Sogno solo te
e non l'hai mai saputo.

~Muse, Sing for Absolution
 

Stava succedendo di nuovo, esattamente come tutte le altre volte.
E lei non poteva fare niente, non riusciva ad interrompere quella successione di eventi che da tempo la tormentavano.
Ogni volta sempre lo stesso posto, oramai diventato così familiare.
Il caldo insopportabile, le rocce scure, la lava incandescente appena sotto di loro.
Già, loro.
Lui e lei, entrambi nella stessa instabile situazione.
Ed ecco che riniziava la solita scena, con le solite battute, come un film che una volta arrivato alla fine veniva rimandato indietro in continuazione.
Cercava di non farci più caso a tutte quelle parole.
Le aveva sentite chissà quante altre volte che oramai le conosceva a memoria.
Ma lo ammetteva, non poteva restarne indifferente.
"La nostra intesa va ben oltre un misero gioco. Noi insieme possiamo conquistare l'universo".
Quella voce, così calda e seducente.
Ne riassaporò ogni singola lettera, cercando di ignorare quella sensazione amara provenirgli dal profondo del cuore.
I visi sempre più vicini.
Sapeva cosa sarebbe successo ora.
Nonostante l'oniricità della situazione provò a godersi nel miglior modo possibile il calore avvertito nell'unirsi delle loro bocche.
Ogni volta era come la prima.
Ma questa non era la realtà; perché nel mondo reale non ci sarebbe stata una seconda volta.
Quando si staccarono si lasciò invadere da quella sensazione composta da un misto di rassegnazione e malinconia.
Sapeva esattamente cosa sarebbe successo adesso. Lì qualcosa era diverso, lo sapeva bene.
Le sue mani possenti contro il suo fragile petto.
Una spinta.
Un volo veloce verso la lava bollente.
La sensazione opprimente di una fine sempre più vicina.
Non voleva morire, non di nuovo.
Ogni millisecondo che passava accorciava le distanze tra lei ed il fondo di quel vulcano.
Poi il rosso, ovunque.
Nessun dolore fisico.
Solo l'impressione che qualcuno avesse tirato i lembi del suo cuore fino a strapparlo.



03:47

La luce rossa del led della sua sveglia proiettata sulla parete.
Heather si sveglia di colpo.
È sudata, eppure non fa caldo; il climatizzatore è accesso nella sua lussuosa camera.
Si alza dal letto disordinato, asciugandosi una lacrima scesa involontariamente dai suoi occhi, scivolata sulla sua guancia per caso. Apre la finestra ed esce sul balcone.
Il venticello estivo le accarezza i capelli ormai ricresciuti.
Qualche auto scorre veloce per la strada; ragazzi di ritorno da qualche bella serata passata in compagnia con qualche amico.
Quanto vorrebbe essere     l  ì       sotto a divertirsi anche lei... Ma lei non può, non vuole.
Si stava facendo rovinare la vita da quel sogno, quello stupido sogno che ogni notte tornava per tormentarla.
La sera aveva paura di addormentarsi per colpa di quelle immagini che così vivide si presentavano nella sua mente.
Non voleva dormire, ma dopo in po' le sue palpebre si chiudevano sempre, mostrandogli ogni volta la stessa scena.
Identica alla realtà, se non fosse stato per il finale.
Già, perché in quel punto a cadere era lei.
Ed a volte si ritrovava a pensare che forse sarebbe stato meglio così.
Perché forse avrebbe meritato veramente di cadere al posto suo, al posto di Alejandro.