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Autore: zenzero    10/07/2011    1 recensioni
La storia inizia come in tante altre storie: due giovani uomini si ritrovano su di un'isola. Ma essa non è affatto deserta. Oltre ad un grosso cane, infatti, vi abita anche una ragazza decisamente diversa dalle altre...
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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fantasma I suddetti porci formavano una ciurma piuttosto sgangherata e formata da poco.
Il capitano si chiamava Dodge, e aveva deciso di darsi alla pirateria dopo essersi stufato di contrabbandare sulla terra. Il mare sembrava molto più allettante. E poi, da quel che se ne diceva, sembrava un ambiente stimolante e ricco di attrattive.
Suo fratello possedeva una nave mercantile: lo aveva ammazzato e gliel’aveva rubata.
Poi aveva cominciato ad arruolare uomini, per lo più avanzi di galera o gente disperata, quasi nessuno di loro era esperto di vita di mare.
Avevano subito un abbordaggio da parte di alcuni colleghi ed erano rimasti con poche risorse.
Quando poi erano apparsi quei loro due disgraziati riccastri su di un guscio di noce, il Capitano aveva pensato bene di farli rinchiudere nella stiva (poiché non possedevano una vera e propria prigione), ma questi chissà com’erano riusciti a fuggire.
Il capitano aveva deciso di non gettarsi all’inseguimento della scialuppa, pur punendo i due carcerieri sbadati con il digiuno.
Come se la situazione non fosse abbastanza grave, era scoppiata anche una tempesta.
Almeno, durante la mattinata avevano avvistato quella piccola isola e avrebbero potuto riposarsi un po’. Anche perché la ciurma dava segni d’impazienza.
Se poi l’isola fosse stata abitata da selvaggi, avrebbero avuto modo di prelevare della forza lavoro gratuita.

Sbarcando, notarono la presenza di una scialuppa incastrata tra gli scogli, e delle impronte umane. Alcune delle quali stranamente grandi. Setacciarono la foresta in ogni dove per tutto il giorno ma non trovarono esseri umani, anche se ci fu una gran presenza di zanzare, rovi e animali feroci.
Certo, avevano anche recuperato delle provviste ma erano anche delusi. Si accamparono malinconicamente sulla spiaggia, abbatterono una palma e accesero un fuoco.
Il grog fu versato in ogni boccale e le loro voci aspre e stonate risuonarono in ogni angolo dell’isola mentre gli uomini cantavano vecchie canzoni di mare.
Poi, venne il grande fantasma.

Gilda camminò lentamente evitando di fare rumore, anche sospettava non ce ne fosse troppo bisogno per celarsi. Le voci sgraziate dei pirati coprivano ogni altro suono, e il fuoco non faceva molta luce.
Camminò ancora e guardò verso l’alto.
-Li vedete?- mormorò rivolta a qualcuno arrampicato sulle fronde delle palme.
 -Dovremmo essere ciechi per non vederli. Che schifo. Sono tutti ciucchi,- disse inequivocabilmente Ivan.
 -Riuscite a raggiungere le palme vicino a loro?
 -Sì, non dovrebbe essere troppo difficile.
Gilda annuì.

