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Autore: _Lollipop_    10/07/2011    4 recensioni
[Sequel di "Io sono Tom! Io sono Bill!"]
E se dopo cinque anni Sara si trovasse a contatto ravvicinato con due vecchi amici? E se la loro presenza non fosse poi così ben voluta? E se alcuni imprevisti troncassero una nuova storia d'amore sul nascere?
"-Buongiorno signor Jost- aveva salutato, sorridendo cordialmente, l'uomo seduto dietro la scrivania che riordinava dei fogli. David aveva alzato lo sguardo da quella pila di carta e le aveva altrettanto sorriso.
-Buongiorno signorina Lena- aveva risposto lui incrociando le mani sui fogli e invitandola a sedersi con lo sguardo. Sara aveva immediatamente obbedito, accomodandosi sulla sedia di fronte all'uomo e osservandolo in attesa che parlasse.
-Signorina Lena, ci tengo a farle presente, che mi è stata raccomandata come una delle migliori, e più giovani, tecniche e arredatrici di tutta la Germania. Ripongo molta fiducia in lei. Il palcoscenico per il nuovo tour dev'essere sorprendente. Per questo l'abbiamo contattata. Crede di riuscire ad accontentarci?-
-Certamente signor Jost, non ci saranno problemi. Potrei sapere per chi dovrò lavorare?-
-Conoscerà i ragazzi tra poco(...)"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter eight:                                                              Kleine prinzessin

Il giardino era pieno di gente che ballava intorno ai bordi della piscina. Helen si guardò intorno. Non vedeva l’amica da nessuna parte. Un paio di amici le si avvicinarono per farle gli auguri e lei ricambiò frettolosamente, dirigendosi all’interno della casa nel tentativo di notare la figura dell’amica. A parte qualche ragazzo che si sbaciucchiava con la propria fidanzata o una appena conosciuta, non c’era nessuno. Adocchiò Lukas seduto su una panchina in giardino, ma della ragazza nessuna traccia. Notò che anche lui si guardava intorno, probabilmente nel tentativo di avvistare Sara, e si girò velocemente, cercando di non farsi notare. Strizzò forte gli occhi con un grugnito quando avvertì la voce del ragazzo, dietro di lei, che la chiamava. Si voltò lentamente, assumendo uno dei suoi più finti sorrisi, e, cercando di mantenere un tono di voce poco seccato –quale invece era-, rispose:

<< Dimmi >>

<< Sai dove si è cacciata la mia pulcina? È mezz’ora che la cerco ma non l’ho trovata >> Helen trattené un verso di ribrezzo al suono del soprannome orribile che lui aveva affibbiato alla sua migliore amica.

<< Sarà andata a farsi una passeggiata, sai com’è fatta. >> Lukas annuì pensieroso. Lo liquidò con un “devo andare”, senza riuscire a trattenere il tono scocciato, e si diresse all’uscita della villetta. Aprì la porta, uscì sbuffando pesantemente e la richiuse con un tonfo sordo. Poi si prese la testa tra le mani e sospirò, respirando l’aria fresca della sera.

<< Non ti piace la festa? >> sobbalzò, voltandosi verso la voce che aveva udito e portandosi una mano al petto, con occhi sbarrati. Sospirò nuovamente, rassicurata alla vista di Bill, appoggiato con una spalla al tronco di un albero, che fumava una sigaretta.

Il suo cuore cominciò a battere velocemente e si sedette sul gradino d’entrata, temendo che le sue gambe non la reggessero più. Stava appunto cercando la mora perché la rassicurasse e l’ascoltasse mentre parlava del ragazzo che in quel momento aveva di fronte. Lo osservò qualche attimo e poté constatare con certezza quanto potesse essere raggiante. Indossava un paio di jeans neri, stretti e strappati, e una camicetta anch’essa nera con qualche disegno astratto. I suoi occhi brillarono per qualche secondo alla sua vista.

<< No, la festa è fantastica. A proposito, grazie. Mi hanno detto che hai aiutato Sara ad organizzarla >> rispose, prendendo un colorito rosso alle gote.

