi. Mi ha subito colpito perché era così lontana da me, dalla mia percezione dell’inverno, ma allo stesso tempo così simile, così “giusta” per me.
 
A volte basta una sola parola per fare la differenza.
 
Sono la signora Grassa e l’estate non è la mia stagione.
 
 
 
1Anna Nalick- Breathe (2 a.m.) http://www.youtube.com/watch?v=G-TRHRoniSk&feature=fvsr

  
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