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Autore: Carol24    09/07/2011    3 recensioni
Una one-shot sui Fondatori. Il momento della creazione del Cappello Parlante che regala ai quattro Fondatori uno scorcio di se stessi.
Classificatasi quinta (su più di quindici partecipanti) al "Be a judge!" contest. E vincitrice del Premio Originalità.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Serpeverde, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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L’Io


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Le loro mani erano rugose, le schiene curve e i visi rattrappiti dal tempo che inesorabilmente avanzava. I quattro anziani erano disposti l’uno accanto all’altro, circondavano un grosso scranno di pietra su cui era adagiato un cappello. Non uno qualunque, ma il cappello appartenente a Godric Grifondoro. Fu proprio quest’ultimo a impugnare per primo la bacchetta; seguito, poi, da Tosca Tassorosso, accompagnata dal leggero svolazzo della veste azzurrina, Cosetta Corvonero, il braccio teso e immobile e, infine, Salazar Serpeverde: la bacchetta leggermente più in alto rispetto alle altre.
Fissavano intensamente l’innocuo cappello, di ottima fattura, adagiato sulla roccia.
Nessuno di loro parlò ma, in silenzio, sembravano attendere il momento opportuno per agire, come se stessero aspettando che si rivelasse ai loro occhi saggi o, forse, che giungesse alle loro orecchie.
Nulla di ciò accadde, nulla disturbò la quiete che come un velo era posata su quel luogo.
Eppure, quanto tempo dopo era impossibile dirlo con certezza, il quartetto intonò una litania formando un’unica potente voce.
Vittima del sortilegio era proprio il cappello: s’innalzò in aria quando le scie dorate scaturite dalle quattro bacchette lo colpirono e si posò di nuovo sullo scranno, non appena la quiete tornò a regnare su di loro.
Godric mosse un passo verso la roccia, qualcosa sembrò mutare nell’aria quando il mago si allontanò dagli altri: la magia, fino a poco prima concentrata in quei quattro corpi corrosi dal tempo, si disperse. Tese una mano e afferrò il cappello: se lo rigirò tra le mani con curiosità che divenne, poi, perplessità nel non constatarvi alcun cambiamento.
- Credo che dovresti indossarlo, Godric. – affermò Tosca accostandosi a lui.
Godric non esitò e con un movimento fluido lo indossò.

La nascita del Cappello fu un misto di suoni, echi che gli palpitavano addosso, e di silenzio.
Appena fu in grado di formulare dei pensieri si accorse di aver già collezionato una manciata di ricordi. Il primo tra tutti, il più recente, era una nenia che ancora gli echeggiava sulla preziosa stoffa di cui era fatto. Si susseguiva a questo una luce dorata che l’aveva avvolto; poi, il freddo della pietra su cui era appoggiato e, infine, il calore di mani che gli erano familiari.
Solo quando sentì di esser calato su una testa, anch’essa familiare, scoprì di essere in grado di articolare quei pensieri, che lo inondavano di domande e ricordi, in parole.

Godric Grifondoro. È questo il tuo nome, vero? Percepisco i più intimi dei tuoi desideri, i più segreti dei tuoi sogni, i più onesti dei tuoi propositi. Affluiscono in me spogli di ogni menzogna e puri quanto il tuo cuore. Se solo potessi sentire anche tu ciò che sento io, Godric: la tua essenza.
Come dici? Oh, è per questo che sono stato incantato? Sondare le anime di giovani studenti è il mio compito? So per certo che non menti, Godric. Sarò onorato di addossarmi questo arduo fardello, arduo, ma esaltante… È questo che vuoi sapere, Godric, com’è la tua essenza? Oh, io credo che meglio di te nessuno potrebbe saperlo. Oh, beh, se per te è davvero importante, farò di meglio che dirtelo: te lo mostrerò.

Davanti a sé correva, pareva verso l’infinito, un corridoio sulle cui pareti si aprivano decine, centinaia, migliaia di porte l’una di fronte all’altra. Erano porte di legno grezzo, non molto grandi. E, in lontananza, riusciva a scorgere l’uscita da cui filtrava la luce del sole. Non ebbe bisogno d’istruzioni, sapeva che il suo unico scopo era quello di percorrere il corridoio e uscire. Nulla di più. Raddrizzando le spalle Godric si mise in cammino, la mano appoggiata, come d’abitudine, sull’elsa della spada infoderata. Non incontrò pericoli mentre avanzava con audacia e vedeva l’uscita avvicinarsi sempre più. Stava  varcando la soglia, un piede alla luce e uno ancora indietro, nell’oscurità, quando con un possente ruggito avvistò un drago volargli incontro. Senza timore uscì allo scoperto e sguainò la spada: pronto ad affrontare il pericolo. La lama affilata contro la dura scorza del corpo squamoso, il fuoco bruciante, Aguamenti, a questo pensava Godric nel momento in cui tutto sfumò. Il drago si dissolse nell’aria, la luce del sole, il corridoio appena percorso: non c’era più nulla. E, di nuovo, il Cappello parlò.

È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.

Un attimo dopo Godric si sfilò il Cappello e, pensieroso, rimase a fissarlo.
- Allora? – gli domandò Salazar, scrutandolo in viso.
- Ha funzionato. Provate voi stessi. – rispose Godric porgendo il Cappello a Tosca, la più vicina a lui.

