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Autore: Noth    11/07/2011    10 recensioni
« E così sei morto. » esordisco.
« Così sembra. » rispondi, continuando a sorridere. Non faccio che paragonare il tuo sorriso a quello che ha il tuo corpo nella sala grande. Terrificanti entrambi. Nessuno dei due esiste più.
« Perché... non sei qui sul serio, vero? » chiedo, la voce tremula, morta. Mi traballa se non ci sei tu a sostenerla.
Continuo a ripetermi.
George Weasley non è nessuno.
Da solo non è nessuno.
Non sono nessuno.
Non senza di te.
« Non so se sono qui. Quello che importa è che tu sei qui. »
Sbatto un pugno sul tavolo. La consapevolezza della mia solitudine eterna inizia a farsi strada dentro di me.
« Come cazzo hai potuto morire, razza di idiota! » grido.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Fred. Fred Weasley, no, rialzati.
Sono attonito, in ginocchio, sulle gradinate della Sala Grande. Osservo un corpo senza vita che mi somiglia molto, ma la mia mente è molto più in là, lontano dalla puzza di morte che impesta le pareti.
E’ uno scherzo, sono sicuro, continua a ripetermi una voce tremula nella testa.
« Cavolo Fred, è uno scherzo proprio buono! Il tuo petto non si solleva neanche, e non sbatti nemmeno le ciglia. Volevi sconvolgere mamma non è vero? Non è vero? » la mia voce rotta riecheggia per la stanza affollata di persone silenziose.
Il volto contratto di mamma si volta nella mia direzione, le lacrime le affogano il viso quasi da non riuscire più a vederle gli occhi.
Papà scuote il capo le lacrime gli scivolano sulle guance, le lacrime che sono dolore liquido sulla faccia di un adulto. Un padre non dovrebbe piangere.
Se lui piange, forse non stai scherzando.
Il mio sguardo appannato corre a cercare quello di Ginny, che tiene le mani sul volto e cade in ginocchio scossa dai singhiozzi. Il sorriso tremulo che avevo cercato di mantenere per fare capire che non ero cascato a questo tuo scherzo da maestro crolla come un fiore incenerito da un fulmine.
Non dovevamo morire così, Freddy, ci eravamo promessi di restare nella storia con la nostra attività di scherzi. Insieme.
« Fred! » mormorò, cercando di riunire quella poca sanità mentale che mi è stata concessa da quando siamo nati, e crollo sul tuo petto. Fermo, morto. Le lacrime mi bruciano gli occhi come acido, creando un nodo in gola, un sasso in piena trachea che mi soffoca e mi avvelena ogni secondo.
Il tuo corpo è steso a terra da dieci minuti, ma non riesco a convincermi che il tuo cuore ha cessato per sempre di ridere. Non è possibile che il tuo sorriso, anzi, il nostro sorriso, abbia smesso di esistere così. Ti stringo la mano, ma è fredda, gelida, non ricambia più la mia stretta.
Quest’immagine di te, l’immagine della risata che lascia il tuo volto, la sento imprimersi come uno scherzo di cattivo gusto nel mio cuore, nel mio cervello, nelle mie vene perfino. Mi scorre davanti agli occhi lo sguardo ammiccante che nemmeno ci rendevamo conto di scambiarci quando rubavamo le fette di torta alla mora, ricoperte di quella glassa scintillante e zuccherosa, che mamma preparava per papà.
Sulla mano ancora avverto il tocco della tua mano sulla mia quando ci davamo il cinque dopo un colpo ben riuscito. Il mio profumo, così uguale al tuo.
Io e te, tu ed io.
Noi.
Non esiste nessun George, non esiste nessun Fred, esistono solo Fred e George.
Da soli sono come una schifosa torta senza cioccolata. Una di quelle torte che mangi malvolentieri a casa degli ospiti, che sanno da torta ma non esattamente da torta.
Con la cioccolata tutto acquisterebbe molto più sapore, non facevamo altro che ripetertelo.
Fred, fratello mio. Io cosa sono senza te?
I tuoi occhi mi guardano, lontani, chissà dove. Vorrei entrare nel tuo petto, riportarti qui.
« Fred... » mormoro ancora, mentre ogni briciola di me si incenerisce nella tua risata morta.
Poi un brivido sulla schiena. Un brivido forte.
« Hey, Georgie. »
La tua voce mi sfiora il cuore come una pacca sulla spalla.
Pazzo.
Sei morto da dieci minuti e sto già diventando pazzo.
« Dai, Georgie, sono qua! »
Quel bisbiglio. Uguale ai nostri bisbigli notturni, mi alzo dal tuo petto immobile e mi guardo attorno.
