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Autore: ren chan    08/07/2011    0 recensioni
Non è mancanza di luce, è mancanza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok allora.
Tanto per cominciare penso di dovermi scusare con chiunque abbia iniziato una delle mie storie. Mi dispiace di non avere aggiornato. Mi dispiace davvero. Penso di non essere brava a scrivere o forse sono solo pigra. Ci ho provato, davvero, ma è più forte di me, leggere tutte le meravigliose fan fiction che ci sono in questo sito, mi demoralizza e ogni volta mi rendo conto che le mie storie non valgono il tempo perso a scriverle e a leggerle.

Eppure questa non è una storia. È posso dire che è la mia visione delle cose, la mia visione della morte.

Beh spero vi piaccia!

 

 

Il buio.

La completa oscurità.

Non è mancanza di luce.

Non è quel tipo di buio che sai si schiarirà.

Gli occhi non si abitueranno al buio, non mostreranno le forme degli oggetti.

Non è mancanza di luce, è mancanza.

E poi all’improvviso le cose.

Non appaiono come se fossero illuminate. Appaiono e basta. Occupano il posto del buio. È il loro turno di esistere.

Tuttavia anche con la “vista”, loro non riescono a dare un significato alle cose, stanno ancora cercando di usare gli occhi, ma non capiscono che le anime non vedono, le anime non sentono, le anime non parlano: le anime percepiscono.

È così che due anime si trovano nel nulla, in un nulla che ha qualcosa in più.

Solo perché ancora non capiscono, non vuol dire che non percepiscano.

D’altronde sono ancora anime giovani. Non hanno esperienza con tutto questo nulla.

Probabilmente è la loro seconda o terza volta qui.

Eppure hanno qualcosa che le contraddistingue da tutte le altre anime, giovani o antiche che siano: sono insieme, di nuovo. Hanno vissuto insieme la loro prima esperienza sulla terra così come la loro prima volta nel nulla e si sono sempre reincarnate insieme.

Hanno un legame.

Non sanno neanche loro che natura abbia questo legame, eppure sanno che saranno sempre insieme.

Sarebbe stupido pensare che ciò che le unisce sia l’amore, o meglio, solo l’amore.

È come se fossero nate come unica anima e poi fossero state divise da un destino crudele.

Forse Platone non aveva tutti i torni nel Simposio.

Eppure questo non ha importanza ora.

L’unica cosa essenziale per loro è sapere che sono insieme, ancora.

Non si parlano, non si vedono, non si sentono, ma si percepiscono. Sanno che non saranno mai abbandonate l’una dall’altra.

Che cosa fanno ora nel nulla più assoluto?

Aspettano.

Aspettano di tornare sulla terra. Aspettano di poter vivere una nuova vita insieme.

Reincarnarsi ancora, per migliorarsi, per acquisire esperienza nella percezione.

Infondo si torna sempre, fino a che non si è completi, fino a che non si è perfetti.

Il difficile sta nell’attesa in questo nulla.

Qui, dove non esisto lo spazio e il tempo, si può solo aspettare di essere pronti per ricominciare.

Per ricominciare, insieme.

 

 

  
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