Ho
pensato
di creare una raccolta che comprenda una shot per ogni mese
dell’anno,
rigorosamente SasuSaku.
I momenti
che vorrei raccontare potranno appartenere a vari periodi della vita
dei due.
=)
Non sono
esattamente certa che le eventuali festività che
descriverò esistano anche nel
mondo di Kishimoto, anzi in effetti non credo, ma siccome la raccolta
non è
pensata per essere una AU ma è idealmente ambientata nel
mondo ninja che
conosciamo, vi chiedo di prenderla come una licenza poetica.
Grazie. xD
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Questa
prima
shot è legata all’altra mia shot ‘Heir’,
ma in caso non l’aveste letta vi basterà sapere
che Sakura e Sasuke sono
sposati e che hanno un bimbo, Itachi.
Buona
lettura =)
Gennaio
Per
quanto
non amasse oziare sotto le coperte una volta sveglio, Sasuke doveva
ammettere
che quel giorno stava davvero bene steso al calduccio, mentre osservava
attraverso il vetro un po’ appannato della finestra i fiocchi
cadere dal cielo
ancora buio.
La
consapevolezza di non doversi alzare per andare al Quartier Generale,
grazie
alle ferie dovute alle festività, rendeva il suo umore
decisamente migliore; mentre
guardava la sveglia, però, si accorse che erano
già le nove. Del sei gennaio.
Il suo
appena ridestato istinto deduttivo si mise in allerta: perché
mai Itachi – quell’Itachi che,
all’età di un anno e qualche
mese, il giorno di Natale era piombato come un falco, zampettando a
modo suo, nella
stanza, svegliando lui e Sakura alle cinque del mattino, tanto per
dirne una –
non era ancora arrivato per seccarlo, visto che ricorreva la fondamentale festività
denominata
Epifania?
E dove diavolo era Sakura, visto
che aveva
appena notato anche la di lei assenza al talamo?
Tutto questo
era molto, molto sospetto. Urgevano indagini.
Sbadigliando
sentitamente ed infilandosi stoicamente un kimono più
pesante sopra il pigiama
per rendere meno traumatica la separazione dalle coperte deliziosamente
calde, Sasuke
si diresse verso le scale per scendere al piano di sotto.
Passando in
corridoio registrò con un’occhiata lo stato di
abbandono in cui versava il
lettino di Itachi, probabilmente lasciato
a se stesso dalle prime ore dell’alba a causa
dell’impazienza del suo
usuale occupante; quindi scese diretto in cucina, tanto per cominciare.
“-viva!
Calamelle e cioccoato! Potto, mamma?!”
Ok,
individuati. Solo Itachi poteva avere quell’energia di prima
mattina,
dannazione.
“Aspetta un
attimo, tesoro, non hai
ancora fatto
colazione. Poi, prima di aprire si aspetta
papà…”
“Papà è
arrivato. Si è perso qualcosa?” esordì
Sasuke.
Sakura si
voltò di scatto, non avendolo sentito arrivare a causa degli
urletti del
figlio, che nonostante l’età ancora infantile si
produceva in frasi
sorprendentemente comprensibili.
“Oh,
buongiorno, Sas’ke. In effetti no, ancora non ti sei perso
niente. Sei riuscito
ad arrivare prima che il piano di impossessarsi della calza gli
riuscisse.”
Mentre
parlava, indicò con un cenno del capo l’enorme
calza multicolore destinata al
pargolo appesa di lato al caminetto del salotto.
In effetti
pareva penzolare in condizioni precarie.
Sasuke
dedusse che il marmocchio era riuscito a caracollare fino a
lì e che aveva
tentato un primo assalto, probabilmente appendendosi a viva forza
all’oggetto
del desiderio, ma Sakura doveva averlo provvidenzialmente staccato
prima che
sia lui che la calza ruzzolassero a terra.
“Capisco.”
“Voio…!”
“Itachi,
prima facciamo colazione, poi la mamma ti dà la calza,
su.” Intervenne la donna
con tono definitivo.
Con un
sbuffo fintamente tediato che null’altro scopo aveva se non
nascondere uno dei
sorrisi che immancabilmente Itachi gli faceva nascere sulle labbra,
Sasuke si
chinò per prendere in braccio il bambino, avviandosi poi al
tavolo della cucina
dove erano già disposti in bell’ordine tazze,
tovaglioli, cucchiaini e
bicchieri.
Agguantò il
biberon che suo figlio si ostinava a voler usare, nonostante fosse
perfettamente in grado di bere dalla tazza, e glielo cacciò
in bocca, mentre il
bimbo si annidava placidamente contro il suo petto, godendosi per una
volta la
colazione con papà.
“Lo sai che
la tua espressione seccata non è più credibile,
ormai, vero, Sas’ke?”
“Secondo me
sta venendo su schifosamente viziato. Insomma, guardalo, servito e
riverito. In
più quella calza enorme tutta per lui… Tsk, non
va. Da domani, nuove regole.”
Sentenziò l’uomo, con voce ferma e grave.
Sakura lo
guardò, condiscendente e sarcastica, prima di parlare.
“Beh, tesoro, chi gli
porta il biberon a letto
tutte le mattine, anche se io continuo a ripetere che è
tutto fuorché una buona
abitudine? Chi gli permette di strafogarsi di cioccolata quando non ci
sono?
Chi gli ha comprato la calza gigante, quando ci eravamo messi
d’accordo che
quella piccola era più che sufficiente?”
Sasuke voltò
la testa dall’altra parte, sdegnoso.
