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Autore: Cicciolgeiri    10/07/2011    7 recensioni
Ambientato qualche mese dopo la fine di Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare.
Jack Sparrow e il signor Gibbs sono da mesi alla disperata ricerca di un metodo efficace e possibilmente non mortale per riportare l'amata Perla Nera alle sue dimensioni originarie; Hector Barbossa, ormai capitano della Queen Anne's Revenge, è interessato ad un losco segreto che il cittadino più illustre dell'isola di Hispaniola custodisce gelosamente da vent'anni. Le strade dei nostri eroi si incroceranno nuovamente tra emozionanti ed incredibili avventure, scontri in mare aperto, riti vodoo, "figli del mare" e misteriose profezie.
Ce la farà Capitan Jack Sparrow a carpire finalmente il segreto per l'immortalità? Venite a scoprirlo ...
Barbossa scoppiò a ridere sguaiatamente, seguito immediatamente da tutti i suoi uomini, e Beatrice arricciò il naso, disgustata: il suo fiato sapeva di rum e di quelle che avrebbero potuto essere mele bacate.
- Siete una ragazza sveglia, miss Compton - acconsentì Barbossa quando ebbe finito di sganasciarsi, - ma è strano: mi avevano riferito che Lord Compton, vostro padre, avesse solo due figlie piccole - inarcò le sopracciglia con fare inquisitorio.
- Ebbene, vi hanno riferito male - ribatté Beatrice, cercando di imprimere alla sua voce una sicurezza che non aveva.
- A quanto pare - concluse Barbossa vagamente divertito. - I vostri lineamenti mi risultano stranamente familiari, miss Compton - aggiunse subito dopo, con gli occhi ridotti a fessure, afferrandole il viso con una mano e costringendola a voltarsi per osservarla da tutte le angolazioni. - Vi ho già vista da qualche parte? -
- All’Inferno, forse! - grugnì Beatrice con stizza, divincolandosi bruscamente dalla sua stretta.
A quelle parole i pirati ridacchiarono e Barbossa, con aria teatrale, strabuzzò nuovamente gli occhi, sogghignando in modo raccapricciante.
- Oh, ci siete stata anche voi? - rantolò sollazzato.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelica, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Scusate per la lunga attesa, ma sono stata al mare a godermi una (meritata) vacanza dopo i bui mesi scolastici, immersa in una perfetta ambientazione piratesca; ahimè, tuttavia, in quel sì soave loco non v'era straccio di connessione Internet, perciò non ho potuto aggiornare LOL Comunque sia ho scritto diversi capitoli mentre ero lì: li pubblicherò uno alla votla per darvi il tempo di recensirli tutti, eheheh ... Come sono premurosa, eh? Prima di lasciarvi alla lettura (questo capitolo è un po' più lungo del solito per farmi perdonare la lunga attesa) ci tengo a fare un paio di precisazioni.
Questo è il medaglione di Barbossa; lui lo indossa sempre e mi sono presa la libertà di romanzarci un po’ sopra; ovviamente la storia di come l’ha avuto non è canon, ma frutto della mia mente geniale U_U (capirete nel corso della lettura): http://i53.tinypic.com/2wpjq8i.jpg
Questa, invece, è Anne Bonny, la bellissima mamma di Beatrice, nonché vecchia fiamma di Barbossa (checché lui ne voglia dire; capirete anche questo strada facendo): http://kids-book-club.wikispaces.com/file/view/anne_bonny_800x6001.jpg/144599389/anne_bonny_800x6001.jpg




<< Vostra madre? >> esclamò a gran voce il signor Gibbs, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
Beatrice gli fece freneticamente segno di non urlare ed il quartiermastro sussultò, guardandosi attorno con aria colpevole, temendo che qualcuno avesse potuto udirlo, per poi ripetere in un sussurro sbigottito: << Vostra madre? >>
La ragazza annuì.
<< E allora, perché … >> iniziò mastro Gibbs, confuso. << Perché vi chiamano Miss Compton? Vostro padre è … >>
<< Non so chi sia mio padre >> lo interruppe Beatrice in un sibilo, << non l’ho mai saputo. Ho finto di essere la figlia del governatore per non essere uccisa dagli uomini di Barbossa, capite? >> spiegò. << Ma io non c’entro niente con i Compton! Lavoravo in casa loro come domestica insieme a mia madre, niente di più! >>
Mastro Gibbs la fissò a bocca aperta.
<< Che Dio me ne guardi, sei la copia sputata di Anne >> sussurrò con gli occhi ridotti a fessure, << ecco dov’è che mi sembrava di averti già vista, avevi in qualche modo un’aria familiare … >>
<< Per quale motivo la conoscete? >> incalzò Beatrice protendendosi verso di lui. << Perché tutti voi sapete chi era mia madre? >>
Gibbs sospirò profondamente e si passò una mano sul volto.
<< Che cosa sai di tua madre? >> domandò.
<< Io … >> iniziò Beatrice, ma poi scrollò il capo, abbattuta, << niente! >> esclamò con voce spezzata. << Non so niente di mia madre, arrivata a questo punto! Abbiamo sempre vissuto ad Hispaniola, ma lei non mi ha mai raccontato nulla del suo passato, di ciò che faceva prima di andare ad abitare lì. Ho sempre dato per scontato che fosse solo una cameriera … >>
<< Una cameriera! >> ripeté  mastro Gibbs con sdegno, per poi prendere fiato e sputare rumorosamente per terra. << Anne Bonny una cameriera! Quella donna è stata molte cose, figliola, ma una cameriera proprio no! >> asserì deciso.
<< E allora cosa è stata? >> domandò Beatrice con impazienza. << Rispondete alla mia domanda, per tutti i diavoli! >>
Gibbs emise un altro sospiro profondo e le lanciò un’occhiata di sbieco.
<< Ecco, non credo di essere la persona più adatta per parlarti di queste cose … >> borbottò accigliato.
Beatrice emise un ringhio furibondo e batté con forza i pugni contro la sabbia, tremando violentemente.
<< Signor Gibbs >> rantolò, << voi avete la più remota idea di quello che sto passando in questo momento? >> lo interrogò, spalancando gli occhi con aria significativa. << Avete anche il più vago sentore di come mi possa sentire? Per tutta la mia vita … ho vissuto in una menzogna! Per tutta la mia vita ho creduto di conoscere mia madre, mia madre, signor Gibbs! Colei che mi ha messa al mondo! Poi mi metto a cantare una canzone e vengo quasi ammazzata da un pirata impazzito! >> soffiò furibonda. << Io ho il diritto di sapere chi era veramente mia madre e voi me lo direte: con le buone … o con le cattive! >> aggiunse minacciosa.
Gibbs rimase per un attimo allibito e la fissò con aria vagamente interdetta, come se stesse riflettendo sul da farsi, poi, finalmente, si decise a parlare.
