L’edificio era in muratura, non tanto alto, ma era imponente, due grandi battenti erano appoggiati pesantemente sulle porte in legno.
C’erano dei passerotti che cinguettavano allegri su un albero, probabilmente la sede del loro nido, dato che si sentivano degli uccellini reclamare del cibo.
Heru compose dei segni con le dita e comparvero due cloni d’ombra, che aprirono con qualche sforzo il portone.
“Siamo sicuri che l’ultimo rotolo sia lì dentro?” chiese Maeri intimorita, nascondendosi dietro il suo compagno Kerima, “Non preoccuparti, so quello che faccio, l’indizio diceva chiaramente di entrare in edificio in muratura ad est di dove eravamo prima” la rassicurò Heru allegro, “Come quando hai fatto esplodere il laboratorio di scienze?” chiese sarcastico Kerima.
Heru si imbronciò ed entrò nell’edificio buio, doveva recuperare l’ultimo rotolo per poter essere ammesso all’esame finale per diventare Chunin, il suo sogno da quando era bambino.
“Non è molto grande come edificio, è solo una grande sala, dato che non vedo porte o scale, ma è buio, ci toccherà cercare con attenzione…” disse Kerima entrando, “Già, ma come facciamo a cercare se non si vede niente?” urlò arrabbiato Heru tirando un pugno al muro.
La parete si spostò dopo il colpo, ruotando su se stessa di novanta gradi, permettendo il passaggio.
“Hai una fortuna sfacciata…” disse Kerima un po’ arrabbiato, “Io e Maeri facciamo sempre le cose con metodo e non otteniamo niente, tu tiri pugni alle pareti e ci fai entrare all’esame finale.
Heru ridacchiò ed entrò nell’apertura, Maeri si nascose dietro Kerima e lo spinse dentro con delicatezza.
Davanti a loro c’erano dei gradini che scendevano nell’oscurità, illuminata a tratti da delle torce, il gruppo scese lentamente, per evitare di scivolare, in fondo alla scalinata trovarono un’enorme sala decorata da alcuni arazzi raffiguranti delle scene di lotta fra ninja, in fondo c’erano degli scudi appesi ad un muro, si di essi erano incisi dei martelli da guerra e dietro di essi un elmo.
In mezzo agli scudi c’era un altare di marmo nero, non decorato stavolta, ma sopra di esso vi era appoggiato un drappo rosso ricamato d’oro, i ricami non erano molto complessi, ma facevano il loro effetto.
“Però, quanto sfarzo per un esame, si vede che sanno chi siamo” disse allegro Heru avvicinandosi all’altare.
“Non fare lo sbruffone, prendi il rotolo, piuttosto…” disse Kerima.
Maeri si guardò intorno, in fondo alla sala c’era un’enorme statua di un mostro alato e da sotto la statua partiva una scanalatura che si ricongiungeva con l’altare.
Heru intanto prese il rotolo, ma era molto più grande di un rotolo normale, “Ragazzi? Credo che questo non sia l’edificio giusto, questo rotolo non sembra essere quello che dobbiamo recuperare.
“Il solito testone! Te l’avevo detto di guardare bene l’indizio, ma tu avrai letto est al posto di ovest! Grrr, ti odio!” urlò Kerima tirando una botta in testa al ragazzo.
“Allora andiamo a ovest” disse allegra Maeri per farli smettere di litigare.
“Hai ragione!” disse Heru prendendo comunque il rotolo e correndo verso l’uscita, Kerima li seguì tranquillo.
Il gruppo uscì dall’edificio e si avviò verso ovest dove, secondo l’indizio, doveva trovarsi il vero rotolo.