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Autore: TittaH    08/07/2011    3 recensioni
Si può amare il prossimo fino all'annullamento di se stessi? Si possono rincorrere e realizzare i propri sogni? Si può definire vita, una vita di cui si sa già l'ora della fine?
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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21 - Viaggio

 

…Offrire il cuore, farsi capire, è questo solo questo il nostro motore…

 
 

La mattina non tardò ad arrivare.
Nadine non aveva chiuso occhio per la litigata con Shan e quest’ultimo non era stato da meno.
Arrivò all’ospedale alle nove di mattina e trovò la rossa in compagnia di MaryAnne che le stava facendo le ultime raccomandazioni.
“Non prendere freddo, non agitarti, non sforzarti, non mangiare se non riesci e se stai male le medicine e i calmanti sono nella tasca posteriore della borsa.”
Shannon sorrise di nascosto di fronte a tanta premura e cominciò a prendere le borse della sua ragazza, che si era alzata in piedi ed era presa a sgranchirsi le gambe.
“Va bene, mamma, non ti preoccupare!” le rispose Nadine, ridendo.
L’infermiera l’accompagnò fuori dall’ospedale e poi la lasciò nelle mani del suo compagno, che le cinse le spalle con un braccio.
Non le aveva dato neanche un bacio e lei soffrì per questo.
Entrò in auto, mentre il batterista caricava i bagagli, e trovò tutti seduti ad aspettarli: c’erano Jared e Emma, che si commosse a vederla finalmente in piedi, Tomo e Vicki, che si manteneva il pancione, e Joshua con Aurora accanto.
C’era anche Drake, il che la fece sorridere sommessamente; si sedette nel suo posto e attese l’arrivo di Shannon, che entrò e si sedette senza dire una parola.
Per tutta la durata del viaggio, che li portò dall’ospedale all’aeroporto, i due fidanzati non si erano rivolti la parola e il resto del gruppo era sorpreso, ma nessuno faceva domande.



Erano anni che non viaggiava in aereo e sinceramente aveva anche paura, da quello che ricordava.
Erano in prima classe ed erano stati disposti a due a due, tranne Drake che se ne stava accanto ad un’anziana signora dai capelli platinati.
Nadine aveva preferito sedere al posto lontano dalla finestra e Shannon le aveva risposto un ‘Okay’ freddo e distaccato.
Non ce la faceva più.
Odiava essere ignorata o maltrattata da chi amava, ma mentre stava per rispondergli sentì l’hostess annunciare il decollo.
Andò in panico appena sentì il rumore del motore e lo stomaco contorcersi; strinse forte il bracciolo della poltrona e chiuse gli occhi così forte da farsi male.
Respirava a fatica, ma il musicista non se ne accorse poiché guardava le nuvole al di là del vetro; Tomo parlottava col pancino di Vicki, Jared smanettava su quel dannato BlackBerry e Emma aveva finalmente trovato il momento adatto per riposare un po’.
Il suo ex marito e sua sorella erano troppo lontani, quindi l’unico era Drake, ma il caso volle che stesse dormendo.
Aprì gli occhi e le vorticò la testa.
“Oh, mamma…” sussurrò e il batterista si voltò per vedere cosa fosse successo.
La trovo rigida, con la mano stretta attorno al bracciolo e gli occhi sgranati; era pallida e respirava irregolarmente.
“Cosa succede? Stai male? Nadine!”
Si avvicinò di più alla sua donna e le strinse il viso tra le mani.
“Parlami, Nadine, parlami!” disse scuotendola leggermente, ma la vide balbettare.
Le porse un bicchiere d’acqua e la vide rinsavire lentamente.
Non smise neanche un attimo di guardarla e di carezzarle il capo, ma quando la vide sorridere si allontanò.
Nadine tirò su col naso e si alzò per andare in bagno.
Una volta arrivata davanti allo specchio, pianse, guardandosi negli occhi e non riconoscendosi nel suo riflesso.
Cos’era diventata?
Voleva vivere eppure era il ritratto della morte.
Cosa aveva fatto?
Si fece cogliere impreparata da un altro attacco di panico più forte, ma non aveva con sé né acqua potabile né calmanti.
Si sedette, aspettando che le sarebbe passata, e si massaggiò il cuore.