<< Anne Bonny era una piratessa >> rivelò a bassa voce. << E non una piratessa qualsiasi, oh no! >> proseguì scuotendo il capo, mentre sul suo volto sporco si disegnava un lieve sorriso ed i suoi occhi scintillavano, persi nei ricordi. << Era una furia, quella donna, un predone dei sette mari, che Dio l’abbia in gloria! La incontrai per la prima volta durante l’assalto a Charles Town, quando ancora prestavo servizio nella Royal Navy e lei faceva parte della ciurma di Calico Jack >>.
<< Calico … >> stridé Beatrice, incredula. << Calico Jack? >>
Sua madre le aveva spesso raccontato aneddoti su quel famoso pirata: storie di duelli e scorrerie via mare, straordinariamente dettagliate, certo, ma pur sempre storie; invece, a quanto pareva, era tutto vero.
<< Proprio lui >> assentì Gibbs serio. << Anne la chiamavano Bombardiera Bonny, ti lascio indovinare il perché >> disse con un sogghigno allusivo. << Aveva una mira così buona che si diceva potesse ficcarti una pallottola nel … >> si bloccò all’improvviso e si schiarì nervosamente la gola, imbarazzato << … sì, insomma … >> ed indicò il punto in questione con un significativo cenno del capo; Beatrice si lasciò sfuggire un fischio d’ammirazione, << bendata e con una mano dietro la schiena. Io l’ho vista all’opera e ti posso assicurare che certe leggende che circolavano sul suo conto non erano leggende neanche la metà: quando mi sparò, il suo proiettile mi inseguì per tutto il ponte di batteria della nave su cui servivo e fui costretto ad arrampicarmi sul bompresso e a gettarmi in acqua per non finire bucherellato peggio di un colabrodo >> ridacchiò sommessamente ed anche Beatrice sorrise, entusiasta ed incredula al tempo stesso.
<< E poi? >> incalzò con curiosità, gli occhi che brillavano avidi di nuove informazioni.
<< Mi imbattei nuovamente in Anne qualche anno dopo >> proseguì Gibbs, << avevo disertato le file della marina per darmi alla pirateria: un’occupazione assai più redditizia e, ahimè, anche assai più fuorilegge, e lei aveva abbandonato Calico per unirsi a Morgan >>.
Sentendo pronunciare quel nome, Beatrice trattenne rumorosamente il respiro, impressionata, poiché sapeva perfettamente che Morgan era stato uno dei bucanieri più famosi di tutti i tempi: tra le sue innumerevoli imprese, si annoverava anche, ma non solo, l’essere stato uno degli autori del celeberrimo Codice dei Pirati, l’insieme di norme e regole che “regolamentava” (o, perlomeno, avrebbe dovuto farlo) gli atti di pirateria.
Ma il signor Gibbs ormai parlava a raffica e non badò alla sua reazione, continuando nel suo racconto come se nulla fosse. 
<< Io ero nuovo del mestiere, capisci? >> domandò. << Quando entrai a far parte della ciurma di Morgan ero poco più che un novellino: venivo da un ambiente totalmente diverso, eppure tua madre si offrì di aiutarmi >> il suo sorriso assunse una piega malinconica. << E’ stata una delle prime persone che mi offrì la sua amicizia, quando ero a bordo della Storm Belt, ed è stata una mia cara amica, finché non decise di lasciarci >>.
Beatrice sbatté più volte le palpebre, confusa.
<< Come? >> domandò stupita. << Così? Abbandonò la nave e sparì senza spiegarvene la ragione? >>
Gibbs annuì tristemente.
<< Esatto. Dopodiché non l’ho mai più rivista; lasciai la Storm Belt di Morgan cinque anni dopo, ma di Anne Bonny non c’era più traccia. Fino ad oggi, perlomeno. Fino a te >> aggiunse, accennando a Beatrice con il mento.
<< Ma … perché l’ha fatto? >> chiese la ragazza, mal celando una nota di risentimento nella voce. << Perché abbandonare la pirateria? Lei … lei amava così tanto il mare e non ha fatto altro che narrarmi storie sui bucanieri sin da quando ero in fasce. Perché andare a morire ad Hispaniola, senza un briciolo d’onore, fingendo di essere una sguattera … facendo vivere anche me come una sguattera >> aggiunse aspra, << quando avremmo potuto essere piratesse? Arraffare tesori, saccheggiare città, vivere mille avventure! >> sibilò con rabbia, le labbra ritirate sui denti in una smorfia feroce.
Gibbs scrollò le spalle, estrasse una fiaschetta di rum da sotto la camicia e bevve un avido sorso, per poi asciugarsi la bocca con il dorso della mano.
<< Non ne ho idea >> borbottò, << nessuno lo sa >> le lanciò una fugace occhiata, come se volesse aggiungere qualcos’altro, ma poi dovette decidere che era meglio di no, perché le porse il fiasco e glielo agitò sotto al naso. << Voi bevete, miss Bonny? >> domandò.
Sentirsi chiamare miss Bonny fece a Beatrice uno strano effetto, anche se non avrebbe saputo dire se le piacesse oppure no.
Per tutta risposta, arraffò la fiaschetta dalla mano di Gibbs e si scolò un abbondante sorso di rum gettando indietro la testa, salvo poi tossicchiare e battersi con foga una mano sul petto, perché la bevanda era troppo forte.
<< Salute! >> commentò Mastro Gibbs, riprendendosi il fiaschetto e riponendolo al suo posto sotto la blusa consunta. << Si direbbe che lo apprezziate alquanto >>.
<< No, in verità >> rispose Beatrice tetra, sputando per terra, << ma ti alleggerisce la testa, se sapete cosa intendo >> commentò con un leggero singhiozzo.
Gibbs sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga.
<< Oh, sì, capisco bene >> replicò con un lieve sorriso. << Il rum è adatto ad ogni umore e non ti tradisce mai. Salvo quando finisce >> aggiunse cupo.
Tra i due calò un attimo di silenzio, durante il quale gli unici rumori udibili furono la risacca sul bagnasciuga ed il dolce stormire delle fronde degli alberi. Beatrice si sentiva quantomeno scombussolata.
<< Dovete promettere che non lo rivelerete a nessuno, sono stata chiara? >> ingiunse all’improvviso, scura in volto. << Barbossa mi userebbe per ingrassare gli squali se sapesse che ho mentito >> mormorò con un brivido, << mi ucciderebbe seduta stante, se scoprisse che in realtà non gli servo a un bel niente >>.
<< Sapendo che siete la figlia di Anne Bonny? >> commentò Gibbs, inarcando scetticamente le sopracciglia. << Ne dubito fortemente >>.
Beatrice ridusse le palpebre a fessure.
<< Che cosa volete dire? >> domandò sospettosa.
Il signor Gibbs scrollò le spalle.
