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Autore: Mangetsu chan    08/07/2011    6 recensioni
Dopo la grande guerra di Marineford tutti pensano che Ace sia morto...
Ma in un villaggio sperduto della Grand Line...
Cosa succederà alla ciurma dopo due anni? Quali nuove avventure vivranno? Ma soprattutto chi saranno i nuovi membri?
(tratto dalla storia)
Due ragazze camminavano spavalde verso i marine. Avevano un sorriso quasi strafottente stampato sul volto. Non potevano sapere che il pericolo era proprio dietro l'angolo.
Nostra prima fanfiction in assoluto! Per favore siate clementi.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Salve a tutti! Siamo due ragazze veneziane che hanno deciso, in un momento di pazzia, di creare un account su questo sito e di scrivere una fanfiction su One Piece. Abbiate pietà: è la nostra prima fanfiction in assoluto! Beh... che dire, speriamo che il capitolo vi piaccia. Buona lettura.

 

Capitolo uno
Vivo o morto? Dopo la battaglia di Marineford


Chapter Sountrack: Sadness and Sorrow

 


Se rinunci alla parte dei tuoi poteri che comprende quella che sembra l'immortalità, Pugno di Fuoco, in questo caso, tornera in questo mondo. La tua durata vitale sarà simile a quella umana. Questo è l'accordo.