I marinai urlarono spaventati nel vedere quell’enorme fantasma bianco, alto quanto due uomini. Avanzava lentamente e ululava in modo spaventoso. Gli uomini si tirarono su a sedere, chi attonito, chi spaventato.
 -Andatevene! Suuubito!,- ululò lui, agitando le braccia,- Quest’isola è maledeeetta!
I bucanieri erano decisamente favorevoli ad obbedire, ma il capitano, che aveva un po’ più esperienza del mondo e non era ancora completamente ubriaco, capì che c’era qualcosa che non andava.
Puntò il piede sulla sostanza ectoplasmica che ricopriva lo spettro e con una mano la tirò via.
La stoffa cadde, rivelando Gilda.
Lo stupore degli uomini divenne presto eccitazione.
 -Una donna!- gridò un mozzo.
 -Donna..- ripeterono gli altri, che non posavano gli occhi su esseri di sesso femminile da circa un mese.
 -Una gigantessa,- li corresse il capitano,- Sono passati vent’anni dall’ultima volta in cui ne ho visto uno. Potremmo venderla oppure usarla per soddisfarci.
 -Non ci penso proprio,- ribatté Gilda, schifata.
 -Non sei in condizione di esprimere pareri,- disse il capitano Dodge, e ordinò l’attacco.
Una decina di quelli che non erano del tutto sbronzi le andarono addosso. La ragazza riuscì facilmente a spingerli violentemente via, facendoli sbattere tra di loro come birilli.
Alcuni di loro però tornarono alla carica e le cinsero le gambe, facendola cadere. Gilda ebbe comunque la soddisfazione di finire addosso a quelli che le erano accanto.
Il capitano estrasse una sciabola e gliela puntò al collo, ma proprio in quel momento sopra le loro teste tutti udirono un forte fruscio di foglie.
Poi cadde su di loro una polverina bianca.
- Neve!,- esclamò il cuoco, mostrando due denti d’oro. Respirò la polvere e di lì a pochi secondi si abbandonò a terra, e lo stesso accadde agli altri marinai, e al capitano.
Gilda evitò quella sorte coprendosi la bocca con la manica dell’abito, e tappandosi il naso.
Quando la pioggia drogata finì, la ragazza si alzò in piedi e puntò uno sguardo adirato in direzione delle fronde degli alberi.
- Alla buon’ora, eh?
Ivan e Daniel scivolarono dai tronchi di palma fino a toccare terra.
- Aspettavamo il momento giusto.
- Sì, come no.
Gilda sospirò e si sedette. Ivan notò la botte aperta di grog e ne prese un boccale. Sputò immediatamente, mentre la ragazza rideva.
 -Sì, ridi pure, ma scommetto che una ragazzina come te non è capace di berla questa roba.
In effetti, nei suoi trentadue anni di vita (che corrispondevano, per lei, alla piena adolescenza), Gilda non aveva mai bevuto alcolici.
Vinta nell’orgoglio strappò di mano il boccale a Ivan e lo vuotò tutto d’un sorso.
I due giovani la guardarono stupefatti.
 - Bene. E adesso aiutatemi a legare questi bifolchi.


Stavano finendo di legare gli ultimi uomini, quando a Daniel venne in mente una cosa.
 -Ce ne sono degli altri,-mormorò cupo guardando la nave.
 -Come lo sai?- chiese Ivan.
 - Costoro sono appena una quindicina. Il resto dell’equipaggio è rimasto sulla nave per sorvegliarla e far salire i compagni sbarcati. Dobbiamo rendere inoffensivi anche loro.
 - E come?- chiese Gilda, ma in quel momento il capitano, che conosceva bene la magica polverina per averla spesso adoperata e che aveva evitato di respirarla, si trascinò verso di loro e immobilizzò Daniel, puntandogli la sciabola alla gola.
Sul suo volto si dipinse una smorfia di soddisfazione.
 -Non sono nato ieri, ragazzini. Ora, con calma, slegherete i miei uomini, e..
Ma improvvisamente si udì l’uggiolio di un cane.
A Bogo era venuta improvvisamente fame e aveva deciso di chiedere la cena alla sua padroncina, contravvenendo agli ordini ricevuti di restarsene buono.
Vedendo il pastore tedesco arrivare Dodge sgranò gli occhi, sbalordito.
Nonostante si considerasse un uomo alquanto temerario aveva una sola, per lui inconcepibile fobia. Quella dei cani, appunti. Forse derivava da un trauma infantile.
Ricordava appena quando, bambino, aveva pestato per sbaglio la coda di un grosso cane e questo lo aveva rincorso e gli aveva morso un braccio.
Da allora aveva una paura terribile nei confronti di questi animali, anche se si dimostravano socievoli. Bogo poi era piuttosto grosso.
Il capitano quindi lasciò per qualche istante la presa su Daniel, e questo bastò al giovane per defilarsi.
 - Via! Vattene!,- urlò l’uomo terrorizzato, agitando la sciabola in direzione del cane, che invece si era tranquillamente seduto ignorandolo.
Gilda capì quindi la causa del suo terrore e si parò di fronte al capitano.
 - Sembra tanto tranquillo, vero? Ma è ben addestrato, e aspetta solo un mio ordine. E tu non vuoi che io gli dia ordini, vero?
L’uomo scosse lentamente la testa.
Gilda sorrise soddisfatta. – Allora cercherai di renderti utile.






   
 
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