<< È stato un piacere. Come mai hai quell’aria amareggiata? >>

<< Oh, stavo cercando Sara ma non la trovavo. Tu l’hai vista? >> domandò alzando lo sguardo verso di lui. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, pensieroso, e scosse la testa.

<< No. E tu hai visto Tom? >> la bionda aggrottò anch’essa le sopracciglia pensandoci qualche secondo e poi scrollò il capo. Bill annuì, sedendosi al suo fianco. Entrambi rimasero pochi attimi a guardare nel vuoto, di fronte a loro, persi ognuno nei propri
pensieri. Poi, entrambi sbarrarono gli occhi nel medesimo istante e si voltarono a guardarsi.

<< Oh oh >> esclamarono contemporaneamente, poi scoppiarono a ridere. Bill si alzò dal gradino e le fece cenno con la mano di seguirlo. Aprì la porta di casa e percorsero il corridoio, salirono le scale e svoltarono nel corridoio superiore. Di loro nemmeno l’ombra. Helen tirò verso di lei la maglietta di Bill, attirando la sua attenzione, e gli indicò la camera della ragazza. Lui annuì, poi la prese per mano e, facendole segno di stare zitta, la trascinò fino alla camera della ragazza. Si accucciarono davanti alla porta, tendendo le orecchie, cercando di udire le loro voci attraverso la musica che ancora scorreva al piano inferiore. Ma l’unica cosa che udirono furono dei gemiti sommessi. Entrambi si guardarono in volto nuovamente con gli occhi sbarrati. Helen si portò la mano alla bocca, tentando di trattenere la risata che stava per scoppiare dalle sue labbra, mentre le guance le si gonfiarono per trattenere l’aria. Anche Bill cercava di non scoppiare a ridere serrando le labbra tra loro. Prese la ragazza per il polso e si allontanarono, correndo giù per le scale fino a ritrovarsi fuori dall’abitazione come in precedenza. A quel punto, non riuscirono più a resistere e una rumorosa risata rimbombò nell’aria. La bionda si sdraiò sul prato, continuando a ridere con le lacrime agli occhi. Bill si sdraiò al suo fianco e la osservò in viso, senza smettere di sghignazzare. Era bellissima. E mentre rideva lo era ancora di più. La vide voltarsi verso di lui, probabilmente sentendosi osservata, e, con ancora un sorriso divertito in volto e gli occhi lucidi, sussurrò:

<< Che c’è? >> finì appena in tempo la frase, poiché si ritrovò il corpo del vocalist sopra e le sue labbra a baciare le sue, bramosamente. E il fuoco si accese dentro di lei. Bel regalo di compleanno.
 

I primi raggi del sole entrarono piano dalla finestra ancora aperta e colpirono pienamente il viso del ragazzo. Tom avvertì la luce colpirgli gli occhi e li aprì leggermente, richiudendoli subito dopo. Con una mano se li stropicciò e poi li aprì nuovamente. Voltò lo sguardo nella stanza dove si trovava ma, poi, un leggero movimento accanto a lui attirò la sua attenzione. Osservò la ragazza che, stretta tra le sue braccia e con il viso contro il suo petto, ancora dormiva respirando profondamente. Sorrise, accarezzandole con i polpastrelli la schiena nuda. Voltò lo sguardo alla sveglia; erano le otto. Dormiva si e no da tre ore. Il resto della nottata l’avevano passata a fare altro. Gli tornò in mente la loro conversazione, dopo che ebbero finito il rapporto.

<< Come mai hai detto bye bye ai tuoi rasta? Mi mancano. >> esordì dopo svariati secondi di silenzio la ragazza, con ancora l’affanno.

<< Potrei dirtelo, ma poi dovrei ucciderti >> Sara scoppiò a ridere, tirandogli una pacca sul braccio e contagiando anche lui. Ci fu qualche altro secondo di silenzio e poi Tom, dopo aver fatto un sospiro e aver preso coraggio, gli fece una piccola domanda che da un po’ di tempo gli vagava per la testa.

<< Senti ma… Tu e Lukas… Avete già… Ecco…? >> lei gli andò incontro, vedendo che era in imbarazzo, rispondendogli direttamente.