La stanza odorava di muffa e il silenzio, tombale, era interrotto solamente dai suoni provocati da una snella ragazza dalla capigliatura bizzara e rossastra, Tsuki, che, in quella situazione, non ci pensò due volte a fare la sua scelta: porse il braccio destro, scoperto, al vecchietto dietro al banco che, in un primo momento, rimase un po' interdetto. « Non potrai tornare indietro. Ne sei cosciente? », esordì con torno grave.
« Si » la voce le tremava un po', ma era decisa. L'anziano afferrò con forza il polso della ragazza e, chiudendo gli occhi, cantilenò delle strane parole incomprensibili. Proseguì per diversi minuti, alzando la voce quasi fino ad urlare.
Cosa stava facendo?
Infine si ritrasse con un movimento brusco e apparentemente forzato.
Si sistemò i vestiti, trascinando le stanche mani lungo l'abito stravagante da lui indossato. Alzò lo sguardo, distrattamente, senza osservare la figura davanti a sé: « Ecco fatto, rimani qui ora. Mancano pochi secondi alla fine del rito », affermò con voce interrotta appena dal respiro non regolare.
Ancora silenzioso.
« Come ci sei riuscito? ». Tsuki era esausta, la sensazione era quella di aver combattutto ininterrottamente per ore, eppure non aveva fatto proprio nulla se non rimanere immobile.
La risposta non tardò ad arrivare: « Non ti è dato saperlo. Accontentati, posso spigartelo solamente come il potere di un frutto del diavolo. » Un tonfo. Dell'aria. Una sensazione di calore e freddo contemporaneamente. Ancora vento. Silenzio.
« Cosa? Che succede? » Una voce insicura sussurrò, guardandosi intorno.
Tsuki pianse. Pianse finché non ci vedeva più. Ma andò comunque dall'uomo li a terra, Ace. Quel ragazzo a cui aveva voluto così tanto bene e che si era preso cura di lei. Lui, che era morto proteggendo il suo piccolo fratellino. Lui. ora era li, fra le sue braccia.
« Tsuki?! Tu, qui? Cosa sta succedendo? ». Ace era sempre più sopreso. Ma a quelle domande non arrivò una risposta. Rimasero li a terra, abbracciati. Anche il ragazzo si lasciò andare, non credendo ai propri occhi. Il dolore e la ferita sul petto erano completamente spariti, non vi erano ne cicatrici ne ustioni. Era tornato li, come per opera di una magia.
« ...Non avrei mai pensato che funzionasse davvero, sei tornato... ». Tra i singhiozzi qualcosa era captabile. Tsuki ad un tratto si alzò, quasi ricomponendosi. « Scusa... ». Anche Ace si alzò, sorridendole. Il vecchietto portò il ragazzo in un'altra stanza, lei non si era accorta che non aveva addosso dei vestiti. Ma non le importava, figuracce o meno. Aveva ridato vita a un suo amico. Ce l'aveva fatta. Lui tornò poco dopo, con un paio di pantaloni lunghi e il petto nudo, come sempre.
« Sei stata tu? » Il suo tono era serio, tant'è che Tsuki rimase quasi spaventata.
« Si, non è nulla di inumano, non è morto nessuno per questo...tranquillo... » sussurrò.
Era quasi inumano, si. Ma Ace era morto per salvare Rufy, perché lei non poteva salvarlo?
« Non abbiamo violato la sacra legge del mondo, lei ha dato la sua immortalità per tornare indietro nel tempo e mettere i suoi poteri a bloccare quel pugno di magma. Lei ha salvato te e Rufy, permettendovi di scappare senza voltare le spalle al nemico. Nulla di più. » Intervenne il vecchietto.
Il ragazzo allora sorrise ed esibendo un piccolo inchino disse : « Grazie mille, Tsuki-chan ». Anche lei sorrise, più sicura, finalmente, di quello che aveva fatto. Dopo quei piccoli istanti di felicità il vecchio scomparve lasciandoli soli. Questo inquietò entrambi, che quasi di corsa, si fiondarono su per le scale, per rivedere la luce del sole. Effettivamente risalirono ma le nuvole coloravano il cielo di un grigio particolarmente scuro : il tempo prometteva pioggia. Avrebbero dovuto muoversi.
« Vuoi rischiare andando in barca o preferisci fidarti di me...? » Tsuki, ora a suo agio con l'amico, sfoderò un sorriso quasi straffottente.
« Mmm, non vorrei morire un'altra volta ma penso che verrò con te. » Ace fingeva di essere incerto.
« Allora sali e tieniti alle catene se non vuoi cadere... » e così dicendo la ragazza si trasformò in un'ombra immensa, che ricordava un lupo con delle catene, passavano fra gli arti, sopra il manto e sotto, sul petto : sembrava surreale. Lui seguì le istruzioni, salendo sulla groppa e tenendosi solo alle catene, notò che il corpo non aveva consistenza. Tsuki iniziò subito a correre, sopra all'acqua, senza spostarla. Ace era sbalordito.
« Come ci riesci?! Cosa hai combinato?! » Era divertente, andavano velocissimi. Un ringhio fu la sola risposta. "Portami dove credi, sono nelle tue mani."
La corsa non durò molto, con i grandi balzi di quel mostro gigantesco non era difficile percorrere una distanza così piccola. Poco dopo iniziò a piovere ma loro erano già al riparo dentro una piccola casa abbandonata, sulla terraferma, finalmente.
« Posso avere delle spiegazioni? » Ace era ancora estasiato dal vento fra i capelli e l'alta velocità.
« Si, dopo però. Ora cosa faremo? Non dovremmo avvertire gli altri che tu sei vivo? Qualcosa mi dice che Rufy è disperato... » Tsuki improvvisava un giaciglio. Era stanchissima e ormai era sera.
« Si, hai ragione. » Ci pensò un po' su. « Con quella...forma, quanto ci metteremo ad arrivare all'Arcipelago Sabaody? Penso si ritroveranno li... »
« Siamo da tutt'altra parte. Tre giorni se mi trovi qualcosa da mangiare. »
« Non penso sia un problema. Vuoi che esca ora? »> Ace si alzò.
« Ora riposiamo. Domani pensiamo al cibo e alla strada da percorrere ok? »
« Va bene. Le mie spiegazioni? » Tsuki si stava già mettendo a dormire.
« Sono solo i poteri del frutto del diavolo che ho mangiato dodici anni fa. » Si era già coricata quando il ragazzo le si avvicinò e le alzò la manica sinistra della maglia. Era visibile una grande cicatrice che partiva dalla spalla fino a dieci centimetri prima del polso. Tsuki si strappò con forza dalla presa dell'amico e si ricoprì la ferita. « Non fare così » Ace era dispiaciuto, non pensava ad una simile reazione, la sua era pura curiosità.
« Buonanotte » Tagliò corto lei.
« Buonanotte
» Rispose lui un po' sconsolato.

Molto lontano, vicino alla baia di Marineford...