<< Fidatevi di me e basta >> ribatté con fare vagamente misterioso, << rischiate di più a fingere di essere qualcuno che non siete, credetemi >> le assicurò, poi si sdraiò sulla sabbia e si girò dall’altra parte, riprendendo a russare come se niente fosse.
 
Capitan Barbossa  era sparito ormai da tempo; Jack Sparrow, che fino a quel momento era rimasto sulla spiaggia ad attendere che il lumino all’interno della cabina del capitano del Fallen Angel si spegnesse, decise di andarlo a cercare e, dopo aver percorso un buon tratto di bagnasciuga in direzione sud-est, lo trovò appollaiato su un piccolo promontorio roccioso a scrutare la baia sottostante, ritto nell’oscurità, le piume del grande cappello che si agitavano nella brezza in modo vagamente solenne.
<< Oi, Hector? >> lo chiamò allegramente Jack.
Barbossa rimase impettito nella sua posizione.
<< Sparisci, Sparrow >> ringhiò a denti stretti, senza neppure degnarlo d’uno sguardo.
Jack gli si fece vicino ondeggiando lievemente e si sporse oltre l’orlo del promontorio per osservare i flutti che, più in basso, si infrangevano in spuma contro gli scogli.
<< Se mediti di spiccare il tuo ultimo balzo >> lo ammonì con fare pedante, alludendo al mare con uno svolazzante gesto della mano inanellata, << lasciami la tua gamba, sì? In tal modo io ed i ragazzi avremo qualcosa con cui brindare alla tua compianta dipartita >> si voltò a guardarlo con un sorrisetto.
Barbossa rimase immobile, lo sguardo puntato verso l’orizzonte buio.
Il ghigno dipinto sul volto di Jack si congelò e Capitan Sparrow arricciò il naso, infastidito.
<< Vuoi che ne … ehm … >> fece schioccare le labbra, alla ricerca del termine giusto, << parliamo? >> chiese infine, inarcando le sopracciglia.
<< Preferirei tranciarmi la lingua e usarla come segnalibro, piuttosto che parlare con te, Jack Sparrow >> ribatté Barbossa con sdegno, lanciandogli un’occhiataccia fulminante.
Jack si mordicchiò la lingua per assicurarsi che fosse ancora al suo posto, disgustato da quell’immagine così cruenta.
<< Mi dispiace per Anne Bonny >> affermò poi, dondolandosi sulle punte dei piedi in modo da raggiungere la stessa altezza di Barbossa.
<< Dispiace più a me >> replicò quest’ultimo.
Jack scoprì i denti, seccato dalla totale mancanza di collaborazione da parte dell’altro pirata.
<< Era da anni che non la vedevo >> affermò Barbossa all’improvviso. << Non avevo idea di che fine avesse fatto. Ma questa non era la morte che avrei immaginato per qualcuno come lei >>.
<< Io non la conoscevo bene >> buttò lì Jack, approfittando di quel momento in cui Barbossa pareva essere in vena di confidenze. << L’avrò vista sì e no un paio di volte, ma mi è sembrata davvero … >>
<< … superba >> completò l’altro al posto suo con aria ispirata.
Jack si accigliò.
<< No, veramente volevo dire … >>
<< Sapeva usare quella stramaledetta pistola meglio di chiunque altro >> seguitò Barbossa, ignorandolo completamente. << La conobbi anni fa, quando facevamo entrambi parte della ciurma di Morgan … >>
<< Ah >> commentò Jack interessato, << quindi anche lei sapeva dove sta il tesor … >>
<< … e, per tutti i diavoli, il mare solo sa quante ne abbiamo passate >> lo interruppe Barbossa, totalmente perso nei ricordi.
Jack lo lasciò andare avanti a ruota libera, osservandosi con spiccato interesse le unghie delle mani e mangiucchiando ciò che vi trovava incastrato sotto, commentando di tanto in tanto con qualche generico “oh!”, “ma davvero?”, oppure “questa, poi …” giusto per dare l’impressione di stare a sentire, mentre Barbossa si era lanciato in un infervorato monologo sulle mille avventure che aveva vissuto in gioventù in compagnia di Anne Bonny a bordo della Storm Belt, la famigerata nave di Morgan.
<< Lo vedi questo? >> domandò il capitano della Revenge ad un certo punto, indicando il pendaglio che portava al collo.
Jack sussultò, riscuotendosi da una fantasticheria su certe avvenenti indigene che gli portavano il rum mentre lui se ne stava spaparanzato all’ombra di una palma con un’espressione beata dipinta sul volto, ed adocchiò il ciondolo di Barbossa.
<< Ah ah >> assentì. << Mi ricordo che lo portavi anche la prima volta che mi abbandonasti su quell’isola dimenticata da Dio, o sbaglio? >> domandò inarcando un sopracciglio.
 << Già >> replicò Barbossa soddisfatto. << Era suo; me lo regalò lei. E’un pezzo che rubò da un antico tesoro aborigeno durante un’incursione a Puerto Rico >> spiegò, rigirandosi il ciondolo tra le dita nodose.
<< Oh, Hector >> commentò Jack, intenerito, << e tu l’hai tenuto indosso per tutto questo tempo? >>
<< Sempre >> asserì quello, rimettendo l’oggetto in questione a posto sotto al soprabito.  << L’ho sempre portato con me, senza mai toglierlo >>.
<< Mai? >> ripeté Capitan Sparrow, arricciando un angolo della bocca. << Be’, questo spiega perché i colletti delle tue camice sono tutti macchiati >> commentò con fare significativo. << Lo sai, a lungo andare l’argento scolorisce e … >> ma si interruppe, realizzando all’improvviso qualcosa. << Aspetta >> borbottò sollevando un indice, le palpebre ridotte a fessure, << hai sempre tenuto con te il ciondolo che Anne Bonny ti aveva regalato … >> iniziò lentamente. << Tu ne eri innamorato! >> esclamò.
<< Non ne ero innamorato! >> gli ruggì contro Barbossa. << Amore non è una parola che fa parte del mio vocabolario, Jack, tu meglio di tutti dovresti essertene accorto! >> replicò strabuzzando gli occhi.
<< E l’amore per le mele, allora? >> incalzò Jack con un ghigno malizioso. << Per il tuo cappello? E per Jack! >> aggiunse compiaciuto. << Vogliamo parlare di Jack? >>
<< Ma che c’entra! >> ribatté l’altro, sventolando in aria una mano con noncuranza. << Un conto è amare una mela o un cappello >> sfiorò il suo con ostentata deferenza, << un conto è amare un’adorabile scimmietta non-morta e un conto è amare una persona! Sono cose completamente diverse. Io non ero innamorato di Anne Bonny >> ribadì con fermezza, scoccando a Jack uno sguardo di fuoco, << ma si può dire che nutrivo nei suoi confronti un certo … >>
<< Sentimento? >> domandò Capitan Sparrow sogghignando.
