Ok allora.
Tanto per cominciare penso di dovermi scusare con chiunque abbia iniziato una
delle mie storie. Mi dispiace di non avere aggiornato. Mi dispiace davvero.
Penso di non essere brava a scrivere o forse sono solo pigra. Ci ho provato,
davvero, ma è più forte di me, leggere tutte le meravigliose fan fiction che ci
sono in questo sito, mi demoralizza e ogni volta mi rendo conto che le mie
storie non valgono il tempo perso a scriverle e a leggerle.
Eppure questa
non è una storia. È posso dire che è la mia visione delle cose, la mia visione
della morte.
Beh spero vi
piaccia!
Il buio.
La completa oscurità.
Non è mancanza di luce.
Non è quel tipo di buio che sai si schiarirà.
Gli occhi non si abitueranno al buio, non mostreranno le
forme degli oggetti.
Non è mancanza di luce, è
mancanza.
E poi all’improvviso le
cose.
Non appaiono come se fossero illuminate. Appaiono e
basta. Occupano il posto del buio. È il loro turno di esistere.
Tuttavia anche con la “vista”, loro non riescono a dare un significato alle cose, stanno ancora
cercando di usare gli occhi, ma non capiscono che le anime non vedono, le anime
non sentono, le anime non parlano: le anime percepiscono.
È così che due anime si trovano nel nulla, in un nulla
che ha qualcosa in più.
Solo perché ancora non capiscono, non vuol dire che non
percepiscano.
D’altronde sono ancora anime giovani. Non hanno
esperienza con tutto questo nulla.
Probabilmente è la loro seconda o terza volta qui.
Eppure hanno qualcosa che le contraddistingue da tutte le
altre anime, giovani o antiche che siano: sono insieme, di nuovo. Hanno vissuto
insieme la loro prima esperienza sulla terra così come la loro prima volta nel
nulla e si sono sempre reincarnate insieme.
Hanno un legame.
Non sanno neanche loro che natura abbia questo legame,
eppure sanno che saranno sempre insieme.
Sarebbe stupido pensare che ciò che le unisce sia
l’amore, o meglio, solo l’amore.
È come se fossero nate come unica anima e poi fossero
state divise da un destino crudele.
Forse Platone non aveva tutti i torni nel Simposio.
Eppure questo non ha importanza ora.
L’unica cosa essenziale per loro è sapere che sono
insieme, ancora.
Non si parlano, non si vedono, non si sentono, ma si
percepiscono. Sanno che non saranno mai abbandonate l’una dall’altra.
Che cosa fanno ora nel nulla più assoluto?
Aspettano.
Aspettano di tornare sulla terra. Aspettano di poter
vivere una nuova vita insieme.
Reincarnarsi ancora, per migliorarsi, per acquisire
esperienza nella percezione.
Infondo si torna sempre, fino a che non si è completi,
fino a che non si è perfetti.
Il difficile sta nell’attesa in questo nulla.
Qui, dove non esisto lo spazio e il tempo, si può solo
aspettare di essere pronti per ricominciare.
Per ricominciare, insieme.