Capitolo 2
Solitudine
Era scesa la notte quando Isis- gli abiti appesantiti dall’acqua salata- tornò a riva. Non seppe chi o cosa le diede la forza di restare in piedi dal momento che avrebbe voluto gettarsi a terra per la disperazione quando dinnanzi ai suoi occhi si presentò uno spettacolo raccapricciante: le fiamme sputate dal drago assassino crepitavano ancora in ogni dove, e con tanta intensità da rischiarare quel massacro come fosse stato giorno.
La ragazza poteva sentire ancora nelle orecchie il trambusto e le urla che l’avevano circondata fino ad un attimo prima, mentre camminava con lentezza tra la terra bruciata. Avanzando in quel luogo ormai deserto dominato da un silenzio inquietante, realizzò che il drago rosso ed il suo cavaliere non le avevano lasciato un solo corpo da poter seppellire: tutto e tutti erano ridotti in cenere.
Le ginocchia le cedettero e fu sopraffatta da un senso di annientamento e tristezza tanto intensi da toglierle il respiro.
Come aveva potuto, dopo tanti anni di addestramento, lasciare che il suo popolo, i suoi amici, coloro che le avevano insegnato tutto e che l’avevano resa ciò che era ora, venissero trucidati così?
Non era mai stata una codarda, eppure si sentiva profondamente responsabile dell’infinita desolazione che la circondava. Quando il suo Eldunarì tentò di consolarla lei schermò la mente, adirata e replicò dura, mentre una rabbia incontrollabile le montava in petto:
Maestro!
Come hai
potuto volere che io agissi così? Potevo aiutare il mio
popolo, ed avremmo
vinto!
Isis, mi
dispiace che
tu debba saggiare la solitudine che anche io provo, mi dispiace che
dobbiamo
condividere quest’immensa tristezza ma il mio gesto
è stato necessario per
salvarti: se avessi combattuto, ora saresti morta, senza- peraltro-
aver
ottenuto nulla di significativo. Preferisco invece, vederti viva-
così come
l’avrebbero preferito anche Aaron e Crys- e sapere che
combatti ancora per
detronizzare Galbatorix, magari al fianco dei Varden che sono gli unici
presso
i quali, adesso, potrai trovare rifugio. Sii fiera di quello che hai
fatto, di
quello che avete fatto. I tuoi compagni lo sarebbero.
Perché, seppur a caro
prezzo avete salvato molti dei miei fratelli e questo rappresenta
già un gesto
che ha indebolito Galbatorix.
Le sagge parole del drago, ed il riferimento al volere dei suoi migliori amici, alla fierezza nei propri confronti del suo popolo acquietarono Isis, mitigando la sua rabbia, che rifluì in una feroce inquietudine, una necessità cieca e violenta di agire.
Le prime luci dell’alba giunsero presto rischiarando con un’opaca luce quel panorama terrificante.
Sembrava che l’intera natura fosse in lutto.
Raccolta in preghiera nella speranza che chi aveva perso la vita lì potesse trovare la pace, Isis udì in lontananza delle tonanti grida di rabbia…
Fu allora che lo vide: lo sconosciuto cavaliere dalla spada cremisi, fasciato da una lucente armatura e con il viso coperto dall’elmo, stava solcando i cieli per allontanarsi da quel posto, in sella al suo drago dalle squame di fiamma.
In quel momento la fame cieca d’azione che Isis provava si placò…pensava forse di potersi dire vittorioso perché credeva di aver ucciso tutti? Non aveva idea di quanto si stesse sbagliando.
Quell’assassino aveva privato Isis di tutte le persone che l’avevano amata e che da lei erano state riamate di conseguenza avrebbe presto sperimentato in prima persona cosa significava scatenare la rabbia e la sete di giustizia dell’ultima Dark Angel!
Isis, armandosi dell’ultimo barlume di lucidità che le era rimasto, prese la decisione che avrebbe segnato tutta la sua vita: ripromise a se stessa che prima avrebbe trovato i Varden ed il Cavaliere dal drago di zaffiro, ma poi avrebbe scatenato una vera e propria caccia per scovare quell’omicida ed il suo drago rosso, ovunque si trovassero, così da farli soffrire almeno quanto stava soffrendo lei in quel momento!
Riconobbe che quella che provava era pura sete di vendetta e, pur sapendo che avrebbe potuto consumarla, non vi ci si soffermò troppo col pensiero…
Non possiamo restare qui a lungo Isis, altrimenti il dolore che provi ti ucciderà. Era paura quella che le parve di sentire nelle parole del drago?
La ragazza non aveva il coraggio di andar via, tuttavia riconobbe che quel luogo non aveva più i tratti della sua casa, quindi, asciugandosi dignitosamente un’ultima lacrima, dopo aver sistemato in una sacca di cuoio bruciacchiata, il cuore dei cuori del drago di Vrael assieme al suo arco, a ciò che rimaneva dello specchio d’argento e lo “specchio dell’anima” che le aveva regalato Aaron, baciò la terra che tanto a lungo l’aveva nutrita, ascoltò per l’ultima volta la musica della risacca delle onde ed il fruscio rilassante del vento fra le fronde degli alberi, consapevole che stava abbandonando quello che da sempre era stato tutto il suo mondo, ma che ora non avrebbe più potuto esserlo se non nei suoi molti, bellissimi ricordi.
Infine si gettò in acqua.
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti di nuovo!
Eccomi ancora qui!
Questo capitolo(così come il prossimo credo) è un po’ corto perché funziona da raccordo a quello che succederà in seguito.
Spero di essere riuscita a trasmettere tristezza o almeno un minimo di malinconia…o qualsiasi altra emozione…
Non so ditemi voi!
Un baciotto
Marty23