Poteva esserci una giornata peggiore di quella? Non credo. Il sottomarino di Trafalgar Law navigava tranquillamente dopo essere scappati alla Marina. Una ragazza sui diciassette anni con capelli biondi dai riflessi rossi guardava verso l’ormai lontana baia di Marineford. Lì poche ore fa aveva perso sua sorella Sara, la sua sorellona e migliore amica che l’aveva sempre protetta aveva bloccato ammiragli e vice-ammiragli per permettere a lei ed ai suoi amici di scappare. Lì era morto Ace, suo cugino, che aveva salvato Rufy dal micidiale colpo dell’ammiraglio Akainu. Lì il suo migliore amico Rufy era stato ferito ed ora Trafalgar Law lo stava operando. Poteva esserci giornata peggiore di quella? No, non poteva andare peggio di così.
Strinse forte il cappello di paglia di Rufy consegnatole poco prima. Qualcosa di caldo le bagnò il viso. Una lacrima seguita dalle sue compagne. Toccò una ciocca dei capelli biondi che raggiungevano appena l’altezza delle spalle. Teneva molto a quei capelli. Si ricordava ancora le parole di Sara dieci anni prima “ assomigliano tantissimo a quelli di tua madre, solo che lei li aveva molto più lunghi” . Da allora quei capelli erano cresciuti e, fino a poche ore fa,arrivavano fino alla schiena…


Erano riemersi dalle profondità marine due secondi prima perché Orso Bepo aveva caldo. Un’altra goccia, stavolta fredda, cadde sul viso della ragazza. Cominciava a piovere. Strinse le gambe a sé e si appoggiò alla porta principale del sottomarino dove, dall’altra parte, i pirati di Law stavano operando Rufy. Cominciò a singhiozzare. D'altronde, con questa pioggia, nessuno l’avrebbe vista piangere, a meno che qualcuno non le si fosse avvicinato. Orso Bepo stava controllando che non ci fosse nessuno di sospetto. Quando vide Hikari seduta sul ponte della nave a singhiozzare ebbe un briciolo di compassione per lei ma la sua attenzione si spostò su un grosso serpente che troneggiava davanti a lui. Pochi secondi dopo ecco spuntare all’orizzonte una nave da guerra della Marina. Hikari saltò subito in piedi appena vide la nave da guerra. Era esausta ma se necessario avrebbe combattuto ancora.
« Capitano!!! Aiuto!!!! AIUTOOOOOO!!!! » cominciò a gridare Orso Bepo
« Law sta operando Rufy, non lo disturbare e comunque… mi stai fracassando i timpani!!! NON ROMPERE E SMETTILA DI URLARE!!!! »
« Mi scusi » rispose afflitto Orso Bepo
« Piuttosto esagitata per una ragazzina che è appena uscita da una guerra spaventosa. Ed oltre a questo è amica del MIO Rufy, non la sopporto »
« Già lo stesso vale per me Hancock »
Boa Hancock scese agilmente dalla nave e atterrò sul ponte del sottomarino. Aveva trasformato i poveri marine della nave da guerra in pietra ed aveva ordinato a Salome, il suo serpente marino con cui Hikari andava straordinariamente d’accordo, di seguire il sottomarino di Law sotto acqua. Era per quest’ultima ragione che sapeva benissimo dove il sottomarino sarebbe emerso.
Saputo che non c’erano pericoli Hikari si accasciò nuovamente alla porta principale del piccolo sottomarino.
“Perché tutte le persone che mi stavano vicino dovevano fare la stessa fine?” pensò. Era già abbastanza triste per la morte di Sara ed Ace, se anche Rufy fosse morto…
Stava pensando ai fatti suoi quando la porta si aprì.
« Sei rimasta ad aspettare tutto questo tempo? Ti avevo detto che potevi riposarti o sbaglio… Hikari giusto? » Law spuntò dalla porta in quel momento e Hikari smise immediatamente di piangere sapendo perfettamente che da quella distanza Law l’avrebbe scoperta.
« Sì, mi chiamo Hikari e comunque scusa ma ero troppo preoccupata. Come sta Rufy? »
« Non ti devi scusare e comunque l’operazione è riuscita perfettamente »
« Dici davvero?!? Posso entrare a vedere come sta? » anche quel triste bagliore negli occhi, che era stato la causa delle lacrime, scomparve a quella notizia sostituito da una faccia visibilmente sollevata.
« Va bene, entra pure E VOI ALTRI USCITE » urlò rivolto ai compagni che cominciavano a mettere a posto gli oggetti della sala operatoria.