<< Sì >>

<< Oh >> fu tutto ciò che rispose lui. Dovevo aspettarmelo, continuava a ripetersi. << Capisco >>.

<< No, non credo tu abbia capito. Probabilmente ora pensi che invece di essere triste per la tua partenza io mi sia consolata andando tra le braccia di un altro. Non è così. Prima di riuscire a parlare con qualcuno che non fosse Helen ho impiegato tre mesi.

Poi, prima di fidarmi nuovamente di un uomo ho impiegato due anni. Ed è stato a quel punto che io e Lukas ci siamo messi insieme. Ma prima di concedermi a lui siamo stati insieme altri due anni. Avevo paura… >> spiegò con il viso basso, giocherellando con le dita del ragazzo, incrociate tra le sue.


<< Paura di cosa? >> domandò curioso, scrutandola negli occhi che continuava a tenere bassi.

<< Di farmi toccare da un uomo che non fossi tu. Paura che mi facesse del male. Che non mi toccasse nel modo che usavi tu. E che non mi capisse >> si ritrovò commosso dalle parole appena pronunciate da quella ragazza a prima vista così forte ma in realtà così fragile e indifesa. La strinse forte al suo petto, baciandole dolcemente la fronte.

<< Sai, sei diventata molto più brava >> esclamò sghignazzando. Sara sorrise divertita, alzando lo sguardo verso di lui.

<< Dovevo testare la tua fama di SexGott >> lo provocò, leccandosi leggermente il labbro inferiore e notando come il ragazzo osservò attento il suo gesto.

<< E il titolo ti è sembrato azzeccato? >> continuò, inarcando un sopracciglio con fare vanitoso.

<< Eeeeeh, mi aspettavo di meglio >> concluse, riparandosi, ridendo, contro il suo petto sapendo già la reazione che avrebbe avuto. Tom spalancò gli occhi con fare indignato.

<< Assi? >> fece, sorridendo diagonalmente. La ragazza rise in risposta.

<< Allora stavolta ti farò urlare >> sussurrò sensualmente portandosi sopra di lei. Sara sogghignò e capovolse la situazione, portandosi invece sopra di lui, che sorrideva.

<< Questo lo vedremo >> soffiò sulle sua labbra, mantenendo un sorriso malizioso, per poi impossessarsene gelosamente.

Sorrise, notando le palpebre della ragazza sbattere con leggerezza. Questa aprì piano gli occhi, guardandosi attorno per un paio di secondi, e poi li richiuse infastidita dalla luce.

<< Ma porco… >> esclamò, spingendo il viso contro il petto di Tom cercando di trattenersi dal bestemmiare. Tom ridacchiò e le baciò la fronte.

<< Buongiorno >> le disse ironicamente, ammiccando alla bella esclamazione che stava per uscirle dalle labbra. Sara alzò lentamente il volto verso di lui, poi verso il suo petto. Mise insieme le cose e sembrò riprendersi un poco. Si allontanò piano dal suo
petto e rispose con un:

<< Oh… Ciao >> Tom aggrottò le sopracciglia. Il tono che aveva usato non gli era piaciuto neanche un pò. Sembrava scocciata o arrabbiata. Forse si è pentita, pensò tristemente.

<< Qualcosa non va? >> domandò intimorito.

<< No, no. Tutto apposto >> continuò a guardarla non convinto e quindi ci riprovò.

<< Allora che hai? >> Sara chiuse gli occhi e sospirò, strisciando un poco con il fianco all’altro lato del letto.

<< Niente, è che… >> si sdraiò di nuovo, voltando le spalle al chitarrista. << Credo sia meglio che tu vada >>

