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Autore: eryhope    08/07/2011    0 recensioni
«Noi viviamo per amarti, Evangeline e per amarci.»
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddo.
Solitudine.
Dolci lacrime che solcano il suo leggiadro viso.
Le bionde trecce che penzolano lungo le sue magre spalle.
Tutto questo è troppo per lei, la dolce figura non dovrebbe piangere in quel modo, straziarsi con le spalle poggiate contro un freddo e bianco muro senza che nessuno le chieda cosa sia successo.
Routine, per lei non si tratta che della solita routine che caratterizza ogni stanco corpo di un essere umano, ma dalla sua non si può scappare perché non è lei a deciderla bensì gli altri che si accaniscono su quel piccolo fiore appena sbocciato, su quella bambina che non dovrebbe saper nulla della vita e invece finisce per sapere fin troppo. Evangeline, portatrice di buone novelle; quali buone novelle?
«Evangeline, cosa è successo?» Finalmente arriva il suo cavaliere, il suo Principe Azzurro. Si pone accucciato di fronte la piangente figura della bambina e pone una delle sue affusolate mani sul biondo capo della stessa, scompigliandole appena i capelli alla base della cute. L'ombra di un dolce sorriso solca il viso serafico di quel ragazzo.
«L'hanno fatto di nuovo, Papà! Ancora una volta!» Tira abbondantemente su con il naso e cerca di pronunciare quelle parole senza renderle incomprensibili per colpa dei singhiozzi che non sembrano volersi placare: era una lotta inutile cercare di farli star fermi, comandargli di non verificarsi più con quella noiosissima frequenza, ma lei aveva sempre lottato contro tutti, contro il mondo.
Il ragazzo dalla candida pelle scuote il capo più di una volta e i suoi neri capelli, poco più lunghi delle larghe e magre spalle, finiscono per danzare sul suo corpo. Nero pece. Nero brillante.
«Ti prendono ancora in giro, piccola?» Lei annuisce più volte con il capo, mille pensieri cominciano a vorticarle per la sua piccola ed intelligente testolina: perché non è come tutti gli altri, perché continuano tutti a prenderla costantemente in giro, cosa ha di diverso da loro? Non ha forse due verdi occhi, un longilineo naso e delle carnose labbra come tutti i bambini? Sì, ma non è lei il problema. Non è la sua perfetta figura che gli altri si divertono abbondantemente a prendere in giro, bensì il suo status, il suo modo di vivere.
«Perché non posso essere come gli altri, papà? Perché non puoi essere come tutti gli altri?!» Sbotta. Non ce la fa più a reggere quella terribile situazione, a fingere che vada tutto bene. I suoi celati pensieri vengono a galla e come irruente onde s'infrangono sul volto di quel delizioso ragazzo. La sua mano finisce per accarezzare una guancia della sua dolce bambina, ma abbassa il capo contrito da quel proiettile sparato nel petto così all'improvviso.
«E' davvero importante che io non sia come tutti gli altri?» Domanda, mesto.
Lei, Evangeline, capisce di aver esagerato. Ha lasciato a briglie sciolte parole che non avrebbe dovuto mai dire, ma in fin dei conti ha solo sette anni e non può avere la forza necessaria per trattenere tutte le parole brutte, né per riconoscere immediatamente cosa avrebbe potuto arrecare dolore alle persone amate.
Scuote visibilmente la testa. Gli occhi gonfi, ricolmi di altre lacrime che non vedono l'ora di uscire ed altre che si sono abilmente accumulate appena sotto l'occhio. Il ragazzo dai capelli corvini passa l'indice con la curata unghia laccata di nero su quelle salate gocce e cerca di asciugarle il viso come meglio può.
«Scusa, papà.» Mormora con un filo di singhiozzante voce. Gli occhi dei due vengono finalmente a contatto e il verde intenso della bambina finisce per catturare l'amabile color nocciola del ragazzo: sono occhi incatenati, occhi che anche in quel modo potrebbero riuscire a comunicarsi tutto quello che c'è da dire senza che le labbra si muovano.
Empatia: reciproco scambio di sentimenti.
Il volto di lui si condisce di un tenero sorriso e, dalla posizione accucciata, finisce per cadere seduto a terra con le lunghe gambe incrociate invitando anche la bambina a fare lo stesso.
Lei imita quella movenza del padre, come ha sempre fatto. Lei riesce ad incanalare ogni piccolo movimento, gesto e persino sensazione del ragazzo fino a farla sua, facendole prendere parte di sé e del suo infinito essere.