Osservando con un pizzico di gelosia Hikari entrare nella sala operatoria l’imperatrice pirata Boa Hancock non poté non riflettere sulle condizioni di Rufy quando aveva perso i sensi alla baia di Marineford.
« Trafalgar Law, dimmi quali sono veramente le condizioni di Rufy »
« Ho fatto il possibile » rispose lui
« Vuol dire… che sta bene? » chiese Hancock timorosa
« L’ho operato, ed in poche parole, ciò gli ha salvato la vita. Ma… la quantità di danni che ha accumulato è esorbitante. Non posso garantirne la sopravvivenza »
« Capisco. »

Hikari entrò. Rufy era disteso su una barella ed era attaccato ad una flebo. Dal monitor veniva un rumore regolare. Dormiva tranquillo come se nulla fosse successo. Forse era meglio così, nel mondo dei sogni poteva stare tranquillo. Quando però si sarebbe svegliato, come avrebbe reagito? Il suo sorriso, però, che lo caratterizzava era scomparso. La prima volta che Hikari l’aveva visto si era incuriosita ma aveva capito che quel sorriso era qualcosa a cui lei si era affezionata: quando spuntava anche lei ne gioiva e allora insieme si mettevano a ridere. Ora però quel sorriso che non vedeva da quattro anni le mancava più di ogni altra cosa. E per la prima volta quando Rufy le stava vicino si sentiva sola.
Appoggiò delicatamente il cappello di paglia sulla barella. Si avvicinò e ricominciò a piangere.
« Sei diventato forte in questi quattro anni, più forte di me. E anche più alto, ora sono io a essere la più bassa. Comunque ti prometto una cosa: diventerò più forte di quanto non lo sia ora e non permetterò a nessun altro di fare del male alle persone a cui voglio bene. Ti proteggerò perché se non lo faccio io chi lo fa adesso che anche Ace e Sara sono morti. Aspettami perché ti raggiungerò e allora farò parte della tua ciurma » detto questo posò delicatamente il cappello di paglia sul petto del suo amico, prese una sedia e ci si sedette appoggiando la testa sulle gambe di Rufy. Stando così si promise che non lo avrebbe mai lasciato solo finché non fosse guarito completamente.


“Cos’è successo? Dove sono? Ace… Sara… Hikari! Dove sono Ace, Sara e Hikari?!? E cos’è questo peso che sento sulle gambe?”
Non appena Cappello di Paglia ebbe aperto gli occhi guardò verso le sue gambe ma scoprì solo la sua migliore amica che dormiva. Le sue guance erano bagnate, aveva pianto. Se aveva pianto doveva stare davvero male. L’aveva sempre considerata una ragazza allegra e vivace e non l’aveva mai vista piangere.
Era anche magra, probabilmente non aveva né mangiato né dormito. Era stata tutto il tempo con lui. E anche quando la stanchezza l’aveva sopraffatta era rimasta sempre accanto a lui. Anche quando erano piccoli era sempre stata protettiva nei suoi confronti. Come lui lo era sempre stato per lei. Lei era la sua migliore amica e si erano sempre protetti a vicenda.
Rufy spostò l’attenzione sul sottomarino e su una piccola finestrella. Da lì poteva vedere gli alberi tipici di Amazon Lily. Ma perché si trovavano lì? La flebo era finita. “che incubo che ho fatto: Ace e Sara erano stati catturati e rinchiusi ad Impel Down, erano poi stati trasferiti a Marineford e lì erano morti sotto i miei occhi… ma è stato solo un sogno per fortuna. Ma allora dov’era Ace? Che sia già sceso a terra? E perché Sara non e con Hikari? E se l’incubo non fosse un incubo? Ace e Sara… sono…” una fitta incedibile alla testa e alcune immagini riaffiorarono nella mente di Rufy, un’immagine in particolare gli fece capire che quell’incubo era realtà: Ace trafitto da un pugno di magma. E a Sara cos’era successo? Una furia cieca si impadronì di lui e , sceso delicatamente dal letto attento a non svegliare la sua migliore amica, cominciò a distruggere il sottomarino nel quale aveva dormito per due settimane.