Tom restò un attimo interdetto, fissando le sue spalle; gli occhi e la bocca spalancati. Lei non si voltava, non gli saltava in braccio urlandogli che stava scherzando e che avrebbe annullato il matrimonio a momenti per tornare insieme a lui. Matrimonio che, ora che ci pensava, non sarebbe avvenuto molto più tardi. Scese dal letto con passo pesante e si rivestì lentamente. La guardò ancora con la coda dell’occhio, ma lei non accennava a voltarsi. Le scese una lacrima a dirgli quelle cose. Aveva sbagliato fin dal principio quando aveva deciso che gli sarebbe tornata amica. Non avrebbe dovuto farlo. Doveva saperlo che sarebbe finita in quel modo, proprio come la prima volta che si erano conosciuti. E lei era fidanzata. Ma invece era già finita a letto con lui, poco tempo prima del matrimonio. Probabilmente se loro si fossero lasciati come una coppia comune, anni prima, e ora avessero fatto quello che fecero quella sera, lei avrebbe annullato il matrimonio e sarebbe tornata tra le sue braccia più che volentieri. Ma lui l’aveva abbandonata. E lei viveva nel terrore che questo potesse riaccadere. Sentì la porta chiudersi lentamente e un singhiozzo uscì dalle sue labbra.

Scese le scale lentamente e poi percorse il corridoio. Si fermò nel centro di questo e guardò sopra la sua testa, dove c’era la ringhiera del secondo corridoio –quello delle camere. Rimase qualche secondo a fissare la sua porta, ma lei non usciva. Abbassò lo sguardo, sospirando, e uscì dalla villetta. L’Audi di Bill era ancora parcheggiata nel vialetto. Quindi lui, fortunatamente, non se n’era andato abbandonandolo lì come un deficiente; e di certo non se l’era fatta a piedi, pigro com’era. Doveva essere ancora in casa, per forza.

Bill si svegliò presto quella mattina, voltò lo sguardo sulla ragazza sdraiata accanto a lui -che gli dava le spalle- e sorrise. Non avevano fatto nulla quella notte, solo dormito abbracciati. Ma a lui era bastato. Sfilò il braccio destro da sotto il suo corpo, le baciò la fronte e uscì dalla camera. Scese le scale e si fermò nel corridoio. Sentì dei piccoli singhiozzi soffocati provenire dalla cucina. Scossa la testa, prevedendone già il motivo. Si diresse convinto verso la ragazza, che sedeva al tavolino di spalle a lui. Sospirò e le strinse la vita da dietro. Sara sapeva già chi era e, pur non aspettandosi di trovarlo in casa sua a quell’ora, si voltò verso di lui senza nemmeno guardarlo in faccia e si buttò tra le sue braccia, piangendo più forte. Non sapeva perché piangeva ma era certo che centrasse suo fratello. Il suo cellulare prese a vibrare nella tasca dei suoi jeans. Era andato a dormire vestito, bravo scemo; si ritrovò a pensare. Rispose, sapendo già chi fosse.

<< We >>

<< Oh ma dove cazzo sei? >>

<< Dentro casa, ora esco >>

<< Ok, hai tu le chiavi della macchina? >> Sara stava ascoltando la conversazione, con ancora il braccio dell’amico che le circondava la vita. Le lacrime scesero più velocemente al suono della sua voce. Tirò la manica al cantante per attirare la sua attenzione e costringerlo a guardarla.

<< Aspetta un secondo >> il gemello rispose con un grugnito infastidito. La sua voce triste e cupa confermò ulteriormente a Bill che quanto faceva stare male la mora dovesse riguardare Tom e rattristasse entrambi.

<< Ehi, che c’è? >> le domandò. Sara singhiozzò e tirò su con il naso.

<< Non andare, per favore >> Bill la guardò commosso dalla sua dolcezza e rattristito al tempo stesso dalla sua agonia. Quei due avrebbero dovuto stare insieme. Solo così sarebbero stati davvero felici.

<< Tomi? >>

<< Ci sono >>

<< Ascolta ti do le chiavi e vai tu a casa ok? Io rimango qua. >> Tom sospirò dall’altra parte e Bill poté giurare di averlo sentito borbottare qualcosa come “beato te”.

<< Ok, sono fuori >> senza neanche dargli il tempo di rispondere attaccò. Bill fece una faccia sconsolata e guardò la ragazza che gli stava stringendo fortemente la vita, come sentendo il bisogno di calore accanto a lei. Lo guardava con gli occhi sgorganti di lacrime, speranzosa.

