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Autore: Tuccin    08/07/2011    4 recensioni
Futurefic (dopo l’episodio 4x22 - The Wrong Goodbye) divisa capitoli. Il punto di vista è alternato Blair/Chuck.
Part I. “Per questo spesso mi addormentavo sulla sua pancia, con la mano sopra quel segno, come per coprirlo: pensavo che non vedendo più quella cicatrice forse avrei dimenticato; avrei dimenticato Parigi, i suoi occhi pretenziosi, un po’ lucidi, e quella scatolina nera”.
Part II."Quando le chiedevo se non aveva paura ad attendermi così nell’oscurità, mi rispondeva viziosa: “E perché dovrei? E poi… non mi vedi forse meglio al buio?”.
Part III. Chuck stenta a riconoscermi, la mia vista lo paralizza e vedo la penna dorata scivolargli via dalle dita. Vorrei dire qualcosa, che sono io, sono Blair… ma non ho voce. Sono muta. Un’insostenibile leggerezza mi abita dentro e una marea di spilli mi pungono la gola.
Part IV. Non meritavo un sorriso neanche quando rincasavo, ma non per questo la sua accoglienza era fredda, anzi la vedevo venirmi incontro ad annusarmi il collo.
Part V. Non vedo neanche la luce del mio anello, Louis l’ha coperto con la mano.
Part VI. Faccio un passo e il sorriso mi si scioglie: Humphrey è seduto sulla sponda opposta. Con la mano a ventaglio sorregge un libro, la copertina recita “Too Much Happiness”.
Epilogo Mi ci vollero tutte le mie forze per prendere la sua mano nella mia, tenerla solo per un istante, farla scivolare via e rimanere impassibile.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Dan Humphrey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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The Beauty Mark

 

Part II.

 

 

Era impossibile toccarla o sentire la sua voce, era quasi proibito vederla.

Nathaniel mi portava sempre via i giornali, pensando di riuscire a sequestrarli prima che potessi vederli. Si sbagliava. I miei occhi correvano rapidissimi sulla carta lucida, riconoscevo subito quel visetto roseo e il profilo del suo principe incolore. Blair aveva sempre voluto splendere, “come i capelli di Serena al sole” era solita dire da bambina, ma poi crescendo cominciò a non bastarle più: voleva essere una regina.

Mi era capitato spesso di assistere alla sua auto incoronazione giornaliera: con le mani affusolate si posava il cerchietto tra i boccoli. Un rituale preciso, ma delicato, che iniziava con un’occhiata critica allo specchio e finiva con un sorrisetto compiaciuto. Sapevo che quel semplice accessorio per capelli era il simbolo del suo potere e della sua perfezione, sapevo che non si sarebbe fermata finché non avrebbe avuto tutto quello che desiderava, anche ciò che apparentemente non sarebbe mai potuto essere suo. Questa smania di essere sempre al centro dell’attenzione la obbligava però a un comportamento rigido e controllato, che io riuscivo trovare seducente. Anzi, era uno degli aspetti che più mi attraeva: amavo vederla arrendersi a me. Dopo il suo primo spogliarello alVictrola, ne seguirono molti altri: Blair si liberava i boccoli da quella regale costrizione si muoveva in modo così sensuale da bloccarmi il fiato.

Blair desiderava luce e splendore, ma non per questo aveva paura del buio. Da piccola aspettava paziente, nel nero più pesto, che Eleanor e Harold smettessero di litigare, che Dorota le portasse la medicina, che Serena si svegliasse, che Nate le facesse unacarezza… Tante volte l’avevo vista camminare per l’Empire a tentoni, in cerca di una Louboutin smarrita sotto il letto o della sua biancheria abbandonata tra i cuscini. Delle volte poi, la trovavo ad aspettarmi nascosta, con le luci spente e vestita di seta impalpabile, veli traslucidi e disdicevoli pizzi. Quando le chiedevo se non aveva paura ad attendermi così nell’oscurità, mi rispondeva viziosa: “E perché dovrei? E poi… non mi vedi forse meglio al buio?”.

***

Ogni volta che succede qualcosa che non rientra nei tuoi piani, fai finta che non esiste, ti comporti come se fossi in questo film sulla tua vita perfetta, quindi devo ricordarti che l’unica che guarda quel film, sei tu!

Mi annodo alla francese un foulard bianco e mi posiziono gli occhiali fumé sopra il naso. Allo specchio mi dico che un test di gravidanza positivo non è sufficiente per essere incinta e che, se sento di esserlo, è solo perché sono sopraffatta dalla paura che sia vero. Di notte poi, mi sembra addirittura di sentire il mio cuore battere doppio, un’inquietudine che mi coglie quando le braccia di Louis allentano la presa e si addormentano deboli intorno al mio corpo. Mi sistemo maniacale i capelli che ricadono ondosi su un lato del viso, cercando di combattere la tentazione di alzarmi la camicetta per controllare che il mio ventre sia ancora perfettamente piatto; ma poi non resisto e, nervosamente, con il cuore che batte all’impazzata, slaccio i bottoni di perla. Nessun cambiamento e nessun gonfiore anomalo: non posso fare a meno però di accarezzarmi la pancia teneramente, ricordandomi di quella volta che avevo fatto lo stesso gesto insieme Chuck, con la sua mano forte sopra la mia. Il mio sguardo allo specchio si indurisce e mi rimprovero subito: è solo suggestione. Io non sono incinta. Io ordino a me stessa di non essere incinta. 

Quando esco dalla villa dei Grimaldi, le mie valigie sono già state caricate su un camioncino bianco gesso. In mano ho solo una pochette e un vestito brillante di Jenny Packham, avvolto nel chelopane, appena stirato da una delle domestiche. Louis mi attende appoggiato alla sua Rover P61: una macchina d’epoca color spuma di mare con il telaio senza capote, di cui è molto orgoglioso. Indossa dei semplici jeans e una polo chiara con lo stemma dei reali. Non sono affatto stupita dell’assenza di un autista, so che il principe è progressista e indipendente, insomma gli piace guidare: durante il nostro primo appuntamento mi aveva anche costretta a sedere davanti, per la prima volta nella mia intera vita. Esperienza che avevo ripetuto con Humphrey e che ormai ero abituata a vivere da quando Louis e io eravamo arrivati a Monaco. Così sorrido radiosa, adagio il vestito sui sedili posteriori e prendo posto a bordo con estrema naturalezza.

Nonostante abbia le sembianze di una caffettiera vintage, il rombo dell’auto è incoraggiante: sento che raggiunge una discreta velocità, tanto che il foulard si allenta sopra la mia chioma, gli alberi fioriti passano veloci e la musica dell’autoradio si perde nel vento.

... Mes jours comme mes nuits... Sont en tous points pareils... Sans joies et pleins d'ennuis... Quand donc pour moi brillera le soleil?-

 ... I miei giorni come le mie notti ... Sono tutte simili ... Senza gioie e piene di guai ... Quando splenderà per me il sole?2

Louis canticchia e distoglie lo sguardo dalla strada per guardami incantato. Il suo sguardo sognante è l’ultima cosa che vedo. Poi, in un attimo, tutto diventa buio.

 

 

 

NOTE:

1.      La Rover P6 è la stessa macchina con la quale Grace Kelly ha avuto l’incidente che l’ha uccisa

2.      Sono i versi della canzone di Françoise HardyTout les garçons e les filles.

 

***

Volevo ringraziare tutti i lettori che stanno seguendo la fic e che hanno recensito <3 questo capitolo è stato un po’ breve e di passaggio, nel prossimo – che è anche quello conclusivo – capiterà qualcosa di più.

 

  
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