“Cos’è questo rumore? Sembra che degli alberi stiano cadendo” Hikari si svegliò di soprassalto. Uno strano rumore l’aveva svegliata. Ma cos’era successo? Il sottomarino era molto danneggiato e alcuni dei pirati di Law correvano da una parte all’altra. Era un miracolo che quel coso galleggiasse ancora. Ma lei non riusciva a ricordare. Si era addormentata ai piedi di una barella. “Ora ricordo! Sara e Ace a Marineford. Hancock che aveva condotto Law e la sua ciurma ad Amazon Lily per evitare che trovassero me e Rufy. Rufy… CACCHIAROLA DOV’È RUFY?!? E non vado in bagno da due settimane… CACCHIAROLA DOV’È IL BAGNO?!?” Hikari uscì di corsa fuori e si ritrovò sul ponte del sottomarino di Law.
Distinse subito l’enorme figura di Jimbe, il Cavaliere del Mare, e di Law che parlavano:
« Ha saputo della morte di Ace e ha dato di matto. Non pensavo che sarebbe addirittura arrivato a distruggere il mio sottomarino » disse Law
« Cosa succederebbe se lo lasciassimo così? »
« Beh è semplice: come ho detto appena siamo venuti qui, se le sue ferite si riaprissero questa volta morirebbe sul serio… »
« È da un po’ che non viene sulla spiaggia, sai dove si trova? »
« Nella parte sud dell’isola » disse Law
« Bene allora sarà meglio fermarlo prima che si faccia del male »
« Hai ragione Jimbe anche se solo svegliarsi per lui e stata causa di dolore. Meglio che mi sbrighi >> mormorò Hikari e detto questo prese a correre senza però essere scoperta dai Pirati del Cuore che l’avrebbero sicuramente costretta a letto viste le ferite riportate nella guerra. Da una camminata furtiva a una camminata veloce, Hikari si ritrovò a correre a perdifiato tra alberi distrutti e sradicati che sicuramente si erano scontrati con la furia del suo amico. “Non posso permettere che le sue ferite si riaprano. Se quello che ha detto Law è vero vuol dire che Rufy è in serio pericolo. Non posso permettere che muoia. Rufy...” Dopo vari minuti raggiunse la parte sud dell’isola. Dopo poco lo vide, e vide Jimbe con lui. Anche se era partito più tardi di Hikari era arrivato prima ed aveva sorpreso Rufy a distruggere alberi e massi. Se ne stava lì e non muoveva un dito mentre Rufy si era calmato. Aveva le mani insanguinate e gli usciva del sangue dalla bocca. Aveva il petto e le braccia completamente fasciati e se ne stava lì con il fiatone. Hikari si nascose dietro un albero sapendo perfettamente che Jimbe avrebbe avvertito la sua presenza ma sperava che non l’avrebbe fatto notare a Rufy. Hikari infatti voleva capire le condizioni emotive del suo amico senza parlargli direttamente ma semplicemente osservandolo.
« Dove sono? Forse… è stato tutto solo un sogno? »
« Sei ad Amazon Lily e…»
Rufy si mise le mani sulle orecchie e cominciò ad urlare, a gridare ricordandosi pian piano la battaglia di Marineford. Ace trafitto dal pugno di magma dell’ammiraglio Akainu, le ultime parole che suo fratello aveva pronunciato; questi ricordi così reali lo torturavano fino a farlo cadere a terra e poi… la sua mano destra, quella di cui il sangue di Ace si era macchiata, e ora quel sangue era sostituito da quello di Rufy. A volte i ricordi sono piacevoli e ci rende felici ricordarli, altre volte fanno così male che vorremmo sotterrarli e dimenticarli. Quello che molti non sanno è che è meglio avere una vita piena di ricordi dolorosi che una vita senza ricordi. Ma questo Rufy non lo sapeva e quei ricordi lo torturavano così tanto che ebbe un’altra crisi e la rabbia si impadronì di lui di nuovo. Ed allora decine di alberi vennero sradicati e massi enormi vennero distrutti, tutti vittime della furia del ragazzo che, evidentemente sfinito si accasciò a terra.
In tutto questo né Jimbe né Hikari avevano tentato di fermarlo e finalmente la rabbia si era sbollita.
« La guerra è finita. Ace-san ormai… »
«  NON DIRLO! NON DIRE NIENTE JIMBE!!! Mi sono pizzicato così forte …anf… da staccarmi quasi la guancia! …anf… Se fosse stato un sogno, mi sarei già dovuto svegliare!!! Quindi questo non è un sogno vero? »
« No, mi dispiace » Hikari uscì dal suo nascondiglio e si mise davanti a Rufy.
« Ace è… morto quindi? » Hikari si rese conto solo ora che il suo amico aveva iniziato a piangere.
« Sì, è morto veramente » disse Jimbe.
« ACE!!!!! » si mise a gridare e scoppiò in un pianto liberatorio.

