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Autore: Sara_tvd    09/07/2011    1 recensioni
One-shot per concorso "One shot dell'estate"
Tratto dal testo:
“E ora io ti farò il regalo più grande,i tuoi sensi si apriranno dinanzi ad ogni minimo stimolo e tu potrai scoprire la differenza tra vero e finto,tra inverno e estate”
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’altro volto dell’estate

Per il concorso “One-shot dell’estate”
 
Pam osservava pigramente il mondo attraverso i suoi occhiali da sole dalla montatura rotonda o come li chiamava lei “a faccia da mosca”.
Se ne stava sdraiata al sole,languidamente distesa sul suo asciugamano,respirando l’aria salata e crogiolandosi al tocco della lieve brezza che soffiava fin troppo lentamente per poterne avere beneficio.
Aveva i capelli biondi legati in una coda alta sulla testa e un costume rosa talmente appariscente da attirare l’attenzione di ogni singolo passante sul bagnasciuga,non che le dispiacesse ma la situazione stava cominciando a farsi seccante.
Aveva voglia di un gelato ma era troppo stanca – o forse era semplicemente pigra – per abbandonare il suo angolo di paradiso.
Sentì un movimento alle sue spalle e si ritrovò in mano un cono gelato con i suoi gusti preferiti.
Il suo sguardo vagò attorno alla ricerca del misterioso salvatore ma,non riuscendo a intravedere nessuno né davanti né dietro di lei,si lasciò andare al freddo piacere del gelato sulla lingua.

Qualche ora dopo tornò a casa con la strana sensazione di essere seguita ma non ci fece troppo caso.
Abbandonò le scarpe vicino alla porta del suo misero appartamento e accese l’aria condizionata.
Andò a farsi la doccia per levarsi l’odore di salsedine da dosso. Una volta uscita dal bagno notò una piccola busta adagiata sul suo letto.
Non si chiese nemmeno come fosse arrivata lì ma,spinta dalla curiosità,l’aprì e si affrettò a leggere le poche righe scritte su un foglio rosa confetto.

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Everything is better when the sun goes down.
 

Raggiungimi alle ventitré, questa notte, in spiaggia.
 
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Nessuna firma,nessun segno,niente.

Notò una certa similitudine nella prima frase con quella di una canzone che l’aveva assillata l’estate scorsa e di cui non ricordava il titolo.

Era sempre stata incosciente,forse fin troppo stupida per avere paura,ma quell’invito un po’ macabro e molto misterioso la allettò,pensò si trattasse di uno scherzo,forse di una bravata di quel Mike,quello che il mese scorso aveva disperatamente tentato di portarla fuori a cena.
Ridacchiò sadicamente ripensando alla smorfia del suo viso dopo che lei gli aveva freddamente risposto con un “no” secco,sputandogli velenosamente quelle parole in faccia,senza sensi di colpa nonostante lui non le avesse fatto niente.
 
                                                                   •••
 
Erano le ventitré. Si trovava in spiaggia,i piedi a contatto con la sabbia umida,solo la luna a rischiarare le ombre che si stagliavano sul fondo silenzioso. Non c’erano comitive a fare falò e nemmeno coppiette a baciarsi romanticamente.

Iniziò a sentirsi inquieta.

Forse non è stata una buona idea venire pensò fra se e sé.

Sentì dei rumori alle sue spalle,si voltò ma non vide nulla.
“Mike?” chiamò esitante.

Un altro fruscio,sempre più vicino,fu l’unica risposta.
Indietreggiò nervosamente chiedendosi come mai avesse deciso di venire.
Sentì una presenza fredda alle sue spalle e in una frazione di secondo si ritrovò a terra,con una mano dalle dita affusolate ferma sulla sua bocca a impedirle di urlare.
Tentò di divincolarsi ma fu inutile,il suo aggressore sembrava una statua,un imponente monumento. Nel buio riuscì a scorgere solo due enormi occhi grigi e il profilo di un paio di spalle larghe.

Lui puntò le sue iridi in quelle di lei e bisbigliò dolcemente:
“Tu rimarrai ferma qui”

Poi la lasciò,con delicatezza,come si fa con un cucciolo.
E lei non si mosse,rimase immobile,ammaliata dal fare suadente e allo stesso tempo spaventoso di lui.
Una particolarmente rapida forma della sindrome di Stoccolma? No,era più di questo.
Era vigile,il suo istinto le gridava di correre,di scappare,ma il suo corpo si rifiutava,una parte della sua mente era completamente rapita,distaccata dai limiti di un corpo terreno.