Colpito e
affondato.
“Stai
vaneggiando, Sakura. Per cortesia, fai quel the e taci.”
“Se, certo.
Vaneggio solo io, qui…” rispose lei ridacchiando.
“Certo. Vaneggi.
Dev’essere stata la nottata in bianco.”
“Nottata in bianco…?”
“Certo. Non
eri mica tu quella che volava sulla scopa di casa in casa, scendendo
dal cam-”
“Cos… SASUKE
UCHIHA!”
“Era solo un’ipotesi,
mi sarò confuso con la Yamanaka. Vi date il
cambio?”
“Sas’ke,
prima che mi arrabbi sul serio…”
Sasuke
sospirò, con aperto scherno, alzando gli occhi da Itachi a
lei.
“Vorrei
proprio vedere.”
“Beh, visto
che asserisci che sono una befana, potrei punirti per esserti
comportato male.”
“Ripeto:
vorrei proprio vedere.”
Sakura aprì
la bocca per rispondere, ma il fischio del bollitore la
batté sul tempo,
avvisandola che l’acqua per il the era pronta.
Portò in
tavola la bevanda bollente assieme a qualche brioche, e fecero
colazione in
silenzio, limitandosi a lanciarsi occhiate di ironica sfida.
Quando loro ebbero
finito di mangiare e il pargolo ebbe prosciugato il biberon, Sakura si
alzò.
“Salgo un
momento ad aprire le finestre nelle camere da letto. Arrivo
subito.”
“Tornando porta
qui quella maledetta calza, o non ci lascerà in pace per il
resto della
giornata” le disse Sasuke, mentre lei era ormai
già a metà del salotto.
Tornò poco
dopo, recando la calza che venne aperta tra le ovazioni entusiaste del
piccolo
di casa, estasiato di fronte alla quantità di dolciumi che
uscirono da quella
sorta di cornucopia.
Naturalmente
il suo entusiasmo si smorzò quando vide Sakura lasciargli un
piccolo
cioccolatino e mettere il resto in alto nella dispensa, dove lui non
sarebbe potuto
arrivare.
“Quelle si
mangeranno un po’ alla volta, altrimenti ti verrà
un’indigestione” stabilì la
madre, amorevolmente severa.
“Al limite
ci pensa la mamma a darti una mano a finirle”
precisò Sasuke, caustico.
Dopo che
Itachi ebbe mangiato il suo dolcetto il padre lo riportò a
letto per qualche
altra ora, visto che l’alzataccia sembrava averlo lasciato
insonnolito; poi
decise di levarsi il pigiama e vestirsi.
Si diresse
dunque in camera, con calma, e poggiato il pigiama sulla gruccia
accanto al
comodino afferrò qualche vestito pulito
dall’armadio, voltandosi poi verso lo
specchio per indossarlo.
E fu
osservando il proprio riflesso che vide chiaramente qualcosa che decisamente non andava.
Si voltò di
scatto, osservando il letto inorridito: si avvicinò e
tastò le lenzuola.
In mano gli
rimase una traccia della polvere grigionera sparsa in
quantità nella sua parte
di materasso.
Carbone.
Maledetta.
“Sakura!
Vieni qui subito!”
“Cosa c’è, caro?”
“La. Mia.
Parte. Di. Letto. L’hai fatto apposta.”
“Apposta?
Oh, no. Diciamo che per sbaglio
passando dal salotto ho raccolto della cenere e del carbone dal
caminetto e sempre per
sbaglio l’ho sparsa sul letto, casualmente dalla tua parte. Tutto è frutto del
caso.”
“Ma certo.
Mi dicono che sono stato l’allievo di una serpe, ma la
verità è che la serpe l’ho
sposata.” Rispose lui, grondando sarcasmo.
“Be’, che
vogliamo fare? Io credo che dovresti pulire. Dopotutto la befana ti ha
punito perché
sei stato cattivo, quindi devi rimediare.”
“Io ho un’idea
migliore.”
“E sareb-NO,
LASCIAMI, NON SULLA CENERE!”
Ma era
troppo tardi: Sakura Haruno in Uchiha si ritrovò, in men che
non si dica,
sdraiata a forza sullo strato di carbone del materasso, costretta
all’immobilità
dal peso del corpo del marito, posizionato sopra il suo.
“Ti odio,
Sas’ke. Adesso mi ci vorrà una settimana per
mandar via questo schifo dai vestiti.”
“Potevi
pensarci prima, cara.”
Sakura provò
a ribattere, ma fu repentinamente zittita da un bacio impetuoso, cui
non poté
in alcun modo non abbandonarsi.
Si svegliarono
qualche ora dopo, richiamati dal figlioletto che urlacchiava dalla sua
stanza; passando
davanti allo specchio, osservarono la loro immagine, e videro la cenere
sulla
pelle, sui vestiti, tra i capelli.
“Sembri
invecchiata di vent’anni. Realistico, in effetti, ti
dona.”
“Sas’ke…”
iniziò lei in un ringhio truce, pronta a riaprire le
ostilità dopo la
piacevolissima tregua.
Ma ogni
minaccia le morì in gola, mentre vedeva allargarsi sul viso
di lui un sorriso,
ironico ma inequivocabile e bellissimo, ancora più prezioso
considerata la
rarità con cui veniva mostrato.
Mi rotolerei nella cenere per il resto della
mia vita solo per un altro sorriso così.
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E
questa era
la prima.
Spero
abbiate gradito ^^
A presto con
il mese di Febbraio! =D
Panda