<< Sollazzo! >> replicò Barbossa con gli occhi che dardeggiavano.
<< Trasporto? >> chiese allora Jack, mentre il suo sorrisetto si allargava.
<< Trastullo! >> ribatté l’altro sputacchiando.
<< Amore? >>
<< Ammirazione! >> mugghiò Barbossa con gli occhi fuori dalle orbite. << Io nutrivo nei suoi confronti una certa ammirazione, ecco! Aveva un’ottima mira >> aggiunse in un borbottio.
<< Ci credo >> commentò Jack sarcastico. << Ti ha centrato dritto al cuore, eh? Ed in un modo assai più subdolo di come abbia fatto io al mio tempo >> asserì assottigliando lo sguardo.
Barbossa emise un verso sprezzante, sputò per terra, e tornò a guardare dritto davanti a sé con fare caparbio.
Jack sogghignò.
<< Compare >> esclamò beffardo, cingendogli le spalle con un braccio in modo cameratesco << compagno di scorrerie, mio fido ex primo ufficiale che mi si è ammutinato contro per ben due volte, abbandonandomi su un isola deserta prima e su un molo circondato da signore arrabbiate poi >> declamò tutto d’un fiato, dedicandogli un sorriso gioviale; Barbossa inarcò un sopracciglio. << Portarsi appeso al collo un gingillo che una piratesca donzella ti ha regalato più anni fa di quanto tu non ci tenga a ricordare >> gli fece notare Jack, scoprendo i denti d’oro in un ghigno scintillante, << potrebbe voler dire due cose: o che ne eri innamorato, o che la chiusura si è rotta e non riesci più a sfilartelo. Scartando a priori la seconda ipotesi, io dico che tu ti eri preso un bell’abbaglio per la vecchia Anne, ma che poi hai deciso di mettere in pratica la più nobile e antica tradizione piratesca >> ammiccò con fare allusivo << e te la sei data a gambe lo stesso. Dico bene o dico giusto? >>
Barbossa si voltò rigidamente e scoccò uno sguardo rabbioso in direzione del braccio che Jack gli teneva appoggiato sulle spalle; a quella vista, Capitan Sparrow si ritrasse svelto, sorridendo nervosamente.
<< Jack Sparrow, non osare … >> ringhiò Barbossa furibondo.
<< Sei davvero un individuo ripugnante >> lo apostrofò Jack scuotendo il capo con un lieve tintinnio, mentre le treccine che componevano il suo pizzetto si agitavano. << Come me del resto >> aggiunse arricciando le labbra, nel momento esatto in cui Barbossa sguainava la spada e si preparava a vibrare un colpo, << ho messo anch’io in pratica la più nobile e antica tradizione piratesca e me la sono data a gambe >>.
Il capitano della Revenge si bloccò nell’atto di trapassare Jack da parte a parte con la sua sciabola.
<< La figlia di Teach >> affermò in un lampo di comprensione, l’arma sollevata sopra la testa.
<< Proprio lei >> assentì Jack con voce flebile, scoprendo i denti in una smorfia tirata.
Barbossa rinfoderò la spada.
<< Sai, trovo che sia davvero adatta a te, Jack >> affermò sarcastico. << Chiunque abbia intenzione di ucciderti meriterebbe una opportunità di riuscita, non credi? >> commentò ammiccando malvagiamente.
<< Angelica non vuole uccidermi e basta >> replicò Jack, << lei vuole farmi fare una fine ben peggiore, lenta e dolorosa, invero >> rabbrividì violentemente, lanciando una fugace occhiata in direzione del Fallen Angel. << Ohibò >> commentò inorridito, additando il veliero con mano tremante, << sbaglio o la luce si è spenta? >>
<< Non sbagli >> asserì trucemente Barbossa, lo sguardo puntato sul vascello. << E’ il momento >>.
 
Sul Fallen Angel regnava un’insolita quiete: l’ora era tarda, la luna e le stelle splendevano alte nel cielo e la ciurma al completo stava riposando sottocoperta.
Jack Sparrow, Barbossa ed il resto dei loro uomini si aggiravano sul ponte del veliero con passo felpato, tentando di non far scricchiolare le assi al loro passaggio e lanciando tutt’intorno occhiate guardinghe.
<< Dividiamoci >> sentenziò Barbossa in un rauco sussurro, facendo dei gesti con la mano, << voi con me, gli altri sul ponte di batteria. Dobbiamo trovare il bocor e andarcene in fretta; se qualcuno vi si para davanti non esitate a tranciargli di netto la giugulare o a farlo fuori nel modo che più vi aggrada >>.
<< Possiamo dargli fuoco? >> domandò allegramente Pintel, sollevando la lampada ad olio che teneva in mano.
Barbossa ghignò malvagiamente.
<< Date pure sfogo alla vostra fervida fantasia, signori! >> acconsentì, ammiccando con fare sardonico.
Pintel e Ragetti si scambiarono uno sguardo entusiasta e cominciarono e sghignazzare stupidamente, per poi trotterellare via tutti contenti.
Jack Sparrow seguì Barbossa alla volta del cassero di prua; quando, però, adocchiò la porta della cabina del capitano, rimase indietro e vi sgusciò dentro silenzioso come un’ombra, senza farsi notare da nessuno.
L’alloggio era un ambiente abbastanza ampio, illuminato da una grande vetrata che occupava tutta la parete di fronte all’ingresso; al centro c’era un massiccio tavolino ingombro di carte nautiche e strumenti per effettuare le misurazioni delle rotte e, addossato al tramezzo di destra, c’era un letto all’interno del quale stava riposando qualcuno.
Jack si guardò attorno con circospezione, come se temesse di essere osservato, poi si diresse con andatura dondolante verso il letto e si sdraiò accanto al suo occupante, facendosi piccolo piccolo al suo fianco.
<< Angelica >> sussurrò fissando il soffitto, << tu non vuoi uccidermi, tu mi ami alla follia e non hai alcuna intenzione di farmi a pezzettini. Mi hai perdonato per tutto ciò che è malauguratamente capitato tra noi due in passato ed ora non provi alcun rancore nei miei confronti della mia rispettabilissima persona >> ripeté a bassa voce; aveva sentito dire che, parlando nel sonno a qualcuno, quello assimilava le informazioni che gli venivano propinate senza nemmeno rendersene conto, quindi tanto valeva la pena provare.
La persona che stava dormendo nel letto bofonchiò qualcosa e si girò dall’altra parte, gettando un braccio oltre il cuscino e abbracciando Jack.
<< Sì, così >> bisbigliò quest’ultimo con un sorrisetto.
Ad un tratto, però, un’acre zaffata stuzzicò il naso di Capitan Sparrow, che fece fremere le narici un paio di volte per annusare l’aria: che strano, si disse, da quando in qua Angelica puzza di fango rappreso?