«Vedi piccola, non c'è nulla di male ad essere diversi dagli altri, a non omologarsi a loro. Il mondo vuole tenere alla larga ciò che non è simile a se stesso solo perché ha paura. Ciò che non conosce lo spaventa, lo vede come una minaccia per la sua tranquillità e per la sua quotidiana routine, ma essere diversi è bello, ti fa sentire importante e unico nel tuo genere.» Lei segue attentamente ogni singola parola trasformandola in emozione e in uno stile di vita. E lui le insegna a vivere rendendola libera di scegliere con il cuore, non con la mentalità degli altri.
«Tu sei la persona più speciale del mondo e non devi MAI permettere agli altri di giudicare te e la tua vita. Perché loro non capiscono quanto può essere bello pensare con la propria testa, evitare di seguire modelli preconfezionati che il mondo ogni giorno ci offre per soffocare i nostri pensieri. L'essere bello, intelligente e creativo non deriva dal seguire la massa, bensì dal rendere ogni idea pubblica, eccitante. Capisci?» Annuisce e capisce ogni parola lui le dice, anche quei paroloni che possono risultare difficili per la sua tenera età lei riesce a comprenderli perché pronunciati con quella leggera voce.
Lui le offriva solamente di aprire gli occhi verso la vera bellezza della vita, senza soffermarsi troppo sul pensiero altrui.
«Dimmi Evangeline, cosa ti hanno detto questa volta i tuoi compagni di classe?» Si sforza di non piangere di nuovo, lei, mentre cerca dentro di sé la forza necessaria per pronunciare parole che non dovrebbero neanche uscire dalle innocenti labbra dei suoi coetanei. Un respiro profondo e poi riesce a sputare fuori tutto quello che si tiene dentro.
«Mi hanno detto che sono un mostro, un demonio. Mi hanno detto che non vivo in una normale famiglia perché non ho una mamma, ma due papà e che loro, voi, non potete darmi l'amore che mi serve. Mi hanno detto che siete malati. Mi hanno detto che non posso giocare con loro perché io potrei attaccargli la stessa malattia che avete voi. Mi hanno detto che non dovrei … esistere.» Le lacrime ricominciano a scorrere veloce lungo le morbide guance di Evangeline. Non ce la fa a non piangere sentendosi dire quelle assurde parole, nessuno ce la farebbe a non piangere sentendole.
Il ragazzo dai lunghi capelli allunga le sue gracili braccia e vi accoglie la bambina, la poggia contro il suo fragile petto e la culla come un micino indifeso.
Sdegno: riprovazione verso persona o cosa ritenuta moralmente indegna.
«Ssh ..Non prestare loro attenzione, piccola mia. Se è vero che siamo malati, quella malattia è solo l'amore che proviamo l'un l'altro. Ma è una malattia buona, una di quelle malattie che rendono la tua vita più piacevole. Ricorda, non c'è un giusto modo di amare una persona né una persona adatta da amare: noi tutti amiamo quella persona che ti fa battere il cuore, che ti fa sentire le farfalle nello stomaco.» Lei alza lo sguardo verso il ragazzo con una curiosa espressione in viso.
«Cosa vuol dire avere le farfalle nello stomaco, papà?» Sorride a quella così innocente domanda e pone una mano sul piccolo stomaco della fragile creatura tra le sue braccia. Le dita di lui si muovono frettolosamente su quella pelle coperta da una rossa maglietta e Evangeline comincia a mischiare i singhiozzi con le risa -risa causate da quell'improvviso solletico.
«Senti questo, Ev. Migliaia di mani che cominciano a solleticarti il pancino per qualche breve istante che t'immobilizza.» Spiega, cessando quel solletico. La definizione non era propriamente adatta, ma a lui piaceva vederla così: l'amore era una cosa bella così come il solletico.
«Non avere mai timore di chi ami perché se provi questo stupendo sentimento tutto è giusto e nulla può frenarti. Non aver paura di amare un tuo stesso simile perché gli altri ti dicono che è sbagliato e non dar loro retta quando ti dicono che l'amore che ricevi non è sufficiente. L'amore che io e Jared ti doniamo è equivalente al nostro essere: noi viviamo per amarti, Evangeline, e per amarci. Non ci saranno altri al mondo, tranne la tua futura anima gemella, che ti ameranno quanto noi; questo non lo devi mai scordare, neanche quando tutto ti sembra perduto e pensi di non avere più alcuna speranza. Ricordati l'infinito amore che abbiamo deciso di donarti dal momento in cui sei entrata in questa casa e di quello che ti doneremo ogni volta che ce lo chiederai. Sappi, piccola gattina, che non te lo negheremo mai, per nessuna ragione al mondo.» Gattina. Le era sempre piaciuto quel vezzeggiativo, anche se la maggior parte delle volte storceva quel suo dolce musetto per far vedere che invece non lo desiderava affatto. Una piccola e innocua bugia: lo adorava.