“Sai cos’è che mi piace dell’estate?” domandò lui ciondolando leggermente avanti e indietro.

Lei scosse la testa,osservandolo dal basso,seduta tra la sabbia.
Lui si leccò le labbra fissando un punto lontano,non in un preciso spazio ma indietro,nella sua memoria.

“L’atteggiamento non curante della gente,il cambiamento delle sensazioni e dei modi di fare legato unicamente a... a cosa poi,ad una data di calendario?” scoppiò a ridere:dalle sue labbra proruppe una risata cupa,grottesca,spaventosamente animale.

Lei si limitava ad osservarlo senza commentare,squadrando tutto ciò che i flebili raggi lunari mettevano in risalto alla sua vista: ogni tanto qualche tratto del volto,la silouette del suo corpo,il taglio dei capelli.

“Sai cosa mi ha fatto accorgere di te?” chiese,senza togliersi dal volto un sinistro sorrisetto arrogante.

Non fece in tempo a proferire parola che si rispose da solo:
“La tua freddezza,il tuo essere spietata nei limiti in cui la tua umanità ti vincola,ovviamente;sai,mi ricordi me da giovane,quanto tempo è passato” sospirò con nostalgia.

Inspirò profondamente l’aria con fare sognante,come se sentisse qualcosa che Pam potesse solo lontanamente immaginare. Probabilmente l’odore dei ricordi.

“Se tu diventassi come me…se tu ti liberassi della tua inutile mortalità…scommetto ti divertiresti un sacco!” esclamò sprizzando un breve barlume di eccitazione con quella sua voce magnetica.

“Nei libri che trattano di quelli come me c’è sempre il protagonista che si lamenta di com’è,combatte la sua natura e finge di essere chi non è”

Lei era assorta dalle parole di quello strano monologo e non sembrava fare caso al frenetico agitarsi delle mani dello sconosciuto.

“Invece è semplice essere così,essere potenti,sentirsi invincibili” balzò verso di lei lasciandola senza fiato.

“Fare gli adulatori,corteggiare,andare a caccia” sussurrò accarezzandole il viso.

“Per poi togliersi la maschera e azzannare la preda fino a che non senti la vita abbandonare il suo corpo” disse aumentando il tono della voce e stringendo la mano intorno alla sua gola.

La lasciò andare ridendo mentre lei tossiva e boccheggiava.

“Ho bisogno di una compagna di giochi…e tu sembri una a cui piace giocare” fece rimanere le parole fluttuanti nel vuoto,forse in attesa di una risposta.

Lei lo guardò con le labbra socchiuse senza sapere che dire ma prima che una sola sillaba le abbandonasse le labbra lui era già dietro di lei e proseguì il suo discorso.

“Ti piace l’estate vero? Piace a tutti…fa dimenticare le paure e la tristezza,ti sussurra con fare sibillino,ti inganna e ti promette che quelle brutte sensazioni non torneranno più. E tu stupidamente, come ogni essere umano, ci credi perché l’illusione di una vita perfetta e ben più affascinante rispetto alla messa in piazza di quanto sia inutile e patetica la tua vita” si fermò sfumando pian piano le parole,dando loro un sapore unico e speciale.

Le avvicinò le labbra all’orecchio e le sussurrò:
“E ora io ti farò il regalo più grande,i tuoi sensi si apriranno dinanzi ad ogni minimo stimolo e tu potrai scoprire la differenza tra vero e finto,tra inverno e estate

Ci fu un unico lampo di luce davanti agli occhi di lei,un dolore così lancinante e profondo da non poter essere descritto.
 

Si svegliò urlando.
Batté le palpebre un paio di volte.
Era nel suo letto,sudata dalla testa ai piedi.
Da sola nella sua camera da letto con la voce del presentatore del telegiornale e il famelico ruggire delle pale del ventilatore.
Si concesse tre profondi respiri,poi sussurrò:
“Grazie patetica estate che nascondi la sofferenza e la tramuti in momentanea gioia” 

   
 
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