Nessuno.
Poi, il duro colpo.
Sei dietro di me, a qualche metro di distanza.
Sono pazzo, è fatta. Hai ridotto il mio cervello a una frittata, contento?
« Vieni, Georgie, dai. »
Le tue labbra semi trasparenti si muovono, mi dicono di seguirti. Il tuo corpo freddo dinanzi a me mi dice che sei morto. Devo inseguire la pallida luce della mia follia o restare ancorato, per una volta nella mia vita, alla realtà?
No, la realtà fa schifo, è per questo che io e te abbiamo sempre cercato un modo per renderla divertente. Farò quello che so fare meglio ancora una volta, seguirò la mia follia, e lo farò con te. Come tutto, come sempre.
Mi alzo, la mia famiglia nemmeno se ne accorge, posso sentire il cuore di mamma sbriciolarsi e la nostra famiglia andare in pezzi all’unisono. Presto o tardi mi unirò anche io al coro, questa volta però, sarò il solo ad essere in ritardo, Freddy.
Usciamo dalla Sala Grande, ti seguo, seguo la tua immagine sfocata, la tua immagine che è anche la mia.
« Dove stiamo andando, Freddy? » domando, e mi chiedo cosa penseranno gli altri, vedendo che parlo da solo.
Ma nei corridoi non c’è quasi nessuno.
La tua figura cammina lentamente, ma non produce alcuna ombra. Sento i singhiozzi provenire dalle mura della scuola, sofferente anch'essa. Saliamo le scale e camminiamo fino alla sala Grifondoro, deserta e semi distrutta. Nessun quadro sta a proteggerla.
Entriamo e mi porti nel nostro posto segreto. Un armadio appena oltre la sala principale, un armadio incantato che dentro può contenere una decina di persone. Nessuno lo ha più aperto da quanto vedo, perché è ancor arredato come il nostro Quartier Generale Dell’inventiva degli Scherzi. Le orecchie oblunghe sono nate qui, al lume delle nostre bacchette.
« Perché mi hai portato qui dentro? » domando, allungando una mano verso il tuo corpo, ma invece del soffice tessuto del tuo maglione la mia mano entra in un luogo freddo, dentro di te, una specie di corrente gelida nello spazio sotto la tua testa.
« Sei un fantasma? »
Tu sorridi, e ammicchi.
« Boh, comunque ti ho portato qui perché era più bello! »
Mi fai cenno di sedermi su una delle due sedie di legno scuro che abbiamo portato di nascosto dentro l’armadio. Lo faccio e tu mi imiti come uno specchio.
« E così sei morto. » esordisco.
« Così sembra. » rispondi, continuando a sorridere. Non faccio che paragonare il tuo sorriso a quello che ha il tuo corpo nella sala grande. Terrificanti entrambi. Nessuno dei due esiste più.
« Perché... non sei qui sul serio, vero? » chiedo, la voce tremula, morta. Mi traballa se non ci sei tu a sostenerla.
Continuo a ripetermi.
George Weasley non è nessuno.
Da solo non è nessuno.
Non sono nessuno.
Non senza di te.
« Non so se sono qui. Quello che importa è che tu sei qui. »
Sbatto un pugno sul tavolo. La consapevolezza della mia solitudine eterna inizia a farsi strada dentro di me.
« Come cazzo hai potuto morire, razza di idiota! » grido.
Tu continui a sorridere.
« Mi hai lasciato qua! Come hai potuto? Non saremmo dovuti morire! Dovevamo trovare qualcosa che ci rendesse immortali, ricordi? Dovevamo diventare schifosamente ricchi, dovevamo trovarci due gemelle sexy da paura, ricordi? Come diavolo faccio tutte queste cose da solo? Non c’è nessuna gemella solitaria, e non me ne faccio nulla del denaro se non posso condividerlo con te. » grido ancora. « la mia vita è finita con la tua. »
Tu scoppi a ridere.
« Ti devo ricordare com’è finita l’ultima volta che mi hai urlato contro? Abbiamo iniziato a picchiarci, a rotolare sul pavimento, mamma se ne è accorta e ci ha relegato a sbucciare patate senza le nostre bacchette per due settimane. » un ghigno ti attraversa il volto.
« Già, ma alla fine ce le siamo fatte portare da due corvi che avevamo passato metà del tempo ad addestrare, e mamma non si è accorta che le avevamo e le usavamo di nascosto. » quasi mi scappa un sorriso, poi mi rendo conto che sto parlando solo con una pallida imitazione di te, e mi sfugge quasi un lamento.    « Ma comunque questa volta mamma non è qui, fratello. » mormoro, cercando di capire cosa farò davvero senza di te.