Con una mano scostò la coperta sotto al quale era nascosto il volto della donna per poterla guardare, ma … ciò che vide non assomigliava neanche lontanamente ad Angelica.
 Si lasciò sfuggire un gridolino nauseato ed il Commodoro Rogers sgranò gli occhi: i due si ritrovarono faccia a faccia, abbracciati stretti nel letto, ed il Commodoro cacciò un urlo, drizzandosi a sedere e scrollandosi di dosso le coperte, mentre Jack rotolò giù dal letto, atterrando con un tonfo per terra.
<< TU! >> abbaiò Rogers con aria stravolta; evidentemente non riusciva a capacitarsi se quello fosse un incubo o meno. << Mi perseguiti anche durante la notte! >>
Jack si accigliò, turbato.
<< Ehm … desolato >> borbottò, rimettendosi in piedi con un tintinnio, << ora io, ecco, tolgo il disturbo e ti lascio sognare qualcos’altro, va bene? >> agitò le dita inanellate all’indirizzo del Commodoro con fare ammaliante, mentre trotterellava verso la porta della cabina ondeggiando vistosamente. << Magari qualche bella signorina, sicuramente più gradita di me e senza tutti questi peli … >> posò una mano sulla maniglia e spalancò l’uscio, felice di essere riuscito a scamparla con tanta facilità, ma quando si voltò, incorniciata dallo stipite della porta, si ritrovò davanti Angelica Teach in persona e allora la richiuse in fretta, terrorizzato, appoggiandovi contro la schiena.
<< Non sto sognando! >> latrò Rogers, scendendo lentamente dal letto e fissandolo con un’inquietante luce che gli ardeva negli occhi, mentre Jack gli faceva freneticamente segno di chiudere la bocca, agitando le mani come un forsennato. << Tu sei reale, perdio! >> e, detto questo, il Commodoro sfoderò la sciabola e si avventò su di lui.
Jack scartò di lato per evitarlo ma, proprio in quel momento, Angelica buttò giù la porta con un calcio e prese in pieno Rogers, che crollò all’indietro ed atterrò sopra al tavolo, fracassandolo.
<< JACK SPARROW! >> ululò Angelica; aveva i capelli scarmigliati e non indossava il soprabito, segno che fino a qualche momento prima stava dormendo. << O MALDITO HIJO DE PUTA! TRAIDOR MAL QUE NO HAYAN SIDO… >>
<< Via, via >> tentò di placarla Jack, ridacchiando nervosamente ed alzando le mani in segno di resa mentre indietreggiava, << che bisogno c’è di offendere la mia mamma? >>
<< … ODIOSA SUPERÁVIT DE ABONO! QUE’ DEMONIOS HACES AQUI’? MENTIROSO, REPULSIVO, VISCIDI REPELENTE… >> continuò a sbraitare Angelica con gli occhi che fiammeggiavano; afferrò un compasso dal tavolo dove Rogers si era andato a schiantare e lo brandì contro Jack a mo’ di pugnale, avventandosi su di lui e tentando di bucherellare ogni sua parte che le capitasse a tiro.
<< Angelica … tesoro … meo amor … mi corason … ahio … parliamone, colombina mia … >> grugnì Jack, tentando in tutti i modi di schivare i colpi della donna.
<< Colombina mia? >> ripeté Angelica con gli occhi sgranati dalla rabbia, smettendo per un momento di bersagliarlo con il compasso tanto era scandalizzata. << COLOMBINA MIA?! >>
Jack scoprì i denti in una smorfia atterrita e deglutì a vuoto.
<< Non ti piacciono le colombe? >> domandò a disagio. << Preferisci piccioncina? >> tentò incerto.
Per tutta risposta, Angelica lanciò un urlo furibondo e si scagliò contro di lui; Jack la afferrò per la vita e le fece compiere una piroetta a mezz’aria, poi i due persero l’equilibrio e caddero sul pavimento con un tonfo.
<< Per tutte le pustole di Davy Jones, gioia! >> esclamò Capitan Sparrow osservando Angelica da vicino, un sogghigno che gli incurvava le labbra, mentre lei si dibatteva sotto di lui cercando di divincolarsi. << La Fonte della Giovinezza funziona, eh? Ti trovo benissimo >>.
<< Non posso dire la stessa cosa di te, Jack >> replicò la donna con voce flautata, lanciandogli uno sguardo provocante << presto sarai morto >> e gli assestò una dolorosa ginocchiata dove faceva più male, scrollandoselo malamente di dosso e rimettendosi in piedi.
<< Grazie, cara >> soffiò Jack, rannicchiato a terra in preda ad un tremendo dolore.
Intanto, Rogers era rinvenuto e, con aria alquanto frastornata, riemerse da sotto le macerie del tavolo e si tirò su barcollando.
<< Commodoro! >> esclamò Angelica dirigendosi verso di lui con piglio risoluto. << State bene? >>
<< Stavo meglio prima >> replicò Rogers, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco ciò che lo circondava.
<< Non c’è tempo da perdere >> tagliò corto lei, caparbia, << dobbiamo scoprire che cosa … >> ma non riuscì a terminare la frase, perché un urlo disumano riecheggiò dai meandri del veliero e Pintel e Ragetti schizzarono fuori da sottocoperta strillando terrorizzati, inseguiti da un enorme prete dall’aria feroce con il saio in fiamme.
Angelica, il Commodoro Rogers e Jack, che intanto si era rialzato ed era andato loro vicino, osservarono per un istante quella scena, allibiti, poi Rogers emise un mugghio furibondo e si voltò di scatto verso Capitan Sparrow, facendogli sibilare la spada ad un soffio dal naso.
Jack cacciò un urlo e corse fuori dalla cabina, inseguito dal Commodoro e da Angelica, mentre anche il resto della ciurma del Fallen Angel si era svegliata ed aveva intrapreso una dura lotta contro gli uomini di Barbossa.
Sul ponte e sottocoperta infuriava la battaglia; i pirati combattevano contro i corsari del Capitano Teach in un duello all’ultimo sangue: le spade sibilavano, tutt’intorno riecheggiavano urla, grugniti e colpi di pistola, ed il ponte era piombato nel caos più totale.
Pintel e Ragetti infilzarono all’unisono il prete che avevano incendiato, ma quello si limitò ad estrarsi le loro sciabole dalla carne e a gettarle fuoribordo; i due pirati, rimasti disarmati, optarono per un approccio più amichevole e gli dedicarono un paio di sorrisi sgangherati, per poi rimettersi a correre, urlando in preda al panico. Scrum ed altri pirati si erano arrampicati sul pennone di mezzana e lì stavano combattendo contro un uomo abbarbicato sulla coffa che lanciava loro contro bottiglie vuote di rum; il signor Gibbs afferrò l’uncino di una carrucola che pendeva dalle sartie, lo scagliò con forza contro un corsaro che gli stava correndo incontro a sciabola sguainata, e lo agganciò sollevandolo a mezz’aria; quello prese a volteggiare per la nave gridando come un forsennato.