L’aveva fatta star male e non se n’era nemmeno accorto.
Non voleva comportarsi così, ma le parole che gli aveva detto gli rimbombavano nella mente e lo allontanavano da lei e dal suo cuore.
L’aveva fatta andar via, in bagno, in quelle condizioni.
Era tutta colpa sua e lo sapeva, ma l’orgoglio lo fotteva sempre.
Vide Jared fargli segno col capo di andare in bagno.
Aveva uno sguardo preoccupato e la paura incrementò quando una hostess bussò al bagno e chiese chi stava piangendo.
Si alzò in fretta, attirando l’attenzione dei suoi amici e degli altri passeggeri, e disse all’hostess: “Qui dentro c’è la mia ragazza ed è malata!”
La ragazza tirò fuori la chiave universale e quando la porta si aprì corse dentro, vedendo Nadine stesa sul pavimento.
“Amore mio! Cazzo, mi senti? Amore mi senti?”
Urlava così forte che gli uomini del gruppo si avvicinarono e rimasero sconvolti.
Videro Shannon con una Nadine morente tra le braccia, ma lei si sforzava di sorridere.
La fecero sedere e le chiesero di tutto.
“Cosa c’è?”
“Vuoi tornare a casa?”
“Stai bene?”
Le domande le vorticavano nella testa tanto che urlò.
“Fatela finita!”
Ansimò e prese un calmante con dell’acqua.
Si sentì sollevata e respirò a fondo, mentre gli altri attendevano una risposta.
“Ho avuto paura del volo. Tutto qui!”
L’aria si allentò e Drake sorrise, dicendo: “Come quella volta che andammo a Parigi e avevi paura che ci potessimo schiantare? Ricordo che baciasti le hostess e il comandante di volo per non averti fatto morire così brutalmente!”
Nadine rise a quel ricordo e rispose: “Sì, come a Parigi.”
Si lanciarono uno sguardo complice e tutto tornò alla normalità.
Shannon si sedette al suo posto accanto a lei e si voltò verso la sua rossa con un’espressione colpevole sul viso.
“E’… E’ tutta colpa mia, amore. Sono uno stronzo, ma le tue parole…”
Nadine si accoccolò sul suo petto e lui si sentì sollevato di quel contatto, stringendola a sé e baciandole i capelli.
“Quelle parole non erano mie e con questo non voglio giustificarmi, ma non ero io a parlare.” Alzò il volto quanto gli bastava per guardarlo negli occhi e si sentì a casa. “Mi perdoni?” sussurrò ad un centimetro dal viso del batterista.
“Sempre.” rispose, questi, avvicinandosi alle sue labbra e sfiorandole piano.
“Ti amo.” Aggiunse, poi, scatenando un ‘Aww’ generale che lo fece arrossire.
La donna sorrise e si mise comoda sul petto del suo uomo, addormentandosi.



