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Autore: Panda_chan    11/07/2011    17 recensioni
Una raccolta di 12 one shot, una per ogni mese, con protagonisti Sasuke e Sakura.
Ultimo capitolo! :D
Dicembre, Natale: Incurante delle richieste dei suoi genitori, ha snobbato il pranzo della famiglia – un po’ più povero, quest’anno, per ovvie ragioni – e quasi senza salutare si è fiondata fuori casa.
Nessuno le ha chiesto dove andasse. Lo sanno tutti, in ogni caso.
E disapprovano.
Ma a Natale tutti devono essere più buoni, giusto?
Allora quella è la sua buona azione.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Ho pensato di creare una raccolta che comprenda una shot per ogni mese dell’anno, rigorosamente SasuSaku.
I momenti che vorrei raccontare potranno appartenere a vari periodi della vita dei due. =)
Non sono esattamente certa che le eventuali festività che descriverò esistano anche nel mondo di Kishimoto, anzi in effetti non credo, ma siccome la raccolta non è pensata per essere una AU ma è idealmente ambientata nel mondo ninja che conosciamo, vi chiedo di prenderla come una licenza poetica.
Grazie. xD
Spero vi piacerà  ^^

 

******************** 

 

Questa prima shot è legata all’altra mia shot  ‘Heir’, ma in caso non l’aveste letta vi basterà sapere che Sakura e Sasuke sono sposati e che hanno un bimbo, Itachi.
Buona lettura  =)

 

Gennaio

 