<< TU! >> sbraitò Rogers infuriato, fendendo l’aria davanti a Jack con la spada e costringendolo a spiccare brevi saltelli all’indietro per evitare le sue sferzate. << TI RICORDI DI ME, JACK SPARROW? >>
<< Capitan, veramente >> lo corresse Jack infastidito. << Certo che mi ricordo di te! >> aggiunse poi, balzando di lato per schivare un altro colpo. << Tu sei il proprietario della nave che ho preso in prestito a Grenada, vero? Il Viceammiraglio Rogers! >> esclamò giovialmente.
<< Non ancora Viceammiraglio, grazie a te! >> lo corresse quello, acido, sferrandogli un colpo di sciabola; Jack scivolò svelto contro la balaustra per evitarlo e la spada del Commodoro si andò a conficcare nel legno del parapetto, vibrando violentemente.
<< Ah ah! >> commentò Jack, sogghignando soddisfatto alla vista della fine che era toccata all’arma. << Ops, Commodoro, allora >> rettificò con un sorrisetto; alzò lo sguardo, incontrò gli occhi fiammeggianti di Rogers ed il suo sorriso lasciò il posto ad una smorfia nervosa.
<< Ma che cosa vi è successo? >> commentò, squadrando la lercia persona del Commodoro. << Siete piuttosto sudicio >>.
<< Ho incontrato te! >> ribatté Rogers furibondo, e sfoderò un’altra spada dalla cintura, tentando un nuovo affondo:  Jack riuscì ad evitarlo ruotando su se stesso e facendo mulinare le sue tintinnanti treccine, e ancora una volta l’arma del Commodoro si piantò nella balaustra.
Rogers non si perse d’animo e sguainò una scure da sotto il soprabito; Capitan Sparrow mise su un’espressione interdetta, squadrandolo con le labbra corrugate.
<< E quella da dove l’hai tirata fuori? >> domandò allibito.
Rogers scoprì i denti in un ghigno malevolo e si avventò contro di lui roteando la scure sopra la testa; Jack parò il colpo con la sua spada, dopodiché girò svelto sui tacchi e si diede poco coraggiosamente alla fuga, agitando le braccia in aria, mentre il Commodoro lo inseguiva lanciando ululati di rabbia.
I due presero a girare intorno all’albero maestro; Jack si affacciò svelto da un lato, facendo capolino da dietro all’albero, e Rogers abbatté con foga la sua scure in quel punto, piantandola a fondo nel legno. Jack emise un verso disgustato e se la diede a gambe, ondeggiando tra la folla e schivando i vari colpi.
<< Torna subito qui, Sparrow! >> ruggì Rogers, fuori di sé dalla rabbia. Divelse la scure da dove era rimasta incastrata e gli corse dietro; Jack si guardò nervosamente alle spalle e, vedendolo sopraggiungere, scoprì i denti con stizza e si arrampicò svelto sul cassero di poppa.
Il Commodoro lo raggiunse ed i due incominciarono a duellare attorno al timone.
<< Jack Sparrow >> iniziò Rogers, parando un colpo di Jack e tentando contemporaneamente di decapitarlo, << in nome dei poteri conferitimi da sua maestà britannica Re Giorgio II … >> si arrestò per deviare un affondo di Capitan Sparrow << … in nome … dei poteri … maestà … britannica … insomma, ti dichiaro in arresto! >> ringhiò e si sporse oltre il timone per infliggere un colpo a Jack, ma questi afferrò la barra di comando e la fece ruotare velocemente su se stessa, in modo che i picchetti del timone sbattessero in rapida successione contro la faccia del Commodoro.
<< Salutatemi sua bassezza reale, quando lo vedrete, quasi Viceammiraglio Rogers grazie a me! >> lo congedò Jack, sfilandosi il tricorno ed esibendosi in un inchino sgangherato. << Ricorderete questa notte come la notte in cui avete quasi dichiarato in arresto Capitan Jack Sparrow >> ammiccò furbescamente e spiccò un agile balzo oltre la balaustra del cassero di poppa, piombando a piè pari sul ponte.
Il sorrisetto soddisfatto che aveva stampato sul volto si deformò in una smorfia d’orrore, quando si rese conto di essere atterrato proprio davanti ad Angelica.
<< Ma guarda un po’ chi si rivede >> esordì la donna sogghignando lievemente, gli occhi scuri che brillavano.
Jack fece rigidamente dietrofront, pronto a fuggire a gambe levate ancora una volta, ma Rogers scese svelto le scalette del cassero di poppa e gli si parò davanti, bloccandogli la strada.
Capitan Sparrow si voltò nuovamente verso Angelica esibendo un gran sorriso accondiscendente.
<< Ed eccoci qui! >> esclamò allegramente, allargando le braccia. << Io e te, tu ed io, noi. Più l’uomo sporco e arrabbiato qua dietro >> alluse al Commodoro Rogers indicando alle sue spalle con il pollice; quello si accigliò con fare oltraggiato. << A proposito, perché dormiva nel tuo letto? >>
Angelica emise uno sbuffo sprezzante.
<< Gliel’ho ceduto perché versava in condizioni pietose dopo essersi imbattuto in te! >> replicò con rabbia. << E poi perché dovrebbe interessarti? Tu mi hai abbandonata, Jack Sparrow. Di nuovo! >> aggiunse furibonda.
Lui scrollò le spalle con un tintinnio.
<< Io? Abbandonarti? Dovevo essere parecchio sbronzo, eh? Non l’avrei mai fatto da sobrio >> assicurò agitando le mani con convinzione, << ero sotto i nefandi influssi dell’alcol, mia cara, credimi! Barbossa! >> esclamò ad un tratto. << E’ stato Barbossa a costringermi. Tu … mi spiace dirlo, ma penso proprio che tu gli stia un po’ antipatica. Vallo a capire, quello … >> borbottò sdegnoso.
Intanto, alle sue spalle, era sopraggiunto nientemeno che Barbossa stesso che, sentendo pronunciare il suo nome, liquidò i due corsari contro i quali stava lottando afferrando le loro teste e facendole cozzare con forza l’una contro l’altra, per poi gettarli entrambi fuoribordo e dirigersi con passo pesante verso il gruppetto, attento alla conversazione che stava avendo luogo.
<< … è un uomo davvero pessimo >> stava dicendo Jack, << e poi quella sua stupida barbetta ispida! >> aggiunse, arricciando le labbra con aria palesemente disgustata.  << Non capisco proprio perché continua ad ostinarsi ad andare in giro con quella cosa che gli pende dalla faccia >> accostò una mano al mento ed agitò le dita in modo significativo.