Quando toccarono il suolo italiano era sera inoltrata.
Tutti insistettero per andare a dormire nell’albergo che avevano prenotato, ma Nadine chiese di poter andare subito al cimitero.
Tra i vari sbuffi accettarono e una volta davanti al cancello, la rossa chiese loro: “Posso raggiungere la tomba di mia nonna con mia sorella, per favore?”
Furono tutti felici di accettare e videro le due sparire dentro il cimitero.
Nonostante fosse sera, non avevano paura, anzi, sin da piccole avevano sempre amato addentrarsi nei posti bui di notte.
Raggiunsero una lapide che riportava il nome di ‘Aurora Nittis vedova Sweet’con accanto una bellissima foto sorridente della loro nonna.
Nadine si sedette di fronte ad essa e fece segno alla minore di imitarla.
“Eccoci qui, nonna.” cominciò, trattenendo a stento le lacrime. “Volevi sempre vederci unite e so quanto dolore ti abbiamo causato con il nostro allontanamento, ma ho capito che le colpe in questa storia le ho anch’io, perché sono sempre stata testarda, egoista e impulsiva e non mi fermavo mai a pensare a delle possibili ripercussioni sulle persone che mi sono vicine.”
Stava ormai piangendo quando sentì il tocco caldo, della mano della sorella, lambirle la spalla.
“Avrei dovuto starti vicina io, Nadine, perché io sono la tua famiglia e io so quello che hai dovuto passare; ma se per tutti questi anni non sono venuta da te di persona è perché non volevo che ti agitassi e complicassi il tuo stato. Sono stata una cretina perché non dovevo rubarti il marito e nemmeno combinare guai con Shannon, che ti ama, ma io non accetto che tu debba morire di un male che si potrebbe allontanare. Avresti potuto laurearti, sposarti, avere dei figli…”
Si abbracciarono in lacrime e una folata di vento si alzò, chiaro segno che la loro nonna aveva gradito quel riavvicinamento.
Si alzarono, si avvicinarono alla tomba e diedero un bacio con la mano.
“Ci vediamo presto, nonna.” disse la maggiore delle sorelle, scatenando il pianto più forte dell’altra che si aggrappò alle sue spalle.
Uscirono dal cimitero così, abbracciate e piangenti, raggiungendo gli altri che le stavano aspettando.
Con la macchina che Shannon aveva fatto mandare dall’America all’Italia, raggiunsero l’albergo e andarono tutti in stanza di Nadine, come lei stessa aveva chiesto.
Si sedettero sul letto e attesero che la rossa parlasse.
“Io devo ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me, per tutti i perdono e per tutta la pazienza che avete avuto, soprattutto voi.” disse, indicando Emma e Vicki. “Emma, tu per me sei come una mamma, quella che non ho mai avuto, e devo solo a te la mia forza e la mia audacia nell’affrontare questo brutto momento.”
La bionda abbracciò l’amica e piansero, generando la commozione generale.
“Ti voglio bene, rossaccia!” rispose tra le lacrime la segretaria, appollaiandosi tra le braccia di Jared.
“Vicki, sei l’amica che ogni ragazza vorrebbe, sei spiritosa, geniale, mi fai ridere e poi sei bellissima e lo sarai anche quando sembrerai una boa e mi dispiace non poterci essere in quei momenti a prendermi gioco di te…”
Interruppe il discorso, rotto dai singhiozzi, e sentì le braccia della futura mamma attorno al collo.
“Ci sarai, sempre, amica mia. Sempre!”
Le accarezzò la pancia e in quel momento piansero tutti e Shan scappò in bagno.
Nadine assistette alla scena e decise di continuare per lasciarlo sfogare da solo.
“Aurora, con te ho chiarito e non serve ripetermi, ma per gli stessi motivi che ho perdonato te, perdono anche Joshua, perché alla fine è stato un bravo marito e non mi ha mai fatto mancare nulla. Il divorzio è venuto anche per colpa mia e della mia testardaggine, ma si sa che era destino.”
Il moro si limitò ad asciugarsi le lacrime e a baciarle una mano.
“Ora arriva il momento duro…” ammise sorridendo tra le lacrime.
Si mise tra il cantante e il chitarrista e li abbracciò.
“Come farò senza di voi?” iniziò, ma non poté proseguire perché vide Tomo piangere e Jared mangiarsi un’unghia per la crisi isterica che gli era presa.
Abbracciò prima il croato e poi il biondino, continuando il discorso.
“Mi mancheranno i pomeriggi con voi, che mi facevate ridere col solletico e con le vostre battute, ma soprattutto mi mancheranno i mini concerti in mio onore. Mi mancherete!” finì, abbracciandoli di nuovo.
“Manche-eh-rai tu a-ah noi…” singhiozzò Jared sul suo collo.
“Un miracolo… Un mi-miracolo avevo-oh chiesto!” urlò Tomo stringendola a sé.
Nadine li baciò entrambi e carezzò nuovamente il pancino di Vicki ammettendo: “E’ lei il miracolo, ricordatevelo!”
Si alzò dal letto e sentì un rumore provenire dal bagno.
Si affrettò ad entrare e vide le saponette e i vari aggeggi del bagno rovesciati sul pavimento.
Si avvicinò all’uomo inginocchiato e lo abbracciò da dietro, rabbrividendo per il bacio sul polso che le diede.