«Tu sei il dono più prezioso che tua madre potesse farmi, sei un piccolo genio destinato a fare grandi cose, proprio come lei. Sei un'artista Evangeline! L'unica mostruosità di cui gli altri potranno mai accusarti è quella di essere troppo brava per qualsiasi altra persona esistente. E, per quanto riguarda i giochi che non vogliono farti fare, crea. So che ne sei capace. Crea nuovi emozionanti giochi e vedrai che tutti cadranno ai tuoi piedi, così come succedeva con tua madre.» La bambina dalle bionde trecce tira di nuovo su con il naso, guarda nell'anima del padre. Cerca di scorgere la figura della tanto nominata madre.
«Tu volevi bene alla mamma?» Il ragazzo la guarda, sorride a quelle sue innocenti parole. Ricordare lei è sempre stato il suo principale motivo per andare avanti.
«Io ho amato tua madre con tutto me stesso, piccola. Lei era e sarà per sempre la mia parte complementare. La sua grande passione è riuscita a farci incontrare, ad entrare ognuno nell'anima dell'altra incatenandoci con le dolci catene dell'amore. Tua madre è te. Tu sei tua madre. Siete la stessa persona: il suo dolce sorriso è il tuo, così come i suoi occhi verde speranza. Lei è sempre con te e non ti abbandonerà mai per nessuna ragione al mondo. Vedi, quanto amore puoi ricevere tu, al contrario degli altri?» Il sorriso sta pian piano ritornando su quel faccino bisognoso di coccole. La piccola riesce finalmente a capire che la vita è un'ardua salita e che tutti tenteranno di buttarti giù alla prima scalata, poi alla seconda e alla terza. Tenteranno sempre di buttarti giù.
«Poi, il miglior modo per combattere tali persone, tali situazioni, è ridervi su.» La sua testa s'inclina d'un lato, i suoi occhioni si soffermano sul radioso sorriso del ragazzo. Era davvero così semplice ridere delle orribili cose che gli altri continuavano a ripeterle?
«Non guardarmi così, Evangeline. So che può sembrare difficile perché le lacrime sgusciano via più veloci di quanto noi vogliamo, lo comprendo perfettamente. Tuttavia, quando ti vengono dette quelle cose, pensa a me, alla mamma, a Jared pensa a quanto tutto il mondo ti ami al contrario di ciò che continuano a ripeterti gli altri. Ridi, ridi spensierata della tua affascinante vita e vedrai che gli altri finiranno per non far più caso a tali stupide conseguenze. Il tuo sorriso è la miglior arma contro il mondo. Lui illumina tutto ciò che c'è di oscuro. I lucenti raggi del sole si trovano del tuo delizioso sorriso.» Accarezza di nuovo quella sua piccola testa trasmettendole tranquillità. Le sue rosee labbra si poggiano delicatamente sulla liscia fronte della piccola per schioccarle un tenero ed amorevole bacio. Lei si alza, guardando suo padre ancora seduto sul freddo pavimento ed allunga una mano. Il moro l'allunga a sua volta e, alzandosi, stringe il piccolo arto della sua bambina.
Le lacrime hanno formato degli asciutti solchi sul suo innocente viso, ma a lei non importa. Anche se la pelle le tira, sorride. Sorride largamente, proprio come il suo papà le ha detto di fare.
«Sai, papà, penso di essermi innamorata.» Confessa lei, sempre con quel suo sorriso che le condisce l'amabile viso.
«Ah sì? E quale è il nome della persona che ami?» Lei scuote veloce la testa, ridendo di gusto a quel piccolo errore del ragazzo.
«Non è una persona. Io, mi sono innamorata della vita.»

Note finali: Mi è venuta in mente così, questa storia. Sempre che di storia si possa parlare. Il tema è attuale e molto sentito, mi sta a cuore e come tale mi è venuta dal profondo di questo mio muscolo involontario. Era in cantiere da parecchie settimane e da ancor di più nella mia testa. Diciamo che mi è venuta in mente ad Agosto. Nient'altro da dire.
Solo: un po' di apertura mentale per l'argomento trattato.



   
 
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