Dietro di lui, Barbossa scoprì i denti in un ringhio sordo.
<< Ma davvero? >> proruppe a gran voce, facendo sobbalzare Jack, che si voltò di scatto a guardarlo con espressione atterrita.
<< Hector! >> esclamò giovialmente. << Cosa … cosa hai sentito esattamente? >>
Per tutta risposta, Barbossa accostò una mano al mento ed agitò le dita in modo significativo.
<< Ah >> commentò Jack con una smorfia.
Angelica scosse il capo, nauseata.
<< Ma guardati, Sparrow! >> gli abbaiò contro. << Volti le spalle persino ai tuoi alleati, pur di salvarti la pelle! >>
<< Sì alla prima e non proprio alla seconda: tecnicamente lui non è mio alleato >> la corresse Jack sollevando un indice, << direi piuttosto che … una sorte avversa ci ha spinto a perseguire il medesimo scopo, tutto qui >>.
<< Questo vuol dire essere alleati >> replicò il Commodoro Rogers inarcando freddamente le sopracciglia, continuando a tenergli  la scure puntata addosso.
Jack stava per rispondergli a tono, quando una potente sberla da parte di Angelica lo fece rigirare sul posto.
Sciaff.
Jack si trovò faccia a faccia con Rogers e, senza pensarci due volte, gli assestò un sonoro ceffone; il Commodoro barcollò all’indietro, intontito dalla botta, e stava per schiaffeggiare colui che aveva alle spalle, ma, quando si ritrovò davanti Barbossa, si voltò nuovamente verso Jack e lo colpì con un poderoso manrovescio.
<< Insomma, piantatela una buona volta, branco di inetti! >> ruggì Barbossa. << Io sono venuto qui per riprendermi il mio dannatissimo bocor, per tutti i diavoli, e chiunque tenterà di mettermi i bastoni tra le ruote patirà pene ben peggiori della morte, sono stato chiaro? >> latrò sputacchiando.
Angelica strappò la sciabola di mano a Jack, lo spinse di lato e puntò l’arma contro Barbossa.
<< Tu! >> ringhiò respirando affannosamente. << Assassino! Ladro! Dovrai prima passare sul mio cadavere! >> asserì, il vento che le scompigliava i lunghi capelli.
Jack rimase imbambolato a guardarla.
<< Con piacere! >> esclamò Barbossa, poi lanciò un urlo belluino e fece mulinare la spada sopra la testa, vibrando un colpo che Angelica riuscì a parare a mezz’aria.
Lottarono con ferocia, affondando, parando e scagliando poderose stoccate, mentre le lame delle loro spade cozzavano svelte, producendo un clangore assordante.
<< Hai ammazzato mio padre, vile cane! >> esclamò Angelica, tentando di disarmare il suo avversario con una repentina torsione del polso. << E hai rubato la sua nave! Pagherai duramente per ciò che hai fatto, Hector Barbossa: io vendicherò il tuo affronto! >>
<< Taci, lurida sgualdrina! >> replicò l’altro con ferocia; fece sibilare la spada ad un soffio dalla gola di Angelica, che riuscì a schivare il colpo per un pelo, balzando all’indietro. << Tuo padre era uno schifossissimo bastardo, nonché ladro di altrui arti inferiori >> affermò, assestandole una significativa pedata con la sua gamba di legno, << ed è stato lui il primo a rubarmi la nave! Io mi sono solo ripreso ciò che di diritto mi spettava! >>
Angelica urlò adirata e gli si avventò contro; Barbossa scartò di lato all’ultimo secondo e la evitò, facendola finire dritta tra le braccia di Jack che, senza troppi preamboli, premette le labbra contro le sue e la baciò con trasporto, approfittando di quel momento di distrazione per sfilarle di mano la spada.
Angelica lo spinse via e sputò per terra, disgustata.
<< Come osi? >> strepitò. << Non ti intromettere, è una questione tra me e lui! E’ da tempo che lo aspettavo! >>
<< Ora puoi anche far finta ch non ti sia piaciuto >> replicò Jack con condiscendenza, << e questo lo capisco: un galantuomo  concede sempre ad una signora le sue piccole finzioni >> asserì ammiccando, << ma penso che dovremmo riporre per un attimo le spade … >> rinfoderò la sua, poi lanciò uno sguardo di sottecchi a Rogers << o qualsiasi altro tipo di oggetto contundente >> aggiunse gesticolando << e riflettere per un attimo da persone civili ed educate quali siamo >> si raddrizzò il tricorno sulla testa con fare affettato, mentre, dietro di lui, pirati e corsari continuavano a darsele di santa ragione.
Barbossa, Angelica ed il Commodoro Rogers lo fissarono allibiti e Jack ricambiò i loro sguardi stralunati con un gran sorriso.
<< E poi perché lo stavi aspettando? >> incalzò rivolto ad Angelica. << Quali aspettative nutri tu nei suoi confronti? Da te non me lo sarei mai aspettato … >>
<< Lo aspettavo per ucciderlo! >> gracchiò lei in risposta, scoccando a Barbossa uno sguardo carico d’odio. << Per vendicare mio padre! >>
<< Una ragazza casa e chiesa come te che blatera di insensate speculazione sulla vendetta! >> la apostrofò Jack. << Dov’è finito il buon vecchio porgi l’altra guancia e tutto il resto? >>
Angelica si accigliò e non disse nulla, scrutandolo con astio, al che Capitan Sparrow sorrise con uno scintillio di denti d’oro e le si fece vicino oscillando.
<< Richiamiamo i nostri uomini, orsù, prima che restiamo tutti senza ciurma, tesoro. E cerchiamo di risolvere questo increscioso equivoco del bocor senza ammazzarci a vicenda, ti va? >> propose.
Angelica e Barbossa si scambiarono una fugace occhiata, poi entrambi acconsentirono.
<< Smettete di lottare, miei prodi! >> iniziò Angelica. << Avete combattuto con valore, ma ora … >>
<< BAAAAAAAASTAAAAAAAAAAAAAAAA! >> latrò Barbossa, sovrastando la voce della donna col suo ruggito.
Tutti si arrestarono di botto e si voltarono a guardarlo; Barbossa ghignò soddisfatto e lanciò ad Angelica un’occhiata di sardonico compiacimento da sopra la spalla.
