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Autore: thequeenofdrama    09/07/2011    3 recensioni
La sua voce è sempre la stessa, vivace e squillante, come i suoi limpidi occhi azzurri pieni di una luce che Stefan non aveva mai più ritrovato in nessuno sguardo che aveva incrociato il suo. Quanti anni erano passati? Quasi una ventina forse. Ovviamente non per lei, come non erano davvero passati per lui.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Altra fic nata per il TVG!Fest... Sempre perchè leggo un prompt e mi viene l'ispirazione improvvisa. Questa volta il prompt che ho scelto è: Caroline/Stefan - "Sai, avevo una cotta per te, al liceo" "Non me ne ero proprio accorto". E si saaaaa quanto io trovo wubbosi questi due, l'idea mi è venuta subito e non ho resistito. Non so quanto entrambi siano rimasti IC, ci ho provato, cmq. La storia è ambientata una ventina di anni dopo che la serie sarà finita XD Così, perchè una future fic ogni tanto serve XD Critiche, commenti, annotazioni, tutto sempre be accetto ;)


BLESS THE BROKEN ROAD
 

Every long lost dream led me to where you are
Others who broke my heart they were like Northern stars
Pointing me on my way into your loving arms
This much I know is true
That God blessed the broken road
That led me straight to you

 

Il locale è pieno di fumo e pregno di odori mischiati tra loro, alcool, sudore, profumi scadenti. I sensi ipersviluppati di Stefan dovrebbero essere seriamente disturbati da tutto ciò, ma il vampiro se ne sta seduto al bancone, con un bicchiere di liquido ambrato tra le mani, e niente sembra scalfirlo davvero. Finchè.
 
Un profumo di fragola familiare e un turbinio di boccoli biondi gli sfrecciano accanto, ed è un attimo, la sua mano blocca un polso sottile, pronto all’ennesimo scambio di persona, come ogni volta che aveva creduto che. “Stefan!”

La sua voce è sempre la stessa, vivace e squillante, come i suoi limpidi occhi azzurri pieni di una luce che Stefan non aveva mai più ritrovato in nessuno sguardo che aveva incrociato il suo. Quanti anni erano passati? Quasi una ventina forse. Ovviamente non per lei, come non erano davvero passati per lui.
 
Prima che possa trovare il tempo di risponderle, le braccia di lei si allacciano intorno al suo collo e quel corpo sottile si scontra con i muscoli del suo petto, mentre Stefan non può far altro che ricambiare timidamente la stretta ed inspirare più forte quel profumo che è così tanto Caroline Forbes.
 
Si scosta da lui sorridendo, di quel sorriso dolce che adesso Stefan si rende conto di non aver mai davvero dimenticato, e fa un leggero salto battendo le mani, ricordandogli la ragazzina entusiasta di un ventennio fa. “Stefan! Cosa ci fai tu qui? Non credevo che i locali alla moda fossero il luogo adatto ad una fronte corrucciata!”. Afferma lei scettica, sollevando un sopracciglio, e Stefan non può fare a meno di sorridere, chinando appena la testa.
 
Lei lo trascina verso un tavolino in un angolo, un posto più tranquillo per chiacchierare, o meglio, per essere ascoltata, mentre snocciola veloce uno dopo l’altro tutti gli aneddoti più assurdi della sua vita dopo che aveva lasciato Mystic Falls. Stefan ride a più riprese, rilassandosi sul divanetto, le braccia incrociate sul petto e lo stomaco che gli fa quasi male per le risate eccessive. Qualche volta viene raggiunto da un’occhiataccia di Caroline, perché non può ridere proprio di quell’avvenimento, è stato così imbarazzante, ma più lei lo racconta, più lui si piega in avanti, scosso da un tremito divertito.
 
Caroline si ferma, dopo quella che pare un’eternità, ma forse non è più di un’ora, e inizia il suo interrogatorio, ma la vita di Stefan è monotona e banale e non c’è poi molto da raccontare. Che senso ha rovinarle la serata parlandole di quanto si senta solo, ogni giorno, ogni notte, dello sforzo sovrumano che fa per mantenersi sulla retta via, senza nessuno accanto che lo sostenga o lo incoraggi, senza Elena, senza Damon, senza di lei.
 
Stefan resta sul vago e nemmeno lo sguardo sospettoso della sua vecchia amica riesce a farlo sbottonare, d’altronde è sempre stato molto bravo con la riservatezza. Cambia argomento, ordinando qualcosa da bere, e poi qualcos’altro ancora e ancora.
 
“Adoro questa canzone!” Caroline balza in piedi e gli afferra le mani, trascinandolo su con lei, ricorrendo slealmente alla sua forza da vampiro. “Balliamo!”. Ogni protesta di Stefan è prontamente bloccata dal dito di lei, che si posa delicato sulle sue labbra, lasciandosi dietro un brivido che scuote Stefan inaspettatamente.
 