Dopo quasi dieci minuti di lacrime Rufy smise di piangere e un sentimento diverso prevalse sul ragazzo: il senso di colpa.
« Non sono riuscito a impedire che succedesse. Come posso diventare Re dei Pirati se non riesco nemmeno a proteggere le persone a cui tengo di più >>
« Con questo cosa vorresti dire? » chiese Hikari
« Sono inutile. Non servo a niente. Io… io… IO VORREI MORIRE! » gridò Rufy e si becco un pugno in faccia.
« NON DIRLO NEMMENO PER SCHERZO, HAI CAPITO?! » gridò Hikari di rimando con ancora il pugno a mezz’aria.
« Non sono riuscito a salvare Ace ma se morissi forse potrei rivederlo. Perché vuoi impedirmi di vederlo? Sei EGOISTA! » SBAM * altro pugno *
« IO SAREI L’EGOISTA? TI RICORDO CHE SONO IO QUELLA CHE HA ASPETTATO PER ORE CHE LAW TI OPERASSE. SONO IO QUELLA CHE APPENA HA SAPUTO CHE STAVI DANDO DI MATTO È CORSA A VEDERE COME STAVI. SONO IO CHE HO VISTO SARA MORIRE E NON HO VERSATO NEMMENO UNA LACRIMA SAPENDO CHE SE L’AVESSI FATTO TI SARESTI PREOCCUPATO PER ME. SONO IO CHE ADESSO STO CERCANDO DI FARTI RINSANIRE DALLE SCEMENZE CHE DICI. NON SONO IO L’EGOISTA QUELLO SEI TU!!! »
« Hikari… »
« No, lascia stare. O invece di salvarti ti si riaprirebbero le ferite a suon di pugni »
« Hikari »
« Che c’è? »
« Sei una stupida. Chi ti ha mai chiesto di fare queste cose? »
« Io… »
« Nessuno, e allora smettila di preoccuparti per me e vattene »
« Sai, non siamo tutti egoisti come te. La gente di solito si preoccupa per gli altri »
« Io non mi preoccupo per te »
« Hai ragione, i bambini non si preoccupano per le persone »
« IO NON SONO UN BAMBINO!!! »
« E ALLORA VEDI DI CRESCERE!!! »
Detto questo se ne andò dritta verso la spiaggia.
« Si è calmato? » chiese Law che aveva visto arrivare Hikari.
« Lui sì, ora sono io quella incavolata » rispose lei senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Si sedette sulla spiaggia a gambe incrociate e lì si mise a piangere. Rufy aveva ragione: era lei l’egoista. Aveva dato quei pugni a Rufy perché non voleva che morisse altrimenti sarebbe rimasta sola. La verità è che lei aveva bisogno di lui.
« Scusa » una voce la distolse dai suoi pensieri.
« Rufy »
« Avevi ragione sono io l’egoista. Scusami per come mi sono comportato »
« Mi chiedi scusa e mi dai ragione. Hai la febbre per caso? »
« Mi hai detto di crescere e io lo sto facendo ». Dopo una piccola pausa nella quale Hikari si calmò rifletté su una cosa.
« Non avevamo mai litigato così »
« Già. E ne abbiamo passate tante noi » Rufy si sedette accanto alla sua amica.
« Ti ricordi cosa diceva Sara? “Le emozioni di una persona sono come una scala con 100 gradini dove 0 gradini rappresentano la tristezza più assoluta e 100 la felicità massima.” »
« Me lo ricordo. Ricordo anche che la prima volta che l’ha detto sei caduta e ti sei fatta male subito dopo. »
« E tu a che gradino sei? »
« Ora che abbiamo fatto pace al quinto, tu? » a quella domanda Hikari appoggiò la testa sulla spalla di Rufy
« Al decimo »
« Sono contento che tu mi sia vicina in un momento come questo »
« Perché credi sia al decimo scalino » ridacchiò Hikari e si mise a fissare l’orizzonte. Eh sì, lei e Rufy ne avevano passate tante insieme. Le bastava solo tornare indietro di dieci anni per rivedere tutto quello che avevano vissuto…

Hikari: Nel prossimo capitolo mi vedrete da piccola.
Rufy: Già, mi ricordo che una volta hai fatto così tanto casino che Sara ti ha sgridato e picchiato.
Hikari: Primo: quello eri tu. Secondo: mia sorella non picchia, colpisce accidentalmente.
Rufy: Se ero io perché ha picchiato te?
Hikari: Sempre attento ai dettagli


Prossimo capitolo di “ Promise, the beginning of a dream”: I ricordi di una vita passata. Hikari e Sara entrano in scena.

Rufy: Diventerò Re dei Pirati!
Hikari: Perché urli adesso?
  
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