Tu ridi ancora, non hai fatto altro che ridere, mentre io sono qui e mi viene da piangere. Non ho mai pianto, e neanche tu. Facevamo a gara a chi avrebbe pianto per ultimo tra i due. Immagino di stare per perdere.
Ridi ancora.
« Fanculo, Fred, davvero, vaffanculo! » esplodo. Tu ridi, tu te ne vai, io resto. Io resto per cosa?
Io volevo restare, noi dovevamo restare.
Pieghi il volto verso destra e mi osservi.
« Mi mancherai anche tu, Georgie. »
Sento una parte di me che va in pezzi, non era mai successo. Mai nella mia vita avevo sentito il dolore così forte. E’ come se mi fosse stato strappato via tutto e di me non fosse rimasta altro che una brutta caricatura.
« Perché mi hai portato qui, fantasma-di-Fred? » domando, a denti stretti, perché sento che l’impeto assurdo di correre ad abbracciarti come quando eravamo piccoli e dormivamo su un solo letto, sta crescendo dentro di me e minaccia di sfondare le mie barriere da un momento all’altro.
Rivoglio mio fratello.
Siamo nati per stare in coppia, non siamo nati per stare da soli.
« Ti ho portato qui perché volevo parlare con te prima di sparire sul serio. Georgie, non voglio andarmene, sai. Voglio restare qui a ridere con te, mascalzone “romano”. Seriamente, sai che al pensiero di quella battuta penosa sul Foro Romano ancora rido da solo? Patetico! » la tua risata risveglia in me milioni di ricordi. Non c’è un attimo della mia vita che non abbia passato con te, che sei mio fratello, sei il mio sangue, la mia immagine riflessa, ed il mio migliore amico.
« Pensa quanto sarò patetico ora, da solo. » abbozzo un sorriso al ricordo di quando mi avevano disintegrato l’orecchio. C’eri tu, lì, accanto a me. Avrei giurato che pensavo sarebbe durato per sempre.
« Non sarai patetico. Diamine abbiamo passato vent’anni assieme! Non me ne andrò così facilmente! Perché sono morto non vuol dire che... »
« Ma tu sei morto! »
« Ovvio che lo sono! Per quanto io sia bello e affascinante, più di te, non posso resistere ad un esplosione del genere. Sono morto, Georgie. » sussurri, « e tu non puoi farci niente. »
Respiro, ed è come se cercassi di respirare nel catrame.
« Nessuno tira su di morale come te, eh? » commento, sbuffando. Sento le lacrime appesantire nuovamente i miei occhi, ma le ignoro, perché ci sei tu con me.
« Georgie, è completamente assurdo da chiedere, ma è la mia unica richiesta. » silenzio « Puoi vivere anche per me? » chiedi.
Trattengo il fiato. La domanda mi penetra nel cervello.
Vivere anche per te?
« Ma certo che posso, surrogato di mago. Non ti annoierai, questa è una promessa. »
« Ci divertiremo ancora, vero fratello? » chiedi, insicuro come quella volta che mi chiedesti di chiedere a Angelina di uscire con te al posto tuo, tanto non si sarebbe accorta della differenza.
Sorrido, ed è allora che mi rendo conto che questo non potrà mai essere un addio.
Non per noi gemelli Weasley.
« Non arriverà mai il tempo in cui non ci divertiremo, io e te. » ti rassicuro.
Il tempo sta per scadere, lo sento.
Ti guardo e mi stai guardando.
E’ l’ultima volta che ti vedrò?
Mi alzo dalla sedia, non mi importa se sei solo aria, io voglio abbracciarti.
Mi avvicino ed è tutto un impeto.
Mio fratello, voglio mio fratello.
Ti abbraccio come se avessi appena fatto un incubo e tu fossi mamma. Lo stesso fai tu, non c’è il tuo corpo, solo un’aura fredda che profuma di casa.
Profuma di Tiri Vispi Weasley, e che mi ricorda quando da piccolini ci raccontavamo delle belle ragazze di Hogwarts sotto le coperte del mio letto o del tuo nella nostra stanza nella Torre Grifondoro.
Mi ricorda che avrò sempre un fratello. Mi ricorda che mi manchi. Mi ricorda che ci sarai.
« Mi mancherai davvero tanto, Georgie. »
E con questo sussurro tutto ciò che c’era di te si dissolve, mi entra nel petto come un respiro e mi scalda il cuore per l’ultima volta.
Sarai il mio migliore amico per sempre.
Ti voglio bene fratello mio.
   
 
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