<< Ho assoldato Grog Arson prima di voi e lui è ben lieto di prestarmi i suoi servigi >> affermò il Capitano Teach. << Non c’è nient’altro di cui discutere! >>
<< Ah, è così? >> ribatté Barbossa, parandosi davanti a lei con la mano appoggiata all’elsa della sciabola, gli occhi scetticamente strabuzzati. << L’hai assoldato, eh? E per fare che cosa, sentiamo? >>
<< Non è affar tuo, maldido! >> sibilò Angelica scoccandogli un’occhiataccia. << Abbandonate la mia nave, finché ve lo permetto, altrimenti … >>
<< … altrimenti vi incendio tuuuuutto il sottobosco, signori miei >> completò una vocetta stridula al posto suo; dalla botola della stiva era spuntato un vecchio gracile e tremolante, che barcollava verso di loro brandendo un bel bottiglione di rum. Il vecchio sghignazzò, lasciandosi sfuggire qualche singhiozzo, poi attaccò le labbra al collo della bottiglia e ne ingurgitò sonoramente il contenuto.
Jack aggrottò la fronte.
<< E questo chi è? >> domandò confuso.
<< Grog Arson >> spiegò Angelica con un ghigno soddisfatto. << Un grandissimo ubriacone, nonché bocor più potente di tutti i Caraibi >>.
Grog sollevò la bottiglia al suo indirizzo come per dedicarle un brindisi.
<< Potete dirlo forte, Capitano! >> affermò con voce impastata dall’alcol, traballando sul posto sulle sue esili gambe rinsecchite.
Barbossa arricciò un angolo della bocca, inorridito.
<< Io, il Capitano Teach, per unirmi a voi non la lascio mica! >> affermò il vecchio con tutta la decisione di cui un uomo completamente sbronzo potesse disporre, rivolgendosi con fare minaccioso ad una delle colonnine della balaustra. << Mi avete sentito, eh? >>
<< E perché non la vuoi lasciare? >> chiese Jack, avvicinandosi cautamente a lui ed agitandogli una mano davanti al viso per farlo riscuotere.
Grog sobbalzò e si voltò a guardarlo, tentando di metterlo a fuoco con gli occhietti cisposi, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.
<< Perché? >> ripeté. << Perché lei è bella e tu no, ecco perché >> rispose. << E neanche lui è bello, ah no, se proprio lo vuoi sapere >> proseguì additando Barbossa, che si irrigidì con aria offesa.
<< Ascoltami bene, tu, vecchio topo di fogna che non se altr … >> ringhiò minaccioso, muovendo un ostile passo verso di lui, ma Grog levò una mano al suo indirizzo e Barbossa si bloccò boccheggiando, come se delle funi invisibili l’avessero ghermito all’improvviso.
<< Io lavoro per il Capitano Teach, e questo e quanto >> asserì Grog, facendosi scappare un singulto che lo fece sussultare; anche Barbossa sobbalzò, scosso dalle corde magiche che lo tenevano stretto. << Dobbiamo trovare il tesoro di Morgan, ecco cosa dobbiamo fare, ed io le servo per spezzare le maledizioni che troveremo sul nostro cammino, perciò eccomi qui >> bevve un altro sorso di rum e fece schioccare la lingua con fare estasiato. << Mi rendo utile! >>
<< Il tesoro di Morgan? >> ripeté Jack interessato.
Angelica scoccò uno sguardo furente al bocor, ma quello era decisamente troppo ubriaco per farci caso e si limitò a mandarle dei baci da lontano con le labbra.
<< E’ così >> confermò la donna alzando gli occhi al cielo.
<< Lo sai che il buon caro Hector, qui >> iniziò Jack, alludendo a Barbossa che stava cercando in tutti i modi di liberarsi dall’incantesimo di Grog, << ha fatto parte della ciurma di Morgan, in gioventù? >> ammiccò con fare furbesco.
Angelica si fece improvvisamente attenta.
<< Dice il vero? >> domandò rivolta a Barbossa.
<< Sì >> confermò quello in un ringhio furibondo, scrollando le braccia nel tentativo di divincolarsi.
<< Lo faccio un sacco di volte! >> replicò Jack con fare altezzoso. << Sempre tutta questa diffidenza … Allora, senti, questo è il piano >> proseguì volgendosi ad Angelica e cingendole le spalle con un braccio, << io ed Hector ti aiutiamo a raggiungere il tesoro di Morgan, tu fai quello che devi fare con il simpatico nonnetto brillo >> diede un calcetto a Grog, che cadde a terra con un tonfo e incominciò a russare sonoramente, al che Barbossa poté di nuovo muoversi, << e poi ce lo consegni per fare quello che noi dobbiamo fare, in modo che possiamo farlo, comprendi? >>
Angelica sorrise con fare provocante e gli passò le braccia intorno al collo.
<< E chi mi dice che questo non è un altro dei tuoi inganni, Jack? >> domandò con voce suadente, avvicinando il volto al suo.
<< Nessuno >> rispose lui inebetito, protendendo le labbra nel tentativo di baciarla; Angelica lo spinse via in malo modo, facendolo rimanere con un palmo di naso.
<< E no! >> esclamò risoluta. << Io voglio un’assicurazione, qualcosa che ti impedisca di scappare via un’altra volta! >>
<< Non ti basta la mia parola d’onore? >> domandò Jack offeso. << Potremmo fare giurin giurello … >> propose speranzoso.
<< La signora ha ragione, Jack >> s’inserì Barbossa, il viso contratto in un ghigno che non prometteva niente di buono; Capitan Sparrow lo fissò allarmato. << Perché non le dai la tua bussola come pegno della nostra buonafede? >> propose strabuzzando gli occhi.
Jack sussultò e strinse a sé la bussola che teneva appesa alla cintura.
<< No, mia bussola! >> esclamò.
<< Andata! >> assentì Angelica, voltandosi verso Barbossa e stringendogli la mano.
<< No, no, no! Non è andata da nessuna parte! >> replicò Jack sbracciandosi. << Che ne dici del mio tricorno, eh? E’ un cappello bellissimo … o quello di Hector, magari? Guarda quante piume carine … >>
<< No! >> tagliò corto Angelica, sporgendosi verso di lui e staccandogli la bussola dalla cintura senza troppi complimenti. << Questa va benissimo, così avrò la certezza che non te ne andrai in giro senza rispettare gli accordi presi >> assentì.
<< Ma a che ti serve la bussola se hai Hector che ti guida? >> si lagnò Jack, cercando di strapparle di mano il prezioso oggetto, ma senza alcun risultato.
<< La bussola servirà a capire se lui sta mentendo e mi sta conducendo nella direzione sbagliata >> spiegò Angelica, lanciando una fugace occhiata a Barbossa. << Questo è quanto. Affare fatto, Jack >> affermò con un sorriso malevolo.
Capitan Sparrow arricciò le labbra e scoprì i denti d’oro, irritato, mentre Angelica girò sui tacchi e sparì nella sua cabina, seguita a ruota da Rogers e Barbossa che, prima di sparire oltre la soglia, scoccò a Jack uno sguardo di crudele compiacimento.
<< Ottimo lavoro, Jack >> lo schernì ammiccando beffardo, per poi chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
Jack sussultò e gli fece la linguaccia.

  
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