<< Ehi, ascolta. Vado a portare le chiavi a Tom e torno subito da te, ok? >> le parlò in modo dolce, cercando di rassicurarla. Lei rimase qualche attimo immobile, poi assimilò la sua frase e annuì vistosamente. Bill le sorrise, prese le chiavi dalla tasca e uscì per darle al fratello. Lo trovò appoggiato con la schiena alla sua macchina, con il cellulare tra le mani. Era immobile. Gli si avvicinò e sospirò.

<< Ancora quella foto… >> esordì. Il fratello non si scompose. Piano, alzò il volto verso il suo. Bill rimase un attimo interdetto. Suo fratello aveva gli occhi lucidi. Fece un passo verso di lui e lo abbracciò stretto. Quasi poté sentire tutta la sua tristezza che lo schiacciava come un masso. Tom aveva una fissa per quella foto. Ritraeva lui e Sara all’uscita del bar dove fecero la prima esibizione. Gliel’aveva fatta Bill. Lo salutò e gli disse che sarebbe tornato per pranzo, probabilmente. Tom annuì sovrappensiero. Il suo sguardo cadde alla finestra. Lei era appoggiata con la spalla che li osservava. Quando incrociò gli occhi del ragazzo, abbassò lo sguardo. Prese la tenda e la tirò, impedendogli di vedere ancora. Ti amo, sussurrò la sua mente. Ma chiuse gli occhi e, salutato il fratello, salì in macchina, guidando verso casa.

Bill rimase sul marciapiede, finché non vide la macchina sparire. Rientrò in casa dalla ragazza e si fece spiegare la situazione. Quando lei, alla fine del racconto, sussurrò quel “tanto non mi ama”, Bill ebbe un’illuminazione. Sussultò, ricordandosi di quel che lui non le aveva mostrato cinque anni prima, per vergogna.

<< Vieni con me >> esclamò solamente. Prese le chiavi della Mercedes della ragazza e la fece infilare al suo interno. Guidò per almeno venti minuti, ignorando le domande della ragazza che alla fine ci rinunciò e si mise comoda sul sedile, cercando di riconoscere la strada. Quando arrivarono, vide un parco davanti a sé. Lo riconobbe subito ed ebbe un sussulto spaventoso. Bill le strinse la mano cercando di rassicurarla. Sapeva i ricordi orribili che quel parco suscitava in lei e sapeva che dopo quella sera lei non c’era più tornata. Continuò a rassicurarla e l’accompagnò attraverso gli alberi. Rivide il muro su cui cinque anni prima aveva fatto il suo capolavoro. Era ancora lì, che rievocava la libertà. Bello come se lo ricordava, solo con i colori un po’ più sbiaditi. Lo superarono e camminarono ancora un po’. Ogni tanto stringeva convulsamente la mano di Bill e gli si avvicinava di più, terrorizzata ancora dai ricordi. Finalmente arrivarono a destinazione. Davanti a lei c’era un muro. Un muro con un graffito. Un graffito splendido a dirla tutta. I colori sfumavano dall’azzurro al blu e dal bianco al nero. Poco dopo si concentrò sulla scritta. Bill la osservava con un mezzo sorriso. Lei invece teneva gli occhi mezzi chiusi nel tentativo di capire che ci fosse scritto. Ci riuscì. Il suo cuore fece una capovolta. Credette di sentirlo in gola e poi riscendere fino a terra. I suoi occhi, già arrossati, si riempirono nuovamente di lacrime. Le gambe le tremavano. Si lasciò cadere sull’erba, stringendola tra le dita. I capelli le coprivano il viso rigato di lacrime e la sua bocca continuava a fare uscire singhiozzi. Alzò di nuovo lo sguardo verso quel muro. Non si era sbagliata. C’era davvero scritto quel che credeva.

Irgendwann laufen wir zusamm
Weil uns einfach nichts mehr halten kann
Durch den Monsun
Dann wird alles gut
 

Ich liebe dich meine kleine prinzessin.
Tom.

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Ciao a tutte :) allora, per chi non lo sapesse la scritta finale vuole dire: “prima o poi correremo insieme perchè semplicemente nessuno ci può più trattenere attraverso il monsone e dopo tutto sarà ok. Ti amo mia piccola principessa. Tom.” Beh ringrazio tutte le mie adorabili lettrici :) Spero vi sia piaciuto. Sara. 

  
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