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Autore: _hurricane    08/07/2011    11 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XI – Once upon a time, goodnight

 

All’imbrunire, Kurt e Blaine cavalcarono insieme verso la radura segreta. Porcellana si potè permettere il lusso di stringere i fianchi del principe senza doversi preoccupare di esagerare, visto che una mano dell’altro, quella non intenta a tenere le redini, stava poggiata proprio sulle sue, all’altezza dell’ombelico. Appoggiò la guancia candida sulla schiena di Blaine e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal movimento ripetitivo del cavallo al galoppo. O forse, lasciandosi avvolgere dal rumore della cascata che risuonava ancora nei suoi pensieri.

Arrivarono giusto in tempo per vedere i Dwarflers apparire da dietro il solito cespuglio, in fila perfetta come sempre. Sembravano stanchi per la giornata trascorsa, ma non abbastanza da non rispettare il ritmo incalzante della melodia che stavano canticchiando: “I am in miseryyy, there ain’t no other who can comfort me, oh yeah!”

Noncuranti dei due ragazzi che li stavano aspettando sull’uscio, si presero tutto il tempo di concludere la canzone attraversando la radura ormai quasi immersa nell’oscurità. Una volta giunti alla porta, si fermarono e con aria solenne dissero in coro: “Buonasera!”

Porcellana e Blaine risposero allo stesso modo, scoppiando a ridere subito dopo per aver parlato anche loro all’unisono. “Mi sa che ci state contagiando!” disse il principe mentre rideva ancora.

“Ragazzi, sarete esausti. Datevi una ripulita, io saluto Blaine e preparo la cena per tutti!” aggiunse Porcellana prima che i Dwarflers potessero replicare in qualche modo alla provocazione dell’altro.

“Grazie, Porcellana!” dissero tutti insieme, anche se di certo quello non l’avevano concordato. Così anche loro risero di gusto, mentre si dirigevano ondeggianti verso l’interno della casetta, i picconi saldi in spalla.

“Allora io vado” disse il principe non appena il rumore di passi si fece lontano, attutito da quello della porta della camera da letto che si chiudeva. “Non credo che domani potrò passare, i miei genitori vogliono che li aiuti ad organizzare il ballo per il loro anniversario” continuò con aria scontenta.

“Aspetta… devo chiederti una cosa” rispose Porcellana. Una tremenda curiosità era balenata nella sua mente, mentre ripensava ai baci dati a Blaine quel giorno. Il principe lo guardò silenzioso, aspettando che continuasse.

“Forse non dovrei chiedertelo… però mi è capitato di pensarci. Ieri mattina, quando abbiamo cantato insieme per la prima volta… volevi baciarmi, non è vero?”

“Ha importanza?” – rispose il principe alzandosi nelle spalle, - “In fondo, oggi l’ho fatto”.

“Sì ma… se volevi, perché non l’hai fatto?” insistette Porcellana. Voleva sapere quali dubbi avessero assillato Blaine, anche se solo per un secondo.

“Oh, Kurt…” disse allora il moro, passandosi una mano sulla fronte come per scacciare via una preoccupazione. “E’ tutto così perfetto… non voglio rovinare tutto” continuò.

“Non lo farai… non mi arrabbierò, lo prometto” rispose Porcellana, sperando che non fosse niente che gli impedisse di mantenere quella frettolosa promessa.

“Beh, ecco…” – iniziò Blaine grattandosi la nuca, - “…è stato strano, insomma. Non mi era mai capitato di cantare con qualcuno in quel modo. Lo faccio con i Dwarflers, o con qualche giullare di corte per passatempo, ma non mi era mai successo di… insomma, sì, di essere attratto… da un ragazzo”.

“Oh” disse semplicemente Porcellana. Non gli sembrò così terribile: più che altro, lo lusingò.

“Vedi, tu hai detto che aspetti il tuo principe da sempre… invece per me è stato diverso. Non l’avevo programmato, né immaginato. Però mentre cantavo… non so, era come se non riuscissi a starti lontano. Volevo baciarti, è vero, ma ero così spaventato… non capivo” continuò il principe, visibilmente imbarazzato e incerto su come esprimersi.

“E come hai fatto?” – chiese allora Kurt, - “Come hai fatto a capire?”

“Ci ho pensato per tutto il tempo dopo che me ne sono andato, e prima di salvarti da quell’uomo, ma non sono riuscito a trovare una spiegazione. Credo di non averla ancora trovata, in realtà… o forse non c’è. E’ così e basta. Pensi che sia possibile?”

“Certo che è possibile, è sempre così nelle favole! Non sei tu a scegliere il vero amore, è lui a trovare te. Non c’è mica un perché!” rispose Kurt con aria orgogliosa, come se avesse provato quella frase migliaia di volte e dovesse ripeterla a memoria per una specie di compito.

“Il… il vero amore?” chiese il principe, divampando di rosso. Porcellana si sorprese: non l’aveva mai visto arrossire così tanto da potersene accorgere anche nella semi-oscurità della sera appena iniziata. Era lui quello che cambiava carnagione al minimo complimento.

“Scusa, è una cosa stupida” disse mentre si guardava le scarpe, le mani dietro la schiena.

