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Autore: Miriam85    17/03/2006    5 recensioni
ZONAMI, come sempre.
Ho voluto lasciarmi andare in una storiella a più capitoli, prendendola in modo un po' diverso da solito; ad esempio, avrete notato che questa fanfiction è NC17. Questo per il linguaggio che ho adottato, lievemente più adulto, per le questioni che tratterrò... insomma, è un altro tipo di storia.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi seguono, mi consigliano e mi recensiscono; è grazie a voi che le mie storie non appassiscono, ma fioriscono rigogliose: le innafiate voi, con i vostri incoraggiamenti. Vi prego di non lasciar morire neppure questa.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO

Alzò la bottiglia, e tracannò un generoso sorso. L’alcool morbidamente le scivolò tra le labbra, infuocandole il palato, scorrendo giù per la sua gola, piombando come un rogo di passione nel suo corpo. Quale eccitante, corroborante, deviante piacere.
Si accomodò meglio, poggiando una mano a terra, scostando gli altri contenitori vuoti accanto a lei. Erano molti. Quello tra le sue dita era l’ultimo superstite.
Lei riaprì gli occhi, abbassando la bottiglia ancora piena per metà. Li riaprì, distinguendo la notte puntellata di stelle; misteriosa e voluttuosa, avvolgeva la placida navigazione della Going Merry. Luna piena, unica compagnia, che inondava di molesta luce il ponte della piccola nave, donando riflessi sinistri ma carismatici alle fronde degli alberi di mandarino, lievemente scossi da una gentile brezza. Sfiorando la sua figura, illuminandola con maestria, evidenziando le belle forme, i corti capelli, gli occhi più brillanti del solito.
Dannatamente romantico. Dannatamente, inutilmente romantico. Si lasciò sfuggire un ghigno divertito. Ah, quale delizia poter ridere a crepapelle del romanticismo. Bevve un altro generoso quantitativo di rhum; chiedendosi di punto in bianco perché fosse lì.
Sicuramente un motivo c’era. Un motivo per cui, ad un certo punto, tutta infuriata se n’era andata verso la dispensa, afferrando un bel po’ di liquore, e avviandosi sul ponte. Sì, un motivo ci doveva essere. Ed era pure un motivo grave… nella sua mente, il vuoto. Meglio berci su. Lo fece.
Seduta a gambe incrociate, cercando di capire perché il pavimento cominciasse a somigliare ad una buffa palude ripiena di sabbie mobili, Nami scosse il capo, strizzando gli occhi. Bevuto troppo? Sì. Senza ombra di dubbio. E chissà perché. Proprio non ricordava.
“Eppure err-ah una cosha griave…” bisbigliò, sottovoce, con un accento da perfetto ubriacone da bar. “Io non bievo ma… Ansi, adessho smetto…” E, a conferma del fioretto appena eseguito, finì la quinta bottiglia.
Cercò di afferrare una falena. La cosa le riuscì assai difficile: in primo luogo, perché la sua coordinazione era andata, poeticamente parlando, a farsi fottere. In secondo luogo, perché la falena esisteva solo nella sua mente.