Per quanto non amasse oziare sotto le coperte una volta sveglio, Sasuke doveva ammettere che quel giorno stava davvero bene steso al calduccio, mentre osservava attraverso il vetro un po’ appannato della finestra i fiocchi cadere dal cielo ancora buio.
La consapevolezza di non doversi alzare per andare al Quartier Generale, grazie alle ferie dovute alle festività, rendeva il suo umore decisamente migliore; mentre guardava la sveglia, però, si accorse che erano già le nove. Del sei gennaio.
Il suo appena ridestato istinto deduttivo si mise in allerta: perché mai Itachi – quell’Itachi che, all’età di un anno e qualche mese, il giorno di Natale era piombato come un falco, zampettando a modo suo, nella stanza, svegliando lui e Sakura alle cinque del mattino, tanto per dirne una – non era ancora arrivato per seccarlo, visto che ricorreva la fondamentale festività denominata Epifania?
E dove diavolo era Sakura, visto che aveva appena notato anche la di lei assenza al talamo?
Tutto questo era molto, molto sospetto. Urgevano indagini.
Sbadigliando sentitamente ed infilandosi stoicamente un kimono più pesante sopra il pigiama per rendere meno traumatica la separazione dalle coperte deliziosamente calde, Sasuke si diresse verso le scale per scendere al piano di sotto.
Passando in corridoio registrò con un’occhiata lo stato di abbandono in cui versava il lettino di Itachi, probabilmente lasciato  a se stesso dalle prime ore dell’alba a causa dell’impazienza del suo usuale occupante; quindi scese diretto in cucina, tanto per cominciare.
“-viva! Calamelle e cioccoato! Potto, mamma?!”
Ok, individuati. Solo Itachi poteva avere quell’energia di prima mattina, dannazione.
“Aspetta un attimo, tesoro, non  hai ancora fatto colazione. Poi, prima di aprire si aspetta papà…”
Papà è arrivato. Si è perso qualcosa?” esordì Sasuke.
Sakura si voltò di scatto, non avendolo sentito arrivare a causa degli urletti del figlio, che nonostante l’età ancora infantile si produceva in frasi sorprendentemente comprensibili.
“Oh, buongiorno, Sas’ke. In effetti no, ancora non ti sei perso niente. Sei riuscito ad arrivare prima che il piano di impossessarsi della calza gli riuscisse.”
Mentre parlava, indicò con un cenno del capo l’enorme calza multicolore destinata al pargolo appesa di lato al caminetto del salotto.
In effetti pareva penzolare in condizioni precarie.
Sasuke dedusse che il marmocchio era riuscito a caracollare fino a lì e che aveva tentato un primo assalto, probabilmente appendendosi a viva forza all’oggetto del desiderio, ma Sakura doveva averlo provvidenzialmente staccato prima che sia lui che la calza ruzzolassero a terra.
“Capisco.”
“Voio…!”
“Itachi, prima facciamo colazione, poi la mamma ti dà la calza, su.” Intervenne la donna con tono definitivo.
Con un sbuffo fintamente tediato che null’altro scopo aveva se non nascondere uno dei sorrisi che immancabilmente Itachi gli faceva nascere sulle labbra, Sasuke si chinò per prendere in braccio il bambino, avviandosi poi al tavolo della cucina dove erano già disposti in bell’ordine tazze, tovaglioli, cucchiaini e bicchieri.
Agguantò il biberon che suo figlio si ostinava a voler usare, nonostante fosse perfettamente in grado di bere dalla tazza, e glielo cacciò in bocca, mentre il bimbo si annidava placidamente contro il suo petto, godendosi per una volta la colazione con papà.
“Lo sai che la tua espressione seccata non è più credibile, ormai, vero, Sas’ke?”
“Secondo me sta venendo su schifosamente viziato. Insomma, guardalo, servito e riverito. In più quella calza enorme tutta per lui… Tsk, non va. Da domani, nuove regole.” Sentenziò l’uomo, con voce ferma e grave.
Sakura lo guardò, condiscendente e sarcastica, prima di parlare.
“Beh, tesoro, chi gli porta il biberon a letto tutte le mattine, anche se io continuo a ripetere che è tutto fuorché una buona abitudine? Chi gli permette di strafogarsi di cioccolata quando non ci sono? Chi gli ha comprato la calza gigante, quando ci eravamo messi d’accordo che quella piccola era più che sufficiente?”
Sasuke voltò la testa dall’altra parte, sdegnoso.
Colpito e affondato.
“Stai vaneggiando, Sakura. Per cortesia, fai quel the e taci.”
“Se, certo. Vaneggio solo io, qui…” rispose lei ridacchiando.
“Certo. Vaneggi. Dev’essere stata la nottata in bianco.”
“Nottata in bianco…?”
“Certo. Non eri mica tu quella che volava sulla scopa di casa in casa, scendendo dal cam-”
“Cos… SASUKE UCHIHA!”
“Era solo un’ipotesi, mi sarò confuso con la Yamanaka. Vi date il cambio?”
“Sas’ke, prima che mi arrabbi sul serio…”
Sasuke sospirò, con aperto scherno, alzando gli occhi da Itachi a lei.
“Vorrei proprio vedere.”
“Beh, visto che asserisci che sono una befana, potrei punirti per esserti comportato male.”
“Ripeto: vorrei proprio vedere.”
Sakura aprì la bocca per rispondere, ma il fischio del bollitore la batté sul tempo, avvisandola che l’acqua per il the era pronta.
Portò in tavola la bevanda bollente assieme a qualche brioche, e fecero colazione in silenzio, limitandosi a lanciarsi occhiate di ironica sfida.
Quando loro ebbero finito di mangiare e il pargolo ebbe prosciugato il biberon, Sakura si alzò.
“Salgo un momento ad aprire le finestre nelle camere da letto. Arrivo subito.”
“Tornando porta qui quella maledetta calza, o non ci lascerà in pace per il resto della giornata” le disse Sasuke, mentre lei era ormai già a metà del salotto.
Tornò poco dopo, recando la calza che venne aperta tra le ovazioni entusiaste del piccolo di casa, estasiato di fronte alla quantità di dolciumi che uscirono da quella sorta di cornucopia.
Naturalmente il suo entusiasmo si smorzò quando vide Sakura lasciargli un piccolo cioccolatino e mettere il resto in alto nella dispensa, dove lui non sarebbe potuto arrivare.
“Quelle si mangeranno un po’ alla volta, altrimenti ti verrà un’indigestione” stabilì la madre, amorevolmente severa.
“Al limite ci pensa la mamma a darti una mano a finirle” precisò Sasuke, caustico.
Dopo che Itachi ebbe mangiato il suo dolcetto il padre lo riportò a letto per qualche altra ora, visto che l’alzataccia sembrava averlo lasciato insonnolito; poi decise di levarsi il pigiama e vestirsi.
Si diresse dunque in camera, con calma, e poggiato il pigiama sulla gruccia accanto al comodino afferrò qualche vestito pulito dall’armadio, voltandosi poi verso lo specchio per indossarlo.
E fu osservando il proprio riflesso che vide chiaramente qualcosa che decisamente non andava.
Si voltò di scatto, osservando il letto inorridito: si avvicinò e tastò le lenzuola.
In mano gli rimase una traccia della polvere grigionera sparsa in quantità nella sua parte di materasso.
Carbone.
Maledetta.
“Sakura! Vieni qui subito!”
“Cosa c’è, caro?”
“La. Mia. Parte. Di. Letto. L’hai fatto apposta.”
“Apposta? Oh, no. Diciamo che per sbaglio passando dal salotto ho raccolto della cenere e del carbone dal caminetto  e sempre per sbaglio l’ho sparsa sul letto, casualmente dalla tua parte. Tutto è frutto del caso.”
“Ma certo. Mi dicono che sono stato l’allievo di una serpe, ma la verità è che la serpe l’ho sposata.” Rispose lui, grondando sarcasmo.
“Be’, che vogliamo fare? Io credo che dovresti pulire. Dopotutto la befana ti ha punito perché sei stato cattivo, quindi devi rimediare.”
“Io ho un’idea migliore.”
“E sareb-NO, LASCIAMI, NON SULLA CENERE!”
Ma era troppo tardi: Sakura Haruno in Uchiha si ritrovò, in men che non si dica, sdraiata a forza sullo strato di carbone del materasso, costretta all’immobilità dal peso del corpo del marito, posizionato sopra il suo.
“Ti odio, Sas’ke. Adesso mi ci vorrà una settimana per mandar via questo schifo dai vestiti.”
“Potevi pensarci prima, cara.”
Sakura provò a ribattere, ma fu repentinamente zittita da un bacio impetuoso, cui non poté in alcun modo non abbandonarsi.
Si svegliarono qualche ora dopo, richiamati dal figlioletto che urlacchiava dalla sua stanza; passando davanti allo specchio, osservarono la loro immagine, e videro la cenere sulla pelle, sui vestiti, tra i capelli.
“Sembri invecchiata di vent’anni. Realistico, in effetti, ti dona.”
“Sas’ke…” iniziò lei in un ringhio truce, pronta a riaprire le ostilità dopo la piacevolissima tregua.
Ma ogni minaccia le morì in gola, mentre vedeva allargarsi sul viso di lui un sorriso, ironico ma inequivocabile e bellissimo, ancora più prezioso considerata la rarità con cui veniva mostrato.
Mi rotolerei nella cenere per il resto della mia vita solo per un altro sorriso così.

 

***********

 

E questa era la prima.
Spero abbiate gradito  ^^
A presto con il mese di Febbraio! =D
Panda

 

  
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