Tosca Tassorosso. È questo il tuo nome, vero? Forte è la  tua tempra e sani sono i tuoi principi.
Una luce nel buio. Quel che è giusto è giusto potrebbe essere il tuo motto! Non perdi di vista la realtà e i tuoi pensieri sono tutt’altro che frivoli, ma concreti.
Non è certo un’esagerazione, la mia! Ma se proprio vuoi esserne sicura, lascia che ti mostri ciò che sei, anche se tu già lo sai.


– Oh! – esclamò Tosca guardandosi attorno: un lungo corridoio, diverse porte e un’uscita lì in fondo. Senza pensarci troppo, ma neanche poco, s’incamminò verso la lontana apertura.
Con diligenza impugnò la bacchetta e ogni tanto mentre avanzava mormorava qualche Gratta e netta, ma non si fermava, poiché conscia di dover semplicemente lasciare quel corridoio.
All’aria aperta un piacevole profumo di rose selvatiche le arrivò alle narici e ne trovò un bel gruppetto proprio lì, accanto a lei. Accarezzò leggermente i petali di una rosa e già le era venuta una gran voglia di occuparsene. Formulato questo pensiero, vide per prima l’erba, poi gli alberi, il cielo e, infine, le rose dissolversi e sentì il Cappello cantare.

O forse è a Tassorosso la vostra via,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.

Tosca si tolse il cappello e subito lo posò tra le mani di Cosetta.

Cosetta Corvonero. È questo il tuo nome, vero? Ma quali bei pensieri ordinati! Mille progetti, mille idee! Ma quanto ingegno che vedo!
Come prego? Oh, il piacere è tutto mio, Cosetta. Che emozione, scrutare il tuo cuore. C’è tanto di uguale e tanto di differente da quello di Godric, lo sai?
Il colore è diverso, le paure son diverse, ma la passione, oh sì, quella è la stessa!

No, non sono invadente, sono me stesso e ora ti mostrerò te stessa, Cosetta.

Con stupore Cosetta si ritrovò davanti a quello che sembrava un interminabile corridoio.
Una fuggevole occhiata le bastò per memorizzare i più insignificanti dettagli: le ragnatele sui muri, i nodi del legno delle porte che si affacciavano sul corridoio e qualche insetto che passava lì intorno.
È più che evidente che mi trovo semplicemente nella mia mente, pensò Cosetta avanzando di un passo, devo solo attraversare il corridoio e uscire. Forse non ho davvero bisogno di attraversarlo.
Un attimo dopo si ritrovò alla luce del sole: davanti a lei si estendeva una distesa erbosa e in lontananza intravedeva una macchia di alberi. Poco prima che tutto si dissolvesse Cosetta si guardò indietro e sorrise nello scorgere il corridoio vuoto.

Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.

Venne il turno di Salazar di provare il Cappello.

Salazar Serpeverde. È questo il tuo nome, vero? Tu sì che sei sveglio! Io vedo un gran potenziale, ma ancor di più è la furbizia!
Non manchi certo di onore, ma di molti segreti hai riempito il tuo cuore! Oh, aspetta! Non vuoi scorgere anche tu, un pizzico di te stesso?
Non essere scettico, non sto affatto mentendo. Se non vedi non credi? Oh, beh, detto fatto.


Pronunciate queste parole, Salazar non si stupì più di tanto quando, guardandosi attorno, si accorse di trovarsi all’inizio di un lungo corridoio.
Devo uscire, pensò  Salazar, ma non voglio farlo seguendo la via principale.
Raggiunse la porta a lui più vicina e tirò fuori la bacchetta: – Alohomora. –, ma dietro di essa si celava una stanza vuota. Ne aprì molte altre, scoprendo ogni volta che non conducevano da nessuna parte, finché alzando lo sguardo non si accorse di essere a pochi passi dal varco da cui entrava la luce solare. Un sorriso enigmatico gli affiorò sulle labbra, mentre pensieri poco piacevoli gli attraversavano la mente. Forse, il Cappello aveva voluto insegnargli una morale? Dargli una lezione di vita? Tanto tempo perso a cercare una scorciatoia ed era arrivato all’uscita.
Non mosse un passo ma, paziente, attendeva. Sorrise ancora, stavolta però il suo gesto aveva ben altri significati: comprensione e astuzia. Un’ultima porta avrebbe dovuto aprire, vi si posizionò davanti e ripose la bacchetta nella veste. La porta, improvvisamente, sparì svelando la Camera dei Segreti. Salazar pronunciò alcune parole in serpentese e al suo richiamo il Basilisco si diresse verso di lui. Stava per spostare lo sguardo prima di incrociare quello mortale del suo fedele compagno quando ciò che gli stava intorno iniziò a perdere consistenza e il Cappello a intonare una melodia. In quel preciso istante Salazar si sfilò il Cappello.
Sono l’unico che può controllare la mia mente, Cappello Parlante. 

O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!


* * *


Questa shot è stata scritta per il "Be a judge!" contest. =) Un'idea splendida di Fabi_ e Payton, in questo contest abbiamo ricevuto, oltre a  il giudizio delle giudiciE, anche quello di altre tre partecipanti al contest e nel mio caso Only, Ross e aGnEsNaPe che ringrazio ancora! <3 La traccia che mi era capitata era "i Fondatori", inizialmente mi aveva lasciata un po' perplessa. Pensando ai fondatori subito mi venne in mente Salazar e il basilisco, ma mi sembrava troppo banale, e poi la "nascita" del Cappello. In giro in internet ho trovato che il Cappello inizialmente apparteneva a Godric! Be' spero vi sia piaciuta! =)
   
 
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