Qualcuno in una cabina della nave non riusciva proprio ad afferrare la maniglia della porta. E non per problemi di coordinazione o inesistenza dell’oggetto.
Roronoa Zoro si grattò la testa, non si sa bene se con fare più perplesso o più infuriato. Si sentì niente di meno e niente di più che un cretino, oltre che un codardo, oltre che uno stupido ed insensibile bestione. Brutte faccende per l’autostima.
Questo insieme di poco gentili aggettivi era lo stesso che lei, l’ubriacona sul ponte della nave, solo mezz’ora prima gli aveva rivolto, rabbiosa; schiaffeggiandolo.
Ci sono domande che una donna non dovrebbe mai fare a un uomo. Esiste una lista ma soprattutto una classifica di queste Domande Maledette, un elenco che tutti i soggetti di sesso femminile amanti della pace e dell’armonia dovrebbero imparare e stamparsi bene a memoria.
Lasciando perdere le meno importanti, ai vertici della classifica troviamo quesiti devastanti come: (al terzo posto) ti sembro ingrassata? O (al secondo posto), l’ancor più terribile: questo taglio di capelli mi sta bene? Ma, universalmente riconosciuta come regina del podio della devastazione, la Domanda che può distruggere per sempre un felice rapporto con un qualsivoglia soggetto maschile è: questo selvaggio ed impagabile sesso che, da qualche settimana a questa parte, facciamo regolarmente tutte le sere è un semplice frutto di una mera attrazione chimico/fisica che scateno in te, o nasconde anche qualche sentimento?
Indovinate quale fosse il quesito che la rossa aveva posto allo spadaccino. Per facilitarvi il compito: non si era tagliata i capelli, né aveva messo su dei chili di troppo.
Zoro, infine, allungò la mano, ed aprì la porta. Non che avesse nulla da rimproverarsi, sia chiaro. Era stato sincero. Assolutamente, imperscrutabilmente sincero.

Nella sua vita, Nami si era ubriacata raramente. Non che non le piacesse il bere, anzi. Ma detestava perdere il controllo di sé stessa e della situazione: certe cose un’astuta ladruncola proprio non se le può permettere.
Eppure, quando, appena fuggita dalla cabina dell’amante, di quel maledetto stronzo, aveva afferrato tutte quelle bottiglie di rhum, e cercato la compagnia del suo giardino di mandarini per stapparle, un unico desiderio aveva imperato nella sua mente: perdere il controllo. Perdere la memoria. Perdere le emozioni. Annegare tutto, compreso il volto di quel figlio di…
Beh, ci era riuscita. Adesso non ricordava manco più come si chiamasse. Nami, Nomi, Numi? Nadia? Rise per nessun motivo in particolare.
Così fuori di testa, così impegnata nell’allungare una mano per trovare la malefica quanto immaginaria falena, che neppure si accorse dell’ombra appena giunta sul ponte da sottocoperta. L’unica cosa ad attrarre la sua intenzione fu la fine della riserva di alcool, il che le procurò una dolorosa espressione.
Quell’ombra, che non aveva avuto esitazione nell’andarla a cercare accanto ai profumati mandarini, si fermò alle sue spalle, e una voce sconcertata chiese:
“Nami?”
“Scì?” Esplose in una risposta allegra, spalancando la bocca in un sorriso. Cercò di distinguere chi le stesse parlando, ma l’operazione non risultò semplice. E in fondo non aveva importanza. Forse.
“Sei ubriaca!”
“Scì!” Ritenne opportuno festeggiare l’evento, e tentò di bere dall’ultima bottiglia che, si ricordò solo in quel momento, era miserabilmente vuota.
“E perché?”
“Ah, non ricordo… Sciediti qui, bello!” Batté una mano con fare invitante sul legno accanto a lei, e Zoro dovette fare appello ad una possente dose di buona volontà per non romperle una bottiglia in testa. Sospirò.
“Lo hai fatto per quello che è successo prima?”
“Può essciere.” Rifletté, stranamente seria. “Cosha è successo?”
“La storia del… sesso…”
“Sessho? Nio, nio, belloh… io sciono una ragassa seria! Ciercane una… una altra!”
Forse per non distruggerle immediatamente quella sua nuova e sconclusionata teoria, al momento Zoro preferì soprassedere sul fatto che, per quella sera, lei aveva già avuto modo di soddisfarlo; inatti, era stato proprio dopo quel loro, ennesimo e passionale incontro, che lei, chissà poi perché, gli aveva rivolto quella stupida domanda.
“Vieni.” Borbottò, sollevandola senza difficoltà ma con malagrazia, e trasportandola lontana dal ponte.
La trasportò nella sua cabina, e lì l'abbandonò, lasciandole smaltire la vergognosa sbornia.





Beh, che ne dite come inizio? ^^'''
So che il primo capitolo non è materiale sufficente per giudicare... spero di aggiornare presto ^^
  
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