“No, non lo è” rispose Blaine alzandogli il mento. Gli lasciò un leggerissimo bacio sulle labbra e si voltò, diretto al suo destriero.

Porcellana si ripassò le labbra con la lingua e sorrise, mentre guardava la sagoma del suo principe svanire nel buio, verso un angolo lontano della radura. Aspettò di sentire il nitrito dell’animale e il rumore dei suoi zoccoli in partenza, dopo di che oltrepassò l’uscio ed entrò in casa, chiudendosi la porta dietro di sé.

“Ragazzi, cosa volete per cena?” chiese con una voce mediamente alta, per farsi sentire. Ma non ottenne risposta.

“Ragazzi?” disse mentre spingeva la porta di legno del piccolo dormitorio.

Un suono ronzante riempiva la stanza, facendola sembrare una specie di alveare: a quanto pare i Dwarflers sapevano anche russare all’unisono. Porcellana trattenne una risata portandosi una mano davanti alla bocca. Li guardò per un po’, intenerito dalla loro stanchezza così abilmente mascherata quando erano arrivati. Non si erano nemmeno messi il pigiama: buona parte di loro si dovevano essere addormentati sul momento, poco dopo aver toccato il materasso, perché su alcuni cuscini c’erano addirittura i picconi sporchi di terra. Si disse che il giorno dopo avrebbe cambiato le lenzuola per scotolarle fuori dalla finestra, e soprattutto che avrebbe costretto tutti e sette a fare un bagno.

Richiuse la porta con cautela e tornò in cucina, ma si rese conto di non avere fame: lo stomaco era praticamente chiuso, da quando Blaine aveva sfiorato di nuovo le sue labbra con il gesto più naturale del mondo. Si sedette al tavolo, il viso pallido illuminato dalla luce giallastra di una piccola lanterna ancora accesa sul davanzale. Intorno alla casetta era calato il silenzio, se non fosse stato per il verso delle cicale nascoste tra i fili d’erba e di quello di qualche gufo appollaiato chissà dove.

Porcellana chiuse gli occhi e sostenne il mento con tutte e due le mani, i gomiti poggiati sul tavolo, per lasciarsi cullare dai rumori della notte. Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a sentirli: nella sua mente rimbombava un suono di acqua in continuo movimento. Quel suono si era insinuato così profondamente nelle sue orecchie, mentre baciava Blaine nell’acqua bassa, da non volersene più andare.

Per un attimo, quel momento balenò di nuovo nella sua mente: la cascata dietro di loro, i vestiti nuovi appiccicati in modo così fastidioso alla sua pelle… le mani di Blaine sul suo petto, gli occhi di Blaine persi nei suoi, le labbra di Blaine sulle sue. E poi le dita di Blaine, prepotentemente strette ai suoi capelli, i respiri di Blaine, il profumo di Blaine… si ridestò, scuotendo la testa.

“Direi che è ora di andare a dormire…” disse tra sé e sé, mentre si alzava dalla piccola sediolina intagliata. Un po’ rammaricato dal fatto che il giorno dopo non avrebbe visto il suo principe, si diresse al davanzale e con un soffio spense la luce della piccola lampada ad olio. A tentoni, nel buio, riuscì a raggiungere la stanza dove i Dwarflers dormivano ormai profondamente.

Per fortuna il suo letto era quello più vicino alla porta, altrimenti sarebbe finito addosso a qualcuno ricevendo probabilmente una picconata in testa. Con estrema cautela, si tolse la tunica verde scuro e la piegò su sé stessa per riporla ai piedi del suo letto, per poi fare lo stesso con gli stivali. Rimase soltanto con l’ultimo strato addosso, una casacca bianca di tessuto sottile, e i calzoncini aderenti.

Si coricò, rintanandosi subito sotto le spesse coperte a causa del freddo notturno. Quella notte, come aveva ampiamente previsto, sognò il suo principe.

 

* * *

 

“Finalmente!” disse la Regina, rintanata dietro un enorme arbusto al confine opposto della radura, mentre guardava da lontano la piccola luce vicino al davanzale estinguersi improvvisamente.

“Dormi bene, Porcellana… perché da domani, dormirai per l’eternità!” continuò in tono serio, come se parlare da sola non fosse per niente strano, né tantomeno profondamente inquietante. Pensò che la frase avrebbe avuto un effetto ancora migliore se abbinata ad una risata, ma per non rischiare di svegliare qualcuno dovette trattenersi, a malincuore. Ma quando Porcellana sarebbe svenuto davanti ai suoi occhi l’avrebbe fatta, eccome se l’avrebbe fatta.

Strinse la sciarpa azzurra che teneva tra le mani e sogghignò, mostrando i denti artificialmente invecchiati. La sua vittoria era ormai vicina, così vicina da poterla toccare. Nessuno avrebbe più potuto sentire la voce di Porcellana, e col tempo tutto il regno se ne sarebbe dimenticato… e lei sarebbe stata di nuovo sulla bocca di tutti, famosa per la sua crudeltà senza precedenti, temuta, rispettata. Rise sommessamente, coprendosi la bocca con la mano rugosa.

Non riusciva proprio a farne a meno.

 

 

 

* * *

 

 

Drabble n°6: "Let's go all the way tonight. No regrets, just love"

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=755729

   
 
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