Lo girò verso di sé e lo bacio profondamente, stringendogli il viso tra le mani.
“Okay?” disse soltanto, consapevole che quel bacio valesse più di mille parole.
Ritornarono dagli altri e Nadine riprese il discorso che, questa volta fece a Drake.
“Tu, nonostante tutto, sei il mio fratellone, sei la mia vita e senza di te io sono insignificante. Ti ringrazio di tutti gli anni che mi hai dedicato, di tutta la disarmante pazienza che hai avuto e soprattutto grazie perché ci sei sempre stato. Però devo anche chiederti scusa perché avrei potuto seguire i tuoi consigli disperati, ma non era destino. Sarei dovuta morire e accadrà, così come con tutti.”
Andò verso l’amico che la strinse a sé e le sussurrò “Grazie a te per tutta la felicità e la forza che mi hai dato. Sei la mia nota di positività, Dì. Ti amo davvero!”
Si baciarono a stampo e si staccarono.
Si voltò verso Shannon e tutto sparì intorno a lei; non c’era più nessuno e non c’era più niente.
Aveva persino dimenticato il discorso che si era preparata.
Si andò ad accoccolare fra le sue braccia e lui la strinse a sé con tutta la dolcezza del mondo, volendola proteggere da tutto e tutti.
“Potete lasciarci soli, per piacere?” chiese al gruppo che capì e se ne andò augurando la buonanotte.
Rimasero soli, seduti al centro di quel letto, uno di fronte all’altra.
Le loro mani si sfioravano e si intrecciavano, incastrandosi perfettamente.
Lei sorrise e lui tirò su col naso.
“Amore, basta piangere. Sono qui, adesso.”
Lui l’attirò a sé e le baciò la fronte asciugandosi le lacrime.
“Adesso sei qui, ma fra qualche giorno potrà essere finito tutto e io sarò solo. Come farò quando vorrò un tuo bacio o quando vorrò sentire la tua voce?”
Non voleva raccontarle del suo piano, perché lei non sarebbe stata d’accordo e si sarebbe rovinato il momento, ma quelle frasi che aveva appena detto le pensava davvero.
Se non fosse stato possibile come avrebbe fatto?
Shannon si lasciò cullare dalle sue braccia e si stese, quando lei lo spinse verso il materasso.
Si mise sopra di lui e gli baciò il petto coperto dalla t-shirt.
“Se avrai bisogno di me, basta che chiudi gli occhi e mi pensi e io sarò lì, per te. Oppure accarezza il pancione di Vicki e mi chiamerai. Sarà il nostro segnale!”
Lo baciò teneramente sulle labbra e si lasciò trasportare dal momento.
Gli tolse la maglia, avventandosi sul petto che divorò famelica, mentre lui le sfilava via il vestito a fiori che indossava rimasero in intimo e il moro capovolse la situazione mettendosi su di lei e scese con le labbra dalla fronte, al naso, alle labbra, al mento, poi giù sul collo- facendola rabbrividire-, poi sulle spalle, sul petto, e si soffermò sui seni. Sganciò il reggiseno e baciò i suoi capezzoli mentre lei gli passava le dita sulla nuca, mandandolo al settimo cielo.
Nadine invertì le posizioni e gli leccò le spalle, scendendo verso i capezzoli che morse leggermente, facendolo gemere. Lui le toccava i glutei e lei lo baciava sulle labbra lasciando scontrare le loro lingue.
Shannon la mise sotto di sé, carezzandogli la schiena e le tolse gli slip, mentre sentiva anche i suoi boxer finire sul pavimento, non procurando alcun rumore.
La osservò in viso e le sembrò una dea scesa sulla terra solo per lui.
La rossa lo guardava e capì la sua incertezza.
“Ho paura di farti male.” ammise il batterista baciandole la mano sinistra che prese a tremare piano.
Lei gli prese il volto tra le mani e li fece rotolare in modo da troneggiare sul corpo del suo compagno.
“Lasciati andare, amore mio. Amami, per l’ultima volta.”
A quella richiesta gli occhi del batterista si riempirono di lacrime e, una volta posta sotto il suo controllo, la penetrò dolcemente guardandola negli occhi e carezzandole le labbra.
“Così, amore, così!” gemeva Nadine sotto di lui, abbracciando i suoi pettorali.
Shannon continuava a spingere piano, ma sentì una nuova sensazione in lui che gli pervase il cuore e prese ad ansimare tra le lacrime.
“Non finirà, mmmh, non finirà!” gemette sulle sue labbra carnose.
Lei gli graffiò le spalle e gli baciò il petto, piangendo e ansimando, mentre lui la penetrava più forte tenendola delicatamente per i polsi.
“Vieni, Shan, vieni. Ti prego, amore mio, vieni!” sussurrava Nadine mordendogli le labbra in preda ad un orgasmo che non tardò a raggiungere anche Shannon, che si accasciò su di lei stremato.
Si misero l’uno accanto all’altra, avvolti dalle coperte, e lui giocava coi suoi capelli, mentre lei giocava con le dita della mano libera.
“Ti amo, Nadine.” esordì all’improvviso.
Lei lo baciò ad occhi chiusi e sbadigliò piano, stanca.
“Ti amo, Shannon.” rispose, addormentandosi tra le braccia del suo sogno.

  
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