La musica è latina e sensuale e non è assolutamente paragonabile agli innocenti lenti che hanno ballato qualche volta alle feste del liceo. C’è qualcosa di peccaminoso, quasi, nel modo in cui Caroline muove i fianchi a ritmo con i suoi, nei movimenti circolari del bacino di lei, che gli sembrano quasi un preludio a. Stefan scuote la testa, cercando di riguadagnare un po’ di controllo, ma è difficile ora che le sottili dita di lei gli passano tra i capelli e i loro nasi si sfiorano impercettibilmente.
 
“Sai, avevo una cotta per te, al liceo.” Gli confessa Caroline con la voce leggermente impastata. Essere un vampiro le permette di non essere mai veramente ubriaca, eppure la testa le gira, ma la ragazza non sa se effettivamente è solo per colpa dell’alcool che ha ingerito.

Se ne stanno semisdraiati nella decappottabile di lei, a guardare il cielo, appartati su un belvedere stranamente privo di coppiette che cercano la loro privacy. Stefan ha ancora le braccia incrociate sul petto, mentre quelle di Caroline sono poggiate dietro la testa.  “Ah si? Non me ne ero proprio accorto.”
 
Stefan per punizione si becca uno scappellotto sulla nuca che lo fa quasi sobbalzare in avanti. “Ouch.” Si lamenta lui, massaggiandosi piano il collo. “Te lo sei meritato.” Gli risponde lei con un finto broncio. “Bè, non è che tu abbia mai fatto qualcosa per non farmelo notare.” Ride lui, ricordandosi le avances della biondina la prima sera che si erano conosciuti.
 
“Diciamo che ai tempi non pensavo molto prima di agire.” Risponde Caroline con un gesto vago della mano. “Ai tempi?”. Stefan la stuzzica ancora e, per risposta, ottiene un altro schiaffo, stavolta sul braccio. “Ne hai ancora per molto, Mr. Salvatore? Perché sai, potrei farti davvero male.”
 
“Si? Ti ricordo che ho almeno il triplo dei tuoi anni.” “Mi stai sfidando?” “Vuoi scommettere?” E prima che possano accorgersene, si ritrovano a rotolare sul prato accanto all’auto, in un vortice impetuoso di polvere ed erba, in una lotta chiaramente impari, visto che poco dopo Caroline si ritrova bloccata sotto il corpo muscoloso di Stefan, le mani sopra la testa intrappolare tra quelle di lui.
 
“Che fine ha fatto la tua dieta a base di conigli?” Gli domanda imbronciata. “Messa da parte da quando ho imparato finalmente a controllarmi.” Le labbra di lei si schiudono in una “O” di stupore. Stefan potrebbe anche lasciarla andare, adesso che ha vinto la sua scommessa, ma si rende conto che non ha poi voglia di farlo, adesso che il respiro affannato di lei si mischia con il suo e il profumo di fragola è di nuovo talmente intenso da poterlo stordire.
 
Si china leggermente, avvicinando il viso a quello di Caroline e lei non si ritrae, anzi, segue l’iniziativa di lui  e si incontrano a metà strada, i nasi che si sfiorano di nuovo, come qualche ora prima sulla pista da ballo. C’è un’elettricità nuova nell’aria e Stefan si chiede se è poi davvero una novità o se è semplicemente qualcosa che avevano sempre tenuto da parte per il bene comune. Un bene comune che ha smesso di esistere molto tempo fa.
 
“Mi sei mancato, Stef.” Sussurra lei, sorridendo. Le mani di Stefan lasciano la presa dei suoi polsi per accompagnare un ciuffo biondo dietro un orecchio. “Mi sei mancata anche tu.” E le vorrebbe dire mille altre cose, approfondire quella frase, spiegarle che non si era sentito di nuovo così felice e spensierato e leggero da vent’anni. Da quando si erano detti addio in un giorno di sole con la segreta speranza che fosse solo un arrivederci.

Per una volta, però, Stefan decide che non ha voglia di parlare. Ha sempre parlato troppo, hanno sempre parlato più del dovuto anche quando non ce n’era davvero bisogno. Perciò fa l’unica cosa giusta da fare, l’unica cosa che ha voluto da quando l’ha rivista, o forse qualcosa che desiderava già vent’anni prima, ma per la quale non aveva mai trovato il coraggio. La distanza tra i loro volti si azzera e finalmente Stefan può assaporare quel profumo di fragola che si era sempre limitato a inspirare più forte ogni volta che lei gli era vicino.
 
Si ritrova così, con la schiena sull’erba umida e lei su di sé che divora le sue labbra con furia selvaggia, come se avesse finalmente il permesso di esaudire un desiderio a lungo tenuto segreto.  E si accorge, Stefan, che non c’è più nemmeno una piccola parte di sé che avverte la solitudine, che forse tutte le strade sbagliate in cui si è ripetutamente imbattuto erano solo un percorso ben definito che lo ha guidato proprio qui. A questo momento. A questa notte. A Caroline.

   
 
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