Wolfstar
Remus sapeva che non era il caso di fare scenate nei corridoi, come in qualsiasi altra zona del castello. Per questo, quel giorno, aveva racimolato tutto il suo coraggio e aveva chiesto a Sirius di andare con lui alla Stamberga Strillante. Aveva bisogno di capire, il licantropo, voleva delle risposte. Sirius non si era opposto alla sua richiesta, aveva accettato senza fiatare. E in quel momento stavano camminando velocemente verso il Platano Picchiatore, uno accanto all'altro, le braccia così vicine che, se solo avessero voluto, si sarebbero sfiorate.
Non si dissero nulla finché non superarono il tunnel e giunsero davanti agli scalini che portavano al piano superiore, a quella stanza che ogni mese accoglieva Remus e le sue trasformazioni.
Quando cominciarono a discutere, seduti sul baldacchino che troneggiava in mezzo alla camera, non si accorsero dello spettatore che ascoltava con curiosità le loro parole, che li osservava gesticolare concitati con i suoi piccoli occhi acquosi.
Peter, benché non lo desse a vedere, non era stupido; aveva capito che quello che legava Sirius e Remus non era semplice amicizia, ma non aveva mai avuto il fegato di farsi avanti e chiedere chiarimenti ai diretti interessati, né tanto meno a James.
E allora quel giorno si era trasformato in topo e li aveva seguiti, curioso di conoscere la verità. Quando vide Sirius abbracciare stretto Remus e posargli un languido bacio sul collo, comprese che la sua teoria era fondata; quando vide Remus spogliare Sirius del mantello, del maglione e della camicia della divisa, lasciando poi che l'altro facesse altrettanto, Peter capì di essere di troppo, lo spettatore indesiderato di una passione segreta.
E piano, senza farsi sentire né vedere, lasciò la stanza e la Stamberga, abbandonando le sembianza di topo solo poco prima di entrare nel castello, con la soddisfazione dell'aver avuto ragione, per una volta.